Sabato, 24 Dicembre 2011 23:51

Il Vangelo dell'Avvento

mini nativitaIn quei giorni un decreto di Ponzio Pilato ordinò che si facesse il censimento di tutta la Calabria. Questo censimento fu fatto quando era governatore della Serra Padre Umile. Andavano tutti a farsi registrare dai rilevatori raccomandati  dal Feroce Salatino. Anche l'Attilio Scriba, che proveniva dalla casa e dalla famiglia dei Cefalì, dalla Città di Spinetto e dalla Machinedha, salì in Comune alla Città, chiamata Serra, per farsi registrare insieme con la sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto, tra un bue e un asinello, che mangiavano in una bitumiera alimentata da un Angelo.

Si vidìa di picciridhu ca viniva na cosazza, minava pugna all'impazzata, e lu chiamaru viatu Nazza. Il cielo si aprì in un suono di Campana. Era nato colui che avrebbe lavato i peccati del mondo, che avrebbe curato le malattie: aveva scritto in fronte che la Sanità sarebbe stata il suo forte, specialmente se si fosse parlato di tuonichi, interni ed esterni, buiacchi, mulazzi e mulacchiuni. Ma sempre un grande amico degli amici. Lo disse subito: i vostri amici saranno i miei amici e gli amici degli amici di Don Peppe saranno anche i miei. E disse: siate amici. E in seguito gettò via, dopo averla usata, la Pistola. Ingrato. E il figlio (fora piccatu) dello Scriba nascette. Diede così alla luce il suo primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una camata, perché non c'era posto per loro nell'albergo delle Colonne.

C'erano in quella regione alcuni briganti che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo rizzo si presentò davanti a loro e la gloria di Don Peppe li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Spinetto un salvatore, che è il Nazzareno. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia, perchè ancora non era nato e già aveva fatto chiudere la ginecologia. Non spaventatevi per la luce, sono le sirene...e non cercano voi briganti».  E subito apparve con l'angelo una moltitudine delle migliori Famiglie della bassa locride che lodava Don Peppe e diceva: «Gloria a Don Peppe nel più alto dei piani di Siano, e pace in terra agli uomini che egli ama».

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mini Pesce-GiuseppinaSua moglie lo aveva lasciato, e lui, il figlio del boss, tentò di sequestrarla recandosi a casa della ragazza con altre tre persone, armati di kalashnikov, pistola e fucile. Ma la ragazza si salvò pewrchè si era rifugiata altrove. L'episodio sarebbe avvenuto nel 2006, e il protagonista, in negativo, sarebbe Francesco Pesce, figlio di Salvatore, ritenuto il boss dell'omonima cosca di Rosarno. Il racconto del tentato sequestro emerge dai verbali della nuove dichiarazioni della pentita Giuseppina Pesce (foto), sorella proprio di Francesco, depositati dal pm Alessandra Cerreti nel processo alla cosca Pesce in corso a Palmi. Sulla base delle nuove affermazioni della pentita sono state formulate agli imputati nuovi capi di imputazione. Giuseppina Pesce, infatti, ha parlato anche di una rapina compiuta dalla cosca capeggiata dal padre Salvatore in una gioielleria di Rosarno nel febbraio del 2005. Il pm Cerreti ha contestato nuove accuse anche ad un altro imputato del processo, Domenico Varra', impiegato del Comune di Rosarno. Secondo il pm, tra l'altro, Varra' avrebbe fornito ai Pesce moduli prestampati del Comune di Rosarno che sarebbero stati falsificati per certificare rapporti di parentela inesistenti per consentire l'autorizzazione ai colloqui in carcere.

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mini oratorioSERRA SAN BRUNO – Grande partecipazione e tanto entusiasmo “natalizio” per la lodevole iniziativa che si è svolta ieri pomeriggio nei locali dell’oratorio “San Filippo Neri” della parrocchia dell’Assunta di Spinetto. Gli animatori dell’oratorio, supportati dal parroco don Biagio Cutullè e da don Ferdinando Fodaro, hanno organizzato una interessante mostra di oggetti natalizi creati dai bambini della parrocchia. L’esposizione, che ha suscitato grande curiosità nei tantissimi serresi che vi hanno preso parte, è stata inoltre allietata dalla presenza di alcuni Babbo Natale che per l’occasione hanno regalato dolci e altri doni ai bimbi e alle loro famiglie. Si tratta di una delle prime iniziative dell’oratorio, nato proprio da un'idea del giovane viceparroco, Don Ferdinando, che ha trovato l’attiva collaborazione di quattro ragazze e di un musicista che frequentano la parrocchia e che stanno animando diverse attività della comunità di fedeli di Spinetto. Come spiegano gli stessi organizzatori, l’oratorio è nato come luogo di incontro per favorire la crescita personale e spirituale delle persone che partecipano alle attività sociali. Con fantasia e voglia di fare, dunque, vengono utilizzati diversi modi e forme di espressione che trovano il minimo comune denominatore nella volontà di vivere l’esperienza della fede. Gli animatori della parrocchia non mancano di coinvolgere chi frequenta l’oratorio con musica, canti, pittura, giochi e attività ricreative, il tutto con l’unico scopo di far incontrare i fedeli e di sviluppare le capacità di ognuno di essi, costruendo un luogo di incontro e di condivisione su tre pilastri fondamentali: “ragione, religione, amorevolezza”. Al gruppo originario che ha cominciato ad organizzare le attività dell’oratorio, pian piano si sono aggiunti molti altri volontari, ragazzi, ragazze e persone adulte mossi dalla voglia di incontrarsi e di condividere con gli altri tanti momenti di riflessione e di gioia.

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mini ferdinandeaLa Calabria, con le sue vestigia di un passato che spesso sembra non voler passare, racchiude nella parte più nascosta e misteriosa del suo seno luoghi, eventi, fatti, misfatti e circostanze che, pur avendone tratteggiato il destino, sembrano essersi definitivamente smarriti nel lento, ma sornione ed inesorabile divenire del tempo. Una regione fatta di storie senza storia, di racconti senza narratori, di romanzi senza romanzieri. Ciascuno conserva qualche episodio tramandato più della memoria orale che dal rigore scientifico degli amanti di Clio. E così a sopravvivere sono storie antiche, a volte remote, di cui si è perso però il pur minimo riferimento documentale. I greci, gli arabi, i bizantini, i normanni, se non fosse per qualche toponimo è come se non ci fossero mai stati. I luoghi della memoria giacciono negletti, abbandonati, come se avessero la colpa di far ricordare un passato più incerto ma meno aleatorio del vuoto e grigio presente. In un contesto in cui alla memoria collettiva si è spesso sostituita l’immagine folcloristica da sagra paesana è sempre più difficile elaborare un processo storico condiviso in grado da fungere da volano turistico. Mentre altrove si scrivono storie, si rielabora il passato e si valorizzano territori, in Calabria, al contrario, si lascia agonizzare lentamente quel che di buono è scampato alla furia dei terremoti, all’impeto delle alluvioni, alle scorrerie di vecchi e nuovi predoni. Nella parte più alta di monte Pecoraro, da dove è possibile scorgere le increspature dello Jonio e le arsure della vallata dello Stilaro, sorge ancora quel che rimane di Ferdinandea. Un nome evocativo, dal quale traspare inequivocabile l’origine Borbonica. Correva l’anno 1833, quando veniva inaugurato quello che molti per troppo tempo erroneamente riterranno il casino di caccia di re Ferdinando II. Al contrario, l’imponente realizzazione edificata nel cuore della montagna, tra superbi abeti e faggi secolari, costituiva il nucleo secondario di una ferriera, succursale degli stabilimenti siderurgici di Mongiana. Il nuovo insediamento rappresentava una scelta piuttosto felice dei tecnici borbonici che, evidentemente, avevano metabolizzato la teoria del vantaggio competitivo elaborata da Adam Smith. Il luogo individuato aveva, infatti, caratteristiche del tutto peculiari. Ad un tiro di schioppo dai monti Stella e Cosolino, dai quali per secoli era stato estratto il minerale di ferro che aveva alimentato tante rudimentali ferriere, nel cuore di un bosco dove abbondava il legname necessario ad alimentare gli altiforni, a pochi metri da corsi dai corsi d’acqua indispensabili nelle diverse fasi della lavorazione. Del resto qualche anno prima dell’edificazione di Ferdiandea, tra ‘7 e ‘800, a Piano della Chiesa, a poche centinaia di metri dal più recente insediamento, era attiva una piccola comunità dedita alle attività siderurgiche. Di quel minuscolo villaggio, perso tra le selve delle Serre, oggi non sopravvivono che pochi resti. Un’edicola incastonata nel muro di quel che doveva essere un modesto edificio di culto ed un magnifico altoforno a manica, forse l’unico esemplare al mondo, avvolto e coperto dalla fitta vegetazione cui, con ogni probabilità, va attribuito il merito di averlo risparmiato dalle poco amorevoli attenzioni dei soliti cacciatori di frodo. Che in questo sito l’attività dovesse essere piuttosto intensa lo testimoniano le centinaia di scarti di lavorazione che, ad oltre due secoli di distanza, è ancora possibile raccogliere sul terreno coperto dalle foglie. Nel corso della sue breve esistenza produttiva, Ferdinandea seguì inevitabilmente la stessa sorte toccata a Mongiana costretta a chiudere subito dopo l’unità d’Italia. Il 27 agosto 1860 un contingente garibaldino circondava e requisiva gli stabilimenti siderurgici. Un evento che segnerà il de profundis per uno dei primati produttivi del sud Italia. I nuovi padroni ben presto si dimostrarono assai meno caritatevoli di quelli appena scalzati. Estinte le attività proto-industriali, Ferdinandea nel corso degli anni avrebbe conosciuto il suo definitivo canto del cigno. Nel 1874 l’immensa tenuta diventava proprietà del garibaldino Achille Fazzari, che l’acquistava all’asta, insieme agli stabilimenti di Mongiana ed a diversi beni accessori. Nel corso degli anni “don Achille” fece di Ferdinandea la sua ricca e lussuosa dimora, nella quale, tra gli altri, soggiorneranno il fondatore del “Il Mattino di Napoli” Edoardo Scarfoglio e la di lui moglie, Matilde Serao. E proprio la scrittrice partenopea nel settembre del 1886, su “Il Corriere di Roma”, accostava Ferdinandea al leggendario “castello incantato di Parsifal”. Fazzari aveva fatto della sua dimora una sorta di eterogeneo e caotico museo. Nel suo “ Tra le foreste di Ferdinandea. Casa Fazzari”, pubblicato a Prato nel 1906, il Cunsolo parla di «opere d’arte acquistate all’asta, insieme ad altre di dubbia provenienza: una nutrita serie di vasi di terracotta ed anfore greche, il sarcofago di marmo di Ruggiero il Normanno sottratto ai ruderi della certosa e, probabilmente proveniente dalla cattedrale di Mileto, un busto dello stesso personaggio ed altri minori che circondavano il sarcofago, il busto di Napoleone fatto dal Canova e regalato dallo scultore a sua sorella Paolina, il letto in cui Napoleone dormiva all’Elba, un disegno di Raffaello Sanzio, due preziosi organi del Barbetta, uno stupendo mobile ad intarsio stile Luigi XV ed una collezione di Pergamene antichissime». Oltre alla “cura” del patrimonio artistico, a Ferdinandea, Fazzari, intanto divenuto deputato, aveva riavviato, dopo averla riammodernata, la vecchia segheria borbonica che, nel 1892, era stata dotata di una dinamo elettrica necessaria a movimentarne le attrezzature. E proprio nei boschi di Ferdinandea sorgerà nel 1910, ad opera di Cino Canzio compagno della figlia di Fazzari, Elsa, la prima azienda idroelettrica della zona. Nel corso degli anni la proprietà passerà più volte di mano, tanto che delle attività  produttive  non sopravviverà che l’attuale fonte della Mangiatorella e l’industria boschiva, peraltro privata dal valore aggiunto costituito dalla lavorazione del legname. Per il resto, un lento inesorabile declino testimoniato dagli immensi capannoni abbandonati ed ormai cadenti, dagli alloggi per gli operai e dal nucleo centrale sul quale incombe inesorabile la scure del tempo. I tanti visitatori, che ancora oggi si avventurano sui luoghi che potrebbero rappresentare il fulcro di un percorso organico di archeologia industriale, subiscono la stretta al cuore di chi vede lentamente svanire il patrimonio di una regione che stenta a comprendere che lo sviluppo turistico passa dal recupero della sua storia.

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mini bruno_zaffinoRottura tra l’assessore comunale Bruno Zaffino (foto) e l’amministrazione serrese. Il sindaco Bruno Rosi, questa mattina, ha revocato Zaffino da assessore, ed è stato lo stesso sindaco a comunicarlo al cronista. Bruno Zaffino, quindi, è fuori dalla squadra di governo locale, ed il tutto sancisce, con ogni probabilità, l’apertura di una crisi politica. L’ex assessore non era soltanto uno dei membri maggiormente rappresentativi dell’amministrazione comunale, ma è anche stato il candidato più votato in assoluto - secondo solo al consigliere regionale Nazzareno Salerno - che con una valanga di consensi ha dato un enorme contributo per la vittoria della squadra capitanata dal consigliere provinciale Rosi. Bruno Zaffino non ha mai fatto mistero di essere, da solo, in grado di scompigliare le dinamiche politiche comunali, probabilmente contando su consiglieri che sarebbero a lui vicini come Cosimo Polito e Carmine Franzè, che però non sono mai stati messi alla prova e che potrebbero comunque defilarsi e continuare ad appoggiare la maggioranza, il primo per preservare il posto di assessore, il secondo per non abbandonare il gruppo con cui ha vinto le elezioni. Ancora non si conoscono bene le motivazioni che hanno fatto entrare nel mirino dell’amministrazione pidiellina un assessore tra i più “pesanti” dell’intero esecutivo serrese, ma l’empasse politica in atto sta paralizzando non poco l’attività amministrativa serrese. Lo avevamo annunciato in tempi non sospetti che un rimpasto di giunta ci sarebbe stato e che era soltanto rinviato, e adesso le nostre indiscrezioni, contro le quali corsero immediatamente al riparo i big della politica pidiellina per smentirle repentinamente facendole passare come illazioni, si sono rivelate quanto mai esatte. Insomma, dopo la giunta di Raffaele Lo Iacono con una paralisi amministrativa permanente, dopo il commissariamento prefettizio in seguito allo scioglimento anticipato del consiglio comunale per le contestuali dimissioni di nove consiglieri comunali, ora un’altra stagione politica all’insegna dell’instabilità sembra aprirsi per la cittadina montana, che sembra non poter godere di una gestione amministrativa solida e duratura.

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mini scopelliti_L'Autorità garante per la concorrenza e quella per la vigilanza sui contratti pubblici hanno dato l'ok alla convenzione tra Regione Calabria e Infrastrutture Lombarde Spa per la costruzione dei 4 nuovi ospedali calabresi. Ad annunciarlo è lo stesso presidente Scopelliti, che in una conferenza stampa ha sottolineato come la Regione si sia vista riconoscere la piena legittimità delle procedure adottate in merito alla costruzione dei 4 nuovi ospedali di Vibo Valentia, Sibaritide, Catanzaro e Piana di Gioia Tauro. La questione della legittimità degli accordi stipulati tra Regione e Infrastrutture Lombarde - società in house della Regione Lombardia - era stata sollevata dalla Cgil calabrese e da alcuni esponenti dell'opposizione. Scopelliti, forte dei pareri delle Autorità di garanzia, ha rispedito al mittente le critiche all'operato della Regione e ha assicurato che in tempi brevi sarà avviata la fase di assegnazione dei lavori.

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Mercoledì, 21 Dicembre 2011 17:09

Pisl, botta e risposta Barbieri-De Nisi

mini De Nisi BarbieriIl presidente della Provincia di Vibo, Francesco De Nisi, risponde con un certa durezza alle critiche rivolte alla sua amministrazione proprio da un ex assessore, Paolo Barbieri. Tra i due, entrambi del Pd, c'è una polemica serrata da quando Barbieri è stato estromesso dalla giunta, ma la questione che ha fatto scattare la scintilla questa volta è puramente amministrativa, e riguarda i Progetti integrati di sviluppo locale. Secondo Barbieri, in sintesi, la programmazione presentata dalla Provincia in merito è stata molto lacunosa - "un solo progetto, anzi mezzo" - tanto da arrivare a parlare di "naufragio politico e amministrativo" e di "svuotamento di anni di lavoro". A stretto giro di posta è arrivata la replica di De Nisi, con una nota stampa diffusa oggi pomeriggio.

«La strumentalizzazione di una questione operativa - esordisce il presidente - mi costringe a replicare alle affermazioni di Barbieri che non si fa scrupolo di screditare non soltanto il lavoro di tante persone impegnate nella presentazione dei Pisl, ma anche l’attività che egli stesso ha svolto quando rivestiva la carica di assessore. Barbieri accusa la Provincia di non aver sfruttato al meglio i Pisl, di aver presentato un solo progetto e, in sintesi, di aver fatto sfumare questa opportunità. Innanzitutto - prosegue De Nisi - è bene ricordare che dalla sostituzione di Barbieri in giunta fino alla presentazione dei progetti è passato poco più di un mese. Un mese durante il quale, si presume, la Provincia avrebbe demolito il lavoro svolto anche da Barbieri, che quando era in carica ha gestito la fase concertativa relativa all’elaborazione dei progetti. Ovviamente non è così, e non soltanto per l’improbabile tempistica, ma perché i Pisl coinvolgono decine di soggetti pubblici e privati, tra Comuni, associazioni di categoria, ordini professionali, sindacati. Barbieri, dunque, ha una considerazione di se stesso troppo alta se crede davvero che la sua assenza abbia potuto compromettere la corretta presentazione delle proposte». Nel merito della questione, poi, il presidente precisa: «Il bando regionale non affida alla Provincia un primato nella progettazione complessiva, ma soltanto un compito di coordinamento territoriale. L’Amministrazione provinciale, quindi, ha fatto la sua parte fino in fondo, come ente capofila del progetto sulla mobilità intercomunale (completamento e messa in sicurezza della Tangenziale Est, ndr) e come partner negli altri progetti finanziabili, dove a fare da capofila sono diversi Comuni. La verità - è la conclusione - è che Barbieri non ha resistito alla tentazione di gettare fango su una procedura trasparente e concertata con tutti i soggetti coinvolti, anche a rischio di sporcare il suo stesso lavoro, che però oggi non può più rivendicare perché fuori dall’esecutivo provinciale. Inoltre, le sue critiche sembrano figlie di una mentalità ormai desueta e deleteria, che tanti danni ha fatto in passato, quando il potere politico coincideva con la possibilità di gestire in prima persona il denaro, distribuendolo agli amici e agli amici degli amici. Oggi, invece, ciò che conta è il risultato finale, cioè l’utilizzo efficace delle risorse per creare sviluppo, che può scaturire soltanto da una programmazione condivisa e da una concreta collaborazione tra i soggetti pubblici e privati coinvolti nella crescita socio-economica del territorio».

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mini luigi-fedeleIl capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Luigi Fedele, ha commentato il bilancio di previsione 2012 che sarà discusso nella riunione del Consiglio regionale che si svolgerà tra poche ore. “Quello che sarà discusso in Consiglio regionale rappresenta documento contabile innovativo. Un bilancio che, nell’era della crisi, coniuga rigore e crescita, nel segno dell’azione intrapresa dall’Amministrazione Scopelliti. Sono giudizi affrettati quelli espressi dai colleghi del centrosinistra sul Bilancio 2012. Valutazioni che, di certo, non descrivono in maniera effettiva la vera ratio con cui è stato concepito il documento contabile della Regione Calabria”.

“All’interno della seconda commissione – aggiunge Fedele – è stato effettuato un lavoro certosino ed incessante mirato a redigere un atto che si caratterizza per gli elementi positivi frutto di una razionalizzazione oculata della spesa realizzata in un momento di grandi ristrettezze economiche. Al contrario di quanto dichiarato da alcuni consiglieri di minoranza, il documento contabile contiene capitoli destinati a finanziare i cosiddetti “settori sensibili” (politiche sociali, enti strumentali con elevato volume di personale, trasporti). Il bilancio della Regione riserva, infatti, la dovuta attenzione alle categorie sociali più deboli, dal momento che, ad esempio, 70 milioni di euro sono destinati per il lavoro ed il precariato, di cui 32,5 milioni per gli LPU, 18 milioni per l’ex fondo sollievo, 9,5 milioni di euro, 7,5 milioni di euro per altro precariato. Nel bilancio sono inoltre previsti 53 milioni di euro, quale quota a carico del bilancio regionale, per il comparto di spesa inerente alle attività di forestazione, che dovrebbero essere sufficienti, insieme ai 160 milioni di euro stanziati dalla Legge Finanziaria dello Stato per l’anno 2010, anche grazie all’attivazione, secondo quanto sostiene il Dipartimento, dell’istituto della cassa integrazione per un certo periodo di tempo, che dovrebbe comportare un risparmio di almeno 35 milioni di euro. In più, 3 milioni di euro sono previsti per la charteristica e per altri interventi nel settore della mobilità. Sono stati disposti emendamenti per deliberare il fondo assistenziale dei sordomuti e dei ciechi calabresi. Si è individuata, infine, una soluzione che va incontro alle esigenze del trasporto pubblico locale. Durante la seduta della Massima Assise, chiamata a votare una manovra che mira esclusivamente alle reali esigenze dei cittadini calabresi, sarebbe opportuno il contributo di una minoranza propositiva e non critica ad ogni costo e verso qualsiasi tipo di interevento adottato dalla Giunta Scopelliti”.

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mini Nicola_DAgostinoVIBO VALENTIA - La maggioranza di centrodestra che sostiene la giunta D'agostino è "franata" sui rilievi mossi dalla Corte dei conti al bilancio di previsione 2011. E' quanto sostiene, in una nota, il gruppo consiliare del Pd al comune di Vibo, che non manca di lanciare qualche frecciata anche ad altri componenti della stessa opposizione consiliare. Di seguito riportiamo integralmente il comunicato stampa dei democrats vibonesi.

"Al Consiglio Comunale del 16 dicembre alle ore 16.00 la maggioranza consiliare è franata sulla richiesta letta dal Consigliere Talarico, a nome di tutti i consiglieri del PD, di discutere preliminarmente ed in via di urgenza,  prima dei previsti  punti 1 e 2 dell’ordine del giorno relativi alla Variazione di Bilancio del esercizio finanziario del 2011 (punto 1) e all’assestamento generale (punto 2), della deliberazione nr. 466/2011 della Sezione Regionale di Controllo per la Calabria di Catanzaro pervenuta al comune di VV in data 7/11/ c.a. La sopra citata nota della corte dei Conti bacchetta sonoramente l’operato della Amministrazione D’Agostino in relazione al Bilancio previsionale del 2011. Per il PD, che aveva già denunciato a gran voce l’inosservanza delle leggi e regolamenti contabili e il dissesto dell’Ente, non è possibile approvare gli assestamenti di bilancio senza prima aver preso almeno atto della delibera della Corte dei Conti e ciò soprattutto in considerazione che la notifica dell’organo di controllo è pervenuta al Comune prima delle delibere di Giunta che hanno approvato la variazione l’assestamento di Bilancio (date del 22 e 29 novembre). Per il PD è di tutta evidenza che le pratiche portate all’ordine del giorno non rispecchino le prescrizioni imposte dalla Corte dei Conti ed infatti, alla richiesta di prendere atto in via preliminare delle determinazione della Sezione di Controllo, la maggioranza consiliare si è 'squagliata' uscendo dall’aula. Ed infatti la votazione sulla messa all’ordine del giorno è stata bocciata dalla maggioranza consiliare con 15 voti. I consiglieri del PD votando a favore dell’inserimento hanno stigmatizzato come, seppure si discuteva di importantissimi argomenti, l’Aula aveva il numero legale con il contributo della sola opposizione. Ed infatti immediatamente dopo la bocciatura dell’ordine del giorno del PD gli stessi consiglieri del gruppo chiedevano al Presidente al verifica del numero legale usecndo dall’aula. A questo punto al Presidente del Consiglio non è rimasto altro che constatare la mancanza del numero legale. Neppure la richiamata dopo dieci minuti dava alcun frutto. Maggioranza volatilizzata. Opposizione del PD ancora una volta a segno. Grossi problemi sul bilancio. Non è sfuggito ai più il dato che i consiglieri Rocco, Luciano e Colloca sono rimasti, tra gli sfotto della vera opposizione del PD ed i sorrisini della maggioranza,  in aula cercando di mantenere il numero legale alla maggioranza. I tre si  avviano, in deprimente solitudine,  sempre più ad rinvigorire , almeno nei fatti, le fila della maggioranza che comunque appare sempre più fragile e smarrita e che ha toppato un appuntamento fondamentale quale il bilancio".

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mini furto-repertorioUn altro furto notturno turba la quiete della cittadina bruniana: la notte scorsa, la solita banda del buco ha messo a segno un altro colpo, l'ennesimo, in pieno centro storico. La vittima, questa volta, è un'anziana signora ottantenne, Z.R., che vive da sola nella sua abitazione, situata su corso Umberto I. Tra mezzanotte e l'una, tre persone a volto coperto si sono introdotte in casa e hanno subito legato al letto l'anziana donna con del nastro adesivo. Dalle prime notizie, non sembra che l'ottantenne abbia subito violenze, a parte l'essere immobilizzata con la forza mentre i ladri gli svaligiavano la casa. Entrati da un'entrata secondaria, i malviventi, dopo essersi impossessati di denaro e gioielli, pare siano andati via dalla porta principale che dà proprio su corso Umberto I. A quell'ora alcuni esercizi pubblici erano ancora aperti, infatti la donna, che è riuscita a lliberarsi da sola dopo che i ladri erano fuggiti, ha lanciato l'allarme rivolgendosi ai titolari di una pizzeria poco distante dalla casa svaligiata. All'arrivo dei carabinieri di Serra, l'anziana signora era in stato confusionale e visibilmente sotto shock. Proprio in queste ore, comunque, i militari della locale Compagnia stanno eseguendo una serie di controlli, soprattutto nel centro storico, mirati proprio ad individuare i responsabili e il bottino del furto di stanotte.

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