mini cassariRiceviamo e pubblichiamo

 Nella giornata di venerdì nella frazione Cassari di Nardodipace come negli altri paesi delle Serre, si è abbattuta una bufera di neve che ha raggiunto oltre quota 50 cm, ed è da venerdì che la frazione Cassari è isolata. I cittadini rammentano la totale assenza delle istituzioni, un ritorno a trenta anni fa, quando ai cittadini del nostro piccolo centro venivano portati i viveri con l’elicottero, ma visto come siamo messi, all’epoca dobbiamo dire che le cose funzionavano meglio. Oggi i cittadini di questa frazione vengono riconosciuti solo per le tasse e tra le vie del paese già si sentono tante lamentele e c'è chi già sta pensando a disertare le urne per le prossime elezioni. Non vogliamo pensare a qualche emergenza, perché altrimenti dovremmo già rivolgerci al creatore. Eppure la frazione Cassari è la più popolata con un alto numero di bambini e di anziani. Siamo al primo assaggio dell’inverno e ci troviamo così, tra qualche giorno visto che il bollettino meteorologico porta un aggravamento delle temperature a chi ci rivolgeremo?

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mini incontroabcParte la campagna di raccolta firme per la Proposta di Legge Regionale di Iniziativa Popolare “Tutela, governo e gestione pubblica del ciclo integrato dell’acqua”.
Appuntamento per l’iniziativa di lancio sabato 19 gennaio alle 9:30, con un seminario presso l’auditorium del Liceo Classico “Telesio” a Cosenza. Le prime firme saranno apposte simbolicamente dai genitori di Bruno Arcuri. Interverranno Corrado Oddi (Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua), docenti Unical tra cui Vito Teti, amministratori ed attivisti per i beni comuni. Finale nel segno dell’arte con lo spettacolo teatrale “Scarpidhati”.
780mila calabresi, oltre la metà degli aventi diritto al voto, si sono espressi chiaramente solo un anno fa contro la privatizzazione del servizio idrico, sostenendo i quesiti referendari promossi dal Comitato “2 Sì per l’Acqua Bene Comune”. La politica però è rimasta sorda e mostra di non voler dare seguito alla manifesta volontà popolare.
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Giovedì, 17 Gennaio 2013 13:26

Leggendo Sole Nero...

 

mini sole_nero_disegno

Per alcuni autori della letteratura meridionalistica e non solo, molto spesso, l’infanzia o l’adolescenza sono state un utile strumento di lettura e d’analisi: primo per raccontare storie che fossero espressione di un contesto socio-culturale territoriale regionale, se non addirittura nazionale; secondo, evidenziare eventuali fenomeni sociali. E’ il caso di Saverio Strati con il suo “Tibi e Tascia” e “Mani vuote”, di Corrado Alvaro con “Gente in Aspromonte”, di Pier Paolo Pasolini con “Ragazzi di vita” ed “Una vita violenta”, ma anche della letteratura del centro-nord del Paese, come con Fenoglio ed il suo Agostino di “Malora”, di Carlo Cassola con “La ragazza di Bubbe”e per certi aspetti, anche se figura controversa, ma comunque adolescenziale, anche l’Alessandro di “Eroi del nostro tempo” di Pratolini; ed  infine, ultimi, non per ordine d’importanza, Silone e prima ancora di Verga, rispettivamente con il loro Neorealismo politico e Verismo letterario. Ma non sono solo i personaggi di questi romanzi le icone della letteratura sociale del sud del Paese (escludendo i borgatari violenti di Pasolini e le metafore di Pratolini, Fenoglio, Gadda, ecc.) i paradigmi di quegli scenari reali o presunti (molto spesso agropastorali della prima metà del Novecento) che la realtà, pure letteraria, ha oramai consegnato alla storia o alla finzione cinematografica. Più di altri, a raccontarci di tutto questo è il Gesuino di Malifà di Sharo Gambino (Frama e Rubbettino edizioni), l’esempio e  l’emblema  di quel racconto sociale che esce fuori dagli stereotipi della violenza di mafia, di casta sociale o delle vicende degli adulti in generale e ne mette in luce le contraddizioni dell’uomo in quanto essere, e dell’essere sociale con i suoi ma e i suoi perché. L'Autore, per la prima volta nel panorama letterario meridionalistico, in superficie spinge dal fondo dell’abisso della coscienza collettiva, di quel Meridione indifferente ed a volte apatico, in particolare  di quella Calabria rurale, che in parte oramai appartiene al passato, la violenza feroce, distinta dai tratti gentili dell’adolescenza, tratteggiandone aspetti e psicologia, tanto da farne un'unicità ed un caso letterario. Sì, il Malifà di Gambino esce dagli stereotipi e proietta sullo sfondo di quel mondo l’immagine di quella violenza degli adulti, frutto ed effetto di condizionamenti culturali e deviazioni sociali, ma porta in rilievo, soprattutto, un altro tipo di violenza: più cruda, più feroce, più drammatica, perché fatta d’innocenza ed ingenuità; perché perpetrata da bambini in un mondo di adulti violenti, ma subita da un ragazzo per l’espiazione di una colpa che lui non ha commesso, nel momento più bello e più tragico della sua vita. E' quell'attimo in cui, nell'avvertire la gioia inebriante dell'abbracciare e sentire il profumo di un corpo caldo bagnato di  una  donna e  la scoperta del suo stesso, di corpo, con il torpore della ragione e la piacevole inquietudine dell’anima, nell’aprirsi dei sentimenti, lo allontana  così dal suo Dio ( perché sente il paradosso della ragione della fede, sentendo la ragione dell'avvertire), e lo avvicina alla vita degli uomini, però, purtroppo, quando già il suo cammino è oramai segnato (da quel suo stesso Dio?) verso le porte del paradiso. Dall’altra, la visione deistica e l’inculcata percezione della presenza sbagliata di quel  Dio non suo, nonché l’idea di una religiosità opprimente, fatta anche di residuati ancestrali di paganesimo e visione delirante, quasi eremitiana, di primo cristianesimo orientale o da  primo Medioevo; ma anche presenza violenta nell’assenza di un padre e di una speranza insperata per un futuro migliore, lo portano al risveglio della coscienza ed al "lume della ragione," e lo assegnano al mondo delle cose e dell'inquietudine del corpo.

E’ vero, il Gesuino di Gambino con la sua Malifà è un concetto letterario nella Storia, ma che trova la sua origine e si alimenta nell’arretratezza socio-culturale e nell’ignoranza religiosa ed a volte violenta della ruralità sociale di Ragonà e Cassari di Nardodipace, nonché della Calabria degli anni cinquanta, residuali scampoli di una feudalità d’anno Mille. Ma è anche l’espressione di una società morente (perché vittima dei suoi stessi pregiudizi) la quale, non riuscendo a creare tensione connettiva e sviluppo sociale, si ripiega su se stessa e muore. Se la morte del protagonista è la metafora di una società che raggiunge il suo epilogo e si piega su se stessa, sotto il suo stesso peso, dall’altra, però, la presenza di figure, direi minori, poste sullo sfondo: il Fiorello, l’organizzatore di rivolte, l’uomo che rifiuta l’idea manzoniana dell’ineluttabilità della violenza del potere sulla società, fanno dire all’autore che c’è una possibile speranza, anche in quell’emisfero fatto di sottomessi. Purtroppo, il mondo di Gesuino nonostante tutto non è morto, anche se in agonia, mentre quello indicato e suggerito da Fiorello non è ancora nato, perchè Godot,  non è ancora arrivato. Nel riferimento letterario di Malifà, saranno pure cambiate le forme del suo malessere sociale, ma non la sostanza. La terra che vide Gambino fare il maestro serale nel 1959 - “Eroe del nostro tempo!” - sin da più di trent’anni, oramai ha la sua chiesa ed il suo cimitero; non girano più per le strade uomini avvinazzati a portare cadaveri stecchiti al camposanto del vicino paese o durante le lunghe nevicate invernali non si conservano più morti in casa, in attesa di poter aprire un varco lungo distese di neve e scoscesi pendii. Ma il riferimento letterario del Gesuino di Gambino gira ancora, come residuato di ere a noi lontane nel tempo, carico e gravato dei suoi pregiudizi religiosi e della sua idea di giustizia, un po’ ricurvo per il peso degli anni e della sua statura, a volte, con il suo sacco vuoto sulle spalle, e le lunga braccia penzoloni, come rami rinsecchiti. Metafora di una metafora! Figure che la modernità non ha cancellato e che il presente sta sbiadendo, ma comunque, ancora testimoni di un Tempo, come corpi di pietre scolpite su una strana isola: alieni che tracciano scie, senza volerlo, nella memoria delle loro Malifà. Aspetti di un mondo dove la finzione letteraria non ha avuto confini e la realtà, anche d’oggi, è sfumata, dove il bianco dell’uno ed il nero dell’altro intridono l’area di un grigio indistinto. L’idea di speranza di Gambino e di autodeterminazione e presa di coscienza di sé dei malifioti con Fiorello, non è come quella di Silone con il suo Berardo Viola, il quale condisce di visione leniniana pseudo-pararivoluzionaria la pentola della storia dei cafoni della Marsica. Il Fiorello di Malifà, nelle sue istanze ed esigenze di rivolta non ha ambizioni velleitaristiche di organizzare la loro rivolta attraverso il giornale e l’informazione, o di fomentare sedizioni e spedizioni punitive;  non individua nelle classi sociali più abbienti  l’elemento e l’ostacolo d’ abbattere per la creazione di una società comunista (come nel caso della rivolta di Caulonia) ma rivendica il diritto di dissentire e di protestare, nelle regole e con le regole (questa sì è finzione letteraria!) organizzando a sua volta i malafioti, contro quello Stato che gli nega l’identità di cittadino: la mancanza  assoluta di strutture viabilistiche, l’assenza di un medico, di un prete, delle più elementari condizioni di vita sociale. Nella Malifà di Gambino, ovvero, la Ragonà e la Cassari vive degli anni cinquanta, questi sono i temi e gli aspetti che sembrano riportarci, anche se eufemisticamente, all’Eboli leviana. Un mondo al di fuori del tempo e della storia, un mondo dove quel Cristo stenta ancora ad arrivare, anche perché l’assenza di quello stesso Cristo, ne determina la mancanza della critica della ragione e dell’autocritica della coscienza, disponendo così il proprio biglietto da visita, ancora stampato col grigio dell’ignoranza. Il paradosso è che, nonostante il vorticare, a volte  violento, del mondo d’oggi e delle società occidentali, la spinta propulsiva del motore di quel Nazareno, ancora non s’intravvede, e l’attesa di Vladimiro e compagni sembrerebbe inutile. Il viaggio di Girotta da Malifà alla casa del medico, perché visitasse quel corpo morente, sembra essere la metafora dell’assenza di un “cammino”, di quel famoso e più volte evocato Cristo (come il richiamo di Godot, diluito e spalmato sull'attesa dell'eternità) lungo il palcoscenico della vita. Così, le pozioni magiche della Scazzòntara (vicina di casa dei Sambàrvara) mentre Gesuino muore, non ci portano di certo oltre “I morti della collina”, e ci lasciano nel nostro viaggio “dei fatti e delle gesta” - come - “simboli del destino” dei malifioti, molto, molto prima del cimitero di “Spoon River”, e direi nel tempo remoto, anche se fuori dalla storia. E’ “Il mondo dei vinti”. E sebbene sia un universo fatto di una umanità vera, paesaggi reali, sentimenti concreti, come i personaggi alla Concia della Brancaleone del “Carcere” di Cesare Pavese; un universo oramai quasi archiviato dalla grigiosa e sfumata memoria di una senilità traballante, o dalla nebbia del tempo, di ancora sopravvissuti testimoni di un mondo, o ancora come patrimonio collettivo dentro le ingiallite pagine di un libro. Racconti, questi, nati non dall’estro fantasioso di uno scrittore immaginifico, ma solo vicende, a volte non definite col proprio nome, e registrate dall’acuta ed attenta osservazione di uomini che con la loro umanità si sono calati nell’inferno di quel presente.

Vincenzo Nadile

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Riceviamo e pubblichiamo

 

“Entro trenta giorni dal nostro insediamento asfalteremo tutte le strade!”. Questa, la promessa scandita, negli ultimi giorni di campagna elettorale, dai componenti l’attuale maggioranza in consiglio comunale. Come sia finito il proclama enunciato con toni solenni, è sotto gli occhi di tutti. Così come in tanti altri casi, a partire dai cento posti di lavoro al Parco regionale delle Serre, per finire alla creazione del “secondo ospedale”, dopo aver chiuso il primo, l’impegno è rimasto lettera morta. A distanza di quasi due anni dall’inizio della consiliatura, non c’è angolo della cittadina in cui il manto stradale non risulti pericolosamente dissestato. Da San Rocco, a Santa Maria, per gli automobilisti è una continua gincana. E’ sufficiente fare un semplice giro per il paese per constatare le innumerevoli voragini presenti sul manto stradale. Tuttavia, il paradigma dell’ennesima promessa non mantenuta, è rappresentato da via San Brunone di Colonia, dove gli automobilisti sono costretti a veri e propri slalom per evitare le innumerevoli buche. Quella che dovrebbe essere un’arteria di decongestionamento appare come una pericolosissima mulattiera da terzo mondo, puntellata da pericolose transenne non segnalate che, nelle intenzioni di chi le ha collocate, dovrebbero evidenziare le voragini più rischiose. Lo stato di degrado in cui versa la strada rappresenta un autentico attentato all’incolumità di quanti sono costretti a percorrerla. Lo sforzo compiuto dagli automobilisti per evitare i crateri presenti sull’asfalto causa, infatti, continue invasioni di carreggiata con il conseguente rischio di incorrere in incidenti. A ciò si aggiunga il fattore pioggia, a Serra, tutt’altro che raro. Con le precipitazioni, infatti, le tante buche si riempiono d’acqua divenendo invisibili agli ignari conducenti che corrono il rischio di finirvi rovinosamente dentro con le loro autovetture. Ai tanti pericoli corsi dagli automobilisti si aggiunge, quello per le casse comunali, sempre più, oberate di debiti a causa dei continui risarcimenti avanzati per i danni subiti sull’intera rete cittadina. Quanto la situazione sia insostenibile, lo dimostrano, infatti, le continue richieste di indennizzo e le innumerevoli sentenze con le quali il comune viene condannato a pagare i danni subiti dai cittadini. Eppure, mentre tutto ciò si abbatte sulle spalle dei serresi, l’amministrazione comunale, tanto per non perdere l’abitudine, continua ad esercitarsi in un dormiveglia che sta conducendo Serra alla rovina. Non si può perdere altro tempo nell’ignavia, è necessario adoperarsi tempestivamente per scongiurare ulteriori danni ai cittadini ed alle casse comunali. Serve un intervento risolutore, per farlo è sufficiente asfaltare le strade dissestate, così come è stato fatto per una delle poche arterie cittadine rimesse a nuovo, quella che passa davanti casa del sindaco.

 

Mirko Tassone

Consigliere comunale gruppo 'Al lavoro per il cambiamento'

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mini brognaturo_municipioBROGNATURO - Una serie di comportamenti che 'fanno sorgere seri dubbi' e 'lasciano intravedere una malcelata volontà di pilotare le decisioni per arrivare ad un risultato che sembra già scontato, al fine di agevolare “i soliti ignoti”'. È quanto affermano i consiglieri comunali di opposizione Bruno Papa e Maria Carmela Mangiardi, i quali denunciano una prassi, 'attuata dall' amministrazione comunale', che ritengono 'lesiva dei diritti sia di consiglieri comunali che di privati cittadini. In data 28/29 - 12 -2012, ci è pervenuta convocazione del consiglio comunale per il 31 dicembre, con una serie di punti all’ordine del giorno' ed, in particolare, l' 'approvazione dello schema di convenzione per la gestione associata con i Comuni di Spadola e Simbario della funzione “catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente”; di quella relativa alle 'attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi'; alle 'attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi' e, per ultimo, quelle relative all' 'edilizia scolastica (per la parte non attribuita alla competenza delle provincie) organizzazione e gestione dei servizi scolastici. Tale convocazione - proseguono i rappresentanti del gruppo ''Rinnovamento e crescita'' – ci è stata recapitata nella tarda mattinata di venerdì 28 dicembre, al consigliere Mangiardi,ed il 29 al collega Bruno Papa'. Considerato, dunque, che gli uffici comunali sono 'chiusi dalle ore 14.00 di venerdì, i sottoscritti hanno potuto richiedere la documentazione solo lunedì 31 dicembre'. Data l’importanza degli argomenti, 'riteniamo sia doveroso contestare un fatto di assoluta gravità, in quanto la convocazione viene comunicata il venerdì (in orari che gli uffici comunali sono chiusi) al fine di contrastare l’esercizio del diritto di accesso agli atti. Nostro malgrado, ci siamo dovuti astenere dalla votazione non avendo potuto approfondire gli argomenti trattati nel corso della seduta. Gli interventi legislativi di cui alla Legge n. 135 del 2012, comportano forti e radicali cambiamenti negli attuali assetti territoriali e nei servizi rivolti ai cittadini, non trascurando la forte rimodellazione organizzativa del Comune. Le scelte che gli organi di governo adopereranno dovranno essere improntate verso la condivisione generale nell’ottica di una visione globale che metta in risalto la voce e le idee dei cittadini. Ufficiosamente, - aggiungono - siamo venuti a conoscenza di numerose riunioni dei sindaci dei Comuni di Spadola, Simbario e Brognaturo, a cui hanno partecipato anche i responsabili dell’area tecnica ed amministrativa di qualche ente avanzando proposte di unione e/o aggregazione e/o convenzioni finalizzate al raggiungimento di obiettivi personalistici. Vigileremo al fine di non permettere a nessuno di allargare i propri confini territoriali. Il nostro impegno - concludono Mangiardi e Papa - proseguirà per contribuire alla crescita civile, culturale e sociale delle comunità, portando a conoscenza dell’opinione pubblica tutti i fatti ed i misfatti che verranno congegnati'.

 

(articolo pubblicato su Calabria Ora)

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mini loiero_e_lombardoRiceviamo e pubblichiamo:

L'accordo politico raggiunto dall'MPA di Raffaele Lombardo con il PDL di Silvio Berlusconi, che in previsione delle prossime elezioni porta il movimento all’interno della coalizione di centro-destra, mi trova ideologicamente in disaccordo. Quale democristiano che guarda a sinistra, mi sento come un pesce fuor d'acqua, in una profonda contraddizione tra cosa sono politicamente e cosa è diventato l'Mpa alleandosi con il PDL.

La mia permanenza in questo “mostro” è terminata. Pertanto mi dimetto da Coordinatore dell'Mpa, rimanendo militante del Movimento politico Autonomia e Diritti del Presidente Agazio Loiero, a cui chiedo, per reagire a queste “alleanze prostitutive”, tramite comunicazione della presente alla Coordinatrice Regionale Bianca Rende, di convocare urgentemente un’assemblea programmatica delle imminenti elezioni politiche per le quali il Vibonese vuol fornire ancora una volta il proprio contributo a difesa dei suoi territori e, più in generale a difesa del Sud.

 

Vincenzo Albanese

(militante Autonomia e Diritti)

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Venerdì, 11 Gennaio 2013 19:02

Banconote senza valori

mini Soldi-PoveriL’undici gennaio del 1960, solo 53 anni fa, la Lira vince l’Oscar delle monete per il 1959, assegnato dal giornale londinese «The Financial Times». A distanza di mezzo secolo, la lira, oramai morta e sepolta, viene sostituita dall’euro, moneta comoda solo per gli stati forti come la Germania o l’Inghilterra, la quale non entra a far parte dell’euro e comanda con le sue quote azionarie la BCE, che a sua volta stampa euro a mò di tipografia. Lo stato tedesco, per garantire la propria produzione e il proprio commercio, e soprattutto per contrastare il dollaro, diventato moneta egemone mondiale dopo la “dollarizzazione” del mercato petrolifero, ha bisogno di una supermoneta, e gli Stati come l’Italia, dove la malapolitica, il malaffare, e i soliti costumi che conosciamo, avevano intanto spolpato quanto possibile, si sono trovati a combattere contro dei nemici terribili quanto invisibili, il terrore di un nemici astratti e violenti che stanno affamando la popolazione, i ceti medio bassi di quell’Europa che in tanti avevano visto come la soluzione economica di tutti i problemi di questo continente. Ora viviamo una situazione che non riusciamo ancora a capire di quale gravità sia intrisa. Una classe dirigente connivente con il capitale e con la grossa imprenditoria è riuscita a distruggere il tessuto economico di una nazione che per le ricchezze paesaggistiche e monumentali, per il clima, per posizione geografica dovrebbe e potrebbe essere il centro del mondo. La Calabria, il meridione d’Italia che si trovano al centro del mediterraneo, sono adesso la periferia dEeuropa, in balia delle mafie e delle banche. L’assoluta mancanza di produzione, e l’assoluta mancanza di una progettazione seria che possa nel giro di qualche anno cominciare a ricostruire quelle piccole produzioni, quel micro tessuto fatto di artigiani, contadini operai, fa mancare una cosa importante nelle popolazioni colpite dal dramma crisi. La speranza.

Autorganizzazione, questa l’unica strada possibile, cercando di creare un contro-capitale frazionato e locale, che permetta il reinserimento nelle fasi produttive e commerciali di quelle piccole aziende divorate da una globalizzazione selvaggia. Una giusta ed equa condivisione dei beni comuni come acqua, energia o infrastrutture. Cinquantatrè anni per distruggere una nazione, avremo bisogno di altro mezzo secolo per rimettere le cose a posto. A cominciare da oggi.

Pubblicato in LO STORTO
Venerdì, 11 Gennaio 2013 13:18

Tanto rumore per nulla

 

mini santoro

I bookmakers inglesi si aspettavano la fuga del Cavaliere di gomma, che dopo 5 candidature e 4 legislature da Premier, ci riprova ancora ripartendo, anche stavolta, proprio dal suo mondo. Quello che lo ha reso famoso, vincente e soprattutto ricco. La Tv.
Sono giorni da maratona per Berlusconi che con lo spirito da teenager e le guance di plastica, saltella, una sera si e l’altra pure, da uno studio televisivo all’altro. Ma l’appuntamento di ieri, a Servizio Pubblico è di certo il più atteso fra tutte le ospitate televisive che da qui alla data delle elezioni riempiranno l’agenda del Silvione nazionale. Eppure, contrariamente alle attese, non accade nulla di particolarmente sconvolgente. 
Pubblicato in LO STORTO
Giovedì, 10 Gennaio 2013 18:49

Politiche 2013, è rissa nell'Udc calabrese

mini francescantonio-stillitaniNon c’è nulla di più sporco della “politica-mercato” che accende la vigilia di ogni elezione. E mentre i cittadini si aggrovigliano nel legittimo tentativo di capire a chi dare o non dare il consenso, illudendosi di poter consultare programmi e progetti, le idee latitano e la corsia preferenziale che porta a Roma è dominata, principalmente, da conflitti e strategie d’assalto.

 

L’importante per tutti non è spiegare che cosa faranno o vorranno fare una volta eletti, l’importante è esserci. Al bando programmi elettorali e proposte innovative, basta che si mangi.

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mini CensoreBrunoAlla fine, dopo una lunga trattativa notturna, il cerchio si è chiuso. Le liste che il Pd presenterà in Calabria alle ormai imminenti elezioni politiche sono state in larga parte definite dopo un incontro "romano" tra il commissario del Pd calabrese Alfredo D'Attorre e i componenti del comitato elettorale. Era già noto che a guidare la lista per la camera sarebbe stata Rosy Bindi; dietro di lei D'Attorre, partito come arbitro delle intricate questioni interne al partito calabrese e ritrovatosi prima candidato alle primarie ed ora in lista in pole position. Al terzo posto Enza Bruno Bossio,vincitrice delle primarie cosentine. Quarto posto per Nico Stumpo, il "ragazzo di Calabria" che da tempo siede alla destra di Bersani

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