Domenica, 19 Febbraio 2012 16:44

L’emergenza e l’abbandono

mini neve2012-9_ridFragile ed abbandonato. Non ci sono altre parole per descrivere l’intero territorio delle Serre. A darne incontrovertibilmente prova, le nevicate dei giorni scorsi. A poco valgono le parole degli apprendisti funamboli che cercano di giustificare le innumerevoli vicissitudini e difficoltà, con la scusa dell’evento eccezionale. Di eccezionale c’è solo la consueta impreparazione a fronteggiare qualunque evento problematico. E’ vero, ottanta centimetri di neve non cadono tutti i giorni, ma è altrettanto vero che ottanta centimetri di neve non possono giustificare comuni isolati, strade bloccate, ospedale irraggiungibile, interruzione dell’erogazione di acqua ed energia elettrica, etc. Una situazione inammissibile, per la quale non ci possono essere attenuanti e giustificazioni, tanto più che l’allerta meteo era stata lanciata da giorni. Le immagini delle nevicate abbattutesi su gran parte del Paese che quotidianamente scorrevano sui notiziari, avrebbero dovuto indurre gli organi preposti ad attivare adeguati piani d’intervento che, purtroppo, nessuno ha visto. A ciò si aggiunga, che in una zona montana la neve non dovrebbe cogliere tutti di sorpresa come se si fosse alle Maldive. Le immani difficoltà, poi, più che dalla nevicata sono da addebitare all’impreparazione ed all’inadeguatezza dei mezzi a disposizione di molti enti. La Provincia, ad esempio, che ha la competenza sulla gran parte delle strade del circondario, ha brillato per assenza; a tal punto che gli automezzi, con a bordo i generatori di corrente destinati a riattivare gli impianti di potabilizzazione dell’Alaco, sono arrivati a destinazione con grande ritardo perché nessuno aveva provveduto a spalare la neve sul tratto di provinciale che conduce all’invaso. A ciò si aggiunga che, in sordina, negli anni passati, con il passaggio delle competenze stradali alla provincia, è stato, praticamente, smantellato il centro compartimentale Anas di Serra San Bruno nel quale stazionavano permanentemente molti mezzi necessari ad affrontare anche situazioni di emergenza. Smantellato il centro Anas, sul territorio non è rimasto praticamente nulla. Nel riflettere sulle cose che mancano, come ad esempio, una postazione di protezione civile dotata di uomini e mezzi, viene da pensare alla superficialità ed all’approssimazione di molti sindaci ed amministratori comunali, troppo attenti a gestire il presente per pensare anche al futuro. Un fatto per il quale risulta emblematico il caso del mezzo polivalente rimasto chiuso in un garage della Comunità montana delle Serre per il rifiuto dei comuni a spendere mille euro all’anno, ovvero meno di tre euro al giorno. Risultato, un veicolo che sarebbe potuto risultare utile all’intero territorio, producendo anche un risparmio sugli interventi che dovranno essere pagare ai privati, è rimasto inutilizzato in un garage. Infine, non si può non constatare come sull’intero territorio l’unico intervento, talvolta caotico, si sia manifestato ex post. In altri termini, quel che in generale è mancato e manca è la programmazione della gestione delle emergenze, anche attraverso l’acquisizione di protocolli standard, da impiegare in caso di necessità. Come da copione, invece, tutto si è svolto, ancora una volta, in maniera confusionaria, a volte addirittura schizofrenica, con la conseguenza che il risultato raggiunto, il più delle volte, non è stato proporzionale agli sforzi profusi. Passata la buriana, rimane un interrogativo inquietante: se anziché una ”semplice” nevicata sul territorio si fosse abbattuto un evento calamitoso ben più grave, come, ad esempio, un terremoto? Bè, sarebbe il caso di pensarci!

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mini palazzetto_tetto_crollatoSERRA SAN BRUNO – Dopo il tetto della Cappella dei Frati della Certosa, crollato parzialmente nei giorni scorsi, questa volta a venire giù è il tetto del centro polisportivo, o meglio di quello che avrebbe dovuto essere il palazzetto provinciale dello sport. L’eterna incompiuta della Provincia, che regala il pietoso benvenuto a quanti giungono nella cittadina serrese da Mongiana o Nardodipace, è una struttura su cui in realtà hanno messo le mani, si fa per dire, ben due province. Questa costruzione, iniziata quando Serra San Bruno faceva parte della provincia di Catanzaro, è proseguita o forse sarebbe meglio dire che non è proseguita, eccezion fatta per il tetto, sotto la competenza della provincia di Vibo Valentia, che l’ha successivamente abbandonata

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mini IMG_1120SERRA SAN BRUNO - Continua a nevicare copiosamente sulle Serre: la precipitazione, ampiamente annunciata dalle previsioni meteo, va avanti ormai da 24 ore e l'evento è già classificabile come storico, poichè potrebbe essere anche di maggiore rilevanza dell'ultima grande nevicata del 1986. A Serra San Bruno ci sono già 70 cm di neve, mentre nella zona di Mongiana, Fabrizia e Nardodipace la coltre bianca ha già toccato quota 1 metro. I tre paesi appena citati sono completamente isolati, con le strade provinciali che li collegano tra loro bloccate del tutto già da ieri, senza che nessuno, a partire dalla Provincia, sia intervenuto per togliere dall'isolamento queste comunità. Situazione analoga nella cittadina bruniana, dove si registra un fatto grave: l'ospedale "San Bruno" è completamente isolato (foto Salvatore Federico), il centralino del nosocomio è fuori uso, l'ambulanza è bloccata per la neve

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mini consiglio_anti_abolizione_ProvinceIl Consiglio provinciale di Vibo Valentia, presieduto questa sera da Francesco Miceli, ha approvato all’unanimità il documento unitario definito recentemente dal coordinamento nazionale dei presidenti dei Consigli provinciali, attraverso il quale si sollecita l’adozione di una serie di iniziative per contrastare il processo di abolizione delle Province. L’Assemblea - tenutasi nell’ambito della mobilitazione coordinata dall’Upi, che ha visto nella giornata odierna la convocazione di tutti i Consigli provinciali d’Italia - ha affrontato gli stessi temi discussi durante la riunione congiunta dei cinque Consigli provinciali calabresi, che si è tenuta a Lamezia il 23 gennaio scorso. È stato probabilmente questo il principale motivo della scarsa partecipazione registratasi oggi, nonostante la convocazione fosse aperta alla partecipazione di tutte le forze sociali, economiche e politiche del territorio. Presenti soltanto 12 consiglieri, quasi esclusivamente di maggioranza; grandi assenti, invece, sindaci, consiglieri regionali e parlamentari, tranne l’ex senatore Antonino Murmura, considerato unanimemente il padre fondatore della Provincia di Vibo Valentia, essendo stato a suo tempo il principale promotore della sua istituzione.

A introdurre la discussione è stato il presidente Francesco De Nisi, che ha rimarcato le contraddizioni giuridiche e sostanziali di una scelta legislativa «giustificata dalla presunta volontà di tagliare le spese, ma che nei fatti incrementerà nel complesso i costi della Pubblica amministrazione». 
«Le funzioni esercitate delle Province sono insostituibili - ha continuato -, tant’è che la nuova normativa delega alle Regioni la programmazione su area vasta e riconosce quindi implicitamente la necessità di un coordinamento su base territoriale. In pratica, si vuole sostituire un’amministrazione democraticamente eletta, e per questo diretta espressione dei cittadini, con aziende regionali che finiranno inevitabilmente per far lievitare la spesa pubblica». 
Sulla questione dell’abbattimento dei costi, considerata la ratio della nuova disciplina, De Nisi ha particolarmente insistito, sottolineando che «un solo consigliere regionale costa quanto l’intero Consiglio provinciale vibonese». «L’Assemblea regionale costa alla collettività 100 milioni di euro l’anno, a fronte dei 300mila euro spesi per quella provinciale - ha aggiunto -. Se davvero avessero voluto tagliare le spese, avrebbero dovuto iniziare dalle Regioni e da tutte quelle aziende pubbliche che consumano ogni anno miliardi di euro. La lotta alla Casta non si fa mandando a casa consiglieri provinciali democraticamente eletti che fruiscono di indennità pari a circa 400 euro al mese, come accade per quelli vibonesi».
Il presidente della Giunta ha posto l’accento anche sul destino lavorativo dei circa 60mila dipendenti impiegati nelle Province, «che dovranno essere trasferiti in altre amministrazioni pubbliche, a meno che non si adottino, come pure è stato paventato, provvedimenti di mobilità forzata, con un futuro di precarietà per tantissime famiglie. Come si può ipotizzare, ad esempio, che la Regione assorba i circa tremila dipendenti delle cinque Province calabresi, se nel 2006 a sua volta ne ha trasferiti duemila nelle stesse amministrazioni, contestualmente al passaggio-farsa delle funzioni che non erano più di sua competenza?».
Infine, De Nisi si è soffermato sulle incognite derivanti dall’abolizione dei confini provinciali e, dunque, sul venir meno di tutti quei presidi che sussistono soltanto su base territoriale, a cominciare da Questure, Prefetture e Aziende sanitarie. «È sempre pericoloso sottrarre spazi alla democrazia - ha concluso - e abolire le Province per assecondare tensioni demagogiche e populiste è un errore abnorme».
Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere Stefano Soriano, che si è rammaricato per la scarsa partecipazione al Consiglio aperto, stigmatizzando in particolare l’assenza dei rappresentanti dei Comuni, «sui quali graveranno le conseguenze negative dell’abolizione delle Province».
Appassionato e ricco ci spunti l’intervento dell’ex assessore Murmura, che ha sottolineato l’incostituzionalità del processo legislativo in atto. «Difendere le Province significa difendere la Costituzione della Repubblica italiana», ha detto, invitando a sollevare la questione dinnanzi alla Consulta.
«Di afasia determinata dall’ignoranza», ha parlato invece il consigliereBarbara Citton, mentre Vittoria Toscano, della Fp-Cgil, si è detta «sconcertata per l’assenza dei cittadini e dei vari rappresentanti politici e istituzionali».
Tornando nel merito dell’ordine del giorno, con il documento approvato questa sera all’unanimità, «la Provincia richiede alla Regione di promuovere il ricorso alla Corte Costituzionale, per fare dichiarare l’incostituzionalità delle disposizioni contenute nell’art. 23, commi 14 - 21, del decreto legge 201/2011 che violano i principi costituzionali di autonomia e democrazia e sono in contrasto con la forma di stato prevista dal titolo V, parte II, della Costituzione». Inoltre, unitariamente alle altre Province italiane, si chiede al Governo e al Parlamento di approvare una riforma organica delle istituzioni di governo di area vasta che sia basata sulle seguenti priorità: «Intervento immediato di razionalizzazione delle Province attraverso la riduzione del numero delle amministrazioni; la razionalizzazione dovrà essere effettuata in ambito regionale, con la previsione di accorpamenti tra Province, mantenendo comunque saldo il principio democratico della rappresentanza dei territori, con organi di governo eletti dai cittadini e non nominati dai partiti. Ridefinizione e razionalizzazione delle funzioni delle Province, in modo da lasciare in capo alle Province esclusivamente le funzioni di area vasta. Eliminazione di tutti gli enti intermedi strumentali (agenzie, società, consorzi) che svolgono impropriamente funzioni che possono essere esercitate dalle istituzioni democraticamente elette previste dalla Costituzione. Istituzione delle Città metropolitane come enti per il governo integrato delle aree metropolitane. Riordino delle amministrazioni periferiche dello Stato, legato al riordino delle Province. Destinazione dei risparmi conseguiti con il riordino degli enti di area vasta ad un fondo speciale per il rilancio degli investimenti degli enti locali».
Ufficio stampa Provincia Vibo Valentia
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mini workshop_suapUn unico procedimento per tutti i passaggi burocratici propedeutici all’esercizio di attività produttive e prestazione di servizi, un unico soggetto pubblico che sia l’interlocutore al quale gli imprenditori devono rivolgersi per nulla osta, autorizzazioni, licenze e quant’altro serve per avviare e portare avanti un’impresa. Facile a dirsi, molto più difficile a farsi, visto che ormai sono circa 10 anni che la legislazione italiana prevede l’attivazione in tutti i Comuni dello Sportello unico per le attività produttive (Suap), che rimane spesso una chimera inafferrabile anche a causa dell’atteggiamento ostruzionistico e conservatore di alcuni rami della pubblica amministrazione che preferiscono mantenere intatto il proprio ruolo, gestendo l’arbitrarietà che questo comporta. Una situazione non più sostenibile, soprattutto nel contesto attuale che richiede maggiore efficienza e competitività da parte dei territori. Sulla base di queste premesse, la Regione ha avviato un progetto, finanziato con fondi Por, che coinvolge Province, Comuni, Camere di Commercio, associazioni di categoria e tutti i soggetti pubblici con poteri autorizzativi nei vari settori produttivi. Lo scopo è quello di uniformare sull’intero territorio regionale la gestione dei Suap, in una logica di ampliamento e miglioramento dei servizi offerti alle imprese, riducendo drasticamente i tempi di risposta della Pubblica amministrazione e creando condizioni più favorevoli all’insediamento di nuove imprese.
Nell’ambito di questa iniziativa, la Provincia di Vibo Valentia ha organizzato un workshop aperto alla partecipazione di tutti soggetti pubblici coinvolti a livello territoriale, che si tenuto questa mattina nella sala consiliare dell’Ente (foto). A introdurre i lavori - coordinati da Assunta Columbro, dell’ufficio provinciale Attività produttive - sono stati il presidente Francesco De Nisi e il sindaco di Vibo Valentia Nicola D’Agostino. «L’ostacolo principale al pieno funzionamento degli sportelli unici è una mentalità desueta che bisogna cambiare - ha sottolineato De Nisi -. Non è possibile pensare di incentivare lo sviluppo se le imprese devono fare i conti con i tempi lunghi delle procedure amministrative con l’arbitrarietà di alcune decisioni. Gli iter autorizzativi devono essere spersonalizzati e univoci, devono assicurare pari opportunità a tutte le iniziative imprenditoriali, senza preferenze o atteggiamenti di favore. Soltanto così riusciremo a superare questo gap che ancora caratterizza l’Italia rispetto ad altri paesi europei, assicurando in concreto la trasparenza della pubblica amministrazione». Concetti rimarcati dal primo cittadino della città capoluogo, che ha rivendicato la piena operatività del Suap di Vibo Valentia già dal 2010.
Tra i relatori - oltre all’amministratore delegato di Vibo Sviluppo, Pasquale Barbuto - anche il vicario del prefetto, Stefania Caracciolo, che ha sottolineato il ruolo della Prefettura, che ha potere sostitutivo nei confronti dei Comuni che dovessero eludere gli obblighi di istituzione del Suap. «La nostra, però, non sarà un’azione coercitiva - ha precisato - ma di accompagnamento e di incentivazione. Aiuteremo le amministrazioni comunali a mettersi al passo con questo programma e soltanto in caso di totale inadempienza si procederà al commissariamento del settore».
L’incontro è poi entrato nella fase operativa, con i tecnici Francesco Venneri(dirigente regionale del dipartimento attività produttive), Delfina Spiga(direttore del servizio promozione sviluppo industriale della Regione Sardegna) e Ivan Vacatello (referente progetto Suap della Regione Sardegna) che hanno illustrato nel dettaglio le fasi del programma, basato anche sulle best practices italiane. Fulcro del progetto è il nuovo sistema telematico regionale, che consentirà di mettere in rete tutti gli enti e le istituzioni coinvolte, dando organicità operativa agli sportelli locali e integrando la fruizione dei servizi amministrativi con informazioni di marketing, al fine di aumentare l’appeal imprenditoriale dei vari territori.
Ufficio stampa della Provincia di Vibo Valentia 
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mini alluvione_vibo1La Coldiretti Calabria richiama ancora una volta l'attenzione sui fondi destinati alle imprese agricole del vibonese che subirono ingenti danni dall'alluvione del 3 luglio 2006. Di seguito la nota di Coldiretti: "A distanza di cinque anni e mezzo, dall’evento alluvionale verificatosi nella provincia di Vibo Valentia che arrecò gravi danni al territorio, alle attività produttive ed alle persone, le 61 aziende agricole danneggiate, non hanno avuto alcun indennizzo. Questo il dato che emerge a fronte di tante istruttorie, di passaggi di competenze e trasferimento di fondi che ad oggi non hanno prodotto nulla se non lungaggini ed illusioni. La Coldiretti Calabria, ha scritto una lettera al Commissario delegato il presidente della Regione Scopelliti, al presidente della provincia di Vibo Valentia

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Rocco PistininziVIBO VALENTIA - L'assessore provinciale Rocco Pistininzi (foto) è pronto a presentare le sue dimissioni dalla giunta De Nisi. L'esponente del Pd, entrato in giunta in quota Riformisti, potrebbe già in queste ore protocollare l'atto di dimissioni, anche se ancora nulla trapela circa le motiviazioni della scelta che, secondo quanto ci risulta, è stata confermata anche dal diretto interessato. Se con le dimissioni di Pistininzi si aprirà l'ennesima fase di crisi politica dell'amministrazione De Nisi non è ancora dato saperlo, ma di certo la stabilità della giunta provinciale è sempre stata una chimera e si è tradotta in una scarsa maggioranza in Consiglio. Un consiglio provinciale a porte girevoli, quello vibonese, con continui cambi di casacca da parte di singoli rappresentanti che passano con facilità dalla maggioranza all'opposizione e viceversa.

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mini asp-viboLa recente chiusura del reparto di Nefrologia dell'ospedale "Jazzolino" di Vibo Valentia sta suscitando dure reazioni da parte degli addetti ai lavori, della politica e delle associazioni di categoria. La prima ad intervenire per criticare duramente il provvedimento dell'Asp di Vibo era stata Teresa Papalia, presidente della sezione calabrese della Società italiana di Nefrologia. Analoga reazione è arrivata anche dall'Adet, l'associazione dei dializzati, che ha lanciato un accorato appello affinchè si faccia marcia indietro sulla chiusura del reparto. E intervengono anche i politici vibonesi: il senatore Franco Bevilacqua (Pdl) si limita a criticare l'Asp vibonese - retta da una commissione straordinaria dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose - mentre Bruno Censore, consigliere regionale Pd, chiama in causa anche il presidente della Regione Scopelliti, commissario ad acta per il piano di rientro.

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mini bottiCome ogni anno, nel giorno in cui tra auguri e buoni propositi si smaltiscono i postumi di cenoni e veglioni, tocca fare il consuntivo delle persone che nella notte hanno rischiato grosso a causa di petardi e colpi d'arma da fuoco esplosi per festeggiare l'arrivo del nuovo anno. Il bilancio del capodanno in Calabria è di 22 feriti a causa di botti e petardi, con diverse persone colpite anche, in modo non grave, da proiettili vaganti. In provincia di Vibo Valentia i feriti sono tre, di cui il più grave è sicuramente un uomo di Soriano che ha dovuto subire l'amputazione del dito per i danni riportati nell'esplosione di un potente petardo. In provincia di Reggio Calabria almeno tre persone, tra cui una donna di 60 anni, sono state raggiunte da proiettili vaganti e hanno riportato ferite comunque non gravi. 6 feriti a causa dei botti nella provincia reggina e 8 in quella di Catanzaro. Un 25enne catanzarese ha perso un occhio, mentre due persone, sempre nel capoluogo di regione, hanno perso una mano. A Crotone, un ragazzo di 10 anni è stato ferito ad una gamba da una pallottola vagante, ma le sue condizioni non destano preoccupazione. 

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mini asp-viboSi parla di una possibile interruzione di servizi essenziali, addirittura di prestazioni "salvavita". Disagi in molti reparti, scomparsa di molte attività ambulatoriali, rischio paralisi per l'intero sistema sanitario della provincia di Vibo: è quello che potrebbe succedere se l'Asp, come sembra, non prorogherà i contratti del personale precario che presta servizio nelle strutture sanitarie pubbliche del Vibonese. Mancano quattro giorni alla scadenza del 31 dicembre e, a quanto pare, l'Asp, guidata da una Commissione ministeriale nominata dopo l'accertamento di condizionamenti mafiosi sull'attività dell'ente, non ha prorogato i contratti dei medici che, seppur precari, svolgono quotidianamente servizi essenziali per gli utenti della provincia. Già venerdì scorso con una nota del direttore sanitario Mario Tarabbo è stato comunicato il licenziamento di 21 medici in servizio nelle unità operative e di 10 unità di comparto, dunque all'orizzonte si profilano nuovi disagi e disservizi per un territorio che è già stato privato di numerosi servizi e presidi di salute. Stamattina, intanto, si è svolta nel capoluogo di provincia una manifestazione di protesta organizzata e sostenuta dal Comitato dei precari e da tutte le organizzazioni sindacali di categoria (Anaoo, Anpo, Cgil medici, Cisl medici, Uil medici, Cimo, Fvm). Il corteo è partito intorno alle 10 dall'ospedale Jazzolino per poi raggiungere il palazzo della Provincia. I responsabili sindacali (Carlo Trusciello, Enzo Natale, Valerio Manno, Antonio Pugliese, Enzo Scaramozzino, Pietro David, Enzo Maiolo) sostengono che i licenziamenti sono la conseguenza del piano di rientro, parlando di decisione "grave ed irresponsabile" che determinerà, appunto, "l'interruzione di servizi essenziali, alcuni letteralmente salvavita". Sulla questione sono intervenuti anche i consiglieri regionali vibonesi Nazzareno Salerno (Pdl, presidente della Commissione sanità) e Bruno Censore (Pd). Di seguito le dichiarazioni che hanno rilasciato in merito ai licenziamenti. 

“In una fase particolarmente delicata per la Sanità calabrese - si legge in una nota congiunta di Salerno e del senatore Bevilacqua - in cui è di vitale importanza garantire i Livelli essenziali di assistenza, dobbiamo purtroppo registrare che l’Asp di Vibo, sottoposta a commissariamento per le ben note vicende, anziché attivarsi prima e meglio delle altre Aziende, è l’unica realtà che non ha provveduto a prorogare i contratti dei precari. Si tratta di una circostanza spiacevole e poco comprensibile anche alla luce delle disposizioni dell’Ufficio del Commissario per il Piano di rientro, che ha dato il via libera alla proroga, delle indicazioni del Dipartimento Tutela della Salute e della risoluzione approvata in Commissione Sanità nella quale viene evidenziata la necessità di procedere in tal senso in tempi rapidi. In effetti - proseguono Salerno e Bevilacqua - tutte le Aziende calabresi hanno capito la rilevanza del ruolo dei soggetti interessati  dalla questione, rendendosi conto delle devastanti conseguenze che scaturirebbero dall’eventuale assenza di questo personale e hanno operato con celerità. Tutte tranne l’Asp di Vibo che insiste nel proseguire con modalità gestionali che non si addicono né al momento storico né alla situazione di Vibo e del Vibonese, dove, per quanto accaduto negli ultimi anni e per le inefficienze strutturali, ci sarebbe stato bisogno di interventi decisi e tempestivi atti a rimuovere tutte le criticità esistenti e a dare l’esempio di come doveva essere gestita l’Azienda in termini di efficacia, trasparenza e prontezza. La disponibilità mostrata durante l’audizione in Commissione Sanità dell’Ammiraglio Tarabbo non ha dunque avuto seguito anche perché, spesso e stranamente, ci si attarda nell’aspettare autorizzazioni superflue che nessuna altra Asp della Calabria ha richiesto. È opportuno sottolineare che gli ordini di scuderia tesi ad organizzare i metodi, i meccanismi e le turnazioni per sostituire questi precari, dando per scontata la mancata proroga, non fanno altro che peggiorare le condizioni tanto del personale, costretto a massacranti sacrifici che con ogni probabilità ne intaccano la lucidità e si riflettono sulla produttività, quanto dei pazienti che vedono diminuire ulteriormente la qualità dei servizi. È facile prevedere - è la conclusione del consigliere regionale e del senatore del Pdl - qualora sarebbe impedita la continuità lavorativa dei precari, la materializzazione di uno scenario terrificante in una provincia in cui rimarrebbero poche tracce di buona Sanità e innumerevoli disagi che produrrebbero la crescita esponenziale dell’emigrazione sanitaria. Ci preme pertanto ribadire che è assolutamente indispensabile prorogare i contratti dei precari per non demolire l’offerta di prestazioni sanitarie e per non penalizzare, attraverso scelte che paiono inspiegabili, tutti i cittadini vibonesi che, è utile ripeterlo, si aspettavano una fase di rilancio e non di decadenza da una commissione venuta per fare ordine e pulizia e non per dare prova di sorprendente immobilismo”.

 «In un territorio quale quello Vibonese, dove il diritto alla salute è stato pesantemente messo in dubbio dai tagli alle strutture ospedaliere, non è più possibile assistere all’incessante depauperamento strutturale, qualitativo e professionale dei servizi sanitari che rischia di acuire una situazione grave, che potrebbe sfociare in una vera e propria emergenza». E’ quanto afferma il consigliere regionale Censore, che invita i vertici dell’ASP di Vibo Valentia e Scopelliti, in qualità di Commissario ad Acta per l’attuazione del Piano di Rientro, a spingere sull’acceleratore per sanare una situazione che rischia di non garantire ai fruitori dei servizio sanitario pubblico, ossia ai cittadini, prestazioni sanitarie all’altezza e di mortificare tantissime professionalità qualificate. «Il prossimo 31 dicembre - spiega Censore - scadranno i contratti dei precari che da anni lavorano al servizio del sistema sanitario. Si tratta di figure professionali indispensabili per garantire anche in provincia di Vibo Valentia l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza. Nelle scorse settimane, nel corso del question time che ha preceduto una delle ultime sedute consiliari, rispondendo all’interrogazione presentata dal sottoscritto assieme ai collegi Guccione, Aiello e De Gaetano, in nome e per conto del Governatore Scopelliti, il Vicepresidente della Giunta regionale, on. Antonella Stasi, aveva garantito l’impegno della Regione ad affrontare prima e a risolvere poi la vicenda dei precari della sanità calabrese e quindi vibonese. Un ulteriore passo in avanti nella complessa vicenda si è registrato proprio nei giorni scorsi quando, grazie anche e soprattutto alle pressanti richieste e alla meritoria opera di sensibilizzazione dell’opposizione consiliare, la terza commissione regionale, all’unanimità, ha licenziato un Atto di Indirizzo con il quale si richiede la proroga di tutti i contratti dei lavoratori precari. Eppure, ciononostante, nel Vibonese non si è mosso nulla per il rinnovo dei contratti in scadenza: l’angoscioso conto alla rovescia, dunque, è già iniziato e se nel giro di pochi giorni non si troverà un’adeguata soluzione sulla falsariga di quanto avvenuto in altre province, a Vibo Valentia 31 figure professionali, cui va la mia vicinanza politica ed istituzionale, di cui 21 medici che ad oggi hanno garantito l’attività di reparti come oculistica, otorinolaringoiatria, oculistica, medicina, urologia e nefrologia, saranno costretti a cessare il rapporto con l’Azienda Sanitaria Provinciale, con pesanti ripercussioni per l’utenza e per i servizi erogati. Insomma - conclude Censore - l’immediata proroga dei contratti in scadenza è un’impellente necessità, dinanzi alla quale i vertici dell’ASP di Vibo Valentia e il Commissario ad Acta per l’attuazione del Piano di Rientro, ai quali ricordo che i cittadini e il loro diritto alla Salute devono essere al centro della Sanità, non possono più tergiversare. Scopelliti deve al più presto autorizzare, con atti tangibili e formali, la proroga dei contratti e i vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale devono al più presto attivarsi, sulla falsariga di quanto fatto dalle altre ASP calabresi, per prorogare i contratti in scadenza e per scongiurare, così, il rischio che continui quell’incessante processo di depauperamento strutturale, qualitativo e professionale dei servizi sanitari in provincia di Vibo Valentia».

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