mini san_roccoRiceviamo e pubblichiamo:

Domenica  5 agosto si svolgerà a Serra San Bruno in località San Rocco, la 1° Festa della Montagna. La manifestazione, curata da una associazione del luogo, ha lo scopo di portare tra il grande pubblico, tutto cio’ che rappresenta la quotidianità dei boscaioli. Mestiere molto comune nel territorio delle serre vista la vocazione montana del territorio. Oltre agli stand che faranno assaggiare le tipiche ricette legate al territorio montano, ci sarà una gara di abilità con motosega con cui i boscaioli renderanno partecipi gli astanti della nobil arte del taglio dei boschi. I partecipanti  (chiunque voglia partecipare potrà iscriversi dalle ore 10 in poi), si sfideranno in gare di abilità che rappresentano momenti precisi del lavoro del boscaiolo: l’abbattimento, il taglio dei rami, il sezionamento e la “cubatura”. Tutto ciò per avvicinare i giovani e non ai mestieri legati alla montagna, molto spesso considerati inferiori ad altri. Con la consapevolezza che la montagna può rappresentare una risorsa inesauribile per il territorio delle serre, in contrapposizione all’odierna economia globale che si occupa dei grandi numeri ma che ha perso di vista il valore del singolo individuo e dei rapporti personali.   

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mini SERRAC5SERRA SAN BRUNO - Una triste e amara verità. Dal prossimo anno, infatti, il Serra calcio a 5, per non aver formalizzato la domanda di ripescaggio in serie C1 e per non aver provveduto, addirittura, ad inoltrare l'iscrizione in serie C2, rischia seriamente di scomparire dal panorama del futsal calabrese. Oltre ai vibonesi, tra le squadre che rischiano di fare altrettanto ci sono l'RMA Corigliano ed il Citrarum. La stagione del Serra si è conclusa con la retrocessione in serie C2, al termine di un campionato disputato sicuramente al di sotto delle aspettative. Molti degli elementi in rosa, infatti, nel corso della stagione, hanno sì dimostrato di meritare categorie ben superiori. Purtroppo, però, ci sono state delle situazioni in cui i serresi non hanno neppure sfruttato il fattore campo. Un altra realtà sportiva del comprensorio, dunque, è in procinto di scomparire. 

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mini campo_tennisSERRA SAN BRUNO - Una delle tante strutture abbandonate. L’ennesima, che si aggiunge a quelle già presenti in tutto il Vibonese. Stiamo parlando dei campetti da tennis situati nei pressi dello stadio comunale “La Quercia”, abbandonati da anni, nonostante le numerose lamentele di quanti praticano questo sport. Anche in questo caso, la cartolina che si presenta agli occhi dei cittadini, non è sicuramente delle migliori. Come testimoniato dalle immagini scattate nella mattinata odierna, è possibile rendersi conto di persona dello stato di incuria che, da circa dieci anni, vige intorno a questa struttura.

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mini IMG_1246SIMBARIO – Ieri l’Anas ha aperto al traffico due nuovi tratti del tronco IV della Trasversale delle Serre che collegano Torre di Ruggiero, in provincia di Catanzaro, a Simbario, in provincia di Vibo Valentia. Si tratta di un ulteriore passo avanti verso la tanto agognata apertura dell'importante arteria stradale, dopo i primi 8 km inaugurati lo scorso anno, che si estendono lungo il territorio del comprensorio serrese nei comuni di Spadola, Simbario e Serra San Bruno. Alla presenza del direttore dei lavori dell’Anas Vincenzo Desarro, del responsabile del procedimento Sergio Lagrotteria, dell’assessore provinciale al turismo di Catanzaro Salvatore Garito e del sindaco di Simbario Franco Andreacchi, sono sati rimossi a blocchi stradali e la nuova arteria è stata aperta al pubblico.

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mini lago_Alaco_sponda_sud-ovestIn relazione a quanto dichiarato dall’ Ing. De Marco, direttore generale dell’area tecnica di SoRiCal, in relazione a quanto denunciato dal Comitato civico Pro-Serre nei giorni scorsi, si precisa quanto segue. 

De Marco, indagato per avvelenamento di acque nell’ambito dell’inchiesta “Acqua Sporca” condotta dalla Procura di Vibo, che ha portato al sequestro dell’impianto dell’Alaco, sostiene che i pozzi situati sulle sponde dell’Ancinale, nel comune di Spadola, sono stati dismessi da molti anni, ma ciò non corrisponde al vero poiché fonti molto attendibili riferiscono che sicuramente fino a tre anni fa, cioè fin quando la SoRiCal non fu estromessa dalla gestione delle acque spadolesi, erano in funzione. Oltre a ciò si dovrebbe spiegare ai cittadini perché questi impianti siano stati costruiti proprio sulle sponde del fiume. Non crediamo certo alle parole di De Marco, perché evidentemente non è proprio lui il soggetto che può sancire la bontà della condotta di SoRiCal e quindi dell’acqua dell’Alaco.

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Sabato, 28 Luglio 2012 13:55

L'amicizia ai tempi di Feisbuc

mini lamore_ai_tempi_della_telecomNelle mie vorticose scorribande nella rete, spesso mi  imbatto nei soliti post, qualcuno stupido, qualcuno simpatico, qualcuno inguardabile insomma quel ginepraio che è Facebook. Quello che vuole sapere a cosa sto pensando, qual sia il mio Stato, che avrebbe detto Pino Amaddeo “…non ha capito che mi deve dare del Lei”…insomma Facebook, proprio quello che sto utilizzando in questo momento per raggiungervi con i miei pensieri. Non so perché scrivo, forse perché “l’arte di lu Tata è menza ‘mparata”, ma probabilmente non l’ho imparata neanche per metà, oppure perché mi succedono tante cose interessanti. C’è in ogni caso una cosa in comune col mio Tata, lui scriveva nella baraonda creata dalla sua numerose prole, della quale io comprendo in volume (di suono) una grossa percentuale, io scrivo per lo più nel bordello dell’Associazione, dove in questo momento, da quando ho iniziato a scrivere si è parlato di svariati argomenti, in tono abbastanza sostenuto, colorito da imprecazioni di ogni sorta

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Giovedì, 26 Luglio 2012 17:53

Il mio Ciccio Svelo

mini 25309_113396108685920_564269_nD’estate Serra sembra più linda del solito. Lucidata dal vento, splende folgorata dai raggi del sole come la faccia scintillante di una moneta d’argento. Una lastra di granito rovente. Mentre la montagna intorno respira e ti guarda sorniona. In silenzio. Fotogrammi per l’inizio di un film che ritorna e porta con se sillabe di memoria. Nitide e brevi. A torso nudo senza maglia sul balcone, le ginocchia sbucciate di un bambino, la catena di una bicicletta, il fiume in secca, un pallone, il profumo delle polpette fritte a mezzogiorno che filtra dalle finestre e ti investe le narici. Le delizia. Le inebria. Schegge preziose con dentro un piccolo alito di estate, un sapore di quiete. Minimi ingredienti di libertà. Piccoli approdi dentro i quali avvengono misteriosi passaggi. Qualcosa che poi, negli anni ritrovi per magia, con una malinconia dolce, un fiotto di tenerezza. Dentro ogni estate sta un amore, un’amicizia sbocciata, un ritorno e a volte, purtroppo, anche un distacco. Dentro ogni estate sta un volto. Almeno uno. L’estate di due anni fa ebbe il volto ruvido e vissuto di un avvocato reggino. I capelli lunghi raccolti da un elastico dietro la nuca, la barba disordinata, gli occhi torbidi e vispi. La voce da citofono, fioca e cadenzata. Le parole giuste, le idee fresche e brillanti, profumate come una rivoluzione. Si vestiva male, ma non lo sapeva.

Si chiamava Ciccio Svelo. L’avvocato Ciccio Svelo. Si, si chiamava, perché poi l’estate successiva fu sempre sua, ma con un sapore diverso. Molto diverso. Il sapore del distacco. Dell’addio che non ti aspetti, perché a quel punto non lo avresti mai immaginato. Troppi progetti in sospeso, tanti traguardi da raggiungere. Rimasti a metà come disegni da colorare. Eppure se n’è andato. E’ morto il 24 luglio scorso. Lo sentivo familiare quanto un vecchio compagno di banco, nonostante l’avessi conosciuto per un solo anno. Troppo poco. Sbucato fuori all’improvviso, con la stessa imprevedibilità se n’è andato. Nel silenzio della sua casa di campagna, portandosi dietro tutto quello che aveva. La sua storia preziosa e simbolica, romantica e temeraria. Ma allo stesso tempo lasciandoci molto, anzi troppo. Tanto quanto basta per continuare a costruire, a resistere, a ribellarsi. Lo trovarono dopo due giorni, il 26, come oggi. Steso sul divano, circondato dalla solitudine che amava costruirsi intorno e con le immagini del tv-color accesso che gli scorrevano riflesse sugli occhiali come i titoli di coda di una vita disordinata ma intensa. Ciccio era uno di quelli che la Calabria la rendeva bella, giusta ed onesta. Uno di quelli che lotta e non si arrende mai. Un esempio. Per tutti.

Sento ancora sul collo lo schiaffo che mi diede quando gli dissi che un po’ mi preoccupavano le minacce di querela del sindaco che aveva sguazzato nella questione Alaco, il lago malato. Lo sento sulla nuca. Lo sento ridere a crepapelle, perché come diceva lui, a Serra gli avevamo insegnato due cosa: “a ridere e a mangiare”. E rimaneva estasiato dalle cene maratona del Brigante: “Non ho mai visto delle persone mangiare con tanta assiduità e costanza!”. Si era innamorato di Serra e Serra lo amava. Io lo avevo conosciuto dopo una manifestazione ai piedi della diga Alaco, del collettivo per l’acqua pubblica. Apparve sornione come in un sogno, con i suoi modi bizzarri, calibrati su un cuore sproporzionato. “Ma chi è mò questo?” Mi rispose a suo modo, dopo qualche mezz’ora quando prese di petto Don Beppe Scopelliti, per casualità a Serra quella domenica, e lo mise spalle al muro, con in mano una bottiglietta con l’acqua avvelenata del lago e nell’altra l’eterna sigaretta di tabacco arrotolata nella cartina nera alla liquirizia. Niente di che al confronto di cosa sarebbe stato. Un uragano, un’ira di dio. Come un tornado che arriva scompiglia tutto e se ne va.

Ciccio si è spento da un anno. E’ morto in un giorno di luglio. Il conto arrivò puntualmente e la forma offrì una continuità con il resto. Nudo e solo come un bambino violentato, ci lasciò così come era comparso. All’improvviso. La sua morte tragica e persino simbolica nella dinamica, ebbe attorno un’amarezza da rimpianto, una lista di sensi di colpa lunghissima. Perfino per noi che eravamo stati avvertiti. Avvisati con anticipo.

Ciccio è stato decisivo. Perché era  uno con le palle, che se ne fotteva del bon ton, delle frasi confezionate, prevedibili, previste. Perché ha regalato a tutti un’idea di giustizia e coraggio. A ciascuno di noi.

Ho avuto fortuna. Ho conosciuto Ciccio Svelo, giusto in tempo. E lui mi aiuta ancora. Ce l’ho qui adesso, come allora, per ricordare come andarono le cose sue e nostre, per riassaporare l’illusione di avere tempo a sufficienza per prendere il dovuto. Fare tesoro delle sue parole, dei suoi insegnamenti utili a togliere di mezzo la muffa, ciò che pare così vecchio e triste da risultare trascurabile nel momento in cui pare indispensabile guardare avanti dentro un’ipotesi di illuminata semplicità. Non ne avevamo di tempo, purtroppo. Allora senti che persone come Ciccio ne servirebbero a quintali. Ne servirebbero quanto meno per provare ad imitarli, per tirare un sasso nello stagno evitando di nascondere la mano, il braccio, la faccia. Stammi bene, avvocato Ciccio Svelo. 

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mini vizzarroLa figura del brigante, indomito e tragico eroe "negativo" della storia calabrese, ha acquisito una sua riconosciuta dignità letteraria soprattutto nella letteratura regionale del XIX secolo. Si pensi agli esempi, notissimi, del Brigante di Biagio Miraglia, di Antonello capobrigante calabrese di Vincenzo Padula o del Giosafatte Tallarico di Nicola Misasi, del quale non è superfluo ricordare il suo ripetuto attingere alla fonte d'ispirazione del brigantaggio, com'è testimoniato, tra l'altro, anche dal romanzo Briganteide. Siamo dalle parti, in questi autori, di un "romanticismo naturale" che del brigante sottolinea la marginalità della collocazione sociale, l'irruenza delle passioni, il ribellismo violento e "primitivo". Così il brigante diventa una figura dai tratti quasi stereotipi, connotata antropologicamente dallo stigma indelebile della "calabresità" e contrassegnata, come ha ben evidenziato Pasquale Tuscano, dai caratteri dell'astuzia, del coraggio, della ferocia, della rozza cultura, inevitabile conseguenza del suo appartenere non alla "civiltà", ma alla natura.

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Martedì, 24 Luglio 2012 18:26

Un Brigante di nome Ciccio Svelo

mini ciccio_svelo“Ciccio!” gli dissi “…lo fai un intervento dal palco all’incontro con la popolazione?”. “Lo faccio solo se mi procuri un metro, una di quelle ‘rulline’ a molla”.  Conobbi Ciccio Svelo in un incontro organizzato da Sergio Di Giorgio, il quale, avendo conosciuto la realtà di Serra e l’Associazione “Il Brigante”, disse che non potevamo non conoscere l’Avvocato Svelo. Ci incontrammo a Gallico, in una pizzeria, noi arrivammo con Sergio, lui solo. Arrivò con un improbabile look da avvocato, ma che secondo lui era molto elegante. “Scusate l’abbigliamento… ma stavo lavorando e mi sono dovuto vestire elegante”. Occhialini che calava sul naso e abbassando la testa faceva transitare lo sguardo tra le sopraciglia e la montatura degli occhiali stessi, mentre in mano, teneva una piccola cartina marrone scuro, che avrebbe trasformato in pochi secondi in una piccola sigaretta, in tante piccole sigarette, in tantissime maledette piccole sigarette marroni, tante delle quali gli si spegnevano tra le dita, gli si spegnevano a metà, quasi intere, e la sua catena di montaggio continuava imperterrita a girarne delle altre. Parlammo per tre ore, come se ci fossimo conosciuti da anni

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mini pittelliSERRA SAN BRUNO – Dopo le affermazioni del commissario del Parco Naturale Regionale delle Serre, Salvatore Carchidi, del Pdl, che ha stigmatizzato l’operato politico dell’on. Giancarlo Pittelli (foto) approdato dal partito berlusconiano al gruppo misto, che ha criticato la recente politica restrittiva economica del governo, si levano gli scudi in favore dell'ex deputato e i “pittelliani” serresi, che in una nota difusa alla stampa attaccano duramente Salvatore Carchidi, prendono le difese del parlamentare. «Eravamo convinti - si legge nel documento - che alcune figure che rappresentano le istituzioni, prevalentemente salvaguardati dal ruolo che dovrebbero espletare, fossero immuni dal caldo torrido che in queste settimane sta attanagliando la nostra comunità, purtroppo ci siamo sbagliati. Gli effetti delle alte temperature hanno condizionato i neuroni a tal punto da determinare il pensare e senza alcun controllo di analisi e di reale concretezza,  di esprimere considerazioni che non hanno alcun riscontro reale e ancor di più fuori da un contesto politico- storico che non ha precedenti».

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