Sabato, 12 Aprile 2025 12:36

L'agonia delle aree interne. I fondi a pioggia (e la retorica) non frenano lo spopolamento

Scritto da Sergio Pelaia
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  • Il governo finanzia altri due comprensori calabresi nell'ambito della Snai che, a livello nazionale, dal 2014 ha previsto finanziamenti per oltre 1 miliardo di euro. Ma, tra ritardi e scarsa incisività sul territorio, chi sopravvive nei paesi dell'entroterra continua a dover fare i conti con l'assenza di servizi, strade e ospedali
Foto tratta dal sito visitserrasanbruno.it Foto tratta dal sito visitserrasanbruno.it

(Fonte: Gazzetta del Sud) Scuola, trasporti pubblici, sanità. Per parlare di aree interne, evitando di cedere a scorciatoie retoriche, tentazioni accademiche e spot elettorali, dai servizi si deve partire e ai servizi bisogna arrivare. Perché oltre a fiumi di parole sull’argomento scorrono, da ormai un decennio, centinaia di milioni di euro. L’hanno chiamata Snai (Strategia nazionale per le aree interne) e, al netto delle facili ironie, si tratta davvero di una scommessa dello Stato centrale sulle sue periferie: finora sono stati programmati interventi per un totale di circa 1 miliardo e 179 milioni di euro, di cui 720 milioni coperti da fondi europei e la restante parte dal bilancio nazionale. Tutto è iniziato con la programmazione 2014-20 a cui si è dato continuità con quella 2021-27. Lo scopo dichiarato è «contrastare, nel medio periodo, il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, definite come quelle aree più lontane dai poli di servizio essenziale primario e avanzato, al fine di creare nuove possibilità di reddito e di assicurare agli abitanti maggiore accessibilità ai servizi essenziali, con riferimento prioritariamente ai servizi di trasporto pubblico locale, di istruzione e socio-sanitari».
Nei giorni scorsi si è riunita la Cabina di regia istituita ad hoc presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha approvato un ulteriore atto programmatico (il Piano strategico Psnai). Alle quattro aree calabresi già oggetto della precedente programmazione, e ora confermate (Reventino-Savuto, Grecanica, Sila-Presila Crotonese e Cosentina, Versante Ionico Serre), se ne sono aggiunte, com’era stato proposto da tempo, altre due (Alto Ionio Cosentino e Versante Tirrenico Aspromonte). Ma per capire se, ed eventualmente in che misura, siano stati finora raggiunti dei risultati – i dettagli sui progetti calabresi nell’articolo sotto – è utile raffrontare cosa è previsto nei progetti, cosa si legge nei documenti sullo stato di attuazione e, soprattutto, come si vive ancora oggi nelle zone in cui quello che viene definito diritto di restanza, pur essendo la locuzione molto in voga in ambito convegnistico, è tutt’altro che garantito a chi ci nasce e vorrebbe non essere costretto ad andarsene, o a vagheggiare di tornarci.

Soluzione tampone che non frena l'emorragia umana

Un dossier dell’Ufficio Valutazione Impatto del Senato ha analizzato i risultati della prima fase della Snai a livello nazionale definendola una «strategia promettente» ma indicandone delle criticità piuttosto significative: «Nei comuni trattati – si legge nelle conclusioni dello studio – (la Strategia, ndr) non ha influenzato significativamente la struttura della popolazione, ma ha favorito, nei primi due anni, l’insediamento di nuove attività o la continuità di impianti che avrebbero chiuso senza il trattamento». Una soluzione tampone, insomma, che non ha arginato la grande emorragia umana dello spopolamento, né colmato il gap di infrastrutture e servizi. Segnali positivi vengono colti nell’effetto “spillover”, ovvero sul numero di attività generate anche nei comuni limitrofi (entro un raggio di 10 km). Ma esaminando la percentuale di popolazione over 65 – si tratta del fattore demografico che spiega la sopravvivenza o l’estinzione di una comunità – il dossier del Senato rileva che «non sono stati registrati cambiamenti significativi». Ciò può essere dovuto anche al breve periodo di implementazione della Strategia – il dossier analizza i primi 7 anni, fino al 2020 – ma un altro dato di fatto è che delle pratiche che si segnalano come attivate in molti comuni delle aree pilota fin dal 2018, in Calabria non si riscontrano i risultati o addirittura la stessa presenza. Si parla, per esempio, di iniziative di welfare nei settori che favoriscono lo sviluppo locale come l’agricoltura, il turismo, l’efficienza della Pa, la gestione e il riciclo dei rifiuti, l’energia. Oppure, nel settore sociosanitario, l’introduzione di figure innovative come gli infermieri di famiglia e le ostetriche di comunità; nel settore dell’istruzione, la riqualificazione di vecchi edifici e l’attivazione di programmi di apprendimento; nel settore dei trasporti, l’avvio di progetti di mobilità sostenibile. Cose belle che, nei fatti, sono ancora un’utopia per coloro che, senza ospedali né strade, continuano a sopravvivere nelle aree interne calabresi.

Focus su fondi e progetti: avanti solo il Reventino

Adesso sono 94 i comuni calabresi compresi negli ambiti finanziati dalla Snai. Per le quattro aree già individuate nella prima fase di sperimentazione la Regione ha stipulato tutti gli Accordi di programma quadro nei tempi previsti dalle delibere Cipe, mentre l’attuazione dovrà essere completata nel nuovo ciclo di programmazione 2021-2027. L’ammissione al finanziamento per la terza e quarta Area (Serre e Sila) è avvenuta solo a fine 2019 e non all’inizio del periodo di programmazione, il che ha evidentemente generato dei ritardi.
Secondo quanto riportato nei documenti di sintesi sullo stato di attuazione redatti dagli uffici della Regione, solo l’area Reventino-Savuto, scelta come prioritaria, sta portando a conclusione i primi interventi. Tutti gli altri Apq, invece, sono stati firmati solo nel 2022: per area Grecanica, Versante Ionico Serre e Sila-Presila crotonese e cosentina, dunque, si attende ancora l’attuazione degli interventi. Per il Reventino la strategia programmata ammonta a circa 14 milioni di euro, per Sila-Presila a 13,3 milioni, per Ionio-Serre a poco meno di 12 milioni, per l’area Grecanica a 26 milioni.
Per la stipula degli Apq delle due nuove aree ammesse al cofinanziamento nazionale su fondi di bilancio, per un importo pari a 4 milioni di euro, occorre ora un impegno finanziario anche della Regione. Proprio su questo, ieri, il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo ha rivolto un’interrogazione a risposta scritta al presidente della Regione Roberto Occhiuto per sapere «se il cofinanziamento regionale per le due Aree Snai, così come indicato nella delibera Cipess, è stato emesso e, nel caso positivo, in che misura e attingendo a quali fondi»

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