mini consiglio_prov._21_dic_2011Riceviamo e pubblichiamo:

 

IL CONSIGLIO PROVINCIALE

VISTO :

L’art. 17 del DL n.95/2012 pubblicato sulla G.U. n. 156 del 6 luglio 2012 recante disposizioni urgenti, noto come “spending review”, concernente anche la soppressione e razionalizzazione delle Province e delle loro funzioni;

CONSIDERATO:

CHE il comma 1 del suddetto articolo 17 prevede “al fine  di contribuire al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica imposti dagli obblighi europei necessari al raggiungimento del pareggio di bilancio le Province sono soppresse o accorpate sulla base dei criteri e secondo la procedura di cui i commi 2 e 3”; che al comma 2 prevede “l’individuazione di criteri per la riduzione e l’accorpamento delle province da individuarsi nella dimensione territoriale e nella popolazione residente in ciascuna provincia”; e “fatte salve le province nel cui territorio si trova il comune capoluogo di regione” e fatte salve altresì “ le province confinanti solo con province di regioni diverse da quelle di appartenenza e con una delle province di cui all’art. 18 comma 1” le cosiddette Città Metropolitane;

CHE non è possibile effettuare questa menomazione attraverso un decreto legge. Il Governo è infatti intervenuto con decreto legge su una materia che è sottratta alla sua disponibilità. L’art.14 della legge 23 agosto 1988, n. 400, ha chiarito infatti che non possono essere oggetto di decretazione d’urgenza da parte del Governo le materie previste dall’articolo 72, comma 4, ella costituzione, tra le quali sono incluse le norme di carattere costituzionale o elettorale;

CHE la strada per ridurre la spesa pubblica e risanare il Paese non passa attraverso la emanazione di decreti incongrui e caratterizzati da evidenti difficoltà applicative, ma deve realizzarsi grazie ad un’opera di razionalizzazione delle funzioni delle Province. Soluzioni drastiche come quelle emanate infatti produrranno l’unico risultato di generare confusione e gettare nel caos le amministrazioni territoriali, di causare disservizi per la mancata disciplina della fase transitoria e, paradossalmente, di aumentare la spesa pubblica, come rilevato dalle competenti Commissioni Parlamentari e da uno specifico studio commissionato dall’UPI e condotto dall’Università Bocconi;

CHE viceversa occorre profondere ogni convergente e razionale sforzo per rendere il sistema delle Autonomie Locali più efficiente e per migliorare la qualità dei servizi pubblici erogati ai cittadini in aderenza ai principi della Carta Costituzionale e dalle sollecitazioni pervenute dal Consiglio d’Europa; 

CHE, di contro, i territori a rischio soppressione verrebbero privati di  essenziali e decisivi presidi di democrazia, di sicurezza e di lavoro (Prefettura, Questura, Comandi provinciali di Carabinieri, Guardia di Finanza, Cfs, Vigili del Fuoco, Asp, Direzione provinciale del Lavoro, Uff. Scolastico Provinciale, Ragioneria provinciale dello Stato, Agenzie delle Entrate, Agenzia provinciale Poste Italiane, Motorizzazione Civile, PRA, Camera di Commercio, Uffici provinciali Inps ed Inail, Aci, Croce Rossa Italiana, Ordini e Collegi professionali, sezioni provinciali associative ed altro) ;

CHE i comuni della Provincia di Vibo Valentia, attenendosi al principio dell’autodeterminazione previsto dalle norme costituzionali - così come recita l’articolo 133,1°c., della Costituzione “il mutamento delle circoscrizioni provinciali e l’istituzione di nuove province nell’ambito di una Regione sono stabiliti con legge della Repubblica, su iniziative dei comuni sentita la stessa Regione”- chiesero ed ottennero dal Consiglio Regionale della Calabria il previsto parere che venne espresso all’unanimità;

CHE la situazione di oggettiva emergenza in materia di ordine pubblico, sviluppo infrastrutturale e dell’assistenza sociosanitaria dei territori di riferimento, ben presente ai vertici istituzionali di Governo mette a rischio la stessa tenuta democratica e sociale delle nostre Comunità;

ATTESO:

CHE il Consiglio provinciale unitamente al Consiglio comunale di Vibo Valentia, aperto alla partecipazione di tutte le rappresentanze istituzionali, economiche, sociali, nonché alla forte e motivata presa di posizione del mondo produttivo e del lavoro, rappresentata da Confindustria, dalle Organizzazioni sindacali e dell’associazionismo, si oppongono fermamente alla paventata soppressione  (per accorpamento) delle Province calabresi di Vibo Valentia e Crotone;

CHE analoga volontà è stata espressa nella lettera congiunta che i gruppi consiliari, di maggioranza e di minoranza, in seno al Consiglio regionale, hanno inviato al presidente della Giunta regionale, affinché, così come avvenuto in altre regioni, si faccia promotore di ogni necessaria iniziativa a sostegno delle legittime richieste di difesa delle istituzioni provinciali di Vibo Valentia e Crotone;

CHE, condivisibile risulta l’avvertita esigenza di una riflessione più generale sull’assetto istituzionale della Nazione, ricomprendente anche, l’articolazione degli Enti territoriali;

CHE in tale prospettiva, scevra da condizionamenti emergenziali di carattere esclusivamente economicistico, occorre avviare il confronto all’interno delle istituzioni parlamentari ed elettive;

CHE, parimenti, risultano inammissibili le pressioni azionate da settori economici ed editoriali, ai quali sicuramente sfugge la complessità ed una visione organica d’insieme che è connaturata all’assolvimento di compiti e funzioni di governo democratico del Paese, ispirato e regolato dai principi costituzionali:

CHE, invero, la previsione contenuta nell’art. 17 del cennato decreto legge si palesa in evidente violazione con quanto disposto dall’art. 133 della Costituzione italiana, il quale nulla disponendo in ordine alla soppressione di province, disciplina esclusivamente le ipotesi di Istituzione di nuove Province e di modifica di quelle esistenti, peraltro prescrivendo un procedimento legislativo aggravato dall’iniziativa comunale e dal coinvolgimento della Regione interessata;

CHE la soppressione delle Province di Vibo Valentia e Crotone costituirebbe un evidente depauperamento per l’intera Calabria, oltre a disarticolare un condiviso e consolidato equilibrio istituzionale e geografico, già recepito in tutti gli strumenti legislativi e di programmazione regionali, nazionali e comunitari;

CHE la Regione Calabria è chiamata a difendere le sue scelte e gli interessi delle sue comunità ed in tale prospettiva deve impegnare e mobilitare le rappresentanze parlamentari espressione dell’intero territorio regionale, “senza vincolo di mandato”, perché svolgano ogni utile iniziativa in difesa delle province di Crotone e Vibo Valentia, contrapponendosi ad ogni scelta che comporta la soppressione delle due province calabresi;

IL CONSIGLIO PROVINCIALE

CHIEDE sin d’ora, che nella denegata ipotesi in cui, malgrado tutte le iniziative che saranno intraprese dalla Regione Calabria, dalle Province e dai Comuni interessati in difesa delle Province di Vibo Valentia e Crotone dovesse essere convertito in legge il richiamato decreto, la Regione Calabria si impegni attraverso il presidente e la giunta regionale ad impugnare dinanzi la Corte Costituzionale con giudizio in via principale, il più volte menzionato art. 17 nella parte in cui prevede l’accorpamento e/o la soppressione e/o la razionalizzazione delle Province e delle loro funzioni;

CHIEDE, altresì:

  1. a)Al Governo della Regione Calabria, in vista dell’udienza pubblica fissata per il prossimo 6 novembre dinanzi alla Corte costituzionale, di valutare l’opportunità di presentare un intervento di tipo adesivo-dipendente nei giudizi promossi dinanzi a quest’ultima dalle Regioni Lombardia, Campania, Piemonte, Lazio, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna sull’art. 23 del c.d. decreto “Salva Italia”;
  2. b)Alla Deputazione Parlamentare calabrese di rappresentate con forza le aspettative delle popolazioni e dei territori ricadenti nelle province di Vibo Valentia e Crotone che di fronte alle legittime aspettative di crescita e sviluppo capaci di colmare atavici ritardi non accettano l’ennesima decisione, penalizzante quanto demagogica, frutto di decisioni verticistiche e populistiche ed incapace di incidere realmente sul pur condivisibile processo di contenimento della spesa pubblica
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mini corpo-forestale

Di seguito, la nota stampa diffusa dal comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato, Gaetano Lorenzo Lopez

Sette persone deferite all’Autorità Giudiziaria competente per reati perpetrati in violazione alla legge sulle aree protette, sul vincolo paesaggistico nonché sulla normativa urbanistico-edilizia. Questo è il risultato di due distinte operazioni svolte nei giorni addietro dagli agenti del Comando Stazione Forestale di Vallelonga (VV) in territorio del Comune di Maierato (VV). La prima operazione ha consentito di accertare l’esercizio abusivo della pesca in zona protetta. I cinque soggetti di origine bulgara segnalati presso la competente Autorità Giudiziaria per violazione sulla normativa in materia di aree protette, stavano praticando l’attività di pesca, con l’ausilio di canne telescopiche dotate di mulinello, all’interno del Lago Angitola, dichiarato Oasi di protezione della fauna, inserito nell’elenco delle zone umide riconosciute dalla Convenzione di Ramsar, ascritto nell’elenco dei Siti d’Importanza Comunitaria (SIC), nonché rientrante all’interno della perimetrazione del Parco Naturale Regionale delle Serre.

Agli stessi, tra l’altro senza neanche il possesso della licenza di pesca, gli agenti operanti ponevano sotto sequestro le canne da pesca ed il relativo pescato.

Detta operazione si va ad annoverare ai medesimi interventi effettuati in passato grazie alla costante opera di vigilanza e monitoraggio dell’Oasi dell’Angitola da parte del personale del C.F.S..

La seconda operazione, grazie ad una segnalazione pervenuta presso il numero di emergenza ambientale 1515, ha permesso di verificare, in un terreno privato della località Cellaro, la realizzazione ex novo di un tratto di pista avente una lunghezza di circa 80 metri lineari ed una larghezza di 5 metri circa.

Considerato che la creazione della pista era avvenuta entro la fascia di rispetto dei 150 metri dal vicino fiume Angitola in mancanza del relativo parere concernente il vincolo paesaggistico-ambientale, nonché in assenza del permesso afferente la normativa urbanistico-edilizia, gli operatori procedevano a porre sotto sequestro il tratto di strada interessato. Contestualmente i due eredi proprietari del terreno, originari di Monterosso Calabro (VV), venivano deferiti a piede libero presso la competente Autorità Giudiziaria.

 


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mini Mario Monti

Riceviamo e pubblichiamo

Come annunciato da una stampa sempre più asservita, il governo Monti ha varato il decreto legge che concretizza la cosiddetta “spending review”- leggi “dimagrimento forzato delle amministrazioni pubbliche in nome, naturalmente , del risanamento del debito pubblico”. 27 miliardi di euro di tagli da qui al 2014 tra Ministeri, Enti locali, Regioni e Sanità, riduzione di dirigenti (20%) e lavoratori(10%) attraverso lo strumento della mobilità obbligatoria. Si tratta della ciliegina sulla torta, dopo l’approvazione del “Fiscal Compact” e la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio imposta dall’Unione Europea ai paesi membri. L’obiettivo è chiaro e rivendicato ideologicamente dal Governo dei Professori: approfittare della crisi per regolare definitivamente i conti con il movimento dei lavoratori. Dopo aver “sistemato” i lavoratori delle aziende private con la demolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, dopo aver massacrato tutto il mondo del lavoro dipendente e precarizzato con la “controriforma” delle pensioni varata nel dicembre scorso, oggi è il turno del lavoro pubblico.

Colpire il lavoro pubblico significa massacrare quel surrogato indecoroso di stato sociale esistente in questo paese. Massacrare lo stato sociale significa colpire due volte tutto il lavoro dipendente. Quindi quanto sta accadendo non riguarda solo il “pubblico” contro cui negli anni scorsi è stata condotta una vergognosa campagna di denigrazione e criminalizzazione - lavativi, fannulloni, parassiti - addirittura messi sullo stesso piano di quella casta politico economica che è così pronta a scattare quando si tratta di conservare i propri privilegi, quelli si veri e significativi.

Con l’aggressione all’articolo 18 scompaiono le tutele dai licenziamenti arbitrari e con essi si demoliscono gli ammortizzatori sociali e si precarizza ancora di più il lavoro dipendente.
Con la micidiale combinazione di “spending review” e mobilità obbligatoria nel Pubblico impiego si demoliscono garanzie per chi lavora  e  prestazioni sociali per tutti e tutte.

I padroni e il governo riescono a procedere con la pratica complicità di Cgil Cisl e, Uil e Ugl - oltreché ovviamente dell’intero schieramento politico parlamentare - che emettono qualche belato di protesta per salvarsi la faccia – e magari un po’ di consenso costruito clientelarmente - nei confronti della propria base sindacale ma si guardano bene dal chiamare seriamente i lavoratori alla lotta, dura, immediata e prolungata per bloccare questo decreto ed impedire che diventi legge dello Stato. D’altra parte sull’articolo 18 e prima ancora sulle pensioni abbiamo assistito allo stesso film.

Anzi con il governo Cgil Cisl ,Uil e Ugl ci hanno pure firmato un “Protocollo” per applicare  le modifiche dell’articolo 18 ai lavoratori pubblici…
Bisogna dire basta, bisogna mobilitarsi.
E’ un compito che ricade su tutto il sindacalismo conflittuale, su tutti i delegati e le delegate Rsu che vogliano rispondere positivamente alla frustrazione e alla rabbia che monta tra i lavoratori r e le lavoratrici.

Bisogna unire ciò che i padroni vogliono dividere. I lavoratori privati con quelli pubblici, i precari con quelli a tempo indeterminato, i giovani e le donne con gli anziani e gli esodati, i migranti con gli autoctoni.

Si, i tanti lavoratori migranti, perché quel che abbiamo visto a Basiano, provincia di Milano qualche settimana fa – il massacro dei migranti in sciopero contro le false cooperative di veri negrieri - non riguarda soltanto loro ma allude al futuri di tutti noi.

Per far passare la politica lacrime e sangue dei governi e delle borghesie europee se non saranno sufficienti sindacati complici, giornali asserviti, partiti corrotti, entreranno in campo loro, quelli vestiti di blu e di nero che hanno il compito di disciplinare con la violenza quelli che non vogliono piegare la testa a nessuna Troika.

Quelli della Diaz, per capirci, di Bolzaneto, della repressione in Val di Susa e in tanti altri luoghi…Che oggi saranno utilizzati non solo contro “terribili” no global o black block o come volete chiamarli, ma direttamente contro quelli che vivono del proprio lavoro – o della propria precarietà- ed a cui viene imposto di pagare una crisi di cui non hanno alcuna responsabilità.

Si chiamano “politiche austeritarie” e si praticano in tutta Europa.
Sta a noi dire basta e fare come in Grecia: si sciopera, si lotta , si occupa, si manifesta. E non si chiede il permesso a nessuno per poterlo fare.
O vincono loro questa partita e siamo tutti ributtati indietro di cinquanta anni. In un mondo peggiore, più diseguale, autoritario, invivibile. O vinciamo noi, e possiamo ricominciare a sperare in un mondo migliore e più giusto e  a pensare   ed agire per costruire le  alternative possibili.

 

 

per il Coord. Regionale Sinistra Critica
Gennaro MONTUORO
Giovanni PETA

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mini giudicedipace
Riceviamo e pubblichiamo
 
Il presente documento rappresenta un formale atto di protesta di tutta la categoria Forense Serrese e dell’intero Circondario contro la chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace di Serra San Bruno. Sono preoccupanti, infatti, le notizie che in questi giorni appaiono sugli Organi di Stampa e che trovano pieno riscontro in atti ufficiali del Ministero della Giustizia. Secondo le modifiche apportate alle tabelle allegate allo Schema di Decreto Legislativo sul riordino della geografia giudiziaria, scaturente dalla Delega avuta dal Parlamento con la Legge n. 148/2011, l’Ufficio del Giudice di Pace di Serra San Bruno risulterebbe soppresso e ciò nonostante il Comune di Serra San Bruno, nei tempi e nelle modalità indicate nello stesso Schema di Decreto, abbia espresso la propria disponibilità a far fronte alle spese di mantenimento dell’Ufficio, attraverso la Delibera di Giunta Comunale n. 36/2012 attesa la lettera dell’ art. 2 del citato Schema di Decreto il quale prevede che “…entro sessanta giorni dalla pubblicazione di cui al comma 1 gli enti locali interessati, anche consorziati tra loro, possono richiedere il mantenimento degli uffici del giudice di pace, con competenza sui rispettivi territori, di cui è proposta la soppressione, anche tramite eventuale accorpamento, facendosi integralmente carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia nelle relative sedi, ivi incluso il fabbisogno di personale amministrativo che sarà messo a disposizione dagli enti medesimi…”
È opportuno premettere che Serra San Bruno si trova in una posizione geografica estremamente delicata, il territorio di riferimento, infatti, è facilmente soggetto a fenomeni di isolamento dovuti non solo alla particolare conformazione geomorfologica ma anche alla mancanza di infrastrutture viarie e alla totale assenza di collegamenti con mezzi pubblici al capoluogo di provincia.
La Città di Vibo Valentia, dista da Serra San Bruno circa 40 Km, le “strade” (leggasi: mulattiere di epoca borbonica, caratterizzate da infinite curve a stretto raggio) di collegamento sono insufficienti, prive di presidi di sicurezza e totalmente inadeguate ad un elevato traffico veicolare.
Se si pensa che, un abitante di Nardodipace, Comune ricadente nella competenza territoriale del Giudice di Pace di Serra San Bruno, impiega circa un’ora e mezza per raggiungere il Capoluogo, ci si rende immediatamente conto come, la soppressione dell’unico presidio di Giustizia e Legalità presente nel territorio montano della Provincia, rappresenti un’intollerabile violazione del diritto di accesso alla giustizia del Cittadino.
Il Giudice di Pace rappresenta, sin dalla propria istituzione, il primo destinatario delle istanze dell’Utente che, subendo la violazione di un proprio diritto, ha bisogno di tutela in tempi rapidi e con efficacia reale.
L’indiscriminato accentramento del contenzioso civile e penale attualmente pendente presso l’Ufficio di Serra San Bruno a favore di quello di Vibo Valentia non farebbe altro che “annullare” tutti i più elementari diritti ad oggi acquisiti dal Cittadino che, in poco tempo può trovare risposta ai propri problemi in un tempestivo intervento giudiziale.
Fatte le opportune premesse,  segnaliamo che nella riunione tenutasi il 27 giugno u.s., i rappresentanti degli Avvocati del luogo hanno esaminato la preoccupante situazione, evidenziando gravi discrepanze tra gli obiettivi dettati dalla Legge Delega 148/2011 e quello che in realtà sta accadendo nei fatti.
Incomprensibili sono i parametri utilizzati per decretare la soppressione di un così importante Ufficio, in realtà, dalla lettera della Delega conferita al Governo, il Parlamento, massima espressione della rappresentatività popolare, pare stabilire alcuni “paletti”  da tenere presenti nella redazione della nuova geografia giudiziaria ed in particolare, pone infatti, l’accento sul dovere del Potere Esecutivo:
a)    di tenere conto nel decidere il mantenimento degli Uffici del Giudice di Pace   dell’estensione territoriale, avendo riguardo alla competenza dell’Ufficio;
Oltre al territorio del Comune di Serra San Bruno (850 m s.l.m.), ricadono nella competenza dell’Ufficio di Serra i Comuni di Spadola (820 m s.l.m.), Brognaturo (820 m s.l.m.), Simbario (820 m s.l.m.), Vallelonga (646 m s.l.m.), S. Nicola da Crissa (646 m s.l.m.), Mongiana (922 m s.l.m.), Fabrizia (947 m s.l.m.), Nardodipace (1080 m s.l.m.), tutti territori caratterizzati da una conformazione di tipo “montano” e che nei mesi invernali risentono di pesanti problemi di mobilità dovuti alla violenza dei fenomeni atmosferici, a titolo esemplificativo basta richiamare la nevicata del febbraio scorso, con il manto nevoso che ha raggiunto i 120 cm di altezza, determinando l’attivazione del C.O.M. di Serra San Bruno e che ha richiesto l’intervento dell’Esercito, proprio per ripristinare le condizioni minime di vivibilità dei Paesi sopra indicati.
Non si può sorvolare sul fatto che Serra San Bruno rappresenta uno dei Comuni più grandi della provincia vibonese e il più grande in assoluto della zona montana.
Prima dell’istituzione della provincia di Vibo Valentia, avvenuta all’inizio degli a anni ’90, Serra San Bruno rappresentava, in termini di presenza di servizi al cittadino, un importante riferimento per tutta la zona montana catanzarese, essendo sede, fino a quella data, di numerosi Uffici e della più importante Pretura della zona.
Da sempre le bellezze architettoniche, storiche e le tradizioni culturali serresi richiamano centinaia di turisti, facendo della Cittadina uno dei luoghi più visitati della Calabria e sede di una delle due Certose rimaste nel mondo (meta della visita ufficiale del Santo Padre nell’ottobre 2011).
b)    del carico di lavoro;
Nell’anno 2011 presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Serra San Bruno:
sono state iscritte 1398 cause civili;
erano pendenti 41 processi penali;
sono stati emessi 1382 decreti ingiuntivi.
Per l’anno 2012 risultano, al 30 giugno 2012:
633 cause civili iscritte a ruolo;
80 processi penali;
sono stati emessi 37 decreti ingiuntivi.
c)    dell’incidenza della criminalità organizzata sul territorio.
Anche il rispetto di questo ulteriore parametro è deducibile dall’analisi delle statistiche di riferimento, orbene, una consultazione, anche superficiale dei dati, fa emergere chiaramente come Serra San Bruno sia uno di quei territori particolarmente “attenzionato” dallo Stato, a conferma di ciò vi è il fatto che trovano sede in tale comune un Commissariato di P.S., un Comando Compagnia, Comando Stazione e il Nucleo Operativo Radiomobile dei Carabinieri, nonché il Comando Stazione del C.F.S..
La delicata situazione afferente l’incidenza criminale si evince, inoltre, dal tenore delle numerose relazioni della Commissione Parlamentare per i fenomeni mafiosi.
Non si deve sottovalutare, infine, il fatto che negli ultimi tempi sono in crescita esponenziale i fenomeni c.d. di “microcriminalità”.
Alla luce di ciò, pare veramente incomprensibile il tenore della modifica delle citate tabelle, è oggettivo che, il mantenimento dell’Ufficio del Giudice di Pace di Serra San Bruno risponde, in maniera pienamente aderente ai parametri stabiliti dal Parlamento e che, il Governo ha l’obbligo di rispettare onde evitare di incorrere pericolosamente nella violazione dell’art. 77 della Costituzione, commettendo così un eccesso di delega, atteggiamento questo che deve necessariamente essere oggetto di veemente censura nelle competenti Commissioni Parlamentari.
La violazione degli obiettivi indicati nella Legge Delega è ancora più evidente laddove si consideri che gli uffici “superstiti” di Mileto, Nicotera, Pizzo e Tropea, si trovano racchiusi tutti in un lembo di territorio che ha un’estensione di soli 15 Km2 , hanno una competenza limitata sul territorio e distano pochissimi chilometri dal Capoluogo di provincia che, a differenza della situazione rinvenibile su Serra San Bruno, può essere facilmente raggiunto dai Comuni sede degli Uffici “superstiti”, essendo questi caratterizzati da situazioni geograficamente favorevoli ed avendo, in particolare nel caso di Mileto, rapido accesso all’ autostrada.
Le forti preoccupazioni, emerse durante la riunione, sono amplificate dal fatto che è ancora troppo scottante il colpo subito dal territorio per la spoliazione di servizi essenziali e per la soppressione di una florida Pretura che, anziché lasciare il posto, come sarebbe stato naturale per un territorio come Serra San Bruno caratterizzato da una invidiabile Storia, alla Sezione staccata del Tribunale, per colpa di scelte scellerate e dettate da logiche incomprensibili, ha lasciato il territorio sempre più povero e privo di opportunità lavorative, oltre che accrescere i già forti disagi incontrati giornalmente dai Cittadini per l’accesso alla Giustizia.
Gli Avvocati del luogo, i Praticanti, gli Operatori del settore e la società civile tutta, rappresentata dai Sindaci del territorio, chiedono, per bocca dei firmatari, rappresentanti della categoria, un intervento teso alla rivisitazione delle tabelle, rese pubbliche qualche giorno fa, essendo sussistenti tutti i requisiti per il mantenimento dell’Ufficio del Giudice di Pace, chiedono altresì un urgente incontro con l’On.le Ministro della Giustizia, al fine di ripristinare un’equità sociale e sostanziale, in ottemperanza ai principi fondamentali che sorreggono un ordinamento civile e democratico.
Fiduciosi che tale evidente ingiustizia possa essere sanata nelle Sedi parlamentari opportune, si palesa che, in caso contrario, saranno intraprese proteste eclatanti,  poiché, non può continuare a tollerarsi una spoliazione indiscriminata del territorio. Serve un intervento deciso.

Distinti Saluti

I rappresentanti della Categoria Forense                        

Il Sindaco di Serra San Bruno

Il Presidente della Comunità Montana delle Serre
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mini corteo t28Si è tenuta nei locali dell’aula consiliare del comune di Torre di Ruggiero, la conferenza stampa di presentazione del calendario degli eventi estivi che allieteranno la cittadina per tutto il mese di agosto. All’incontro hanno preso parte oltre che il sindaco Pino Pitaro, anche l’attivista dell’Associazione Culturale ‘il Brigante’ Sergio Gambino. Nell’ambito della conferenza stampa il sindaco ha voluto soffermarsi in particolar modo sull’evento di apertura della stagione estiva torrese, che rappresenta il fiore all’occhiello dell’intero cartellone programmato dall’amministrazione comunale. Si tratta di una tre giorni denominata “Terra è Liberta – festa della nocciola & della chitarra battente”, che dal 6 all’8 agosto intratterrà cittadini e turisti all’insegna delle tradizioni, della musica e della gastronomia. Il sindaco Pitaro ha ribadito che si tratta di “un evento-progetto, che non si limita alla semplice festa, ma che vuole tracciare un percorso di riscoperta delle nostre tradizioni musicali, gastronomiche ed etnoantropologiche, mettendo in risalto la vocazione agricola del territorio, soprattutto per quel che riguarda i percorsi del noccioleto.”
Gambino, componente dell’Associazione Culturale ‘Il Brigante’ di Serra San Bruno che ha curato la direzione artistica dell’evento, ha sottolineato “l’importanza di fare sinergia fra i territori per creare una rete che guardi alla valorizzazione e riscoperta delle nostre risorse sociali e culturali, passando in particolar modo dalle testimonianze e dal bagaglio culturale ed esperienziale posseduto da figure chiave del territorio. Basti pensare a figure come quella di Bruno Citino, un vero e proprio patrimonio artistico, il più grande suonatore vivente di chitarra battente, oggetto di studio dal noto etnomusicologo Valentino Santagati nella pubblicazione “A Chitarra du Vinu”, o gli altrettanto conosciuti  fratelli Corrado, grandi costruttori e suonatori di zampogna a chiave che prenderanno, anche loro, parte all’evento. Quest’evento – prosegue Gambino – rappresenta una risposta concreta al fallimento della globalizzazione, il preludio ad una nuova economia basato sul ritorno alla terra ed alle nostre ricchezze, all’agricoltura che nella zona delle Serre e delle Pre-Serre è stata in passato il settore trainante, unico comparto valido, oggi, per rilanciare l’economia del territorio e per creare una rete economico-culturale che funga da reale alternativa alla crisi.” Da qui l’idea di denominare la tre giorni, appunto “Terra è Liberta.” Nello specifico il programma prevede per la serata d’apertura, lunedì  6 agosto l’attesissimo spettacolo “Qua si campa d’aria” del famoso cantautore nonché cantastorie dialettale calabrese di genere folk Otello Profazio, mentre nella giornata successiva andrà in scena il gruppo siculo-calabrese ‘Farragonia’ con ‘Musica della tradizione’. Nella serata di chiusura verrà proposto lo spettacolo teatrale e di musica popolare ‘Io vedo, io sento… e parlo. Mafia da sud a nord’ degli Zabara. Gli spettacoli andranno in scena nell’anfiteatro comunale. Inoltre, per tutto il corso della tre giorni, si terranno incontri e dibattiti sul tema “Terra è Libertà” e dalle ore 19.00 le vie del paese saranno allietate da stand gastronomici e dall’animazione dell’Associazione Cultuale ‘Il Brigante’ con il ballo dei ‘Giganti’ accompagnati dalla ‘Banda Pilusa’.

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Lunedì, 09 Luglio 2012 14:25

Brognaturo: 'Volti nuovi, vecchi vizi!'

mini DSC_0117Riceviamo e pubblichiamo:

Siamo alle solite!!! volti nuovi vecchi vizi…

L’amministrazione comunale di Brognaturo, ha ottenuto un finanziamento PIAR (Piano Intervento Aree Rurali), per l’importo di circa €. 150.000,00 che – secondo quanto previsto dalla normativa – vanno destinate alla manutenzione ordinaria e straordinaria di strade già esistenti.

Gli interventi finanziati sarebbero quelli di consentire un livellamento o uno scotico delle sedi stradali rurali già esistenti in abbandono e di abbattere eventuali impedimenti alla loro carrabilità.

Orbene, l’Ente comunale disinteressandosi della normativa, della destinazione del denaro pubblico ha pensato bene di ignorare il vecchio tracciato peraltro noto a tutta la comunità brognaturese (di circa 250 ml) e di realizzare ex novo una strada di larghe dimensioni, provocando un dissodamento di terreno con lo sradicamento di parecchie ceppaie.

Ciò doveva avvenire senza l’ottenimento preventivo delle necessarie autorizzazioni forestali -  nulla osta paesaggistico - ambientale e vincolo idrogeologico.

Dagli elaborati progettuali, si è individuato un tracciato (lungo circa 650 ml) che dovrebbe giungere all’acquedotto rurale Pilato, attraverso l’espropriazione di fatto di diversi terreni di proprietà privata che nulla ha a che vedere con le finalità della misura prevista dal PIAR.

L’unica utilità perseguita con tale intervento è quella di valorizzare i terreni dei parenti dei nuovi amministratori che così potranno raggiungere comodamente i propri fondi su cui insistono castaneti da taglio.

Sarebbe opportuno che i nuovi amministratori professassero il loro attaccamento alla carica e ai principi di trasparenza e legalità nei fatti e non nelle sole parole. 

Il gruppo politico “Rinnovamento e Crescita”

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mini IMG_1014SERRA SAN BRUNO - Di seguito pubblichiamo il testo della lettera che diversi malati di sclerosi multipla hanno inviato al Prefetto di Vibo Valentia, al direttore sanitario dell'Asp e al primario di Neurologia. Nelle foto, le condizioni in cui versano i locali destinati al servizio di fisioterapia dell'ospedale di Serra San Bruno.

Con la presente, i sottoscritti desiderano portare a conoscenza la s.v. di quanto sotto esposto.

Il servizio di fisioterapia nel comune di Serra San Bruno, come gran parte del resto della struttura ospedaliera, è stato gravemente ridimensionato nell’ultimo anno. Prima di questa sconsiderata riconversione, nel reparto, con molta fatica

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mini mongianaMONGIANA - Dopo Nardodipace, anche il comune di Mongiana è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. La decisione è stata presa stamattina dal Consiglio dei Ministri nella riunione che ha visto il varo dell'ormai famigerato decreto contenente i tagli alla spesa pubblica (spending review). Su proposta del ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri, il governo ha deliberato "ai sensi della normativa antimafia" lo sciolgimento del consiglio comunale di Mongiana. Si chiude quindi con il commissariamento dell'ente l'esperienza amministrativa della compagine guidata dall'ormai ex sindaco Rosamaria Rullo, che nel 2009 aveva vinto le elezioni a capo di una lista civica di centrodestra. Allora la Rullo ebbe la meglio, per soli 18 voti, sulla lista di centrosinistra guidata dall'ex sindaco Vito Scopacasa.

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mini comitato_pro_serreSERRA SAN BRUNO - Il fantomatico balletto delle ordinanze, mandato in scena dall’amministrazione comunale serrese negli ultimi mesi, ha contribuito a rendere ancora più paradossale la questione acqua potabile. Si tratta, infatti, di un problema grave, che incide sulla salute oltre che sulle tasche dei cittadini, causato per larga parte dalla responsabilità delle amministrazioni comunali alla guida del paese dal 2004 (anno di insediamento di SoRiCal) e che viene malamente gestito oggi dall’amministrazione Rosi, che nell’arco degli ultimi 3 mesi ha tenuto un atteggiamento contraddittorio e fuorvianteper i cittadini, che oggi appaiono esasperati

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mini monti-mario-fiscoMario Monti, euforico dopo la promozione di Bruxelles, continua imperterrito a sforbiciare enti e strutture a destra e manca. Lo ‘spending review’ assomiglia più ad un irreversibile de profundis che ad un “pacchetto di razionalizzazione della spesa pubblica”, cosi come i tecnici al governo, supportati da PD, PDL e TERZO POLO, vorrebbero farci credere. Il decreto, che ha il sapore dell’estrema unzione per un paese ormai al collasso, oggi sarà al vaglio del Consiglio dei Ministri.

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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova

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