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SERRA SAN BRUNO - Man mano che i giorni passano, cresce anche la tensione. Il timore che possa essere accaduto qualcosa di serio è concreto. Tanto da far cadere nello sconforto un'intera famiglia, che non riesce a darsi pace. Sono trascorsi dodici giorni da quando di Massimo Lampasi, 25enne serrese, si sono perse le tracce. Ed il sospetto che quello del giovane già noto alle forze dell'ordine possa ricondursi ad un caso di lupara bianca è concreto. Ad avvalorare tale ipotesi, infatti, non c'è soltanto il fatto che del venticinquenne non si sa più nulla dalla sera del 24 febbraio, ma anche quella che riconduce ad un presunto avvistamento di Lampasi nei pressi del campetto sintetico di via Matteotti. In pratica, subito dopo la scomparsa pare che Massimo aspettasse qualcuno. Chi, però, ad oggi non è dato saperlo.
Sta di fatto che da quella sera, il giovane - padre di una bimba di cinque mesi - sembra sparito nel nulla. Il rischio, ovviamente, è che Lampasi sia caduto in un tranello che qualcuno ha cercato di pianificare. Probabilmente qualcuno che aveva un conto in sospeso. I carabinieri della locale Compagnia, guidati dal capitano Stefano Esposito Vangone, hanno già acquisito i tabulati telefonici alla ricerca di un indizio utile al prosieguo delle indagini. A coadiuvare gli uomini dell' Arma, ci sono anche gli agenti del locale commissariato, con a capo il dirigente Antonio De Tommaso. In questi giorni, inoltre, la sorella di Lampasi, Antonella ha lanciato un appello a coloro i quali potrebbero aver visto qualcosa: «Siamo nell'angoscia e non sappiamo più cosa pensare. Se qualcuno sa, chiedo di farsi avanti, anche con una telefonata anonima. Non penso - ha proseguito Antonella - che Massimo si sia allontanato di sua spontanea volontà, anche perchè non si è mai verificato un caso del genere. Purtroppo viviamo in un paese omertoso, dove nessuno ha visto e nessuno ha sentito. Un paese in totale silenzio, insomma. Ringrazio a nome della famiglia i Carabinieri e gli agenti di Polizia, che stanno facendo di tutto per fare luce sulla questione e per ritrovare sano e salvo nostro fratello».
Il rischio, dunque, che si possa ripetere un nuovo caso di lupara bianca, è concreto. Nella memoria dei serresi, infatti, è vivo il ricordo di Pasquale Andreacchi, il giovane trucidato nel 2009, i cui resti sono stati rinvenuti due mesi dopo la scomparsa in un cassonetto dei rifiuti. Ovviamente, si spera che la vicenda possa concludersi per il meglio, anche se nei familiari di Massimo, giorno dopo giorno cresce la preoccupazione e la speranza di ritrovarlo sano e salvo si allontana sempre di più.
articolo pubblicato su Calabria Ora
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