Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Con “Uno spettro si aggira per l’Europa”, nel 1848, Marx apriva il “Manifesto del Partito comunista”. A distanza di un secolo e mezzo, senza spettri, l’Europa è diventata una vecchia ed appesantita carampana incapace di superare gli ostacoli della crisi. Una carampana che non teme più lo spettro di cui parlava Marx, ma che deve fare i conti con gli zombi che solcano le sue strade. Lo zombi, presso le popolazioni haitiane, è un corpo che ritorna in vita, dopo che una parte della sua anima è stata catturata dal bokor, ovvero dal sacerdote, che lo controlla e lo guida una volta rianimato. Nell’Europa segnata dalla crisi, sono stati i bokor della finanza a ridare nuova vita alle paure ed alle ansie che, nel volgere di pochi mesi, sembrano aver definitivamente cancellato i sogni e le speranze di intere generazioni. L’apprensione viaggia, di pari passo, con la rabbia, a volte con la furia di chi pensa di non dover essere lui a pagare il conto della crisi. Oggi, il cittadino greco, italiano, spagnolo, portoghese, in altri termini europeo, è come se passasse davanti ad un ristorante, dove si è svolto e continua a svolgersi un lauto banchetto ed uno degli organizzatori pretendesse di fargli pagare il conto. Un conto, per una festa organizzata da altri ed alla quale non ha neppure perso parte. In tempi normali, sarebbe una follia, ma, quelli in cui viviamo, non sono tempi normali, tuttavia, sono i tempi in cui siamo stati destinati a vivere. Ma chi è che vuol farci pagare il conto? Chi ha evocato il moloch che sembra aver divorato il futuro di ciascuno? Per Alain De Benoist, saggista e pensatore francese, autore di “Sull’orlo del Baratro”, le origini della crisi che viviamo «vanno ricercate nella grande ondata di deregulation dei mercati finanziari messa in piedi all’epoca di Margareth Thatcher e Ronald Reagan». Si potrebbe dire, quindi, che le ricette cucinate negli anni Ottanta, siano andate a male nel primo decennio del 2000, con il compimento del processo di globalizzazione iniziato con la caduta del muro di Berlino. « Il sistema- sostiene De Benoist - si è allora dotato di due nuove caratteristiche: abbiamo visto il capitalismo finanziario svilupparsi in proporzioni straordinarie, e questo ha dato luogo a pratiche speculative senza più alcun rapporto con l’economia reale; inoltre, il capitalismo si è completamente deterritorializzato. Fino alla fine del XX secolo esso era ancora legato al territorio, i profitti accumulati nella parte alta della piramide finivano per discendere verso la base e questo ha permesso, nell’epoca del fordismo, lo sviluppo delle classi medie nel mondo Occidentale. Oggi il capitalismo si sviluppa nell’orizzonte di un mercato planetario dove le multinazionali possono piazzare le loro attività secondo il solo criterio della massimizzazione dei loro profitti. Ciò si traduce nel fenomeno della delocalizzazione e nel mettere in concorrenza, i lavoratori europei con quelli sottopagati del terzo mondo» un processo che spiega, tra l’altro, perché le classi medie siano sempre più sull’orlo del declassamento. Ma gli zombi richiamati dai bokor non arrivano solamente dai fatidici anni Ottanta. Qualcuno risale, addirittura, all’agosto del 1971 quando, scrive De Benoist, «Richard Nixon decise di cessare di garantire la convertibilità in oro del dollaro il sistema monetario internazionale è totalmente squilibrato. È in tale contesto che nell’autunno del 2008 si è verificata la crisi dei "mutui subprime" che, partita dagli Stati Uniti, si è estesa rapidamente al mondo intero. Gli Stati, che erano già in deficit, si sono pesantemente indebitati per salvare le banche, le compagnie di assicurazione e i fondi di investimento che rischiavano di fallire. La crisi del debito privato si è così trasformata in crisi del debito pubblico». Un crisi che non ha risparmiato neppure il vecchio continente che si riteneva al sicuro sotto l’ombrello offerto dall’euro. Al contrario « L’avvento dell’euro ha aggravato le cose nella misura in cui la moneta unica, che avrebbe dovuto favorire la convergenza delle economie europee, ha aumentato le loro divaricazioni. Nei Paesi del Sud Europa l’indebitamento è diventato assolutamente insopportabile. Gli Stati credono di poterlo fronteggiare adottando misure di austerità e di rigore che finiscono per far pagare alle classi popolari i costi di una crisi della quale non hanno alcuna responsabilità. Ma tali misure si traducono in bassi salari, perdita del potere d’acquisto e nell’aggravarsi della disoccupazione, e intanto il deficit continua a crescere. Costretti a continuare a indebitarsi, gli Stati si ritrovano nella trappola dell’usura che li rende totalmente dipendenti dagli interessi finanziari privati». Per cercare di venirne fuori, si è arrivati a commissariare la democrazia, al punto che, a dettare l’agenda politica, non sono più i grandi ideali, i sentimenti dei cittadini, le preferenze degli elettori. No! A dare le coordinate, è lo spread, ovvero le banche. E, pur essendo, secondo lo scrittore Ezra Pound, i “politici i camerieri dei banchieri”, ad un certo punto, non fidandosi dei camerieri, i banchieri hanno deciso di sostituirli con i loro segretari. I bokor hanno, quindi, evocato gli zombi, mandando al potere un’aristocrazia tecnocratica che ci impone di pagare e tacere. A ciò si aggiunga, il dramma di chi si trova affidato alle cure, non del medico, ma dell’untore che ha inoculato il virus all’origine di tutti i suoi mali. Come possiamo sperare di uscire dalla tempesta, se al timone di comando è stato imposto chi la tempesta non l’aveva, non solo, prevista, ma addirittura determinata? La sensazione è che i sacrifici che quotidianamente ci vengono, non chiesti, ma imposti, non siano finalizzati a restituirci il futuro, quanto, piuttosto, a farci pagare quel banchetto al quale non abbiamo preso parte.
Il Prisma (rubrica fotografica settimanale a cura di Filippo Rachiele).
La copertina della rubrica si intitola "Pianoforte".
"C'è a chi piace suonare, a chi cantare e a chi scrivere libri a me piace scattare foto..."
Questa settimana una foto dell' amico Salvatore Federico.
Raid vandalico nella palestra interscolastica di via G. Mulè, già sede in passato di numerose azioni simili. Ignoti, infatti, hanno fatto irruzione nella struttura, utilizzata dalla maggior parte delle associazioni sportive presenti sul territorio, ed hanno cosparso il pavimento della struttura di polvere bianca contenuta in uno degli estintori presenti all’interno della palestra. Molto probabilmente, gli autori dell’ennesimo atto vandalico (già verificatosi lo scorso mese di novembre) sono entrati da un ingresso posteriore. C’è da precisare, inoltre, che da tempo la struttura è incustodita e, nonostante le numerose lamentele da parte delle squadre che usufruiscono dell’impianto, nessuna istituzione si è fatta avanti per porre fine ad un problema che dura ormai da troppo tempo.
Un fenomeno di diffusa illegalità che rispecchia un'abitudine consolidata da parte di certi individui secondo la quale il rispetto delle regole riguardi gli altri ma non se stessi". Sono state queste le parole pronunciate dal Capo della Procura di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, nell'odierna conferenza stampa tenutasi per illustrare i dettagli della maxi-operazione, "Resort", condotta dagli uomini della Guardia di Finanza che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di ben 63 persone.
A Vibo è ufficialmente iniziata l’era di Alfonso Ammirata, neo tecnico rossoblu subentrato al posto dei dimissionari Elio Ferrante e Franco Viola. Un intensa mattinata di lavoro per l’allenatore palermitano: lunga chiacchierata con la squadra nel chiuso dello spogliatoio, quindi eccolo dinnanzi alla stampa e, subito dopo, di nuovo al lavoro per la seduta pomeridiana di allenamento. Diversi gli argomenti trattati nel corso della conferenza stampa di presentazione.
La società - «Se sono qui - ha detto il tecnico – è soprattutto per la dirigenza della Vibonese, formata da gente che fa calcio per passione. E sia chiaro che questa non è la squadra di Ammirata, ma è la squadra di tutti. Della società in primo luogo, ma anche dei tifosi, della città. Ecco perché per salvarci servirà l’aiuto di tutti. Ed io chiedo aiuto a tutti».
I tifosi - «Stamattina una delegazione di tifosi mi ha fatto il classico “in bocca al lupo” e mi ha regalato una sciarpa. Questa cosa mi ha fatto molto piacere: mi hanno fatto sentire uno di loro ed anche a loro dico di starci vicino».
L’obiettivo - «Non sono venuto qui per stravolgere le cose. Con cinque settimane di tempo non sarebbe opportuno, da parte mia, fare rivoluzioni, anche perché in questa fase del campionato si correrebbe il rischio di fare danni. Naturalmente ci metterò anche delle mie idee, ma prima devo capire bene tante cose. La salvezza? Ci proviamo, anche se in cinque gare dovremo ottenere ciò che non si è ottenuto in un intero campionato. Non sono un mago, però sono uno che potrà dare tanto a questi ragazzi per raggiungere il nostro obiettivo».
La squadra - «Per quel che ho avuto modo di vedere, qui c’è un gruppo che ha cuore, ma che ha perso un po’ di autostima. Ho visto, inoltre, che questa è una squadra che prende diversi gol nelle fasi finali della partita ed anche su calcio da fermo. Devo capire il perché e dovremo lavorare molto sulle palle inattive, non solo in difesa, ma anche in attacco. Questo perché abbiamo un calciatore di qualità come Corapi, che ho sempre ammirato e che ha un piede difficile da trovare anche in Serie C1. In generale, però, tutto il gruppo in queste ultime gare dovrà dimostrare di avere tanta faccia tosta e pure un pizzico di incoscienza». Alfonso Ammirata sarà coadiuvato in questa sua avventura da Renato Mancini, tecnico dei Giovanissimi. Allo stesso tempo la società al più presto gli metterà a disposizione un preparatore dei portieri. «Non sarebbe stato giusto, da parte mia, pretendere l’assunzione di uno staff. Per quanto riguarda la parte atletica, a parte rare eccezioni, l’ho sempre svolta da solo, senza preparatore. Devo, però, aggiungere di aver trovato una squadra che ha una buona condizione atletica».
Modulo - «Il calcio non è una scienza esatta – ci tiene a sottolineare il nuovo allenatore rossoblù – e quindi ogni cosa va presa per il verso giusto. In questi giorni dovrò individuare qual è il modulo più consono alle caratteristiche dei giocatori, ma ribadisco che ciò avverrà senza grossi stravolgimenti, perché a questo punto della stagione non avrebbe senso operare delle rivoluzioni, altrimenti sarei un presuntuoso. La mia onestà intellettuale mi dice, oggi, di lavorare in questa maniera».
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