Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo:
Si può uccidere in nome dell’amore? Che amore è quello che induce ad uccidere? Non è sicuramente una storia d’amore, l’assassinio della giovanissima Fabiana, che, in quella che potremo definire una classifica dell’orrore, rientra sicuramente in una posizione apicale. E nessuna motivazione, mai, può giustificare tale ferocia. Nessun comportamento o atteggiamento può motivare, alimentare o avallare questa barbarie, nessuno mai deve sentirsi autorizzato ad ergersi a carnefice.
E ancora più agghiacciante e sconvolgente in questo caso è la giovane età dei “protagonisti”. Giovani, acerbi. Vittima e carnefice. Lei lo ha rifiutato. Lui ha infierito. Un rifiuto è come un’onta inconcepibile e un’imperdonabile ribellione. Tale da indurre a sopprimere chi ha “osato”!
Non me la sento di parlare delle modalità perché, da mamma e donna, fa troppo male. Vorrei invece soffermarmi sul fenomeno e su quello che sull’argomento, si sta dicendo, da più parti, in questi giorni. Si assumono posizioni diverse, di condanna, di denuncia, ma anche di critica.
Alcuni articoli scritti sui giornali nazionali in questi ultimi giorni sono stati molto forti, pesanti, nei confronti di quella che è stata definita una Calabria che non dà scelta. Non credo sia così esteso il fenomeno.
Però c’è, esiste. E non dobbiamo girarci dall’altra parte, perché ci sentiamo offesi, e mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Purtroppo, ancora in alcuni ambienti, ci sono ragazze che subiscono molte limitazioni e ci sono ancora altri ambienti che educano per, abitudini ancestrali, i ragazzi a considerarle oggetto, loro proprietà, quindi destinatarie di maltrattamenti ed angherie al primo rifiuto o alla prima pseudo “ribellione”!
Ci sono veramente quei mostri di cui parlano? Certo, anche io considero mostro chi picchia la propria donna, chi le vieta di fare anche le cose più banali ma che potrebbero, stante la loro mentalità, intaccare l’”onore”, chi usa la violenza per dominare la persona, per natura più debole e che ha come unica pecca quella di non riuscire a ribellarsi.
Non credo che le donne calabresi siano compiacenti, sono solo delle vittime e quindi non potrebbero esserlo!
Mi sento e sono una donna fortunata. La mia famiglia d’origine mi ha dato la possibilità di crescere e maturare in un ambiente intellettualmente aperto e di scegliere il tipo di vita che ritenevo più giusto. Ho formato una famiglia con un uomo che insieme a me ha condiviso alla pari scelte e percorsi. Abbiamo, insieme, educato i nostri figli al rispetto verso gli altri, donne e uomini, contro ogni forma di razzismo, violenza, discriminazione, dando loro quei principi necessari per crescere da persone libere ed intellettualmente oneste.
Ma non credo di essere l’unica. Molte amiche e donne che conosco, donne forti e determinate, hanno potuto scegliere come vivere la loro vita, rendendosi protagoniste e non spettatrici del proprio sociale. Purtroppo per altre, e sono diverse, lo riconosco, non è stato e non è ancora così. Non so se si tratta di posizione geografica. Sicuramente si tratta di mentalità e di mancanza di rispetto verso le persone! Anche la mancanza di cultura rende prigionieri. Bisogna sempre associare al concetto di cultura, la parola libertà, e la cultura aiuta ad essere liberi.
Non mi è mai piaciuto generalizzare, credo sia un errore farlo ma è pur vero che sono tanti i casi di ragazze che non sono libere, per dirla con una metafora, di aprire le ali e volare perché queste vengono tarpate da una mentalità chiusa, gretta, retrograda. Non possono scegliere, perché se lo fanno, la libertà di scelta equivale ad essere una poco di buono.
Il rispetto umano è uno dei valori principali che si dovrebbe insegnare ai propri figli. Bisogna educarli fin da piccoli, e, da genitori mettersi in discussione, non essere sempre permissivi e sempre pronti a giustificarli quasi per un voler assolvere la propria inadeguatezza. Si, perché molto spesso i genitori hanno sostenuto con forza i propri figli violenti e sminuito episodi di bullismo e violenza gratuita facendo anche ricadere le colpe sulle vittime. Questi comportamenti inevitabilmente porteranno i ragazzi ad essere sempre più violenti con gli altri, e a pagarne il fio saranno sicuramente anche le loro sorelle, le loro future compagne e figlie; quando non le stesse madri. Non dimentichiamoci che un cattivo rapporto instaurato oggi si ripercuoterà inevitabilmente nei loro comportamenti futuri e potrà avere conseguenze disastrose.
Ma non bisogna mai rassegnarsi. Dobbiamo invece continuare a denunciare laddove esistono disuguaglianze e far emergere, invece le potenzialità che una donna “libera” potrebbe sviluppare, anche l’elenco delle donne vittime di amori “malati” si allunga sempre di più. Ogni giorno questo capitolo si fa sempre più copioso arricchendosi di dolenti quanto agghiaccianti novità.
Ritengo però strano anche il comportamento di donne vittime di violenza che però si rifiutano di essere salvate e ritornano, perdonandolo, con il loro carnefice. Si perché avviene anche questo. E’ successo di recente a Nettuno, dove una ragazza con il setto nasale rotto sostiene di essere caduta e non picchiata, come accertato dal padre, dal proprio ragazzo violento rifiutandosi di sporgere denuncia; o l’altra di Caserta che pur avendo la milza spappolata dai calci del fidanzato lo perdona e dice di amarlo ancora. Come si può continuare a fare violenza su sé stessi? Come possono tradurre in amore questi comportamenti aberranti e barbari per non dire malati? Credono che perdonando possano redimerli? Invece servono comportamenti forti, azioni provocatorie che si spera servano da esempio ad altre future vittime. E ben vengano quelle fatte dell’avvocato della ragazza di Caserta che si è rifiutata di difenderla e ha rimesso il mandato e del padre della ragazza di Nettuno che ha denunciato, di sua iniziativa e contro la volontà della figlia, il bruto che l’aveva picchiata.
Io non mi riterrò offesa dagli articoli “denigratori” finché una sola donna, nella mia terra non avrà libertà di scelta e di autodeterminazione, e fin quando la donna non sarà considerata una persona, esattamente alla stessa stregua degli uomini.
E non dimentichiamo, la violenza verso le donne va condannata. Sempre, al sud come al nord.
Merilia Ciconte
Presidente Commissione Pari Opportunità Soriano Calabro (VV)
Riceviamo e pubblichiamo:
“Seguiamo con crescente preoccupazione le notizie relative al nosocomio serrese che ormai da diversi giorni si susseguono sulla stampa e descrivono una situazione tutt’altro che rosea”. Inizia così la nota che il circolo del partito democratico di Serra ha diffuso dopo le ultime indiscrezioni apparse sugli organi di stampa relative alle condizioni in cui versano alcuni servizi essenziali del locale P.O. e che costringono i lavoratori, per come si apprende, allo svolgimento di turni pesanti. “Preoccupante è la situazione descritta dal cronista -aggiungono i democrat - poiché in una struttura ormai ridotta al lumicino non si vuole garantire nemmeno la presenza dei servizi indispensabili. Pertanto, chiediamo agli organi dirigenziali chiarezza sull’intera vicenda per conoscere la verità sullo “stato dell’arte” perché, a nostro avviso, sembrerebbe esserci in atto un “progetto” che partendo dalla riduzione e dismissione costante dei servizi, anche quelli oggetto dell’articolo, vuole raggiungere come obiettivo finale il drastico dimensionamento, se non addirittura lo smantellamento, del presidio serrese.
Tutto questo non lo permetteremo. Vigileremo continuamente per difendere il nostro ospedale, punto di riferimento della popolazione del comprensorio delle Serre che conta oltre trentacinquemila abitanti. Difenderemo la dignità dei lavoratori del “San Bruno” che con grande sacrificio e abnegazione lavorano per garantire ai cittadini la fruizione dei servizi indispensabili che oggi vengono messi in discussione. Chiediamo, quindi, un incremento ed una migliore riorganizzazione delle unità lavorative nell’importantissimo servizio del 118 SUEM e nei servizi di portineria e centralino che, da quanto emerge dalla notizia diffusa, appaiono sottodimensionate rispetto alle reali esigenze. Riorganizzazione che può essere realizzata anche attraverso l’individuazione di personale già presente all’interno della struttura e che, a quanto pare, sembrerebbe aver già manifestato la disponibilità in tal senso, disponibilità che dovrebbe solo incontrare la volontà della locale dirigenza.
E’ necessario, quindi, raccogliere il grido d’allarme lanciato dai dipendenti e intervenire prima che la situazione peggiori, soprattutto perché ci troviamo alle porte della stagione estiva quando, a causa dell’aumento della popolazione del circondario o del personale che legittimamente andrà in ferie, l’esiguo numero di lavoratori in servizio dovrà ulteriormente farsi carico per garantire i servizi.
Come forza politica seria e responsabile condurremo una battaglia senza sosta per difendere l’ospedale “San Bruno”, per tutelare la dignità e i diritti dei lavoratori e delle migliaia di persone che vivono nel comprensorio delle Serre. Verrà redatto un documento che porteremo all’attenzione delle Istituzioni presenti sul nostro territorio e dei nostri rappresentati politici per mantenere sempre alta l’attenzione sul tema della sanità in un comprensorio che si vede continuamente depredato e privato di ogni diritto.
Invitiamo i cittadini, le altre forze politiche, sindacali e sociali presenti sul territorio ad affiancarci in questa battaglia di democrazia per tutelare il diritto alla salute”.
Circolo PD Serra San Bruno
SERRA SAN BRUNO - Inizia male e si conclude peggio il sedicesimo Consiglio comunale della poco prosperosa era Rosi, con lo stesso Sindaco in evidente difficoltà, incollato al cellulare per chiedere “l’aiuto da casa” ed una maggioranza che alla fine sarà anche incapace di mantenere il numero legale determinando così il rinvio degli ultimi 2 punti all’ordine del giorno: una manovra voluta e pilotata che causerà le ire di qualcuno fra il pubblico.
Ma andiamo per gradi. Col primo punto all’ordine del giorno si approvano i verbali del Consiglio precedente. Si passa poi al vero nodo della seduta: il Rendiconto di Gestione dell’esercizio Finanziario 2012. Nello schema emergono diverse incongruenze fra quanto approvato dalla Giunta e quanto invece riportato nella relazione firmata dal Revisore dei ContiRiceviamo e pubblichiamo:
Si è svolto oggi un incontro presso il Ministero del lavoro sulla questione dei lavoratori Lsu/Lpu della Calabria. All'incontro, richiesto dagli on. Aiello, Bruno Bossio, Censore, Battaglia hanno partecipato il ministro Giovannini, la sottosegretaria Santelli, la segretaria generale del ministero, ed il direttore generale delle politiche attive e passive Pirrone. Nel corso della riunione i parlamentari hanno esposto al Ministro la drammatica situazione in cui versano i lavoratori Lsu/Lpu calabresi, i quali da diversi anni prestano servizio presso gli enti utilizzatori senza avere certezze nè sul loro futuro occupazionale nè sul pagamento puntuale delle loro spettanze, e senza aver mai avuto nel corso di questi lunghi anni alcun versamento contributivo per maturare il diritto alla pensione. La proposta avanzata dai parlamentari al Ministro intende affrontare la problematica in termini definitivi con la richiesta di un contributo economico ad hoc che vada a colmare una disparità di trattamento che in passato c'è stata a danno del bacino di lavoratori calabresi.
In particolare si è chiesto di:un progressivo svuotamento del bacino attraverso il ricorso di incentivi adeguati per i lavoratori anagraficamente più anziani; la contrattualizzazione dei lavoratori in forza presso gli enti utilizzatori e l' allargamento del contributo economico a carico del Ministero a copertura pluriennale di questo percorso. Dopo una approfondita discussione, il Ministro ha dato disponibilità a verificare tutte le opportunità sul versante economico per il reperimento delle risorse aggiuntive e nello stesso tempo ha dato mandato alla struttura del ministero del Lavoro di verificare di concerto col ministero della Funzione Pubblica i dati relativi al bacino degli Lsu/lpu calabresi comparato con i dati dei dipendenti che prestano servizio negli enti utilizzatori, considerando che la questione si potrebbe inserire nelle misure che sono all'esame del governo di politiche attive del lavoro che incentivano l'avvicendamento progressivo nella PA per favorire l'inserimento di lavoratori più giovani.
In conclusione si è stabilita una prossima riunione alla luce dei dati e delle verifiche del Ministro per affrontare con maggiore contezza la questione. I deputati Aiello, Bruno Bossio, Censore e Battaglia al termine dell'incontro, hanno valutato positivamente l'esito del confronto aperto col Ministro in persona, come da tempo non avveniva ed hanno ribadito l'esigenza di tenere sempre alta e vigile l'attenzione su tale questione.
Chi ci vive, molto spesso, non fa altro che rimuginare, senza esito, su come fare ad andarsene, mentre chi se n’è andato è condannato a rivivere una nemesi quotidiana fatta di odori, colori e suoni, in un tempo sospeso, irreale, fermatosi al momento della partenza. E non desidera altro che tornarci. Rappresentazione immutabile delle speranze e dei paradossi di un popolo che forse popolo non è mai stato, i paesi delle aree interne custodiscono l’identità culturale della Calabria, o meglio delle Calabrie. La mappa genetica di questa regione si muove, infatti, lungo una ragnatela di storie antiche e culture meticcie: impronte sbiadite e disordinate, distanti tra loro, rimandi di un passato che talvolta è rimasto aggrappato alle rocce di quella Calabria “aspra” dell’entroterra, che pochi hanno saputo raccogliere e mettere a dimora.
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via chiesa addolorata, n° 8
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