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Direttore responsabile: Bruno Greco
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Il prossimo giovedì 16 gennaio prenderà il via l’azione legale intrapresa dal parroco della ‘Parrocchia di San Martino Vescovo’ di Soriano, don Pino Sergio, contro i nipoti del suo predecessore, don Francesco Bevilacqua. Oggetto del conteso la Casa di riposo sita nello stesso centro delle Serre. Fu proprio l’attuale parroco Pino Sergio a sollevare la questione nel giugno scorso, il quale «nell’interesse dei fedeli», per curare la causa, si è di recente affidato all’avvocato Maria Rosaria Nesci, decidendo di agire legalmente contro gli “illegittimi” ereditieri della struttura.
Al centro dell’annosa vicenda, quindi, la Casa di riposo di Soriano Calabro, realizzata grazie alle donazioni dei fedeli e che, però, il defunto parroco don Francesco Bevilacqua avrebbe all’epoca registrato come proprietà personale e non intestandola, piuttosto, alla parrocchia locale, punto di riferimento dei fedeli sorianesi. Solo al momento della sua morte si sarebbe dunque appreso che la stessa struttura era stata indicata direttamente dal defunto don Francesco come lascito in favore dei nipoti, che essendo ereditieri ne hanno assunto a pieno titolo la proprietà.
La questione è diventata di dominio pubblico lo scorso 29 giugno, quando l’attuale parroco don Pino ha scritto una lettera aperta alla cittadinanza, con l’intento di denunciare la singolare vicenda e renderla nota a tutta la collettività, in particolar modo a quei fedeli che avevano contribuito alla raccolta fondi per la realizzazione della Casa di riposo: «Mille volte era stato detto che la Casa di riposo è della parrocchia – si leggeva nella missiva del sacerdote – e lo ha fatto anche personalmente don Francesco con una lettera aperta alla comunità di Soriano. Ebbene al momento attuale le cose non stanno così! Dopo la visione di un testamento e di altri documenti giudiziari, devo dirvi di aver tristemente scoperto che don Francesco ha proceduto ad acquisire la proprietà del terreno e della Casa di riposo in qualità di privato cittadino e che alla sua morte, ha lasciato il tutto ai suoi nipoti. Secondo questo testamento la Casa di riposo – continuava il parroco – non sarebbe della parrocchia ma dei nipoti di don Francesco e potrà ritornare a noi legittimi proprietari solo fra venti anni».
L’attuale parroco di Soriano don Pino Sergio, nella stessa lettera aveva rivolto due appelli. Il primo indirizzato ai beneficiari del testamento di don Francesco, ossia i nipoti, il secondo alla comunità. Rivolgendosi agli ereditieri don Pino ha accusato: «Vi state appropriando di una cosa che non vi appartiene. La comunità e, dunque, la parrocchia è proprietaria di quella Casa, lo sapete bene. Erano i fedeli a dare i soldi. A Natale, a Pasqua, puntualmente, ogni anno, venivano mandate le buste con su scritto “offerta per la Casa di riposo” e non “offerta per il Signor Francesco Bevilacqua”. Sono stati i fedeli, singoli e famiglie, che hanno dotato la Casa delle cose più essenziali privandosi anche del necessario. Sono stati i fedeli che hanno lavorato gratuitamente, perché convinti – spiegava ancora il parroco – che lo facevano per un’opera benefica e non per privati cittadini. A saperlo avrebbero preteso un compenso per il loro lavoro. Sono stati i fedeli che in mille modi hanno collaborato per la realizzazione della Casa di riposo, un sogno che era appartenuto all’arciprete Bartone e che la comunità di Soriano ha fatto suo».
Nel secondo appello - nella parte conclusiva della lettera - lo stesso don Pino Sergio si era rivolto invece alla comunità di Soriano Calabro, spronandola ad attivarsi per «riprenderci ciò di cui siamo stati defraudati» ed annunciando, in fine, l’intenzione di avviare tutte le pratiche e le procedure atte a permettere alla comunità di rientrare in possesso della Casa di riposo: «noi andremo avanti, non ci fermeremo e con l’aiuto di Dio faremo trionfare la verità. Noi vogliamo riprenderci la nostra Casa di riposo! A voi chiedo – continuava don Pino - la massima collaborazione. Se necessario parteciperemo a tutte le udienze in tribunale, forniremo le nostre testimonianze, daremo la massima collaborazione perché possa essere affermata la verità. Intanto date per iscritto tutte ciò che conoscete e sapete della Casa di riposo, lettere con le quali siete invitati a dare soldi, attestazioni di donazioni e tutto ciò che reputate necessario. Non possiamo accettare passivamente e abbassare la testa come, solo per rispetto, abbiamo fatto finora». Giovedì al via la causa civile.
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