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“L’idea - avevano spiegato molti di loro riunitisi nuovamente in piazza Capannina e anticipando nei giorni scorsi la linea dura da adottare – nasce dalla necessità di capire una volta per tutte chi o cosa sta ostacolando quel processo di rinnovamento così tanto sbanderiato e promesso negli anni non solo dall’attuale giunta, ma anche da quelle passate. Sarà importante – avevano spiegato i cittadini sponsorizzati dal consigliere di minoranza Stefano Luciano in qualità di soggetto proponente di apposito ordine del giorno – vedere dal vivo chi, e con quali motivazioni, intenderà sottrarsi al provvedimento da adottarsi, in via urgente, durante la seduta. Noi difficilmente ci rassegneremo a questo stato di cose, continuando la nostra battaglia di civiltà su tutti i fronti”.
In molti, in realtà, non hanno ancora capito quando la politica del “dire” farà spazio alla politica del “fare”. Certo, l’amministrazione D’Agostino arriva oggi dopo cinque decadi di parole ma, del resto, non ha nulla da invidiare ai predecessori, vista la strada scelta sin qui. Giusto perché ogni momento è stato solo buono per dire “i lavori partiranno a breve”, mentre poi in realtà non sono mai partiti, oltre al fatto che il Pennello, da sempre, ha rappresentato un bacino di voti non indifferente, con una politica affamata di consenso a spese dei disagi. O almeno fino ad adesso è stato così. E lo anche ha ricordato in aula, prima della bagarre, il consigliere Luciano, ammonendo i presenti sulla "gravità" del modus operandi della stessa politica nei confronti dei cittadini del popoloso quartiere marinaro.
Gli incontri avuti in questi tre anni con i residenti della zona più Beiruttiana di Vibo Valentia anni sono stati innumerevoli. Incontri che hanno comunque partorito due soluzioni. “Storiche”, per giunta. La prima è datata 27 dicembre 2011, quando durante l’assise comunale la maggioranza ha votato compatta, con tanto di baci e abbracci, l’acquisto dei 150 mila metri quadrati dell’area, utile per renderla non più abusiva e dunque non più passibile di contenziosi con il Demanio. In quella occasione, c’è stato chi ha sentito la necessità di “applaudire l’operato del sindaco per aver onorato l’impegno con gli elettori”, chi invece ha tirato un sospiro di sollievo perché si è chiusa "una delle pagine più brutte della storia di Vibo”, chi poi ha assicurato l’apertura di una “nuova pagina politica di impegni concreti” e chi, infine, ha gridato addirittura al “miracolo”. La seconda è quella del 9 marzo 2012. Un orgoglioso Modafferi, oggi non più assessori al Lavori Pubblici, ha consegnato, in questa data, l’inizio dei lavori alla ditta “Simaco” per la messa in sicurezza del litorale compreso tra Vibo Marina e Bivona, per un totale di 2,1 milioni di euro, che avrebbero permesso di salvaguardare il territorio, vessato e provato sia dall’erosione costiera che dalle mareggiate . Ma, inspiegabilmente, lavori si sono fermati senza un motivo apparentemente valido. Tutto rimandato, in pratica, a data da destinarsi. Così, al Pennello, malgrado le promesse cinquantennali, non è ancora cambiato nulla. Cioè, qualcosa è cambiato, ma in peggio. E i residenti, seppur simbolicamente, hanno ritenuto giusto salire a palazzo “Razza” e ridicolizzare per un intero pomeriggio un amministrazione già di per se “fantastica”.
(foto in basso: a sinistra, il "Pennello" negli anni '70; a destra, dopo l'alluvione del 2006)
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