Il Vizzarro.it - quotidiano online
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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Di seguito, pubblichiamo il resoconto dello spettacolo "Volare alto", presentato dalla scuola primaria di Fabrizia a conclusione dell'anno scolastico, redatto da Maria Cirillo
Una vera è propria manifestazione culturale, sceneggiata magistralmente, non solo un semplice spettacolo, è stata oggi rappresentata, in una gremita Piazza Colonnina a Fabrizia. Il fatto che fosse un'elaborazione progettuale di attente istituzioni scolastiche, era già una garanzia, ma si deve prendere atto che vi è stato veramente di più. E' d'obbligo principiare testimoniando che le rappresentazioni svolte dai bimbi, hanno divertito moltissimo e sono state oggetto di ammirazione, ma aggiungiamo subito che il valore sociale del progetto ha avuto la capacità di attrarre il più alto testimonial istituzionale della legalità nella Provincia. La presenza di S.E. il Prefetto, Dott. Michele Di Bari, ha ulteriormente ufficializzato la finalità educativa della manifestazione, rinvigorendone il valore legalitario, secondo un percorso già tracciato anche in sede programmatoria. Infatti, in favore di questa sfida culturale, di un impegno costante per la legalità nelle scuole, spende incoraggiamenti e suggerimenti, anche nei confronti dell'Ufficio scolastico provinciale. Risulta, così, esaltato l'obiettivo educativo, per coniugare gli impegni didattici in favore del perseguimento della legalità, con i fondamentali insegnamenti antimafia. Si è compiaciuto del titolo del programma, “Volare Alto”, perché attraverso "i bambini che sono il nostro futuro", si possono conquistare sempre più vasti spazi del vivere legale. Il Vicepreside Prof. Giuseppe Esposito, ha, coerentemente alle finalità del progetto, dichiarato che questo momento celebrativo è una dimostrazione conclusiva del lavoro svolto durante tutto l'anno scolastico, con la collaborazione dell'Ufficio Scolastico Regionale ed il contributo della Regione. Progetto che si è inteso realizzare come insegnamento per costruire il futuro, nella consapevolezza che la legalità è centrale per avere giustizia e democrazia, uguali diritti e doveri e vivere la modernità, diventando portatori di questa cultura, pur nella consapevolezza che si tratta di un percorso lungo ed irto di difficoltà, che, comunque “non si conclude con oggi”.
Il lavoro appassionato e la notoria sensibilità dei docenti della Scuola primaria di Fabrizia, a cui si è aggiunto il prezioso volontario contributo culturale della mai dimenticata ex Insegnante Amalia Maiolo, hanno sortito un'ottima riuscita del progetto, che sarà stato parecchio impegnativo, ma sicuramente gratificante, stante i risultati, come dicevo, visibilmente ammirabili ed al di sopra delle aspettative. Non si può raccontare lo spettacolo se non aggettivando appassionatamente il piacere di aver assistito ad una manifestazione culturale che, attraverso le coreografie, si è commentata da sola. Tuttavia, accennando ai temi trattati dalle varie scene, salta alla penna la doverosa esaltazione in favore dell'interessante ed attualissimo filo conduttore, la conquistata Unità della nostra Nazione, nonchè quella, ancora incompleta, dell'Unità dei Paesi europei. Sbandieramenti e simbolici saluti tra le belle bandiere d'Europa, con la dovuta centralità di quella italiana, hanno fatto avvertire il rispetto e la solidarietà tra i popoli, con l'idea della globalità che passa che passa attraverso le particolarità regionali e locali. Le danze, preparate e presentate secondo gruppi omogenei di Regioni, sono state carinamente e leggiadramente offerte dai bambini con l'esuberanza e la spontaneità dell'età, risultando di una gradevolezza senza riserve; senza dimenticare i meravigliosi costumi, in perfetto tono col tema puro della fratellanza e con la bellezza sprigionata dall'innocenza dei piccoli interpreti. Pizzica e tarantelle, prettamente meridionali e danze dal sapore svizzero, come quelle della nordica regione trentina, tutte piacevolmente orecchiabili e pervase di allegria. Nell'ideale local-globale, anche le poesie dialettali del nostro conterraneo poeta Vincenzo Mazzeo, egregiamente declamate e fatte assaporare attraverso la divertita recitazione dei bambini, hanno aggiunto quel po' di sale auto-ironico di noi meridionali: l'elogio al vino, emblema di identificazione dell'italo territorio e la poetizzata avventura della calabra soppressata, sempre amata, che ormai tutto il mondo apprezza e che noi non disdegniamo di sfoggiare, con allegria, ma anche con la giusta ironia.La bella manifestazione si è conclusa, sotto il cocente sole di una splendida giornata di quasi estate, con i saluti e ringraziamenti del Preside Prof. Policaro, che ha auspicato il prosieguo di questo afflato, che merita di proiettarsi nel futuro. Anche il Sindaco Antonio Minniti ha ribadito la necessità della collaborazione di tutti, per la legalità e per l'apertura e coesione di tutta comunità di Fabrizia.Siamo convinti che queste forme didattiche, fondate su spontanee e libere espressioni artistiche, simbolicamente pedagogiche, servono ad educare, non solo nella classica forma dell'indottrinamento, ma anche in proiezione della necessaria acquisizione dei valori veri e di quella cultura idonea a stimolare la continua ricerca, in ogni persona, delle indispensabili qualità intrinseche del vivere legale, a cui non è possibile rinunciare senza retrocedere e decadere come persone.
Maria Cirillo
Maria Cirillo
Rubbettino lancia nella prestigiosa collana “viaggio in Calabria” Sulle tracce di Norman Douglas. Avventure fra le montagne della Vecchia Calabria di Francesco Bevilacqua (foto).
Se una mattina di inverno un avvocato si inerpicasse per irti sentieri e scoscese mulattiere, dotato di scarponi, bastone e per unica guida il capolavoro di Norman Douglas “Vecchia Calabria”, probabilmente se ne perderebbero dopo poco tempo le tracce e il suo nome risuonerebbe a lungo tra le valli delle montagne di Calabria urlato dai cercatori arrivati nel frattempo in soccorso…
Non così però se quell’avvocato si chiama Francesco Bevilacqua, probabilmente il miglior conoscitore del territorio calabrese e autore di numerose pubblicazioni sulle montagne e la natura della nostra regione. Bevilacqua non è però solo un infaticabile camminatore, ma è anche un raffinato intellettuale che sa mescolare bene il racconto delle foglie dei pioppi a quello dei fogli dei libri di narratori calabresi, antropologi, viaggiatori… in una trama ben ordita che affascina il lettore.
Da questa passione per la cultura e la natura nasce dunque l’idea di questo libro che rappresenta una vera e propria sfida a cui Bevilacqua non poteva sottrarsi: quella di ripercorrere il più celebre viaggio in Calabria di tutti i tempi, quello di Norman Douglas, e di riuscire a narrarne con altrettanta eleganza la storia. Sfida che a giudicare dalla piacevolezza della lettura di questo libro, può certamente dirsi senz’altro superata.
Bevilacqua cerca sulle montagne calabresi lo spirito di Douglas e il genio dei luoghi. Sulle cime impervie, solitarie e selvagge del Pollino, della Sila, delle Serre, dell’Aspromonte. Osservandole con occhi incantati, facendone la sua patria, percorrendole sino a sfiancarsi, contemplandone la bellezza, riflettendo sulla Calabria da ri-scoprire per i suoi straordinari paesaggi naturali e su quella da ri-coprire per (ahimè) le tante nefandezze perpetrate dagli uomini.
Antonio Cavallaro (ufficio stampa Rubbettino)
Rimane in panne, infangata fra verità supposte e bed & breakfast fantasma, la macchina amministrativa serrese targata PdL. In barba a quel tanto ostentato slogan pre-elettorale, “Un dovere morale: voltare pagina!”, che nel maggio scorso campeggiò deciso in ogni dove. Sui manifesti, sui muri, perfino su un paio di gigantografie mobili che per un mese tranciarono in lungo ed in largo le vie del paese. Per Terravecchia, a Spinetto, nelle piazze, sul lungo fiume, sui palchi alle spalle di oratori e cabarettisti.
Qualcuno pensò “il circo è arrivato in città”. Altri, circa 1.800 persone invece ci credettero, ed armati di buone illusioni regalarono il consenso proprio a quei paladini che raccontavano di avere in tasca la ricetta utile alla diffusione di quell’etereo “dovere morale”.
Neanche il tempo di soffiare sulla prima candelina e tutto è cambiato. Anzi quella moralità non è mai esistita. Spazzata via a colpi di esposti ed inchieste.
Le guance della maggioranza serrese si colorarono di rosso già nei mesi scorsi, quando un ambiguo rimpasto di giunta fece fuori Zaffino, l’ex assessore spodestato per motivi ancora del tutto ignoti alla cittadinanza, ma non alla questura. Poi il caso della targa smarrita, quella con su impresso “Qui la 'ndrangheta non entra”, da inchiodare all’uscio del palazzo municipale e che ancora oggi tarda a raggiungere Serra. Ultimo il caso del presidente del Consiglio De Raffele finito, per una strana fattura, nella lista dei 63 indagati dell’Operazione Resort, della Guardia di Finanza, su un giro di 1,3 mln finanziati per la costruzione di strutture di ricezione turistica e spesi in ville private e regali matrimoniali.
Troppe incognite. I programmi politici saltano e l’attività amministrativa ristagna. A pagarne le spese sembra sia il sindaco, ormai additato da tutti come unico responsabile di quest’annata amministrativa che di amministrativo ha avuto davvero poco. Forse nulla, al di là di un paio di aiuole date in adozione a qualche commerciante.
Si va verso un epilogo già scritto. A tempo dovuto il PdL scaricherà Rosi, valvola di sfogo su cui ripiegare colpe, danni e fallimenti, e continuerà a cavalcare indisturbato verso nuovi orizzonti di gloria. Sempre che non ci siano ulteriori intralci, visto che oggi quel bramato “dovere morale” è finito dritto dritto sulle scrivanie di giudici e magistrati.
Un incendio devastante quello che ieri sera, intorno alle 20, ha colpito una azienda che si occupa di grafica e produzioni digitale, la Pika Boo. La ditta, che da poco si era trasferita e aveva ingrandito i propri locali, era ubicata nella zona industriale di Satriano, paese limitrofo a Soverato.
L'allarme è scattato intorno alle 20, quando alcuni vicini, hanno avvisato i vigili del Fuoco. Dalle prime ricostruzioni sembra che l'incendio che ha distrutto quasi completamente l'azienda, causando ingenti danni sia al fabbricato che ai macchinari, sia partito dal locale falegnameria che si trovava nel piano inferiore della struttura. Le fiamme hanno invaso l'intero edificio in pochissimo tempo e sono state domate solamente dopo oltre tre ore di duro lavoro. Sull'episodio indagano i carabinieri della locale stazione e nonostante restino aperte ancora tutte le ipotesi, quella meno accredita, al momento, sembra essere quella d'origine dolosa. Nei prossimi giorni i Vigili del Fuoco faranno un sopralluogo per verificare le condizioni di agibilità della struttura che però sembrano essere seriamente compromesse.
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