Domenica, 19 Maggio 2013 15:20

Identità dimenticate

mini Serra_San_Bruno_Le_navi_che_volano_Salvatore_Piermarini_e_Vito_TetiChi ci vive, molto spesso, non fa altro che rimuginare, senza esito, su come fare ad andarsene, mentre chi se n’è andato è condannato a rivivere una nemesi quotidiana fatta di odori, colori e suoni, in un tempo sospeso, irreale, fermatosi al momento della partenza. E non desidera altro che tornarci. Rappresentazione immutabile delle speranze e dei paradossi di un popolo che forse popolo non è mai stato, i paesi delle aree interne custodiscono l’identità culturale della Calabria, o meglio delle Calabrie. La mappa genetica di questa regione si muove, infatti, lungo una ragnatela di storie antiche e culture meticcie: impronte sbiadite e disordinate, distanti tra loro, rimandi di un passato che talvolta è rimasto aggrappato alle rocce di quella Calabria “aspra” dell’entroterra, che pochi hanno saputo raccogliere e mettere a dimora.

 

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mini filippo_ceravoloSORIANO CALABRO - È uno dei tanti giovani morti ammazzati. Un figlio strappato dall’affetto dei suoi cari. Filippo Ceravolo era un giovane innocente. Il destino, però, ha voluto che quella sera si trovasse nel posto sbagliato, con la persona sbagliata. Perchè l’obiettivo dei sicari non era Filippo, bensì il 27enne Domenico Tassone. Non si può morire a 19 anni. Soprattutto quando ancora hai una vita davanti. Una vita che, però, si interrompe tutta d’un tratto. Quando meno te l’aspetti. È una mattanza di innocenti quella che, negli ultimi anni, sta interessando il Vibonese. Vittime innocenti come Filippo Ceravolo. O, ancora, come Pasquale Andreacchi. Vittime della barbarie umana, che non conosce ostacoli e non si ferma di fronte a niente ed a nessuno. La Calabria, però, continua a pianger i propri figli. In molti casi poco più che maggiorenni. Soriano, però, non ha mai dimenticato Filippo. Non l’ha fatto il giorno delle esequie. E neppure la settimana dopo, quando il Movimento spontaneo sorianese scese in piazza in una silenziosa fiaccolata.
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mini alaco_schiumaGuardavo le sue acque calme ma della calma c’era solo la parvenza. Bellissima e truffaldina la parvenza. Capace di ingannarti perché la tua buona fede non è la buona fede che in troppi dividono in due categorie: quella cattolica della quale non ho voglia di parlare e quella sociale in cui la buona fede messa a disposizione si tramuta in un boomerang che ti colpisce alla nuca se non stai attento ai venti contrari. Ostinato e convinto che la bellezza della natura resista agli uomini, anche ai peggiori della specie, mi ritrovo sereno a fumare del tabacco ai bordi del lago, che qui chiamerò di Lacina.

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mini alessandra_sarloVIBO VALENTIA - Nel luglio del 2010 il governatore Scopelliti, nel vano tentativo di evitare il commissariamento dell’ente, nominava Alessandra Sarlo a capo dell’Asp vibonese. Dirigente alla formazione presso la Provincia di Reggio, commercialista e manager di lungo corso, la candidata, che di certo non temeva concorrenti, fu catapultata in una delle realtà sanitarie più complesse della regione. Certo, apparve subito chiaro ai più che non sembrava affatto ferrata in materia sanitaria. Dichiarazioni rilasciate col contagocce e pochi, fugaci incontri con la stampa per evitare domande scomode. Ma a tracciare il bilancio senza lode del suo operato fu il ministero dell’Interno, che, nel dicembre dello stesso anno, decretò il commissariamento dell’Asp vibonese per infiltrazioni mafiose, mettendo fine all’ingloriosa parentesi Sarlo.

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mini alessandro_bozzoHa deciso di porre fine alla sua esistenza con un colpo di pistola. È morto così Alessandro Bozzo, 40enne giornalista calabrese e redattore del quotidiano regionale ‘Calabria Ora’. Un suicidio, quello di Bozzo, che ha scosso tutto il giornalismo calabrese ma, in particolar modo, gli amici di sempre. ‘Non andava più d’accordo con la vita’, questo il commento dei colleghi che, per anni, hanno lavorato fianco a fianco con Alessandro, i quali hanno parlato di un giovane ‘intelligente, informatissimo’. Uno dei migliori giornalisti calabresi, insomma. Bozzo viveva a Marano Marchesato, in provincia di Cosenza. Lascia una moglie ed una figlia piccola. Prima di suicidarsi nella sua abitazione, Alessandro ha scritto una lettera ai colleghi di Calabria Ora, scrivendo che ‘non c’era una ragione precisa per quella scelta: non ce la faceva più a vivere.
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mini massimo_lampasi

SERRA SAN BRUNO - Man mano che i giorni passano, cresce anche la tensione. Il timore che possa essere accaduto qualcosa di serio è concreto. Tanto da far cadere nello sconforto un'intera famiglia, che non riesce a darsi pace. Sono trascorsi dodici giorni da quando di Massimo Lampasi, 25enne serrese, si sono perse le tracce. Ed il sospetto che quello del giovane già noto alle forze dell'ordine possa ricondursi ad un caso di lupara bianca è concreto. Ad avvalorare tale ipotesi, infatti, non c'è soltanto il fatto che del venticinquenne non si sa più nulla dalla sera del 24 febbraio, ma anche quella che riconduce ad un presunto avvistamento di Lampasi nei pressi del campetto sintetico di via Matteotti. In pratica, subito dopo la scomparsa pare che Massimo aspettasse qualcuno. Chi, però, ad oggi non è dato saperlo. 

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mini pantaleone-mancuso-150x150Emergono nuovi particolari sull'operazione condotta congiuntamente da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, che ha portato all'arresto di 24 esponenti della cosca Mancuso di Limbadi. Tra coloro i quali sono finiti in manette, infatti, oltre ai vertici storici del clan, anche noti imprenditori vibonesi impegnati nei settori siderurgici e dei servizi turistici, nonchè un funzionario dell' Ufficio tecnico del Comune di Tropea. Questi i nomi degli arrestati, nei confronti dei quali è stata avanzata la pesante accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso: Pasquale Mancuso, 66 anni; Giovanni Mancuso, 72; Giuseppe Mancuso, 36; Antonio Maccarone, 34; Antonio Cuturello, 23; Giovanni D'Aloi, 47; Giuseppe Costantino, 47; Fabio Costantino, 36; Zbigniew Damian Fialek, 36; 

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mini Giuseppe_Demasi_morto_nel_rogo_della_ThyssenkruppIl nome di Giuseppe Demasi, di origine fabriziese, il 30 dicembre 2007 è stato definitivamente aggiunto alla lista delle vittime letali causate dal lavoro. La falce impietosa, in questo caso, è stata la fabbrica torinese Thyssenkrupp, dove Giuseppe svolgeva con impegno un lavoro che, a sua insaputa, presto lo avrebbe brutalmente strappato dalla vita e all'affetto dei suoi cari.  Solo per pochi giorni Giuseppe è riuscito a sopravvivere alla tragedia del 6 dicembre: da lì a poco era destinato a chiudere il cerchio della strage umana perpetrata da un errato modello di capitalismo egoista e noncurante, lasciando nella disperazione più nera le persone che lo amavano e spezzando il cuore di una madre che ancora non sa e non riesce a farsi una ragione per quell’ingiusta fine.

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Giovedì, 28 Febbraio 2013 15:49

Massimo Lampasi. Una storia sbagliata

mini lampasi_radunoAncora una volta Serra San Bruno piomba nel baratro della paura, dello sconosciuto, del mistero. Un altro ragazzo è sparito, un ragazzo di venticinque anni. Che Massimo sia (preferisco parlarne ancora al presente) un ragazzo difficile, questo è fuori di dubbio, però non vanno dimenticate in primis la sua condizione familiare, che ha dimezzato i suoi affetti, e reso debole lui e la restante parte della sua famiglia, composta tra l’altro da gente perbene e onesti lavoratori. Massimo, prima che di se stesso e delle sue scelte di vita sbagliate, è una vittima dell’abbandono della società. Vittima di quel substrato culturale mafioso, di esaltazione del male e della criminalità, che siamo costretti a subire.

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Giovedì, 28 Febbraio 2013 11:52

Il gruppo Scout Serra 1 all' Angelus del Papa

 

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Riceviamo e pubblichiamo

Dopo la notizia delle dimissione del Santo Padre, la mobilitazione è stata immediata. La Comunità Capi, del gruppo scout Serra San Bruno 1, ha subito proposto al gruppo, alla comunità parrocchiale San Biagio e alla comunità serrese ,  di presenziare all’ultimo Angelus del 24 c.m., coinvolgendo all’evento anche la zona AGESCI di appartenenza quella dei “Normanni”. L’Assistente  Ecclesiastico del gruppo, nonché parroco della predetta parrocchia, Don Gerardo Letizia, ha condiviso questa scelta e l’ha sostenuta fin da subito “…saremo protagonisti della storia della chiesa e non solo..”. Quindi i preparativi, gli avvisi i manifesti, le iscrizioni, e così fino alla partenza fissata il 23 febbraio alle ore 22,00. Insieme a noi  una rappresentanza della comunità spadolese, e del Gruppo scout Maierato 1. Grande entusiasmo tra i partecipanti,  uniti nel viaggio dalla preghiera e dalle meditazioni per Sua Santità. Ed eccoci  a Roma  alle 6,30, viaggio perfetto,  tanti occhietti assonnati, ma pronti a condividere una giornata irripetibile. La città vuota e silenziosa,  veniva destata dal calpestio frettoloso dei nostri scarponi per raggiungere Piazza San Pietro. Sbucati da un vicolo ci appare alla vista il colonnato. La Piazza  deserta, per dare spazio alle riflessioni.., qualcuno borbotta ridendo “abbiamo forse sbagliato giorno!!”. Presto passiamo i controlli e ci apprestiamo  a salire la gradinata e poi dentro la Basilica. Per molti e non solo per i lupetti e lupette ,si è aperto uno spettacolo incredibile: l’altare del Bernini, San Pietro, S. Francesco di Paola per  fermarsi sotto la solenne statua marmorea di San Bruno...abbiamo deciso allora di immortalare il momento con un flash, una foto di gruppo. Immancabile la visita alle spoglie del Santo Padre Giovanni Paolo II e poi via verso il centro della Piazza dove, presa la postazione, abbiamo atteso almeno quattro ore per poter condividere insieme al mondo intero quell’Angelus" tanto sofferto." Il freddo pungente non ci ha scoraggiati, alta saliva la preghiera fatta di canti che nello stesso tempo  ha allietato la Piazza che man mano diveniva sempre più gremita. Tanti, molti gli stranieri, si sono fermati vicini al nostro cerchio per cantare con noi, per chiedere da dove arrivavamo, e del perché eravamo lì. Lo sguardo  di continuo rivolto a quella finestra, la seconda da destra, ora chiusa, poi aperta, poi  col drappo steso, poi ancora il legio, ma ecco che d’un tratto una piccola figura bianca si affaccia e saluta, il SANTO Padre; dalla folla, pur se composta, un grido di ode. Il mondo è presente, tante le lingue ma unico il messaggio di sostegno e d’affetto per il Papa. Spicca la voce degli scout del Serra San Bruno 1 che intonano il nome di “Benedetto”, per dirGli “Siamo con Te”.Siamo con Te, perchè la sofferenza è dell'uomo, per noi cristiani, è quella croce da portare in silenzio...e quella salita al monte Tabor Ti aspetta con grande, silenziosa,discreta  umanità...Grazie Papa Benedetto, per quell'Angelus, che ci accompagnerà nelle nostre "umane ed irte ascese al monte Tabor... Il gruppo scout Serra San Bruno 1, accogliendo l'esortazione dell'AGESCI, il 28 febbraio, dalle ore 19,30 alle20,30, si riunirà in preghiera "per Benedetto XVI e la Chiesa di Cristo", idealmente assieme a tutti i fratelli scout e le sorelle guide del mondo, per chiedere allo Spirito Santo di far sorgere tra noi un pastore che ci aiuti con il suo sostegno a portare avanti i valori del movimento scout, che sono i valori evangelici di pace e di giustizia, di fratellanza universale e di comunione tra i popoli.

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