Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo:
Riceviamo e pubblichiamo:
E’ senza dubbio singolare il comportamento dell’amministrazione Rosi in merito alla gestione degli LPU utilizzati finora dal Comune di Serra San Bruno. Ed ancora più particolare è l’atteggiamento del neo Assessore Regionale al Lavoro Nazzareno Salerno che, a Catanzaro e a Roma afferma di tenere in massima considerazione il futuro lavorativo degli Lsu e degli Lpu calabresi ma poi nel suo Comune, dove sicuramente ha la possibilità di indirizzare alcune scelte, non induce alla ragionevolezza chi, incoscientemente, si adopera per mandare a casa 58 lavoratori che da tanti anni rappresentano lo strumento con cui la collettività di Serra ha potuto godere di servizi primari a costi vicino alla zero.
Solo qualche settimana fa, replicando ad una nota attribuita ad alcuni Lpu in cui si sostenevano le azioni di Rosi, ma che noi abbiamo sempre pensato fosse frutto di una “penna amica” del Sindaco, dicevamo appunto che i lavoratori dovrebbero stare sempre dalla stessa parte perché la ruota gira ed il potente potrebbe secondo i suoi umori prendersela con chiunque. La verità è, a nostro parere, che gli Lpu di Serra, che da sempre si sono adattati ai voleri ed ai bisogni degli amministratori di turno, non hanno conquistato la consapevolezza che la politica va e viene e che nessuno, ad iniziare da Rosi può inopinatamente decidere della vita lavorativa e del sostentamento economico di 58 famiglie quando, addirittura, le risorse necessarie non sono nemmeno erogate dall’ente che li utilizza.
Non ne ha assolutamente il diritto ed i lavoratori lo devono ben capire, prima loro, e poi farglielo capire all’attuale Sindaco a cui è stato consegnato un paese nobile come Serra San Bruno che a nostro parere meriterebbe ben altre attenzioni e ben altri argomenti da trattare, primo fra tutti un piano di sviluppo dell’occupazione e dell’area, ogni anno che passa sempre più emarginata e periferica, a dispetto del fatto che lì vivono o da lì provengono diversi uomini di potere, per citarne solo alcuni, Censore, Salerno, Calvetta. E comunque la responsabilità di quello che si sta preparando per gli Lpu di Serra non può essere solo opera del Sindaco, bisogna capire cosa c’è dietro, ad iniziare dalla richiesta di trasferimento in massa di alcuni di loro al Parco delle Serre, ente che attualmente, da lottizzazione politica, pare essere nelle disponibilità di Salerno, dominus di Rosi.
Qual è la strategia che anima tutto ciò? Quale epurazione si ha in mente?
Qualunque cosa questi signori pensino, deve essere assolutamente sventata, e l’unico modo per ottenere ciò è la coesione di tutti i lavoratori interessati, la loro lotta per la conquista di dignità e lavoro, una forte opposizione alle trame di chi, forte del consenso conseguito alle elezioni, ritiene forse di essere stato investito del potere di vita e di morte sui suoi concittadini. Così anziché utilizzare quella preziosa fiducia assegnatagli per portare serenità nella città e tra la gente, si diletta ad instillare preoccupazioni su preoccupazioni.
Certamente ci aspettiamo un intervento forte di tutte le opposizioni ma anche dei consiglieri di maggioranza che abbiano voglia e capacità di indurre il Sindaco a ragionare. Noi intanto, per quello che ci compete, abbiamo inoltrato una richiesta d’incontro all’Amministrazione, con l’intento di discutere di tutto ciò, alla presenza delle altre OO.SS e dei lavoratori perchè sia fatta chiarezza sulle posizioni di ognuno.
Quale azienda, se avesse la possibilità di utilizzare gratis diecine e diecine di lavoratori, magari formandoli per i servizi che più sono utili ed investendo su di loro magari per un ricambio quando i veterani andranno in pensione, li rifiuterebbe? Credo nessuno, a meno che non abbia tutte le rotelle al proprio posto. Oppure a fare paura è proprio l’eventualità che qualcuno reclami una stabilizzazione che riempirebbe gli organici per i prossimi 15 anni e quindi impedirebbe le solite pratiche clientelari?
Luciano Prestia
Segretario Provinciale UIL Vibo Valentia
Riceviamo e pubblichiamo:
Irresponsabili! Dopo l’annuncio di non voler rinnovare i progetti relativi ai lavoratori Lsu-Lpu, nessun altro aggettivo può qualificare meglio sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza. La peggiore amministrazione della storia serrese, con quest’ultimo passo, si accinge a varare quello che rappresenta un autentico capolavoro di insensibilità. Un’insensibilità, aggravata dalla volontà di scaricare la responsabilità di ciò che non funziona sulle spalle di 58 padri e madri di famiglia che corrono il serio rischio di ritrovarsi in mezzo alla strada. Il compito della politica, o meglio della buona politica, dovrebbe essere, tra gli altri, quello di creare condizioni favorevoli allo sviluppo economico, di costruire opportunità occupazionali, di accorciare le distanze sociali attraverso un benessere il più possibile diffuso. Al contrario, a Serra, l’amministrazione lavora per far lievitare il disagio e per impoverire le famiglie e l’intera comunità. Non sfugge a nessuno, infatti, che, qualora lo scellerato progetto dovesse andare in porto, il danno arrecato all’economia locale sarebbe di proporzioni incalcolabili. Anziché studiare misure, per invertire la rotta di un paese in declino, con un’economia in ginocchio, con molte famiglie afflitte dalla disperazione e dalla povertà, il sindaco e la sua giunta non trovano altro di meglio che scaraventare nella disperazione 58 famiglie . Come se non bastasse, quello che corrisponde ad un sostanziale licenziamento dei lavoratori, rischia, anche, di depauperare il Comune che si troverebbe nella condizione di non poter erogare molti servizi, allo stato svolti da lavoratori Lsu-Lpu. Nei giorni scorsi, al fine approfondire la vicenda (prima di presentare la richiesta di convocazione di un consiglio comunale straordinario) mi sono recato dal sindaco, il quale nel confermare la volontà di non rinnovare i progetti, ha ventilato l’ipotesi di affidare all’esterno alcuni servizi. Un disegno folle ed economicamente insostenibile (l’ultimo rendiconto è stato chiuso con un disavanzo di 187 mila euro), che nel mettere a rischio la sopravvivenza del Comune, rende ancor più precaria l’esistenza di chi già rappresenta il paradigma della precarietà. Non è un caso, che ben 19 lavoratori, in ansia per il loro futuro, abbiano presentato domanda di trasferimento, dopo aver compilato un modellino distribuito “informalmente” presso il gabinetto del sindaco. Viene, quindi, da chiedersi che fine abbia fatto quella società mista che, in campagna elettorale, l’attuale sindaco aveva promesso, per stabilizzare gli Lsu-Lpu? Con tutta evidenza, si tratta dell’ennesima bufala, che va ad aggiungersi alle tante altre, propinate per accaparrarsi qualche preferenza. Lascia, inoltre, basiti il conformismo dell’intera maggioranza nelle quale non si ode nessuna voce critica. Al contrario, qualcuno difende il provvedimento motivandolo con la scarsa produttività dei lavoratori. Se il criterio di valutazione, basato sull’efficienza e sui risultati raggiunti, si applicasse a tutti, la prima a dover andare a casa dovrebbe essere l’attuale maggioranza. Tanto più che i lavoratori, a differenza del sindaco e della sua giunta, almeno, non fanno danni.
Mirko Tassone
Consigliere comunale 'Al Lavoro per il Cambiamento'
Riceviamo e pubblichiamo:
Anche quest’anno, puntuale come una malattia di stagione, si è ripresentata la questione LSU-LPU. Un dramma che in Calabria morde la gola ad un esercito di 5.200 “lavoratori di serie B” condannati da 17 anni a galleggiare nell’angosciante stagno della precarietà. Impegnati in enti locali che senza la loro presenza si ritroverebbero costretti allo stallo operativo. Vuoti di forza lavoro. Privi di personale.
Ma a Serra San Bruno il dramma lavoro sta per diventare ancora più profondo. Perché mentre tutti i Sindaci di ogni angolo della Calabria scendono in piazza al fianco dei precari per reclamare il diritto ad un “reale rapporto di lavoro”, il primo cittadino serrese, Bruno Rosi, per non tradire la sua fama, senza alcun rossore sulle guance, dichiara di non voler rinnovare i progetti in scadenza ai 58 LSU-LPU impiegati presso lo stesso Comune di Serra.
Una decisione che calpesta quindi la dignità di ben 58 cittadini lavoratori precari. I più giovani hanno poco meno di 40 anni, mentre quelli più anziani avrebbero l’età buona per una pensione dignitosa che in realtà non riceveranno mai. E per tutti - a questo punto - quello del lavoro è ancora di più un calvario senza fine. Una via crucis che li vede in balia delle circostanze, attanagliati nella morsa del bisogno, con sulle spalle il pesante fardello del sostentamento di intere famiglie, tasse da pagare, figli che devono crescere e studiare. Per loro pochi diritti e nessun contributo utile al conseguimento di una futura dignitosa posizione pensionistica, domani la disoccupazione. Insomma giovani, madri e padri di famiglia, lavoratori pubblici “legalizzati in nero” che per volontà di un’amministrazione bigotta vengono ulteriormente affossati. Abbandonati nel limbo della marginalità inoccupazionale. In quella fascia d’età in cui sei troppo grande per trovare un nuovo lavoro e troppo piccolo per giovare di una pensione sociale.
E poco importa se dai palchi del PDL nella scorsa campagna elettorale si erano sparpagliate promesse e speranze: lavoro, incentivi, benessere. E che dire del neoassessore al Lavoro Nazzareno Salerno, che a Catanzaro dà rassicurazione e prende impegni con i precari, mentre nell’amministrazione comunale da lui di fatto guidata scarica i lavoratori come una zavorra inutile? Il risultato, dopo tante belle parole, è che i servizi - come quello della raccolta differenziata - verranno esternalizzati ed affidati ai privati, con costi esosi che metteranno KO le casse dell’ente e porteranno ad un prevedibile aumento dei tributi. E per quei 58 LSU-LPU serresi, il piatto è bello e pronto. Anzi è vuoto.
A Serra si ha l’impressione che il problema si stia sottovalutando e, senza ammortizzatori sociali, sembra scontato che da qui a poco la tensione salirà alle stelle. Tutto questo in un tempo già magro, in cui i colpi della crisi si fanno sempre più insostenibili ed in cui costantemente si ha sempre meno l’impressione di giungere, finalmente, a quella tanto agognata fine di un tunnel che, ci dicono, si chiama crisi. Una situazione cronica in cui temi fondamentali come quello del lavoro e della famiglia, a Serra San Bruno, rimangono lacerati dall’indifferenza e dal cinismo di un’amministrazione che naviga a vista, cieca di fronte alle pesanti ricadute che avrebbe sulla già fragile economia cittadina il licenziamento di Lsu e Lpu.
E poi ci si ritrova tutti a fare i cronisti. Soprattutto quando il dramma sfocia in tragedia. Come a Cercola, piccolo centro in provincia di Napoli, dove Bernardo Romano, lavoratore socialmente utile, nell’agosto di qualche anno fa si diede fuoco. Una torcia umana nel cortile della casa municipale. Un atto di accusa estrema. Il prologo angosciante nella estenuante e continua ricerca di un lavoro stabile. Di una normalità negata che in Calabria sembra sempre più un miraggio. Basti pensare che nella scorsa Legislatura, il Governo Berlusconi destinò 110milioni per la stabilizzazione degli LSU di Napoli e Palermo, lasciando nel dimenticatoio i precari calabresi.
Ci impegneremo, anche con azioni forti, per reclamare, al fianco di questi 58 serresi, il diritto al lavoro e alla dignità.
Comitato Civico Pro Serre
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