Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
SERRA SAN BRUNO – Un inizio con il botto. Questo l’incipit del nuovo seggio dell’Arciconfraternita di Maria SS. dei Sette Dolori, guidata dal priore Enzo Vavalà che per la sua prima volta sullo scanno più importante della storica Arciconfraternita serrese, ha voluto fare il chierichetto. Un inizio inusuale ma dal profondo significato, che richiama il messaggio di Cristo: “Sono venuto per servire e non per essere servito”. L’assoluta devozione religiosa e la mancanza di qualsiasi forma di assistenza pubblica e delle più elementari garanzie per la parte più disagiata delle collettività serrese, indussero nel 1694 il cappuccino Padre Antonio da Olivadi, a fondare a Serra San Bruno l’Arciconfraternita di Maria SS. dei Sette Dolori.
In cosa consisteva e consiste ancora il mutuo soccorso?
«Si realizza essenzialmente attraverso un’opera di misericordia corporale, seppellendo i defunti. Mi spiego meglio. Quando un confratello passa a miglior vita, a carico della famiglia, a parte una irrisoria retta annuale, non vi sono altre spese. Il defunto, infatti “riceve” il loculo al cimitero, la bara e la celebrazione del funerale. Si tratta di un vero e proprio servizio di onoranze funebri dalla funzione sociale. Ma c’è di più. Anticamente, nella tabella degli ufficiali c’erano gli infermieri, il cui compito era quello di visitare gli ammalati e contribuire alle spese mediche. Nei decenni passati inoltre, la confraternita ha anche aiutato alcune persone ad emigrare, sostenendo una quota del viaggio».
Il priorato ed il priore sono elementi fondamentali attorno ai quali vive la comunità della Confraternita, in cosa consistono i suoi compiti?
«Il priore esplica delle attività importanti nella vita di una confraternita. Deve organizzare, gestire tutto il patrimonio spirituale e artistico - culturale che c’è dietro la confraternita. Un compito di enorme responsabilità. Deve poi organizzare, insieme a tutto il seggio, la festa della Madonna e i riti pasquali attraverso l’allestimento della “Naca”, cioè della “Culla”, simbolo della nascita, nella quale viene adagiato il corpo di Gesù durante la processione del Sabato Santo e che ne indica la resurrezione, appunto il suo ritorno alla vita».
Dopo le recenti polemiche sugli statuti, a causa delle innovazioni volute dalla Curia, qual è adesso la situazione nella quale versa l’organizzazione delle confraternite?
«Gli statuti attualmente in vigore sono sempre i vecchi, ci doveva essere una innovazione ma non si è raggiunti l’accordo con la Curia che deve gestire ben 42 confraternite. Ma badi bene, quelle serresi sono di natura diversa. Mentre in alcuni paesi, per confraternite s’intendono dei comitati festa che organizzata e compiuta le festa esauriscono il loro ruolo, per quelle serresi non è cosi. C’è tutta un’attività spirituale e organizzativa che di fatto incidono nella vita dell’intera comunità cittadina, basti pensare alla gestione della parte cimiteriale ad esse dedicate. Certo il compito della nostra Arciconfraternita è anche quello di organizzare le feste come quella della Madonna Addolorata di settembre o come le funzioni pasquali, ma la sua è una funzione che si sviluppa quotidianamente».
Tradizione o “innovazione”, quali di queste parole caratterizzeranno il suo priorato?
«Compito del seggio priorale non è quello di portare innovazione, anche perché le cose funzionano perfettamente. Se si riferisce all’organizzazione della festa di settembre le posso dire che osserveremo la tradizione, rispettando principalmente il programma religioso e poi quello civile che vedrà una serata di musica leggera il sabato, una d’intrattenimento la domenica e la serata di lunedì, come consuetudine, sarà dedicata ad un concerto bandistico».
Il suo è un ruolo importante, oserei dire simile a quello di un capo comunità, chi si sente di ringraziare per la sua “formazione” improntata ai principi e valori della confraternita e chi invece per la sua nomina?
«Sicuramente voglio ringraziare mia madre che, subito, mi ha iscritto all’Arciconfraternita e la mia famiglia, da sempre devota alla Madonna Addolorata. Poi ringrazio il seggio uscente e l’ex priore Giorgio Raimondo che mi hanno proposto. Infine ringrazio il seggio che ho l’onore di rappresentare e che è composto oltre dal sottoscritto da: Bruno Potrino (tesoriere), Bruno Rachiele (primo consultore), Antonio Gallè (secondo consultore), Bruno Candeloro (vice tesoriere), Vito Michele Regio (segretario) e Maria Concetta Staropoli (vicesegretario).
(articolo pubblicato su "Il Quotidiano della Calabria")
Riceviamo e pubblichiamo
Rispondo alle dichiarazioni lette sull’articolo di lunedì 10 marzo u.s. del quotidiano online il “Vizzarro”, dove si riportano i fatti accaduti duranti la partita tra Allarese e Real Serra, seconda categoria, girone “F” Comitato di Vibo Valentia.
Premesso che il mio non è un tentativo di giustificare gesti del genere che, anzi, condanno, ma solo far conoscere l’altra faccia della medaglia.
Preciso che l’aggressione subita dall’arbitro da parte del giocatore S. Cirillo è avvenuta dopo l’espulsione dello stesso giocatore e non prima. Espulsione molto discutibile, in quanto il sig. S. Cirillo stava protestando, in modo vivace ma non violento, per un grave errore arbitrale. Nello specifico, l’errore arbitrale è avvenuto al 2° minuto di recupero del secondo tempo sul risultato di 2 a 0 per il Real Serra, quando il sig. Lapa chiama un fuorigioco a dir poco inesistente, infatti, tra il giocatore dell’Allarese che riceve il pallone e il portiere avversario c’erano ben tre giocatori del Real Serra. Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, considerando le innumerevoli “sviste” perpetrate, fino ad allora, a discapito dell’Allarese e l’atteggiamento assunto, ad un certo momento della partita, da parte dell’arbitro nei confronti dei giocatori, a tal proposito riporto una singola frase detta dal sig. Lapa: “Stai zitto ed allontanati”. Ed è qui che la storia poco ha a che vedere con il calcio e lo sport in generale. Storia dove l’arbitro, e non suo malgrado, è protagonista. Storia dove l’arbitro, cioè persona imparziale nel contesto, ha leso l’intelligenza e la dignità dei giocatori, del mister e dell’intera dirigenza dell’A.S. Allarese.
Ricordo a me stesso che dietro ogni partita ci sono molti sacrifici, dispendio di energie e di soldi da parte di tutte le Società a qualsivoglia livello e categoria. Poi arrivi alla partita e le decisioni, scellerate, di un singolo mandano a monte tutto quello che hai creato con sacrificio, e ci sta leggere lo sconforto sui volti dei giocatori, come ci sta perdere perchè gli avversari sono più forti, perché quello è un giorno sfortunato ed, anche, per qualche svista arbitrale. Ma oltre alla sconfitta subire la beffa, così palese, non è più sport. Questo è mancanza di serietà professionale, questo è distruggere quello che dovrebbe creare lo sport, cioè momenti di fratellanza, momenti di unione, momenti di puro divertimento.
Faccio i complimenti al giocatore del Real Serra, Gregorio De Caria, che ha saputo sfruttare al meglio un rigore, giusto, ed una punizione, dubbia, trasformandoli in gol. Ma oltre a questi due episodi non ricordo altri tiri in porta da parte dei giocatori del Real Serra.
Tuttavia, la cosa che mi lascia perplesso sono le dichiarazioni del Presidente, Bruno Masciari. Caro Presidente, mister Rullo ha dichiarato che l’operato dell’arbitro ha penalizzato l’Allarese con le sue decisioni, e non si riferiva solo alle ammonizioni combinate ai giocatori dell’Allarese (si vada a vedere il taccuino dell’arbitro), ma a tutte le “sviste” verificatesi durante la partita. Non ha mai detto che i giocatori del Real Serra si sono comportati in modo scorretto nei confronti dell’Allarese.
Vorrei dire, in ultimo, al Presidente Masciari ed al dirigente, Giuseppe Tassone, che prima di dare sentenze sugli altri guardino in casa propria. Basta che vadano a rileggere il Comunicato Ufficiale della LND di Vibo Valentia n. 78/489 della stagione sportiva 2012/2013.
Infine, faccio gli auguri vivissimi di pronta guarigione al giocatore Simone Stingi.
Il presidente dell'A.S. Allarese
Romolo Tassone
Edilferr Cittanova – Futsal Serra 5 – 6
Quintetto iniziale Futsal Serra: Carrera, Albano, D. Zaffino, Ciconte, De Padova
A disposizione: Costa, Franzè, V. Zaffino, De Caria, Nardo, Carchidi, De Raffele. All: Gerardo Pisani
Vince e convince il Futsal Serra, che dopo la prestazione alquanto deludente di sabato scorso in campionato contro l’Atletic Club Gizzeria, si riscatta anche sul piano della prestazione a Cittanova, nel ritorno dei quarti di finale di coppa Calabria ”Memorial Stefano Gallo”. Una reazione che ci voleva, insomma, per scacciare via le critiche e per bissare un altro successo, dopo quello ottenuto nella sfida di andata. I ragazzi di mister Pisani ottengono, dunque, meritatamente il pass per le semifinali e si candidano al ruolo di principale favorita alla conquista del trofeo.
Non era assolutamente facile espugnare un campo così difficile come quello di Cittanova, sostenuto da un tifo delle grandi occasioni. Ma il Futsal Serra è una squadra che, quando serve, tira fuori l’orgoglio, la determinazione e la grinta. E questa è stata sicuramente una delle occasioni nelle quali la squadra del presidente Mangiardi ha fatto vedere tutto il proprio spessore.
Rosa quasi al completo per il tecnico biancoverde, costretto a rinunciare al solo Lucio Zaffino, squalificato. Per il resto, Pisani schiera dall’inizio il solito modulo a rombo con Albano perno inamovibile della difesa, Ciconte e Domenico Zaffino sono i due esterni e De Padova pivot.
Le emozioni non si fanno attendere: nel giro di tre minuti la Edilferr cerca il gol con Fiumara ma Carrera si supera. Poi è Ciconte per il Futsal Serra a rendersi pericoloso, ma anche in questo caso c’è da segnalare la pronta reazione di Russo. Al 4? il risultato si sblocca: dopo una ripartenza scaturita da un errore poco dopo la metà campo, Nava si invola verso la porta e sigla il gol del momentaneo 1 a 0.
Gli ospiti non demordono e provano in tutti i modi di raddrizzare l’incontro con Domenico Zaffino e Ciconte, ma gli attacchi dei serresi si concludono con un nulla di fatto. Al 18?, però, arriva il meritato pareggio grazie a De Padova, che batte Russo con un tiro da fuori. Il numero 6 del Futsal Serra si ripete poco dopo, lasciando sul posto il portiere, timbrando dunque per la seconda volta il cartellino. In mezzo, anche un palo della Edilferr con Pirilli. Veementi le proteste della squadra di casa nei confronti del direttore di gara dopo un tiro, con la palla che prima sbatte sul palo e poi, a loro dire, entra in rete. L’arbitro, però, la pensa diversamente. Nei minuti finali del primo tempo, c’è anche il tempo per assistere al 3 a 1 degli ospiti, siglato da Domenico Zaffino sugli sviluppi di un calcio d’angolo.
Ad inizio ripresa, la Edilferr si fa sotto accorciando momentaneamente le distanze con Fiumara. Tempo un minuto e Domenico Zaffino va nuovamente in rete per il 2 – 4. Poi, un black-out elettrico costringe l’arbitro, il signor Pescatore della sezione di Cosenza, a sospendere l’incontro per una decina di minuti. Alla ripresa dei giochi, Ciconte realizza il quinto gol per gli ospiti (tiro deviato di testa da Carchidi), quindi la Edilffer decide di schierare il portiere di movimento: scelta che, però, non si rivelerà azzeccatissima, anche perchè dopo il fortunato 5 a 3 dei padroni di casa su una deviazione involontaria di Ciconte, De Padova realizza il gol del 6 a 3, proprio con un tiro da fuori, a porta sguarnita. Nei minuti finali, i padroni di casa riducono ad uno lo svantaggio ma non basta: Futsal Serra, dunque, meritatamente in semifinale, dove affronterà l’Aurora Gallico. Ancora da stabilire se la sfida di andata si disputerà in casa o in trasferta.
Mister Pisani, dunque, può ritenersi soddisfatto dopo questa bella reazione dei propri ragazzi, trascinati dalle parate di Carrera, e dalla buona prestazione di tutti coloro i quali sono scesi in campo. Prossimo appuntamento sabato pomeriggio in campionato, quando il Futsal Serra farà visita al Lamezia Soccer.
C’è voluto l’intervento di alcuni residenti della zona, nel quartiere ‘Spinetto’ a Serra San Bruno, per evitare il peggio. Nella mattinata di ieri, una donna è stata sorpresa da un branco di cinque cani randagi – tutti tra l’altro di grossa taglia – che l’hanno assalita facendola stramazzare al suolo. La passante, una volta aggredita dai cani, ha iniziato ad urlare terrorizzata, destando quindi l’attenzione di molti residenti del luogo che si sono subito precipitati in strada costringendo i cinque animali alla fuga e salvando quindi la donna dall’aggressione. La stessa è stata poi accompagnata nel locale presidio ospedaliero, dove gli sono state diagnosticate ferite lievi.
Un rapporto decisamente complicato quello tra gli abitanti della cittadina della Certosa ed i randagi. Una problematica dalla doppia faccia, dove a volte ad avere la peggio è l’uomo ed altrettante volte sono invece gli animali a subire soprusi e violenze. Come nel caso del cucciolo trovato – poco meno di un mese fa – letteralmente impiccato in piazza Mercato, poi fortunatamente salvato in extremis da un passante. Altro caso di maltrattamento, quello di quest’estate in piazza Guido – che destò anche le ire dell’ENPA provinciale, quando alcuni bambini furono sorpresi a giocare utilizzando un piccolo cucciolo di meticcio come pallone.
Caso a parte resta quello del locale cimitero, divenuto oggi domicilio fisso per molti randagi, liberati in branco – si sospetta – da qualche azienda, poco ‘diligente’, operante nel settore ‘accalappiacani’. Operazione agevolata dal fatto che il parcheggio afferente allo stesso camposanto è un luogo del tutto fuori mano e chiaramente poco frequentato nelle ore notturne. I cani, circa una ventina, hanno così finito per stanziarsi definitivamente tra le mura del cimitero, incutendo panico fra i visitatori che, sempre più spesso, con i fiori in mano – decisi a far visita ai propri cari defunti – sono costretti a fare dietrofront, intimoriti dalla presenza, appunto, di numerosi randagi, alcuni ancora cuccioli, altri dall’aria non proprio benevole.
"Da 3 anni le nostre richieste di incontro per illustrare le grosse criticità in ambito dialisi e nefrologia della rete calabrese non trovano sue risposte". A denunciarlo in una nota è il presidente regionale dell'Associazione nazionale emodializzati Dialisi e Trapianto, Pasquale Scaramozzino, che ha preso carta e penna, scrivendo una lettera al governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti. "E mentre nel 2010 - prosegue - i problemi erano solo strutturali, per centri dialisi obsoleti e non a norma - Serra San Bruno e il Pugliese Ciaccio di Catanzaro addirittura da terzo mondo - oggi, per blocco del turn over ed ereditate pesanti criticità, i problemi sono aumentati esponenzialmente da chiedere il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza: per carenza di personale medico o per squilibrata distribuzione dello stesso in ambito regionale - al Pugliese Ciaccio di Catanzaro è sottodimensionato l'organico medico del 40%, quello infermieristico del 20% e del 100% quello di operatori sanitari; lacunosa prevenzione delle insufficienze renali oggi in aumento esponenziale; insufficiente campagna di donazione organi mentre aumentano le richieste di trapianto; assenza totale di informatizzazione della rete sanitaria nefrologica e quindi assenza di dati regionali ufficiali; dulcis in fundo la pretesa a danno dei disgraziati dializzati la richiesta di restituzione di rimborsi chilometrici persino agli eredi di dializzati defunti". Tutto questo, secondo Scaramozzino, non fa che determinare ''condizioni di criticità nefrologiche in Calabria e di ostracismo verso i dializzati, trapiantati e nefropatici, in specie nel territorio della provincia di Vibo Valentia, abbandonata al suo destino per politiche partigiane. Questo territorio - il mio di nascita e per questo sempre nel cuore - è stato spogliato letteralmente della Unità Complessa di nefrologia diversamente da altri territori non certo più importanti. Quali sono i motivi? Mi permetta di evidenziare - dati in nostro possesso - che mentre in Calabria il rapporto tra dializzati e popolazione è 1/1479 (anno 2010) nel vibonese è 1/971( dati recenti) con aggravio per le casse della sanità vibonese di 3 milioni l'anno. Questo dovrebbe allarmarla. Per questo chiediamo una conferenza dei servizi come prevista dal DL 502/92 articolo 14 comma 4. Perché signor Presidente , ad un anno dall'approvazione del Dpgr 170, i responsabili boicottano il varo di tale decreto che da solo consentirebbe di risparmiare e soprattutto gestire ottimamente dal centro i dializzati? Con l'applicazione di tale decreto vi è la certezza di uniformità di cura e migliore distribuzione dei centri dialisi sul territorio come riportato nell'allegato 5 del richiamato decreto, frutto della collaborazione con la nostra associazione. Per l'importanza delle segnalazioni fatte, sono convinto che stavolta ci darà un riscontro".
I numeri e la qualità della partecipazione alla giornata di mobilitazione del 19 ottobre mostrano, senza ombra di dubbio, che le strategie di panico messe in atto dai mass media nei giorni precedenti non hanno funzionato. Il messaggio del terrore non ha tenuto la gente a casa. “Roma blindata, zona rossa per i cortei della paura”; “I black block invadono Roma”. Questo è quanto si leggeva su alcune prime pagine di giornali nazionali. Un giorno prima addirittura l'arresto di 5 “professionisti del terrore”. In realtà le strade di Roma sono state invase da un multiculturalismo mai visto prima. C'erano anche tanti cittadini di etnia rom, con tanto di famiglia al seguito.
A Serra San Bruno Norman Douglas ci arrivò nell’anno 1911, risalendo l’Appennino calabrese da Gioiosa Jonica per una strada dell'epoca - come a dire una strada dell’inferno - pilotato dal solito “esperto” mulattiere. Che fu un viaggio massacrante lo si intende dal tono che lo scrittore usa, corrivo e gravido di disappunto: definisce, infatti, la cittadina “uno dei luoghi più bigotti d’Italia”, appella “rinomata” la cappella di Santa Maria, sfoggia una diretta conoscenza “in merito alle pretese inclinazioni al furto di terra manifestate da quell’ordine religioso”, che è quello dei certosini, e per più approfondite descrizioni del monastero rimanda a vari autori nostrani ed esteri. Lui, il celebrato autore di Old Calabria, a Serra San Bruno, a parte certe curiosità sulla vita borghese dei monaci, c’era venuto per sapere cosa succedesse alla “divina confraternita”, che (tra gli altri) ha fatto anche il voto di non mangiare carne, quando il postale non portava dalla “lontana” Soverato il quotidiano pesce.
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