I giorni a cavallo tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre ormai ogni anno sono scanditi dalla polemica su Halloween, sulle tradizioni "cristiane" e sui riti "pagani". A questa rinunciabilissima diatriba se ne aggiunge puntualmente un'altra sulle presunte origini calabresi della festa anglosassone. Citando non sempre a proposito l'antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani - ma chissà quanti avranno davvero letto "Il ponte di San Giacomo" scritto con Mariano Meligrana - il richiamo che si fa spesso è alla tradizione del "coccalu di muortu" che i bambini portano in giro a Serra San Bruno, sebbene anche a Nicotera fosse diffuso l'uso della zucca intagliata in occasione del giorno dei morti e non manchino pure rimandi a sue presunte origini piemontesi. Il bello di certe foto è che possono sottrarsi a congetture e opinioni perché, come quella scattata pochi giorni fa a Serra da Angelo Maggio, non hanno bisogno di parole a contorno. Per apprezzarle basta giusto un po' in sale in zucca.

"Fotologhie" è una rubrica curata da Salvatore Federico e Angelo Maggio. Il primo vive e lavora a Serra San Bruno (qui i suoi reportage), il secondo a Catanzaro (qui il sito dedicato ai suoi scatti sul "non finito calabrese"). Il titolo della rubrica parte dal termine "logos" (in greco antico: λόγος, lógos, corrispondente al latino verbum e all'ebraico דבר davar), deriva dal greco légο (λέγω), che significa scegliere, raccontare, enumerare, parlare, pensare. Maggio e Federico non sono fotografi da cartolina. Una foto, secondo loro, deve far nascere qualcosa in chi la osserva.

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