Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo:
SERRA SAN BRUNO - Non possiamo che esprime vicinanza e solidarietà ai lavoratori ed ai titolari dell’Agriturismo “Fondo dei Baroni” che si trovano a fronteggiare una grave crisi economica derivante dai mancati pagamenti delle prestazioni erogate agli studenti egiziani ospiti del progetto “Pitagora mundus”. Una vicenda che racchiude in sé il peggio della politica calabrese. Superficialità, incapacità, supponenza e menefreghismo hanno, infatti, contraddistinto, anche in questo caso, il non operato di un’amministrazione comunale la cui unica mission sembra essere quella di squalificare l’immagine di Serra. Come spesso accade, la classe politica nostrana si è distinta per la velocità nell’accampare presunti meriti e nella altrettanto rapidità nello sfuggire alle responsabilità. Fin dall’avvio del progetto, l’amministrazione cittadina ha brillato per inefficienza. Basti pensare alle difficoltà di trovare un alloggio pochi giorni prima dell’arrivo degli studenti. A ciò si aggiungano: l’abbandono degli studenti costretti, soprattutto nei periodi festivi, ad alimentarsi con mezzi di fortuna per la mancata predisposizione di un servizio adeguato o l’organizzazione di un vergognoso servizio lavanderia nei locali di palazzo “Chimirri”, per finire alla mancata predisposizione di qualunque forma di scambio e “integrazione” con la realtà locale. Per quanto concerne, infine, la vicenda economica, ancora una volta ci troviamo ad evidenziare che lo avevamo detto in tempi nono sospetti. In fase di approvazione del bilancio di previsione, avevamo, infatti, chiesto lumi sulla mancata predisposizione di un capitolo che contemplasse le risorse finanziare destinate ad assolvere gli impegni contratti con gli operatori locali. Un quesito cui giunsero, con il classico gesto che i serresi conoscono fin troppo bene, la spallucce del sindaco. Al fine di scongiurare la situazione che oggi si è venuta a determinare, proponemmo l’inserimento di una posta di bilancio destinata a pagare i debiti che, senza alcun impegno di spesa, l’amministrazione stava già contraendo. Purtroppo quelle proposte, frutto del senso di responsabilità della minoranza, caddero nel vuoto. Le conseguenza, oggi, sono sotto gli occhi di tutti, non da ultimo l’ulteriore danno arrecato all’immagine di una cittadina che dovrà faticare non poco per cancellare i guasti prodotti dall’amministrazione comunale più sciagurata che la storia di Serra ricordi.
Mirko Tassone
Consigliere comunale "Al Lavoro per il Cambiamento"
Chi ci vive, molto spesso, non fa altro che rimuginare, senza esito, su come fare ad andarsene, mentre chi se n’è andato è condannato a rivivere una nemesi quotidiana fatta di odori, colori e suoni, in un tempo sospeso, irreale, fermatosi al momento della partenza. E non desidera altro che tornarci. Rappresentazione immutabile delle speranze e dei paradossi di un popolo che forse popolo non è mai stato, i paesi delle aree interne custodiscono l’identità culturale della Calabria, o meglio delle Calabrie. La mappa genetica di questa regione si muove, infatti, lungo una ragnatela di storie antiche e culture meticcie: impronte sbiadite e disordinate, distanti tra loro, rimandi di un passato che talvolta è rimasto aggrappato alle rocce di quella Calabria “aspra” dell’entroterra, che pochi hanno saputo raccogliere e mettere a dimora.
RENDE - Il dibattito (e le battaglie) sullo sfruttamento dei beni comuni fa oramai parte della quotidianità: fondamentalmente perché la politica non riesce e non vuole recepire l’urlo dei cittadini che si battono per i loro diritti fondamentali condannando gli intricati sotterfugi che da vent’anni a questa parte esistono tra amministratori locali, banche e multinazionali. Ieri, a partire dalle ore 18, nei locali del Museo del Presente a Rende (CS), si è tenuto un dibattito sulla proposta di legge regionale di iniziativa popolare per l’acqua pubblica, disegno per il quale è stata avviata la raccolta firme e che dovrebbe applicare la volontà dei cittadini largamente espressa in occasione del Referendum del 12-13 giugno 2011. Al tavolo dei relatori erano presenti Gennaro Montuoro, rappresentante del Coordinamento Calabrese Acqua Bene Comune, Daniele Pisano, giovane amministratore del comune di Serra Pedace, il consigliere regionale Mimmo Talarico (Italia dei valori) e il prof. Alberto Lucarelli, ordinario di Diritto Pubblico all’Università di Sorbona e già assessore al comune di Napoli.
Il primo ad esprimere il proprio sostegno nei confronti dell’iniziativa è stato proprio il giovane Pisano, il quale ha chiosato sull'indifferenza che la Sorical (della quale la multinazionale Veolia rappresentava la parte privata) in questi anni ha mostrato nei confronti dei cittadini a favore dei soli profitti che con l’acqua poteva ottenere. Infatti, con lo sfruttamento del bene per eccellenza, dal 1994 ad oggi non è mai stato avviato, da parte del gestore privato, un investimento al fine di ripristinare la vecchia rete idrica per offrire così un servizio migliore ai cittadini. Unico scopo: distribuire acqua ed incassare profitti.
Il giovane attivista Gennaro Montuoro ha introdotto una breve parentesi, offrendo un nuovo paradossale sguardo al mondo della nostra "cara" politica: «Mentre qui stiamo discutendo su come far valere il risultato referendario, nei palazzi della Regione, per mano di Gentile, si sta pensando a come rinnovare la fiducia a Sorical». Montuoro ha inoltre sostenuto che il raggiungimento degli obbiettivi referendari è necessario, prima di tutto, per condannare le politiche neoliberiste che sfruttando i beni di prima necessità (beni comuni appunto), giocano coi diritti fondamentali e colpiscono le fasce sociali deboli. Lo stesso Montuoro non ha mancato di ricordare la battaglia dei movimenti spontanei nati in tutta la Regione e soprattutto la situazione in cui versano tutti i comuni serviti dall’invaso dell’Alaco. In ultimo, l’attivista del coordinamento calabrese Acqua Bene Comune ha evidenziato i punti salienti della proposta di legge: 1- Captazione e adduzione delle acque gestita da aziende speciali di diritto pubblico; 2- Autorità di ambito, a sostituzione delle vecchie Ato, intesi come ambiti di bacino idrografico; 3- Presenza fattiva e partecipazione dei rappresentanti di tutte le realtà sociali che in questi anni si sono battute per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Le amministrazioni locali che comunque intendessero svincolarsi da una gestione privata del servizio idrico, avrebbero accesso ad un fondo speciale al fine di raggiungere una situazione di indipendenza. Il messaggio che Montuoro lancia alla politica è quello di sostenere fortemente i comitati territoriali, di adottare al più presto il disegno di legge con deliberazioni di Consiglio, di modo che un’azione congiunta, magari delle grandi amministrazioni (come quella cosentina ad esempio già vittoriosa del ricorso al Tar contro Sorical per l’interruzione del servizio idrico), possa essere da monito per le piccole amministrazioni.
Il consigliere regionale Mimmo Talarico ha preso come esempio le città di Parigi, Napoli e Palermo che hanno detto no al «progressivo saccheggio dei beni comuni sfruttati per fare business». Lo stesso ha criticato le irrazionali scelte dei colleghi politici alla Regione, che prima si fanno promotori della loro terra con campagne di comunicazione turistica e poi, invece di prevedere dei piani energetici razionali, incentivano la smisurata creazione di centrali a biomasse (come il caso di Panettieri e Serra San Bruno). Talarico ha infine invitato i tanti presenti amministratori locali a deliberare sulla proposta di legge regionale sull’esempio dei comuni di Mendicino, Cellara, Colosimi Spezzano Piccolo, ecc.
In ultimo, il prof. Alberto Lucarelli, che da anni segue le attività dei comitati calabresi, ha espresso il suo dispiacere nei confronti di una politica che continua a disapplicare la volontà referendaria. Chiosando poi sulla malattia delle multinazionali, lo stesso ha sostenuto come le stesse, nello sfruttare i beni comuni, mirino solo ed esclusivamente a «fare affari in maniera veloce». Come? Abbattendo gli investimenti (infatti, mai è stato eseguito un intervento a favore dei cittadini) ed aumentando le tariffe dei servizi. In questo senso i profitti aumentano in maniera esponenziale. Con la gestione privata, a livello nazionale l’abbattimento degli investimenti è stato del 60%. Tutto questo nasce dal tradizionale connubio tra politica, multinazionale e malavita. «I profitti delle multinazionali - ha detto ancora Lucarelli - non vengono utilizzati per finanziare interventi locali e in più vengono delocalizzati e spesi quindi altrove».
Sottolineando la mancanza di una legge nazionale, Lucarelli porta come esempio quello napoletano, dove è stata bypassata questa carenza facendo riferimento direttamente a Diritto Europeo. Analizzando la proposta di legge calabrese, Lucarelli ha invitato i promotori a ragionare bene sull’organo di controllo della gestione e sul tema delle concessioni, per evitare che anche in Calabria si verifichino situazioni come quelle avvenute in Campania, con gli Ato 3 finiti nelle mani del clan dei casalesi.
Si aspetta adesso di verificare quale sarà, in merito alla proposta di legge regionale, la scelta dei politici locali, soprattutto di quelli che ancora oggi non vedono oltre i giochi di potere e continuano a consentire che si avvelenino circa 400mila persone restando legati all’invaso dell’Alaco gestito da Sorical.
Riceviamo e pubblichiamo:
‘Ndrangheta, magistratura, politica e massoneria: un quadrato perfetto con al centro alcuni uomini infedeli dei servizi segreti. È questo il singolare ritratto del malaffare mafioso in Italia che emerge dal nuovo libro di Enzo Ciconte Politici e malandrini da qualche giorno in libreria. A leggere le pagine del volume, ma anche a sfogliarne solamente l’indice, emerge chiaramente come il libro affronti l’argomento sia nella sua complessità storica e sociologica sia nella dovizia di fatti, personaggi e particolari che restituiscono al lettore l’immagine di una ‘ndrangheta capace di stringere rapporti e alleanze con politici a vari livelli passando dal controllo diretto o indiretto delle amministrazioni comunali fino ad arrivare all’infiltrazione negli organi di governo regionali e nazionali (e persino in paesi lontani dall’Italia come l’Australia).
Grande attenzione è posta al problema della presenza della ‘ndrangheta nelle fila delle amministrazioni pubbliche e dei partiti che operano nel Nord Italia dove nella ricerca dell’obiettivo dell’elezione a tutti i costi, di fronte al tramonto delle ideologie e della conseguente incapacità dei partiti di attrarre consensi, nuovi e vecchi politici in carriera non hanno disdegnato di chiedere “una mano” ai boss per raggiungere il risultato prefisso. In uno scenario così fosco l’autore non manca però di raccontare anche le storie dei tanti “signornò” che all’onore mafioso hanno preferito quello della buona coscienza e dell’onesta.
Il libro
La ’ndrangheta è l’organizzazione mafiosa in perenne trasformazione. La storia del filo che lega politici e ’ndrangheta è quella più negletta perché la mafia calabrese ha vissuto per un lungo periodo storico in una zona oscura impenetrabile alla conoscenza. Fare la storia del rapporto tra malandrini e politici vuol dire affrontare – e cercare di spiegare – una diversità che fa della ’ndrangheta un unicum nel panorama mafioso. La ’ndrangheta in determinati momenti storici si è differenziata da mafia e camorra sia perché ha stabilito relazioni con il Pci e con la destra eversiva, sia perché è l’unica organizzazione ad avere rapporti con uomini politici che operano nel Centro-Nord Italia e persino in alcuni Paesi stranieri. La ’ndrangheta s’è assicurata la protezione di una borghesia mafiosa ingorda ma anche miope, senza ideali e incapace di immaginare un futuro per la propria terra diverso da quello della subalternità ai governanti di turno o ai mafiosi. ’Ndrangheta, magistratura, politica e massoneria sono un incrocio perfetto. Al centro, come una rotonda che regola il traffico, uomini infedeli dei servizi segreti. Nella prima parte c’è il racconto di lunga durata che dalla Calabria del 1861 arriva sino ai nostri giorni. La seconda parte è dedicata al condizionamento ’ndranghetista su pezzi della politica di alcune regioni: Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria, Lombardia. La terza parte mostra come la ’ndrangheta si sia interessata di politica in giro per il mondo. La quarta parte illustra alcune forme recenti di resistenza e di ribellione alla prepotenza e alla volontà di dominio ad opera in particolare di sindaci o di assessori o consiglieri comunali calabresi e del Nord Italia.
L'autore
Enzo Ciconte insegna Storia della criminalità organizzata all'Università Roma Tre e Semiologia e analisi del linguaggio mafioso all'Università dell'Aquila. È considerato tra i massimi esperti di fenomeni mafiosi.
Antonio Cavallaro
Ufficio stampa
Rubbettino Editore
Si è materializzata la crisi politica che covava da tempo all'interno dell'amministrazione comunale di Vibo Valentia. Ieri l'ultimo atto di una guerra tutta interna al centrodestra: gli assessori comunali Pasquale La Gamba e Antonio Schiavello, entrambi del Pdl, si sono dimessi dalla Giunta guidata dal sindaco Nicola D'Agostino. Già da tempo si era consumata la frattura tra il primo cittadino e l'Udc, ma ora ha ben altro peso dal punto di vista politico la frattura con il Pdl
Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Associazione "Il Vizzarro”
via chiesa addolorata, n° 8
89822 - Serra San Bruno