pecoreIn seguito ad una denuncia di malattia infettiva trasmessa dal Servizio Veterinario dell’Asp di Vibo Valentia, è stata posta sotto sequestro l’azienda ovi-caprina di proprietà dell'allevatore 22enne S.C., sita in località "Croce ferrata" a Serra San Bruno.

Il controllo effettuato a metà dicembre sui 191 capi appartenenti all’azienda, ha accertato quattro casi di brucellosi ovi-caprina - tutti su esemplari di sesso femminile - ed ha determinato l’isolamento degli animali infetti, il sequestro di tutti i capi ed il divieto di qualsiasi movimento di ovini e bovini da e per altri allevamenti. L’atto ha stabilito, inoltre, che i ricoveri e gli altri locali di stabulazione – nonché tutti i contenitori, le attrezzature, i mezzi di trasporto e gli utensili usati per gli animali – siano ripuliti e disinfettati sotto controllo di un pubblico ufficiale, mentre il fieno, la paglia, lo strame e tutte le sostanze venute a contatto con gli animali infetti siano immediatamente distrutte col fuoco o interrate previa aspersione con un prodotto disinfettante appropriato.

Già in precedenza all’atto di sequestro della stalla, per la stessa azienda – sempre dal Dipartimento di Prevenzione dell’Unità Veterinaria dell’Asp di Vibo – a tutela della salute pubblica era stato ordinato il divieto assoluto di mungitura, trasformazione e vendita del latte e di tutti i suoi derivati.

L’intero stabile è stato posto sotto sequestro fino ad eventuale revoca dell’ordinanza per evitare che la brucellosi ovi-caprina possa essere trasmessa a persone o ad altri animali.

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Martedì, 14 Gennaio 2014 14:29

Serra San Bruno di traverso


mini serra_san_bruno_di_sottoUn’idea tanto geniale quanto utile: una webcam ancorata alla finestra del Palazzo municipale per mostrare, in tempo reale, il cielo di Serra San Bruno. Un’iniziativa buona soprattutto per i tanti emigrati non più domiciliati nel paese natio, che con un semplice clic sul portale web del Comune, possono ritornare a scrutare con malinconia lo stesso cielo che li ha accompagnati nei lunghi e spensierati pomeriggi adolescenziali. Ma soprattutto, un occhio insistente sul cuore del centro urbano, spalancato costantemente – 24 ore su 24 - sulla cittadina per tenere bene in vista la situazione meteorologica locale. “Le immagini della webcam sono trasmesse in presa diretta e non costituiscono archivio storico. Le riprese sono effettuate da una distanza tale da non permettere il riconoscimento dei tratti somatici dei soggetti, come previsto dalla vigente normativa sulla Privacy” si legge nella didascalia dell’immagine aperta su uno degli snodi cruciali della viabilità urbana, dove si intersecano Corso Umberto I e via De Gasperi .

Non sembra, però, che l’amministrazione comunale sia tanto avvezza a gestire per il meglio il servizio, infatti la webcam risulta rovesciata ormai da due giorni. Ribaltata su sé stessa, forse, da una forte raffica di vento e non, piuttosto, sistemata nella sua posizione naturale. In attesa di un pronto intervento, deciso magari grazie alla convocazione di una seduta consiliare ad hoc, rimaniamo in attesa di una Serra San Bruno verticale.

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mini cocainaUn triangolo “bianco” che sviluppa i suoi vertici fra Vibo, Reggio e Milano. A scoprire gli altarini di una rete di portata nazionale finalizzata allo spaccio di cocaina nella città meneghina, sono stati - all’alba di questa mattina - gli uomini del Ros dei Carabinieri impiegati nella maxi-operazione “Tamburo”. Le indagini coinvolgono al momento 13 soggetti, tutti pregiudicati, contigui alle cosche dei Mancuso di Limbadi, ai Barbaro-Papalia di Platì e agli Ursino-Macrì di Siderno.

I 13 arresti, eseguiti in seguito all’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Milano, Luigi Varanelli, su richiesta del sostituto procuratore distrettuale antimafia, Piero Basilone, sono stati messi a segno fra le province della stessa Milano, Padova e Catanzaro. Secondo l’inchiesta la nuova rete costituita per lo smercio della cocaina direttamente dalla Calabria alla Lombardia, si era formata di recente in seguito allo smantellamento determinato dall’operazione “Crimine-Infinito”, che aveva fatto luce sulle relazioni fra ‘ndrangheta calabrese e le collegate cosche del milanese. Il 5 luglio 2010 le indagini culminarono nell’arresto, e successiva condanna, di oltre 300 persone colpevoli a vario titolo di omicidio, traffico di sostanze stupefacenti, ostacolo del libero esercizio del voto, riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite quali corruzione, estorsione ed usura: tutti reati resi possibili in forza dell’associazione per delinquere di stampo mafioso.

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mini real_serranuovoImportantissima vittoria per il Real Serra che supera di misura un ottimo Nicotera. La sfida termina 0 a 1 per la squadra di mister Fortebuono, dopo novanta minuti intensi ricchi di emozioni ed occasioni da entrambe le parti. Trascinatori della squadra giallorossa De Caria, che realizza il goal della vittoria e il portiere Franzé, decisivo in diverse occasioni. Sulla formazione: mister Fortebuono schiera un 4 – 2 – 3 – 1 con Franzé tra i pali ,che rientra dopo un mese di stop per infortunio. Tripodi, Gamo, Iozzo e Bertucci in difesa. De Caria e Coda mediani di centrocampo. Stingi, Capone e Carvelli a ridosso dell’unica punta Zaffino.
 
Sulla cronaca della partita: dopo appena 5’ di gioco la rete che decide l’incontro. De Caria alza la testa, vede il portiere fuori dalla porta e da centrocampo lascia partire un tiro micidiale che non lascia scampo all'estremo difensore locale. 1 a 0 per il Real Serra. Il Nicotera reagisce e dopo soli 2’ ha la possibilità di pareggiare ma spreca l'impossibile. Al 10’ è Desiderato ad avere una buona palla ma anche lui spreca. Al 20’, Perfidi va vicino al gol con la palla che sfiora il palo alla destra di Franzè. Intorno alla mezzora, invece, ancora il Nicotera sfiora il pari. Il Real Serra si fa vedere con Tripodi al 35’ ma il portiere si fa trovare pronto. Dopo appena un minuto, si infortuna Iozzo che esce lasciando il posto a Tassone. Mister Fortebuono, quindi, manda Coda in difesa con Capone che va a formare la coppia di centrocampo con De Caria, per un classico 4 – 4 – 2. Ancora il Real Serra attacca con Stingi che per poco non sigla il raddoppio Al 45’ l’arbitro decreta la fine della prima frazione di gioco in cui il Nicotera ha giocato meglio rispetto ad un Real Serra troppo contratto nella propria metà campo.
 
Nella ripresa Silipo sostituisce l’affaticato Zaffino. Dopo 5 minuti Carvelli si invola sulla fascia destra saltando due avversari, arriva davanti al portiere che lo stende e l’arbitro decreta il rigore. Sul dischetto si presenta De Caria, che manda fuori sprecando l’occasione di chiudere la partita. Al 55’ Coda entra in ritardo beccandosi cosi il 2° giallo. In 10 contro 11 mister Fortebuono fa entrare Politi, al posto di Tassone, con Silipo che rimane solo in avanti. Al 60’ dopo un ottima azione personale Carvelli si trova davanti al portiere, pallonetto che supera il portiere ma il difensore salva sulla linea negando cosi la gioia del 2 a 0. In 10 contro 11 il Real Serra si schiera nella propria metà campo per respingere gli attacchi di un ottimo Nicotera ben messo in campo. Diverse occasioni per la squadra di casa, ma Franzè e la difesa sono bravi a respingere tutti gli attacchi chiudendo cosi la partita sull’1 a 0.
 
Per quanto riguarda gli altri incontri: il Grotteria espugna Galatro vincendo per 2 a 1. Negli anticipi di sabato sorprendente vittoria dello Spilinga che supera la capolista Rombiolo per 2 a 0 tra le mura amiche. Il Mammola vince contro lo Hierax divenendo la nuova capolista con una partita in più rispetto alle altre squadre. Infine, finisce per 3 a 0 l’incontro tra Nuova Mileto e Galatro. Queste le dichiarazioni del presidente Masciari: "Siamo molto soddisfatti per questi 3 punti conquistati in un campo difficile contro una delle squadre più forti del campionato. Questo è il bello del calcio, sabato scorso contro il Mammola siamo usciti sconfitti per 2 a 1 dopo aver disputato la partita più bella della stagione, oggi usciamo vincitori contro l’unica squadra che è riuscita a metterci sotto per buona parte della gara. Mi complimento con il Nicotera sia per il gioco espresso e sia per il comportamento sportivo tenuto da calciatori, dirigenti ed allenatore. Da domani pensiamo alla difficile partita di domenica prossima contro il Sant’Onofrio". 
 
RISULTATI E CLASSIFICA DOPO LA 12^ GIORNATA
 
GALATRO GROTTERIA CALCIO 1 - 2
MAMMOLA HIERAX 3 -1
NICOTERA REAL SERRA 0 - 1
NUOVA MILETO JOPPOLESE 3 - 0
REAL SPILINGA ROMBIOLESE 2 - 0
 
LA CLASSIFICA
U.S. D. MAMMOLA* 28
F.C.D. ROMBIOLESE 27
S.S.D. NICOTERA 21
A.S.D. VIGOR SANT ONOFRIO 18
A.S.D. REAL SERRA 18
A.S. ALLARESE 13
A.S.D. HIERAX 11
A.S.D. NUOVA MILETO 11
POL.D. REAL SPILINGA 10
A.S.D. GROTTERIA 10
S.S. GALATRO 6
A.C.D. JOPPOLESE 1
 
* UNA GARA IN PIÙ
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mini andreacchi_serreseLa Serrese vince. E lo fa alla sua maniera. Con un gol del giovane Pasquale Andreacchi, che poco dopo il 35' della ripresa, sblocca il risultato con un diagonale che non lascia scampo a Graci. Il primo tempo si conclude con poche emozioni, sia da una parte che dall'altra. Nella ripresa, qualcosa cambia e a dieci minuti dal termine il giovane classe '96, regala il successo alla squadra di mister Amoroso. Un successo che vale tanto, dunque, non solo per la classifica ma soprattutto perchè ottenuto contro una squadra che, quasi certamente, se la giocherà fino alla fine per ottenere un posto nei playoff. 

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casa-riposo-sorianoIl prossimo giovedì 16 gennaio prenderà il via l’azione legale intrapresa dal parroco della ‘Parrocchia di San Martino Vescovo’ di Soriano, don Pino Sergio, contro i nipoti del suo predecessore, don Francesco Bevilacqua. Oggetto del conteso la Casa di riposo sita nello stesso centro delle Serre. Fu proprio l’attuale parroco Pino Sergio a sollevare la questione nel giugno scorso, il quale «nell’interesse dei fedeli», per curare la causa, si è di recente affidato all’avvocato Maria Rosaria Nesci, decidendo di agire legalmente contro gli “illegittimi” ereditieri della struttura.

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galleria liminaIl passo della Limina rappresenta il confine naturale tra il massiccio dell’Aspromonte e la catena delle Serre Calabre. Un lieve crinale – che raggiunge nel punto massimo di altezza poco più degli 800 metri sul livello del mare - e che funge anche da collegamento tra il versante Jonico e quello Tirrenico nella parte più meridionale della nostra regione. Il toponimo “Limina” indica quindi proprio il punto geografico in cui finisce l’Aspromonte ed iniziano le Serre.

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onthenewsprioriSabato 11 Gennaio, dalle ore 10.00 in diretta sulle frequenze di Rs 98, a "On the news", si parlerà degli importanti stravolgimenti che a partire dallo scorso luglio hanno interessato e interesseranno ancora le tre Congreghe di Serra San Bruno. In attesa del Decreto vescovile che confermerà tutti i Seggi Priorali della Diocesi per il prossimo triennio, i Priori in carica, attualmente alla guida dei sodalizi serresi, illustreranno le modifiche incorse negli Statuti, che prevedono tra le altre cose il cambiamento della data delle elezioni (che non sarà più, come da tradizione, il 26 dicembre) e soprattutto la durata in carica dei Seggi, che non sarà più biennale ma triennale. Statuti destinati a suscitare dibattiti, ma comunque in linea con le direttive della CEI.
In studio anche il dott. Marco Primerano, in qualità di membro del Consiglio Pastorale Diocesano e di studioso delle Congreghe Mariane di Serra.

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Giovedì, 09 Gennaio 2014 13:31

Il calciatore e il certosino

mini frapaolo_eusebioSERRA SAN BRUNO – E’ la storia di una amicizia, un incrocio di destini nato sui campi di calcio e custodito tra le mura della Certosa. Una storia d’altri tempi, quando si giocava per amore o per riscatto, e i soldi erano considerati più una eventualità che una bramosia. Quella tra due ex calciatori di serie A che negli anni sessanta giocavano in squadre contrapposte che si contendevano il primato in Portogallo e in Europa, è la dimostrazione di come uno dei sentimenti più nobili possa sopravvivere a tempo, distanza, e ritiro nella solitudine di un eremo.
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mini libro_rubbettinoIn una notte buia e senza luna, dopo un viaggio estenuante e con lo stomaco in subbuglio per il tragitto in corriera lungo la vecchia statale 110 (che, rispetto agli anni in cui è ambientato il romanzo, è persino peggiorata n.d.r.), Bruno Randò fa ritorno a Fabrizia, il paese dal quale era partito tre anni prima in cerca di fortuna. Sono tempi duri. Il fascismo governa il paese e chi come Bruno non ha voglia di chinare la testa non se la passa certo bene. E così che il giovane calabrese è costretto a tornare a bussare alla porta di quel tugurio che aveva lasciato con la bisaccia carica di belle speranze. Insieme a lui Ornella, la giovane moglie del Nord che, impaurita e preoccupata, gli si stringe accanto. L'incontro tra la famiglia d'origine di Bruno e la graziosa signora settentrionale non poteva essere dei peggiori. La madre piange come per un figlio morto, il padre dimostra al giovane tutto il suo astio per quella scelta che gli appare sciagurata. Chi era quella donna? Che voleva da loro? Doveva essere certamente «una ballerina... di quelle che fanno la magia. Robe da romanzi, da far atterrire tutto il paese, da far rivoltare persino i santimorti del Camposanto, uno schifo».
 
Inizia così C'è ancora una stella, romanzo dello scrittore di origini fabriziesi Serafino Maiolo (1911-1964), noto ai più per essere stato il padre di Tiziana Maiolo, dapprima giornalista del Manifesto, poi militante radicale e infine ex deputata di Forza Italia e assessore della giunta Moratti al Comune di Milano; opera che Rubbettino manda in libreria a gennaio con un'originale introduzione dello scrittore Gioacchino Criaco.
 
È un incipit che sorprende, un esempio da manuale di xenofobia intesa nel senso etimologico del termine, di paura dello straniero di chi è diverso da noi. Sono due mondi che si confrontano in modo spietato e crudele. Ornella è bella, colta, raffinata. Di fronte a tanto squallore non può non pensare al suo paese «con i vertici dei sei campanili, i portici allineati sullo stradone principale, il convento dei cappuccini e la bella chiesa di San Lorenzo, disteso nell'ubertosa pianura, in una delle anse del Po, doviziosa di messi di bietole, di quei ciliegi che quando fioriscono, in aprile, a maggio, offrono un colpo d'occhio fiabesco e sembra tutta una serra profumata, uno sterminato paradiso». Come rassegnarsi invece a quella nera miseria che, come spesso accade a chi ha lasciato il proprio paese, nel ricordo di Bruno era invece più vicina a una modesta agiatezza?
 
Ecco che i due pregiudizi si incontrano o, meglio, si scontrano. Ad Ornella tornano in mente le parole delle sue amiche che le dicevano che «i "napoletani" sono sudici, che dalle loro parti non si conosce il sapone e che quando Garibaldi ce l'aveva portato, i "napoletani" se l'erano mangiato». I reciproci stereotipi formano una barriera tra la "forestiera" e i genitori di Bruno, barriera che tuttavia si infrange quando Ornella, stanca, spaventata e depressa comincia a piangere. Ecco allora che la madre di Bruno intuisce che in fondo quella donna non è un'astuta poco di buono, pronta a portare il figlio sulla via della perdizione, e appronta con quel poco che c'è in casa una cena. La giovane donna, dal canto suo, capisce che gli anziani genitori del marito non sono dei selvaggi ma due poveri contadini che hanno sul viso, sulle mani e sulle spalle gli anni di dura fatica nei campi.
 
C'è ancora una stella vide la luce nel 1959 presso l'editore Ceschina di Milano. È il secondo romanzo di Maiolo di ambientazione fabriziese. Il primo, Ciaramaca, è del 1949. Ambedue i romanzi possono essere ascritti a pieno titolo al filone neorealista, seppure C'è ancora una stella vi entri un po' tardivamente. Erano gli anni in cui si scopriva un'Italia marginale, diversa, fino ad allora sconosciuta. Il cinema, la letteratura e l'antropologia si interessavano sempre più alle "indie di quaggiù", come già nel Seicento i gesuiti definivano quella costellazione di piccoli mondi contadini sparsi soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia.
 
Quegli anni di lavoro ci hanno regalato una mole altrimenti impensabile di ricostruzioni, filmati, documentari, romanzi e racconti spesso di straordinaria qualità letteraria (si pensi ai "grandi" calabresi, come Perri con i suoi Emigranti, Seminara con Le baracche o al Corrado Alvaro di Gente in Aspromonte per citarne solo qualcuno) e, tuttavia, non sono serviti, in molti casi, a conoscere meglio la realtà ma sono stati funzionali, come ha spiegato di recente Vito Teti in Maledetto Sud alla costruzione di un nuovo stereotipo speculare a quelli che avevano circolato fino ad allora.
 
Al mito del meridionale ozioso, sudicio, infingardo si sostituiva quello del Buon Selvaggio, del meridionale capace di sentimenti sinceri che si contrapponevano a quelli della borghesia del resto d'Italia fatta di opportunismo e falsità. A questa trappola non sfugge nemmeno Maiolo. Il suo è un romanzo in cui Nord e Sud diventano due modi di vivere, di intendere la realtà e i sentimenti umani.
 
Fabrizia, il paese di Bruno, è un paese cupo, un paese "che non sa cantare", nel quale persino la religione sembra risentire degli echi dei lugubri misteri orfici che si celebravano in queste terre in epoca remota. Gli stessi santi appaiono lontani e capricciosi. San Vito la cui effigie viene portata in processione per chiedere la grazia della fine della siccità, risponde alle preghiere dei fedeli con un'alluvione che devasta il paese. Su tutto incombe il senso del fato.
 
Eppure Ornella, con gli occhi del cuore, con quegli stessi sentimenti che le avevano permesso un punto di incontro con i genitori del marito, riesce ad andare oltre quella spessa corazza fatta di secoli di soprusi, disgrazie e ignoranza e, di fronte alla possibilità concreta di lasciare il paese per tornare alla sua vita di prima, sceglie di rimanere accanto al marito, a quella che considera ormai la sua gente. «È meravigliosa questa gente – dirà al suo spasimante del Nord insieme al quale aveva progettato la fuga – ha un cuore grande e se anche soffre, non abbandona la fiducia nella terra e nel cielo».
 
Sbaglierebbe tuttavia il lettore che vedesse nel romanzo di Maiolo unicamente una sorta di Libro Cuore calabrese. Il "paese che non sa cantare" di Maiolo è al tempo stesso luogo di disperazione e di speranza, di tragedia e di nuova vita, oggetto d'odio e di amore. È un paese dal quale gli abitanti sono spesso costretti a fuggire ma ovunque essi vadano c'è sempre una «piccola stella che ogni notte lampeggia sul Monte Pecoraro e li vigila da lontano per le vie del mondo».
 

Antonio Cavallaro (Rubbettino Editore)

 
(articolo pubblicato su ''Il Quotidiano della Calabria'')
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