Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
VIBO VALENTIA – E’ ripresa nel pomeriggio odierno la preparazione in casa Vibonese, che domenica prossima ospiterà il Neapolis nella partita valevole per la prima giornata di ritorno del campionato di Seconda divisione, girone “B”. I ragazzi del duo Ferrante – Viola si sono sottoposti dapprima ad una serie di test della variabilità cardiaca, secondo quanto programmato dal preparatore atletico Massimo Stalteri. A seguire, i rossoblu si sono cimentati nel test di Capanna, vale a dire 20 metri andata e ritorno con recupero di 20 secondi. I portieri De Filippis e Saraò, invece, hanno svolto un lavoro di carico assieme al preparatore dei portieri Martelli. Quindi, si è passati al lavoro tattico con partitella finale. Non hanno preso parte all’allenamento Vitale e Petrucci, entrambi influenzati, e Caraccio e Doukara, che si aggregheranno al gruppo domani pomeriggio. Si è regolarmente allenato Benincasa, mentre Caridi ha proseguito con un lavoro differenziato. Il programma della settimana, infine, prevede domani pomeriggio una seduta di allenamento al “Luigi Razza” e mercoledì mattina la classica seduta “lunga” a S. Onofrio. Giovedì pomeriggio, invece, ci sarà un’amichevole con il San Calogero, compagine leader del girone B di Promozione calabrese. E’ da valutare se il confronto avverrà al “Luigi Razza” oppure a San Calogero. Molto dipenderà dalle condizioni climatiche dei prossimi giorni, perché si vuol preservare per quanto possibile il manto erboso del “Luigi Razza” in vista del prossimo match interno. Venerdì, invece, allenamento pomeridiano e sabato mattina rifinitura.
Si parla di una possibile interruzione di servizi essenziali, addirittura di prestazioni "salvavita". Disagi in molti reparti, scomparsa di molte attività ambulatoriali, rischio paralisi per l'intero sistema sanitario della provincia di Vibo: è quello che potrebbe succedere se l'Asp, come sembra, non prorogherà i contratti del personale precario che presta servizio nelle strutture sanitarie pubbliche del Vibonese. Mancano quattro giorni alla scadenza del 31 dicembre e, a quanto pare, l'Asp, guidata da una Commissione ministeriale nominata dopo l'accertamento di condizionamenti mafiosi sull'attività dell'ente, non ha prorogato i contratti dei medici che, seppur precari, svolgono quotidianamente servizi essenziali per gli utenti della provincia. Già venerdì scorso con una nota del direttore sanitario Mario Tarabbo è stato comunicato il licenziamento di 21 medici in servizio nelle unità operative e di 10 unità di comparto, dunque all'orizzonte si profilano nuovi disagi e disservizi per un territorio che è già stato privato di numerosi servizi e presidi di salute. Stamattina, intanto, si è svolta nel capoluogo di provincia una manifestazione di protesta organizzata e sostenuta dal Comitato dei precari e da tutte le organizzazioni sindacali di categoria (Anaoo, Anpo, Cgil medici, Cisl medici, Uil medici, Cimo, Fvm). Il corteo è partito intorno alle 10 dall'ospedale Jazzolino per poi raggiungere il palazzo della Provincia. I responsabili sindacali (Carlo Trusciello, Enzo Natale, Valerio Manno, Antonio Pugliese, Enzo Scaramozzino, Pietro David, Enzo Maiolo) sostengono che i licenziamenti sono la conseguenza del piano di rientro, parlando di decisione "grave ed irresponsabile" che determinerà, appunto, "l'interruzione di servizi essenziali, alcuni letteralmente salvavita". Sulla questione sono intervenuti anche i consiglieri regionali vibonesi Nazzareno Salerno (Pdl, presidente della Commissione sanità) e Bruno Censore (Pd). Di seguito le dichiarazioni che hanno rilasciato in merito ai licenziamenti.
“In una fase particolarmente delicata per la Sanità calabrese - si legge in una nota congiunta di Salerno e del senatore Bevilacqua - in cui è di vitale importanza garantire i Livelli essenziali di assistenza, dobbiamo purtroppo registrare che l’Asp di Vibo, sottoposta a commissariamento per le ben note vicende, anziché attivarsi prima e meglio delle altre Aziende, è l’unica realtà che non ha provveduto a prorogare i contratti dei precari. Si tratta di una circostanza spiacevole e poco comprensibile anche alla luce delle disposizioni dell’Ufficio del Commissario per il Piano di rientro, che ha dato il via libera alla proroga, delle indicazioni del Dipartimento Tutela della Salute e della risoluzione approvata in Commissione Sanità nella quale viene evidenziata la necessità di procedere in tal senso in tempi rapidi. In effetti - proseguono Salerno e Bevilacqua - tutte le Aziende calabresi hanno capito la rilevanza del ruolo dei soggetti interessati dalla questione, rendendosi conto delle devastanti conseguenze che scaturirebbero dall’eventuale assenza di questo personale e hanno operato con celerità. Tutte tranne l’Asp di Vibo che insiste nel proseguire con modalità gestionali che non si addicono né al momento storico né alla situazione di Vibo e del Vibonese, dove, per quanto accaduto negli ultimi anni e per le inefficienze strutturali, ci sarebbe stato bisogno di interventi decisi e tempestivi atti a rimuovere tutte le criticità esistenti e a dare l’esempio di come doveva essere gestita l’Azienda in termini di efficacia, trasparenza e prontezza. La disponibilità mostrata durante l’audizione in Commissione Sanità dell’Ammiraglio Tarabbo non ha dunque avuto seguito anche perché, spesso e stranamente, ci si attarda nell’aspettare autorizzazioni superflue che nessuna altra Asp della Calabria ha richiesto. È opportuno sottolineare che gli ordini di scuderia tesi ad organizzare i metodi, i meccanismi e le turnazioni per sostituire questi precari, dando per scontata la mancata proroga, non fanno altro che peggiorare le condizioni tanto del personale, costretto a massacranti sacrifici che con ogni probabilità ne intaccano la lucidità e si riflettono sulla produttività, quanto dei pazienti che vedono diminuire ulteriormente la qualità dei servizi. È facile prevedere - è la conclusione del consigliere regionale e del senatore del Pdl - qualora sarebbe impedita la continuità lavorativa dei precari, la materializzazione di uno scenario terrificante in una provincia in cui rimarrebbero poche tracce di buona Sanità e innumerevoli disagi che produrrebbero la crescita esponenziale dell’emigrazione sanitaria. Ci preme pertanto ribadire che è assolutamente indispensabile prorogare i contratti dei precari per non demolire l’offerta di prestazioni sanitarie e per non penalizzare, attraverso scelte che paiono inspiegabili, tutti i cittadini vibonesi che, è utile ripeterlo, si aspettavano una fase di rilancio e non di decadenza da una commissione venuta per fare ordine e pulizia e non per dare prova di sorprendente immobilismo”.
«In un territorio quale quello Vibonese, dove il diritto alla salute è stato pesantemente messo in dubbio dai tagli alle strutture ospedaliere, non è più possibile assistere all’incessante depauperamento strutturale, qualitativo e professionale dei servizi sanitari che rischia di acuire una situazione grave, che potrebbe sfociare in una vera e propria emergenza». E’ quanto afferma il consigliere regionale Censore, che invita i vertici dell’ASP di Vibo Valentia e Scopelliti, in qualità di Commissario ad Acta per l’attuazione del Piano di Rientro, a spingere sull’acceleratore per sanare una situazione che rischia di non garantire ai fruitori dei servizio sanitario pubblico, ossia ai cittadini, prestazioni sanitarie all’altezza e di mortificare tantissime professionalità qualificate. «Il prossimo 31 dicembre - spiega Censore - scadranno i contratti dei precari che da anni lavorano al servizio del sistema sanitario. Si tratta di figure professionali indispensabili per garantire anche in provincia di Vibo Valentia l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza. Nelle scorse settimane, nel corso del question time che ha preceduto una delle ultime sedute consiliari, rispondendo all’interrogazione presentata dal sottoscritto assieme ai collegi Guccione, Aiello e De Gaetano, in nome e per conto del Governatore Scopelliti, il Vicepresidente della Giunta regionale, on. Antonella Stasi, aveva garantito l’impegno della Regione ad affrontare prima e a risolvere poi la vicenda dei precari della sanità calabrese e quindi vibonese. Un ulteriore passo in avanti nella complessa vicenda si è registrato proprio nei giorni scorsi quando, grazie anche e soprattutto alle pressanti richieste e alla meritoria opera di sensibilizzazione dell’opposizione consiliare, la terza commissione regionale, all’unanimità, ha licenziato un Atto di Indirizzo con il quale si richiede la proroga di tutti i contratti dei lavoratori precari. Eppure, ciononostante, nel Vibonese non si è mosso nulla per il rinnovo dei contratti in scadenza: l’angoscioso conto alla rovescia, dunque, è già iniziato e se nel giro di pochi giorni non si troverà un’adeguata soluzione sulla falsariga di quanto avvenuto in altre province, a Vibo Valentia 31 figure professionali, cui va la mia vicinanza politica ed istituzionale, di cui 21 medici che ad oggi hanno garantito l’attività di reparti come oculistica, otorinolaringoiatria, oculistica, medicina, urologia e nefrologia, saranno costretti a cessare il rapporto con l’Azienda Sanitaria Provinciale, con pesanti ripercussioni per l’utenza e per i servizi erogati. Insomma - conclude Censore - l’immediata proroga dei contratti in scadenza è un’impellente necessità, dinanzi alla quale i vertici dell’ASP di Vibo Valentia e il Commissario ad Acta per l’attuazione del Piano di Rientro, ai quali ricordo che i cittadini e il loro diritto alla Salute devono essere al centro della Sanità, non possono più tergiversare. Scopelliti deve al più presto autorizzare, con atti tangibili e formali, la proroga dei contratti e i vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale devono al più presto attivarsi, sulla falsariga di quanto fatto dalle altre ASP calabresi, per prorogare i contratti in scadenza e per scongiurare, così, il rischio che continui quell’incessante processo di depauperamento strutturale, qualitativo e professionale dei servizi sanitari in provincia di Vibo Valentia».
La giunta del Senato ha deciso che non c'è incompatibilità tra le cariche di sindaco di una città con più di 20mila abitanti e di senatore. La giunta dunque ha preso una decisione che contrasta apertamente con quanto aveva sancito la Corte costituzionale, e quindi in sostanza palazzo Madama (foto), su una vicenda che riguarda direttamente il parlamento, ha ignorato la legge, anzi ha stabilito di procedere in maniera diametralmente opposta. La questione era stata sollevata di fronte alla giunta dai senatori Antonio Azzollini e Vincenzo Nespoli, interessati direttamente poichè rispettivamente sindaci di Molfetta e Afragola. Pd e Idv hanno abbandonato per protesta i lavori della giunta del Senato, ma l'interrogativo che è rimbalzato in Calabria appena appresa la notizia riguarda Michele Traversa, che è deputato e ha presentato le dimissioni da sindaco di Catanzaro. Se volesse, Traversa potrebbe appellarsi alla giunta della Camera come hanno fatto i suoi colleghi senatori - cosa che lui non ha fatto finora - e l'organismo potrebbe, per analogia con la decisione della giunta del Senato, decidere per la non incompatibilità. Dunque Traversa, in teoria, potrebbe anche rimanere sindaco, anche se le sue dimissioni, a quanto sembra, potrebbero essere riconducibili non tanto, o non solo, all'incompatibilità con la carica di deputato, quanto a movimenti e stategie sotterranee nella Catanzaro che conta. Movimenti ancora difficili da decifrare per gli osservatori esterni, ma che certamente aumenteranno di intensità con la decisione di stamattina della giunta del Senato.
L'arresto di Giuseppe Plutino (foto), 47enne consigliere del Pdl al comune di Reggio Calabria, sta scatenando una nuova bufera sull'amministrazione di Palazzo San Giorgio. Plutino è rimasto coinvolto nell'operazione della Dda scattata stamattina contro la cosca Caridi, ed è stato arrestato insieme ad altre 6 persone tra cui il presunto reggente della cosca, Leo Caridi. Il consigliere comunale, ex assessore all'ambiente, in carica da tre mandati, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, e secondo gli inquirenti sarebbe stato il punto di riferimento politico delle cosche Caridi-Libri, che lo avrebbero appoggiato elettoralmente nelle comunali del 2011. In seguito all'operazione odierna e alle altre grane giudiziarie che hanno investito palazzo San Giorgio, le parlamentari Doris Lo Moro (Pd) e Angela Napoli (Fli) chiedono con forza l'intervento del Ministero dell'Interno sul comune di Reggio.
"Apprendiamo dalle agenzie - ha dichiarato la Lo Moro - che è in corso un'operazione della Polizia di Stato per l'esecuzione a Reggio Calabria di sette ordinanze di custodia cautelare in carcere contro altrettanti presunti affiliati alla cosca Caridi, con cui si contesta l'associazione per delinquere finalizzata ad estorsione e danneggiamenti. Apprendiamo, in particolare, che tra gli arrestati vi e' Giuseppe Plutino, consigliere comunale di Reggio Calabria del Pdl in carica da tre mandati. Mi chiedo e chiedero' oggi al Ministro dell'Interno, nel corso dell'audizione prevista presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, cos'altro deve succedere perche' si proceda ad una seria verifica di quanto succede a Reggio Calabria''.
Di tenore ancora più deciso è l'intervento della Napoli, componente della Commissione Parlamentare Antimafia: "L’arresto odierno del consigliere comunale Giuseppe Plutino, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito dell’operazione contro la cosca Caridi della ‘ndrangheta reggina - scrive la deputata - credo non possa più esimere il ministro dell’Interno dall’avviare adeguate procedure per lo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria per infiltrazione mafiosa. Già nello scorso mese di novembre 2011 dalle indagini che avevano portato all’operazione 'Sistema' contro alcuni presunti affiliati alla cosca Crucitti della ‘ndrangheta reggina, è emerso che per infiltrarsi nel Comune di Reggio Calabria, il capo della cosca, Santo Crucitti, aveva fatto convogliare i propri voti e quelli dei suoi gregari su Pasquale Morisani, attuale Assessore ai lavori pubblici presso il Comune della Città. Sempre nello stesso mese di novembre 2011 l’operazione 'Astrea' ha evidenziato il controllo della cosca Tegano sulla società mista Multiservizi, società municipalizzata, dove il Comune di Reggio Calabria detiene ben il 51% delle quote, e che fino allo scorso anno ha avuto, quale suo consulente, il commercialista Demetrio Arena, attuale Sindaco di Reggio Calabria. Per non parlare di quanto è fin ora emerso dall’ inchiesta 'Meta', con il coinvolgimento di ex consiglieri comunali, di imprenditori affidatari di incarichi e di assunzioni varie da parte del Comune di Reggio Calabria.
Né credo si possa pensare che quanto si nasconde dietro il suicidio della dirigente comunale Orsola Fallara continui ad essere coperto dalle dichiarazioni 'compiacenti di alcuni indagati'.
Ritengo che la misura sia davvero colma e nessuno possa più continuare ne a chiudere gli occhi ne a coprire, omettendo gli adeguati interventi, su quanto sta accadendo a Reggio Calabria".
Il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Luigi Fedele, ha commentato il bilancio di previsione 2012 che sarà discusso nella riunione del Consiglio regionale che si svolgerà tra poche ore. “Quello che sarà discusso in Consiglio regionale rappresenta documento contabile innovativo. Un bilancio che, nell’era della crisi, coniuga rigore e crescita, nel segno dell’azione intrapresa dall’Amministrazione Scopelliti. Sono giudizi affrettati quelli espressi dai colleghi del centrosinistra sul Bilancio 2012. Valutazioni che, di certo, non descrivono in maniera effettiva la vera ratio con cui è stato concepito il documento contabile della Regione Calabria”.
“All’interno della seconda commissione – aggiunge Fedele – è stato effettuato un lavoro certosino ed incessante mirato a redigere un atto che si caratterizza per gli elementi positivi frutto di una razionalizzazione oculata della spesa realizzata in un momento di grandi ristrettezze economiche. Al contrario di quanto dichiarato da alcuni consiglieri di minoranza, il documento contabile contiene capitoli destinati a finanziare i cosiddetti “settori sensibili” (politiche sociali, enti strumentali con elevato volume di personale, trasporti). Il bilancio della Regione riserva, infatti, la dovuta attenzione alle categorie sociali più deboli, dal momento che, ad esempio, 70 milioni di euro sono destinati per il lavoro ed il precariato, di cui 32,5 milioni per gli LPU, 18 milioni per l’ex fondo sollievo, 9,5 milioni di euro, 7,5 milioni di euro per altro precariato. Nel bilancio sono inoltre previsti 53 milioni di euro, quale quota a carico del bilancio regionale, per il comparto di spesa inerente alle attività di forestazione, che dovrebbero essere sufficienti, insieme ai 160 milioni di euro stanziati dalla Legge Finanziaria dello Stato per l’anno 2010, anche grazie all’attivazione, secondo quanto sostiene il Dipartimento, dell’istituto della cassa integrazione per un certo periodo di tempo, che dovrebbe comportare un risparmio di almeno 35 milioni di euro. In più, 3 milioni di euro sono previsti per la charteristica e per altri interventi nel settore della mobilità. Sono stati disposti emendamenti per deliberare il fondo assistenziale dei sordomuti e dei ciechi calabresi. Si è individuata, infine, una soluzione che va incontro alle esigenze del trasporto pubblico locale. Durante la seduta della Massima Assise, chiamata a votare una manovra che mira esclusivamente alle reali esigenze dei cittadini calabresi, sarebbe opportuno il contributo di una minoranza propositiva e non critica ad ogni costo e verso qualsiasi tipo di interevento adottato dalla Giunta Scopelliti”.
«Quann'era picciliddro, una volta sò patre, per babbiarlo, gli aveva contato che la luna 'n cielu era fatta di carta. E lui ci aviva criduto». 250 pagine da scorrere tutte d’un fiato. Leggero quanto un racconto, torbido come un romanzo. La luna di carta di Camilleri parte proprio da una surreale rivelazione che da bambino il commissario Montalbano ascoltò dalla bocca di suo padre, che per babbiarlo (prenderlo in giro) gli disse che la luna è fatta di carta. Montalbano naturalmente ci aveva creduto.
Questo è più o meno quanto accaduto a Serra San Bruno nel corso dell’ultima campagna elettorale, quando per accaparrarsi il consenso degli elettori serresi, i PdL boys fecero venir giù dal pulpito promesse a valanga. Ed allora via con campi da golf, piste di go-kart, ospedali del futuro, diurni in ogni dove, strade asfaltate entro un mese dall’insediamento della nuova giunta, finanziamenti per il sostegno alle giovani coppie e a chi volesse edificare una nuova casa, piscina comunale adeguata alle esigenze dei giovani disabili (con tanto di nome e cognome degli stessi ragazzi sparati in piazza direttamente dai palchi), un nuovo ciclo per la raccolta differenziata dei rifiuti, soluzione del problema acqua (non)potabile ed ultimo, ma non meno importante, l’immancabile cavallo di battaglia dei 100 posti al Parco delle Serre (fra l’altro finanziati tramite il Fondo Sollievo esaurito più di 4 anni fa). Strette di mano, pacche sulle spalle e frottole come se piovesse. I serresi ci credettero.
Sono passati i primi 6 mesi e Serra San Bruno è ancora dominata dal marciume figlio della poco oculata gestione di una squadra divisa che ci governò fino al novembre 2010. Non tanto, o non solo, per colpa dell’ex sindaco Lo Iacono, trovatosi solitario ad amministrare un intero comune, ma del resto dei componenti di una maggioranza presente a singhiozzo. In comune assessori e consiglieri ci andavano ogni 2-3 mesi per fare sfoggio del vestito della domenica ed alzare ogni tanto la mano durante le votazioni nei consigli comunali. Non esistono ricette assolute per la felicità di un piccolo centro urbano del meridione, soprattutto in un periodo così magro, ma urge per il prossimo futuro avviare la formazione di una classe amministrativa caratterizzata dalla presenza di uomini e donne, non per forza giovani, ma necessariamente capaci e liberi. Affinché finalmente si definisca un’inversione di tendenza che allontani la città dal binario morto che ancora adesso sta percorrendo e che ha visto come protagonisti, non solo oggi, decine di professionisti “navigati” con uffici privati colmi di lavoro e poco tempo da dedicare alla vita amministrativa di Serra, ed una manciata di ragazzi a cui è stata sistemata addosso l’armatura scintillante della gioventù forgiata da tanti voti (perché appartenenti a famiglie numerose) ma da poca, pochissima qualità amministrativa. Solo così si potrà scardinare il meccanismo creato da chi si è permesso il lusso di promettere tutto, anche l’impossibile, e non mantenere nulla. E trascurante della grave crisi che ci attraversa, nell’arco di questi 6 mesi ha ben pensato di far adottare aiuole ai commercianti ed inscenare tragicomiche giostre medievali fra rioni. Ci manca solo, per l’appunto, la luna di carta.
La tranquillità è sparita, e Serra San Bruno non c’è più. O meglio c’è ancora, ma è così cambiata che si stenta a riconoscerla. In città si respira un’aria tanto leggera quanto paradossale. Gli scalpellini, i falegnami, le maestranze di un tempo sono state maldestramente rimpiazzate da orde di cannibali, poppanti malati di ‘ndrangheta e aspiranti veline smaniose di libertà a buon mercato. Un circo all’aperto, un mondo alla rovescia. Dove basta un nonnulla ed una banale lite si tinge di vendetta. E gli anziani, unica credibile guida popolare, vengono costretti ai margini del tessuto socio-culturale. Dispensatori di saperi passati di moda. Voci fuori campo come nelle strisce dei Peanuts. Tanto che sembra normale che siano bastati solo due mesi per relegare all’oblio il clima mistico dettato dalla venuta del Pontefice. Un’illusione scaduta in fretta come un barattolo di yogurt dimenticato in fondo al frigorifero.
Benedetto XVI aveva lasciato un messaggio impregnato di senno ed equilibrio, che nessuno neanche lontanamente ha pensato di dover seguire alla lettera. E cosi il tran tran quotidiano si trasforma in uno scenario degno della New York del primo ‘900. Dominata da gangs e coltelli.
Basta poco e Serra si popola di personaggi che sembrano usciti dai peggiori articoli di cronaca. Intere colonne di giornale che raccontano di vissuti diversi ma sempre della stessa violenza.
Un attivista e tutta la sua Associazione vengono minacciati con un bossolo di lupara sistemato ai piedi dell’uscio di casa, dritto su se stesso come gli abeti secolari che ci dominano dall’alto dei boschi. Contemporaneamente una squadriglia di teppistelli pensa bene di animare una notte altrimenti vuota sfregiando qualche autovettura, sfondando l’entrata di una palestra e di una scuola pubblica. Giusto per distruggere e saccheggiare qualcosa. Un noto avvocato viene accarezzato a pugni da un parente. I furti nelle case del centro storico continuano ad essere all’ordine del giorno, o meglio della notte. Un tenace trentacinquenne si mostra deciso a riconquistare l’ex-moglie minacciandola con un serramanico. Due ragazze rivali in amore dibattono l’oggetto del conteso armate di sbruffonate e coltelli, meglio del Rugantino nella Roma del Papa Re.
Il bacillo della violenza contamina tutti ed anche i patrizi della politica pare non ne siano immuni: un consigliere regionale avrebbe (il condizionale è d’obbligo) spiegato a suon di pugni ad un suo ex-dipendente che non avrà mai i soldi che gli spettano, almeno stando a quanto ha denunciato alla polizia la presunta vittima dell’aggressione.
Ed allora, come si fa a riprendere il cammino in direzione di un orizzonte nuovamente umanizzato? Su quali basi si può fondare la riconquista di un'armonia entro uno spazio ormai distrutto e sconvolto? Quale cura si può auspicare se l’interesse per la drammatica uccisione di Pasquale Andreacchi, a distanza di soli due anni, si è affievolito nell’indifferenza più totale, raffreddatosi come la cera colata dalla testa di una candela stanca?
SERRA SAN BRUNO - Un consigliere regionale serrese avrebbe aggredito fisicamente un suo ex dipendente. A denunciarlo è proprio quest'ultimo, gelataio e pasticcere, anche lui di Serra San Bruno, che nella serata di ieri si è presentato al pronto soccorso del locale ospedale dove i sanitari gli hanno riscontrato una piccola ferita sull'arcata sopraciliare, riferita a percosse, e alcune abrasioni, per una prognosi di 7 giorni. "Ieri sera - è il racconto della presunta vittima dell'aggressione - sono stato avvicinato da questa persona mentre rientravo a casa. Dopo che la persona in questione mi ha detto che è inutile che io promuova azioni legali contro di lui per riavere alcuni soldi che mi spettano, mi ha preso a pugni". Il gelataio, secondo quanto riferito al Vizzarro.it da lui stesso, avrebbe denunciato l'accaduto presso il locale commissariato di Polizia. Sempre secondo quanto riferito dalla presunta vittima, l'aggressore sarebbe Nazzareno Salerno, esponente del Pdl e presidente della Commissione Sanità in Consiglio regionale.
Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Associazione "Il Vizzarro”
via chiesa addolorata, n° 8
89822 - Serra San Bruno