mini monumento_bruno_pelaggiUn secolo fa, 6 gennaio 1912, moriva a Serra San Bruno, dove era nato il 15 settembre 1837 da Gabriele e Giuseppina Drago, Mastru Brunu Pelaggi, poeta dialettale, che si può considerare il precursore e protagonista/vittima della mai risolta “questione meridionale”. Parlare e scrivere di Mastro Bruno, infatti, è di una forte e sconcertante attualità a dispetto del secolo che ci divide. I temi della sua poesia spicciola e senza pretese linguistiche o sintattiche e tanto meno metriche (scalpellino da mattina a sera senza voler essere o apparire “poeta” ma semplicemente raccontare a se stesso e al suo vicinato “li stuori” come definiva i suoi componimenti che non scriveva, seppur sapesse leggere e scrivere, ma dettava alla figlia Virginia) sono la disperazione, la fame, la povertà, l’inquietudine della povera gente che resta sempre e comunque classe subalterna e derisa dalla “casta” di ieri come di oggi. Temi questi che erano un piacere ma soprattutto riflessione anche per le orecchie dell’altro illustre serrese, il Ministro Bruno Chimirri forse non affetto dai vizi della casta parlamentare del tempo, amico del poeta al quale non disdegnava di rivolgersi spesso per consigli. Durante il ‘900 postbellico, molti eminenti rappresentanti della letteratura italiana si sono interessati della figura e della poetica dello scalpellino di Serra San Bruno. Tra i tanti, Umberto Bosco che scrive: “Nei primi decenni del secolo, quando ero a Catanzaro, la figura di Mastro Bruno aveva i contorni incerti del mito. Se ne vantava l’arguzia che era addotta a esempio della causticità comunemente attribuita ai compaesani del mastro, gli abitanti di Serra San Bruno”.

E più avanti per lo stesso Bosco “colpisce nella poesia del Mastro la totale assenza di fatua sconcezza, fatto singolare, dato che la poesia in dialetto era tradizionalmente considerata e non solo in Calabria, il rifugio di scherzi più o meno grossolani, di argomenti più o meno scurrili. […] Certo Bruno non arretra dinanzi a parole energiche ma nel suo testo […] esse hanno perduto il loro originario valore greve, talvolta sono intercalari. Tuttavia l’aspetto più interessante di Mastro Bruno non ci è dato da versi di questo genere, ma da altri di diverso tono, come quelli nei quali denuncia la necessità in cui i poveri si trovano a votare secondo la volontà di coloro ai quali ‘si dici no pierdi lu pani’”.

Per Vincenzo Paladino, il Pelaggi è accostato al Campanella e allo Alvaro in quanto “eroi dell’azione, dell’azione e dell’utopia”. La tematica, sempre attuale più che mai, del poeta serrese, resta tutta focalizzata su: la mancanza di lavoro, la continua disoccupazione che spopola i paesi e che riempie di delusione e di profonda amarezza la povera gente arricchita di vane promesse di grandezza e di sicurezza economica predata dai Sabaudi dell’Unità d’Italia dopo la caduta del regno borbonico che non era certo da mandare sotto la ghigliottina. Scrive Gualtiero Canzoni: “Di supa sta montagna/ ti jiettu ‘na gridata…’, così si leva alta e irriverente la protesta della Calabria, attraverso i versi di Mastro Bruno Pelaggi dedicati a ‘Mbertu Primu, re di un’Italia che, appena unita, cominciava a mortificare le speranze e le aspettative dei calabresi”.

Ordunque il secolo è passato e se rileggiamo alcuni passi della poesia Ad Umberto I notiamo quanto ancora sia vera e attuale la fotografia sulla Calabria e sui Calabresi fatta dal Pelaggi.

“…Si buoi mu si aduratu / di tutti li Taliani /spartandi lu pani /e sient’a mia // ch’è truoppu tirannia / pi nui, povara genti: / a cu’ tuttu a cu’ nenti / non è giustu. // Duna a cu vuoi l’arrustu, / lu miegghiu e lu cchiù gruossu, / a nui dunandi ‘n’uossu / cuomu cani! // Sempi lavuru e pani / circau lu calabresi / ma tu sciali di risi / e cugghiuniji! […] Taliani cu la cuda / ndi carculasti a nui, / ma tu si duru cchiui / di ‘nu macignu! […] Basta…simu Taliani! / – gridammo lu sessanta -/ e mò avogghia mu canta / la cicala!// La fami cu’ la pala / si pìgghia e cu’ la zappa: / cu è guivini si la scappa / a Novajorca. // A nutri ndi tocca / suffriri e mussu chiusu / e quaci ntra lu pirtusu / di lu culu!! //[…] Picchì ha’ mu li nascondi /li gridi calabresi? / Non pagami li spisi / guali a tutti?// Ma tu ti ndi strafatti / li deputati cchiui: /duvi ncappamma nui /povara genti! // Non spirari cchiù nenti / Calabria sbinturata…”.

E nella lirica Ricorso al Padreterno Mastro Bruno implora il buon Dio: “…Priestu mina li mani! /Vidi cuomu mu fai! / Càcciandi di stiì guai, / manneja aguannu! // Non vidi can di fannu / muriri a puocu a puocu! / Tu ti mintisti dduocu / e stai mu guardi’…”.

Povero Mastro Bruno, voce nel deserto, inascoltato dai potenti di cielo e terra, indirizza anche una Lettera al demonio perché “ Nuddu mi rispundiu, scuntientu mia! / Io li prigai non li chiamai cornuti! /e tanti cuosi giusti nci dicia…/’Nci dissi ca ccà simu strafuttuti. […] Mo’ nci scrivu a Lucifaru, a lu mpiernu / ch’è mperaturi di ‘nu gruossu riegnu. / Si statru non mi rispunda, si strafutta. /Armenu sacciu ca li pigghiai pari ../ […] Mò no’ scrivu cchiù a nuddu, cà mi ncrisciu / di riestu, viju ch’è tiempu pirdutu…”.

Ormai Mastro Bruno non ha alcuna speranza e il compianto poeta e scrittore serrese, dal quale ha attinto a piene mani tutta l’arguzia nel denunciare i mali delle popolazioni delle Serre, Sharo Gambino dice che: “ per sfogare le proprie amarezze non ha più che da rivolgersi alla luna”.

Leggiamone alcuni passi: “ Cu sapa chi nci vò / mu cangiria fortuna. / Forsi chi tu, uhè luna, sapirissi. / Si ‘n casu volarissi / datu chi tuttu puoi / cà cu li giri tuoi / puru niscimu./ Fuocu quantu patimu! / […] Quant’agghiuttivi amaru / ntra st’esistenza mia! / Luna, si no niscia, / quant’era miegghiu! / Ma mo chi cazzu pigghiu / ca ti li cuntu a tia / para ca sienti a mia / ‘ntra sta nuttata? / Tu, già, non si mparata? / cchiu crudeli di chistu /si ti gustasti a Cristu chi muria / jio mo chi bolaria / di mia mu sienti pena!? / Tu ti guardi la scena / e passi avanti. / […] Ma tu cu’ su’ silenziu / chi ‘nsurta puru a Dio / vidi lu cuori mieu / cuom’è chi ciangia. / […] Tu passi, ti ndi vai / ti ndi strafatti, / e supa di nui tutti / muta tu t’irgi e nchiani / lu stiessu fai dimani / e nui murimu!”

Una “luna indifferente - scrive Vittorio Torchia - come Umberto re, come il barone – padrone, e nessuno dei tre avverte la minima ansia di voler sapere quel che accada o come viva il loro suddito – zappaterra o suddito – scalpellino”, insomma, “una luna del mondo locale. Cioè componente di quella vita di paese sempre ricolma di contraddizioni, di beghe, di lotte, di stenti”.

Alla luna del Pelaggi è poesia alta che ha offerto il fianco a molti critici i quali pensano a letture leopardiane e segnatamente al “canto notturno”. E non è neanche pensabile che andasse a consultare libri e opere di valore custoditi nella rinomata e ricchissima biblioteca della Certosa serrese o in quella dell’amico Chimirri. Sapeva leggere e scrivere eccome ma aveva altro cui pensare e del resto “come faceva a tenere in mano la penna un uomo che passava tutto il santo giorno a tenere la mazzetta e lo scalpello in mano?” come scrive don Leonardo Calabretta.

Comunque sia, finalmente e a giusta ragione, tutta la considerazione favorevole venutagli dai critici letterari è stata consacrata con l’inserimento di “Mastru” Bruno in diverse opere antologiche apparse in questi anni. La prima è quella della prestigiosa Editrice La Scuola di Brescia del 1986 curata da Pasquale Tuscano e adottata nei Licei. In questo lavoro il Pelaggi è accomunato ai vari Gioacchino da Fiore, Galeazzo di Tarzia, Campanella, Schettino, Jerocades, Padula, Misasi ed altri. Del poeta serrese sono ospitate le poesie migliori, o, se volete, le più conosciute, Lettera al Padreterno, Alla luna e Alla Vergine Maria. Per il curatore Tuscano “Mastro Bruno ha una personalità prorompente, definita e quasi incisa con quello scalpello che certamente gli sarà stato più familiare della penna”.

Nel 1997 il Pelaggi è ospite di “Storia della letteratura calabrese – Novecento” edita da Periferia di Cosenza e curata da Pasquino Crupi. Per questi, la poesia di Mastro Bruno “è una virata vigorosa, decisa verso lo sfasciume umano, perdurante pur dopo il compimento dell’unità nazionale. Non ci sono tentazioni verso l’idillico né deviazioni verso il faceto. La sua possente satira, che talvolta si trasforma in impietoso sarcasmo, si aggira nelle visceri infette della storia, nella geografia della fame senza esiti di uscita e di speranza. […] Capì subito che la povertà calabrese dipendeva da come lo Stato funzionava nei suoi rapporti con il Mezzogiorno. Non disse, perciò, solo quello che la povertà rappresentava, ma da dove nasceva e perché”. Insomma, scrive Giampiero Nisticò, “lo scalpellino non arriva a postulare capovolgimenti strutturali, ma ha chiara la visione della dimensione disumana della società, in cui le parole servono ad ingannare il povero per meglio difendere i ricchi, ingordi e ciechi”.

Infine, nell’opera postuma del caro Sharo Gambino, edita da Città del sole di Reggio Calabria nel 2011, “Calabria erotica”, Mastro Bruno, insieme ad altri scrittori e poeti calabresi, viene ricordato come colui che “gridava sdegnoso non solo a titolo personale, ma prestava voce a ‘parecchi milioni’ di cittadini che, nel ’60, avevano gridato: ‘Simu ‘taliani’ ed ora trovavano di che pentirsene”.

Al postutto, mi piace sottolineare un ultimo, e non secondario, aspetto della vita e della poetica del Serrese. Se si va a leggere Alla vergine Maria, lirica di alta sublimità da essere accostata, come fa don Calabretta, alla preghiera che Dante “mette in bocca a S. Bernardo nel canto XXXII del Paradiso”, non si potrà mai dire che Mastro Bruno sia stato ateo, anzi, come scrive ancora Calabretta, “non solo non fu un senza Dio, ma fu un’anima profondamente e direi delicatamente religiosa. Egli fu di dichiarata e manifesta religione cattolica. Una fede intrisa di religiosità popolare, se vogliamo, ma non per questo meno bella e meno sentita. Anzi”.

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mini bruno_zaffinoRottura tra l’assessore comunale Bruno Zaffino (foto) e l’amministrazione serrese. Il sindaco Bruno Rosi, questa mattina, ha revocato Zaffino da assessore, ed è stato lo stesso sindaco a comunicarlo al cronista. Bruno Zaffino, quindi, è fuori dalla squadra di governo locale, ed il tutto sancisce, con ogni probabilità, l’apertura di una crisi politica. L’ex assessore non era soltanto uno dei membri maggiormente rappresentativi dell’amministrazione comunale, ma è anche stato il candidato più votato in assoluto - secondo solo al consigliere regionale Nazzareno Salerno - che con una valanga di consensi ha dato un enorme contributo per la vittoria della squadra capitanata dal consigliere provinciale Rosi. Bruno Zaffino non ha mai fatto mistero di essere, da solo, in grado di scompigliare le dinamiche politiche comunali, probabilmente contando su consiglieri che sarebbero a lui vicini come Cosimo Polito e Carmine Franzè, che però non sono mai stati messi alla prova e che potrebbero comunque defilarsi e continuare ad appoggiare la maggioranza, il primo per preservare il posto di assessore, il secondo per non abbandonare il gruppo con cui ha vinto le elezioni. Ancora non si conoscono bene le motivazioni che hanno fatto entrare nel mirino dell’amministrazione pidiellina un assessore tra i più “pesanti” dell’intero esecutivo serrese, ma l’empasse politica in atto sta paralizzando non poco l’attività amministrativa serrese. Lo avevamo annunciato in tempi non sospetti che un rimpasto di giunta ci sarebbe stato e che era soltanto rinviato, e adesso le nostre indiscrezioni, contro le quali corsero immediatamente al riparo i big della politica pidiellina per smentirle repentinamente facendole passare come illazioni, si sono rivelate quanto mai esatte. Insomma, dopo la giunta di Raffaele Lo Iacono con una paralisi amministrativa permanente, dopo il commissariamento prefettizio in seguito allo scioglimento anticipato del consiglio comunale per le contestuali dimissioni di nove consiglieri comunali, ora un’altra stagione politica all’insegna dell’instabilità sembra aprirsi per la cittadina montana, che sembra non poter godere di una gestione amministrativa solida e duratura.

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mini osservatore_romanoSERRA SAN BRUNO – Leonardo da Vinci potrebbe essere stato l’ispiratore della facciata dell’antica chiesa certosina distrutta dal terremoto del 1783. La sorprendente ipotesi formulata con rigore scientifico dal compianto Silvano Onda, per anni rimasta sotto silenzio, ha trovato conferme importanti che potrebbero accreditarla come scoperta di livello mondiale. Il merito di aver reso pubblica la clamorosa tesi di Onda, storico dell’arte e dell’architettura, serrese d’origine, va alla rivista “Santa Maria del Bosco” diretta da Domenico Calvetta, che con un articolo dell’aprile 2007 mise a segno uno scoop che è stato ripreso dall’Osservatore romano. Il quotidiano del Vaticano ha dato ampio risalto alla scoperta di Onda con un articolo a tutta pagina di Carlo Perdetti, uno dei massimi studiosi leonardiani viventi, direttore degli Studi Vinciani all’Università della California.

Nelle pagine culturali del giornale della Santa sede la ricerca del compianto studioso serrese viene definita di «eccezionale importanza», soprattutto per gli specialisti. Dalla pubblicazione della sorprendente ipotesi sulla rivista di Santa Maria, spiega Pedretti, sono emersi ulteriori indizi «come argomenti probanti di analisi critiche e stilistiche» riguardo all’eventualità che la facciata dell’antica chiesa conventuale sia stata “copiata” da un disegno di Leonardo. La morte di Onda, avvenuta lo scorso anno, ha interrotto un lavoro ambizioso che lo storico dell’arte stava conducendo insieme all’Università di Los Angeles, ma Pedretti è comunque arrivato a sostenere, con una ricostruzione ovviamente meticolosa, la possibile fondatezza della scoperta dell’ispirazione “leonardesca” della monumentale facciata che ancora si può ammirare all’interno dell’attuale monastero bruniano. Approfondendo e rivedendo la teoria secondo cui fu il Palladio, uno dei maggiori architetti del Rinascimento, a progettare la facciata, Pedretti spiega una per una le ragioni scientifiche portate a sua volta da Onda a sostegno della sua ricerca. Ad indurre lo storico dell’arte a ragionare su lesene scanalate e pilastri cinquecenteschi dell’antica chiesa certosina, trovando conferme delle similitudini in uno schizzo di Leonardo (“Studio di chiesa”, 1515, Venezia), è stato però un singolare documento rinvenuto all’interno di un manuale di architettura del Vignola del 1596, che le maestranze serresi utilizzavano come prontuario per le costruzioni di edifici sacri e di cui si servivano anche come diario per annotazioni di vario genere. Dietro un foglio scollato dell’antico manuale (“Regola delli cinque ordini d’architettura”, proprietà Carchidi-Pelaggi di Spinetto Calabro), posto a rinforzo di alcune pagine, Onda trovò scritta la seguente memoria in dialetto serrese: «Mi dissa nu munacu chi prima stava a Roma ca la facciata di lu cummientu fu copiata di nu disegnu di Leonardo da Vinci». Secondo Onda, il disegno di cui si parla in questo frammento potrebbe essere proprio lo schizzo “veneziano” di Leonardo del 1515. «L’impianto costruttivo è identico – sono le parole di Onda riportate dall’Osservatore romano – come pure l’impostazione al di sopra del cornicione dove l’altezza della navata centrale è segnata con una zona saliente, ritmata da quattro lesene sporgenti, mentre lo spazio tra le due lesene centrale è determinato da un alti finestrone al posto del classico rosone, coronato da un frontone. Due grandi volute raccordano, nella facciata l’altezza della navata centrale e quella delle navate laterali». Si tratta, dunque, di una delle tante intuizioni del compianto studioso serrese destinate a lasciare il segno nella storia dell’arte e dell’architettura.

(articolo pubblicato su Il Quotidiano della Calabria) 

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mini serreseBattuta d’arresto per la Serrese di mister Megna, fermata in casa da un buon Polistena, che ha saputo gestire al meglio la superiorità numerica ed a ripartire in contropiede. Apre le marcature Mazzitelli per gli ospiti al 46’ pt. Ad inizio ripresa, però, l’undici bianco blu pareggia i conti con Megna su calcio di rigore. Passano tredici minuti ed i locali si portano in avanti grazie a Mazzitelli. Giusto il tempo di esultare e Zerbi pareggia i conti, chiudendo il match sul risultato di 2 a 2. Vittoria di rimonta per la capolista Santa Caterima a Laureana di Borrello (1-3). La Nuova Filadelfia espugna Caulonia e si avvicina al trio di testa. Gara senza reti tra Petrizzi e Soverato. Goleada del Badolato contro la N. Pontegrande (0-5). Pari e patta tra Nicotera e Zungrese. Non disputato, invece, il match tra Cessaniti e Limbadi.
 
Risultati 14^ giornata
Caulonia          
Filadelfia
   0 – 1
Serrese
Polistena
   2 - 2
Cessaniti
Limbadi
    n.d.
Filogaso
Amaroni
   5 - 0
Laureanese
S. Caterina
   1 - 3
Nicotera
Zungrese
   1 - 1
Pontegrande
Badolato
   0 - 5
Petrizzi
Soverato
   0 - 0

 

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mini calcio-grande1Se la Serrese avesse vinto la partita di recupero contro l’attuale capolista, il Santa Caterina, oggi saremmo qui a parlare di primato in classifica. Purtroppo, però, il calcio riserva delle sorprese. Delle volte negative; altre, invece, positive. Ieri, ad esempio, la squadra di mister Megna si è aggiudicata il big match della tredicesima giornata del campionato di Prima categoria, girone “C”, battendo in trasferta la Nuova Filadelfia del collega Barone. Nei primi venti minuti di gioco, le squadre si studiano per capire le intenzioni dell’avversario. Al 26’ la Serrese passa in vantaggio con Dragotto che, dalla distanza, non lascia scampo a Boragina. Primo tempo che si conclude con i bianco blu in vantaggio di una sola rete. Nella ripresa, il Filadelfia si riversa in avanti alla disperata ricerca del pareggio che, però, non arriva. E la Serrese chiude definitivamente il match al 45’ con Megna (14esimo gol per lui) che, dopo un contropiede, realizza in gol del definitivo 2 a 0. Tra le squadre vibonesi impegnate ne girone “C”, da segnalare il colpaccio del Filogaso, che espugna Polistena e sale ulteriormente in classifica. La Zungrese, invece, viene fermata in casa dal Caulonia. Giornata no per il Nicotera che subisce un passivo pesante a Badolato (4 a 0). Il Cessaniti espugna nettamente Amaroni. La Nuova Limbadi cede di misura ad un cinico Petrizzi. Questa la classifica dopo la terz’ultima giornata di campionato:

 

Santa Caterina     31

Serrese                 30

Polistena              28

N. Filadelfia        26

Petrizzi                25

Zungrese             23

Badolato             23

Nicotera              21

Filogaso              19

Laureanese         15

Caulonia             14

Cessaniti             13

Limbadi              11

Pontegrande         7

Amaroni               4

Soverato               2

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mini serra_san_bruno_2SERRA SAN BRUNO - Un consigliere regionale serrese avrebbe aggredito fisicamente un suo ex dipendente. A denunciarlo è proprio quest'ultimo, gelataio e pasticcere, anche lui di Serra San Bruno, che nella serata di ieri si è presentato al pronto soccorso del locale ospedale dove i sanitari gli hanno riscontrato una piccola ferita sull'arcata sopraciliare, riferita a percosse, e alcune abrasioni, per una prognosi  di 7 giorni. "Ieri sera - è  il racconto della presunta vittima dell'aggressione - sono stato avvicinato da questa persona mentre rientravo a casa. Dopo che la persona in questione mi ha detto che è inutile che io promuova azioni legali contro di lui per riavere alcuni soldi che mi spettano, mi ha preso a pugni". Il gelataio, secondo quanto riferito al Vizzarro.it da lui stesso, avrebbe denunciato l'accaduto presso il locale commissariato di Polizia. Sempre secondo quanto riferito dalla presunta vittima, l'aggressore sarebbe Nazzareno Salerno, esponente del Pdl e presidente della Commissione Sanità in Consiglio regionale.

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Domenica, 11 Dicembre 2011 21:29

Serrese, che impresa!

mini SERRESE_CALCIO_2La Serrese del presidente Albano si aggiudica il big match della tredicesima giornata del campionato di Prima categoria, girone “C”, battendo in trasferta l’ostica formazione della Nuova Filadelfia. Un risultato positivo, ovviamente, quello conquistato dai bianco blu che, con questa vittoria, superano in classifica il Polistena, uscito inaspettatamente sconfitto dal match interno contro il Filogaso. Attualmente, il Santa Caterina si porta in testa alla classifica, grazie anche al 4 a 0 rifilato all’ Us Soverato nell’anticipo di sabato. Perde terreno la Zungrese, fermata sullo 0 a 0 dal Caulonia.  Petrizzi e Cessaniti espugnano rispettivamente i campi di Limbadi e Amaroni. Poker della Laureanese contro la Nuova Pontegrande.

 

Risultati 13^ giornata

 

Amaroni – Cessaniti  1 - 3

Badolato – Marina di Nicotera 4 - 0

Laureanese – Nuova Pontegrande  4 - 1

Uesse-Santa Caterina 0 - 4 (giocata sabato)

Nuova Limbadi - Petrizzi 1 - 2

N. Filadelfia - Serrese 0 - 2

Zungrese - Caulonia 0 - 0 

Polistena – Filogaso 0 – 1

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mini pasquale_con_la_madre_maria_rosaLa procura di Vibo Valentia ha archiviato il caso di Pasquale Andreacchi già un anno fa. Il 30 dicembre 2010, appena un anno dopo il ritrovamento dei resti del 18enne serrese, la Procura ha archiviato il procedimento che aveva aperto contro ignoti per sequestro di persona e omicidio. Tradotto: nessun colpevole per un omicidio efferato, un delitto assurdo che ha scosso la comunità serrese ma che è rimasto ben poco sotto la luce dei riflettori dei media nazionali. La notizia è di ieri sera, anche se l'archiviazione risale ad un anno fa, e gli stessi familiari di Pasquale sostengono di averlo scoperto solo nei giorni scorsi, dopo che la Procura ha risposto ad una richiesta specifica inoltrata dal loro  legale di fiducia, l'avvocato Giovanna Fronte, che si occupa del caso Andreacchi da pochissimo.

Pasquale, un ragazzone appena maggiorenne con l'unica passione dei cavalli, scomparve da casa la sera del 11 ottobre 2009. Un mistero, la sua scomparsa, durato due mesi. Mentre si inseguivano incontrollate le voci sulla sorte del ragazzo, la mattina del 9 dicembre viene fatta una macabra scoperta: un teschio umano con un foro di pallottola in fronte e un femore, fatti trovare in un cassonetto. Il 27 dicembre succede di peggio: un cacciatore del luogo trova dei resti umani e dei vestiti in un bosco di castagno poco distante da quel cassonetto. E' Pasquale: ci sono i suoi documenti e lo confermerà anche il DNA effettuato sui resti un mese dopo. I funerali, a causa delle lungaggini degli esami medici sulle ossa ritrovate, si svolgono diversi mesi dopo, nel maggio 2010. Si era parlato, sui quotidiani locali, di una potenziale pista riferita all'acquisto non pagato di alcuni cavalli, e ad alcune minacce che il padre avrebbe subito e che pare abbia denunciato. Ma nel registro degli indagati, per l'omicidio e per il sequestro di persona, non è stato iscritto nessuno. Il 30 dicembre dello scorso anno il caso è stato archiviato. I familiari, sgomenti di fronte alla notizia, annunciano che si opporranno all'archiviazione con ogni mezzo consentito dalla legge.

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mini il_sindaco_di_Serra_San_Bruno_Bruno_RosiE’ trascorso poco tempo da quando dalle colonne di un quotidiano locale avevamo annunciato una probabile messa a punto nell’esecutivo comunale guidato dal sindaco Bruno Rosi. Lo stesso primo cittadino e i colonnelli della guarnigione pidiellina si erano affrettati a voler smentire la notizia che aveva e tutt’ora trova un suo fondamento. La necessità di una inversione di rotta a soli sei mesi dalle elezioni è più che mai necessaria ma il sindaco serrese continua a non trovare la quadratura del cerchio. Cosi il ciclo dei rifiuti è saltato, sorge un problema sicurezza e vandalismo che non era mai esistito nell’ultimo ventennio, l’ospedale viene smantellato nel silenzio più assordante dell’amministrazione comunale, che trova il fiato unicamente per compiacere il proprio dominus politico, e l’acqua è imbevibile. Cosi l’esecutivo comunale serrese sembra un po’ come il vasaio di Orazio che sognava anfore ma produceva pignatte. Perché di questo si tratta, tra proclami ed atti esecutivi non vi è alcuna corrispondenza. Intanto, nasce una nuova iniziativa culturale, la divisione della cittadina in rioni, come se già non esistessero, per incentivare e sviluppare il senso di appartenenza in virtù della localizzazione del proprio abitato. «Abbiamo la spazzatura dappertutto e un ospedale chiuso e ci propongono la riscoperta di tradizioni», questo il commento di alcuni cittadini indignati all’indomani della notizia della nuova iniziativa dell’amministrazione comunale. Ma iniziative a parte, i malumori all’interno dei berluscones locali crescono a tal punto che anche i peones più accaniti ora sembrano prendere le distanze dal governo serrese sempre più paralizzato dalle rimostranze di molti e dal potere di pochi. Ma se Sparta piange Atene non ride, non chiediamo certo all’opposizione la caparbietà dei soldati nelle Termopili, ma più intransigenza e maggiore incisività ce la saremmo aspettata soprattutto da chi come l’ex primo cittadino Raffaele Lo Iacono ci aveva abituato ad certo tipo di belligeranza politica. Maggioranza e parte dell’opposizione sembrano sfiorarsi senza la volontà di scontrarsi. Tutto ciò ha fatto pensare ai bene informati che ci possa essere una sorta di tregua politica, durante la quale, alcuni consiglieri di minoranza hanno seppellito le asce e hanno deciso di fumare la pipa della pace con qualche elemento della maggioranza, tanto meglio se con  la benedizione di qualche notabile locale, onnipresente come il prezzemolo. Insomma, accantonato almeno per adesso il rimpasto di giunta, anche a causa delle fughe di notizie che abbiamo adeguatamente anticipato, è giunto il momento per l’amministrazione Rosi di pensare al prossimo periodo natalizio a cui la cittadina montana giunge piuttosto impreparata; ma d’altra parte lo diceva Eduardo De Filippo: «il presepio è bello ma i pastori non sono buoni».

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 mini SERRESE_CALCIOSERRA SAN BRUNO - Il match di cartello della tredicesima giornata del campionato di Prima categoria, girone C, è, senza dubbio, quello tra Nuova Filadelfia e Serrese. I bianco blu di mister Megna sono reduci dalla vittoria interna di unasettimana fa nel big match contro la Zungrese. I giallorossi, invece, dovranno dare costanza ai tre punti ottenuti domenica scorsa nel derby contro il Filogaso. In questo caso, pareggiare non servirebbe a nessuna delle due formazioni, che dovranno fare risultato pieno per mantenere la scia delle prime della classe. Per un posto nei play – off, invece, si affronteranno Badolato e Marina di Nicotera. Attualmente, la classifica sembra essere a favore dei vibonesi, che precedono di un punto proprio i rivali catanzaresi. Il Polistena capolista ospiterà un altalenante Filogaso; il Santa Caterina andrà di scena a Soverato contro il fanalino di coda Us. L’ altra compagine vibonese del girone, la Zungrese, ospiterà il Caulonia, reduce da una settimana difficile a causa dei problemi societari. In zona salvezza, invece, l’Amaroni riceverà il Cessaniti, uscito malconcio  domenica dal match interno contro il Polistena. La Laureanese dovrà fare di tutto per ottenere i tre punti chiedendo strada al Pontegrande. Nuova Limbadi - Petrizzi chiude il cartello della terz’ultima giornata di andata.

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