Domenica, 26 Gennaio 2025 09:19

FOTOLOGHIE | Oliviero Toscani e la cultura made in Calabria

Scritto da Redazione
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  • Il fotografo recentemente scomparso ricorreva spesso all'antitesi per le sue celebri campagne shock. Alla stessa figura retorica si potrebbe ricondurre anche l'immagine di un edificio non finito associato ad una scuola, per altro dedicata al precursore degli studi sulle tradizioni popolari, e perfino all'uomo vitruviano. O è più semplicemente una similitudine?
Foto di Angelo Maggio (riproduzione riservata) Foto di Angelo Maggio (riproduzione riservata)

La scomparsa, pochi giorni fa, del fotografo Oliviero Toscani ha richiamato alla mente di molti le sue numerose campagne pubblicitarie, con le quali ha spesso usato la figura retorica dell'antitesi per comunicare messaggi dirompenti. Uno degli esempi più celebri è l'immagine del "lato b" di una ragazza in shorts con scritta una frase spesso associata a Gesù Cristo. Ne sono seguite polemiche, querele e addirittura scomuniche. Una fotografia come quella che qui pubblichiamo di Angelo Maggio, che associa un fabbricato non finito ad una scuola peraltro dedicata all'etnologo che raccolse e pubblicò in sei volumi una raccolta di canti e racconti popolari calabresi, sembra usare la stessa figura retorica. E tutto, in questo caso, viene poi amplificato dalla figura umana: la porzione dell'uomo vitruviano che è simbolo di armonia tra il divino ed il terreno. Ma potrebbe più semplicemente rimandare anche alla similitudine tra la cultura made in Calabria e il non finito.

"Fotologhie" è una rubrica curata da Salvatore Federico e Angelo Maggio. Il primo vive e lavora a Serra San Bruno (qui i suoi reportage), il secondo a Catanzaro (qui il sito dedicato ai suoi scatti sul "non finito calabrese"). Il titolo della rubrica parte dal termine "logos" (in greco antico: λόγος, lógos, corrispondente al latino verbum e all'ebraico דבר davar), deriva dal greco légο (λέγω), che significa scegliere, raccontare, enumerare, parlare, pensare. Maggio e Federico non sono fotografi da cartolina. Una foto, secondo loro, deve far nascere qualcosa in chi la osserva.

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