mini topi“Paria na gatta. Na gattaredha addandunata. ‘Mbeci era nu surici!”. A vederlo da lontano - il topo liberamente transitato questa mattina nei pressi di via Cavour, nel cuore del centro storico di Serra San Bruno – secondo il racconto di un’anziana signora residente sul posto, sarebbe parso un gatto. Grigio e pasciuto. Invece era un topo. Un topone con la coda ritta e dall’andatura superba, che scorazzava tranquillo tra le abitazioni di Terravecchia. Poi nel giro di una mezz’ora, ancora la donna, avrebbe notato altri due ratti, più piccoli ma più veloci. Spariti entrambi nella bocca della grondaia di una casa. E così decine e decine di altri avvistamenti, quasi tutti nella stessa zona. Un centro storico letteralmente invaso da questi – peraltro prolifici – roditori che, tra sacchi e sacchetti della cosi detta ‘raccolta differenziata’, crescono, si nutrono e si riproducono.  
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mini Arrivo_Ciclosi_in_ProvinciaIl capitolo finale, forse, lo scriverà il Parlamento, che sarà chiamato a discutere il disegno di legge costituzionale approvato dal governo Letta pochi giorni fa. Il grosso della trama, però, è ancora tutto da sviluppare, e un contributo corposo in questo senso potrebbe venire fuori anche dalle aule giudiziarie. A ogni modo la storia ventennale della Provincia di Vibo Valentia – che è tra quelle che l'esecutivo delle larghe intese vorrebbe tagliare – è densa di avvenimenti, non tutti proprio esaltanti, che hanno determinato, in buona parte, una sorte per cui l'eventuale soppressione potrebbe risultare come una sorta di eutanasia istituzionale, una morte indotta che però ha ben poco di dolce.
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mini istruzione
Riceviamo e pubblichiamo
 
 
Avevo visto tempo fa un servizio alle iene sui contributi scolastici per gli esami di maturità che diventavano obbligatori con la minaccia di non essere ammessi fisicamente agli esami e avevo pensato, essendomi iscritto per prendere un altro diploma, che a Vibo non potesse succedere. Mai pensiero più errato.
Istituto Alberghiero di Vibo Valentia; questa era stata la mia scelta, avevo già il diploma di "ricevimento", preso nel 2000, e per avere altri sbocchi lavorativi e altri punti nella"classifica" per l'insegnamento volevo puntare a quello "ristorativo".
Tutto comincia a febbraio quando ricevo la lettera della scuola con i documenti da consegnare e con un punto finale con la scritta generica versamenti. Mi reco in segreteria e spiego che la documentazione relativa al mio precedente diploma era già in loro possesso, ho dovuto spiegare questa cosa in segreteria almeno 5 volte perché ogni volta lo dimenticavano, e consegno nel tempo: certificato medico, certificato lavorativo, certificato di Laurea e chiedo i programmi per le materie da portare al pre-esame, queste ultime dovrò andare a prenderle con le mie mani da professore a professore per poi consegnare un semplice foglio con su scritto che mi rifacevo ai programmi ministeriali.
Tutto a posto? Nemmeno per sogno. Da fine aprile in poi cominceranno i problemi.
Ricevo, una mattina, una telefonata dalla segreteria perché mancano dei documenti, il diploma, e un versamento da 150 euro pena esclusione dai pre-esami. Con mia sorpresa mi reco a scuola e spiego che hanno tutto già nella cartella compresa la fotocopia dell’unico versamento obbligatorio.
Passa qualche altro giorno e finalmente il consiglio di classe si riunisce per assegnarmi la sezione con cui fare l'esame, siamo a maggio e queste cose si dovrebbero fissare almeno due mesi prima, e decidono le materie da sostenere al pre-esame.
Quali materie hanno deciso? In barba a qualsiasi legge hanno optato per tutte le materie degli ultimi 3 anni nonostante avessi già sostenuto la maggior parte delle materie comuni e che per legge non andavano sostenute nuovamente. Saputo ciò mi reco in segreteria e faccio presente il loro errore ma dicendomi che non potevano fare nulla, e che la legge era chiara, mi mandano dal preside, Carlo Pugliese, a cui cerco di spiegare le mie motivazioni, a voce non avendo con me il decreto ministeriale, ma niente da fare e sento rivolgermi che "la legge non ammette ignoranza" e che in più la documentazione relativa alla formazione lavorativa non andava bene dato che si trattava di un auto-dichiarazione personale, la legge consente di presentare questa dichiarazione ma a quanto pare all'alberghiero hanno leggi di altri paesi, e che per lui non aveva valore dandomi un altro foglio da far compilare e timbrare dall'azienda.
Torno a casa, rileggo nuovamente il decreto e il giorno successivo mi presento di nuovo in segreteria, quel giorno era presente un'addetta gentilissima nell'ufficio, facendo presente decreto, articolo e comma a cui fare riferimento. Capito l'errore mi accompagnano dal Preside che imperterrito continua a non voler sentire ragioni e riportandogli la sua frase "la legge non ammette ignoranza" si altera in maniera non dignitosa, volgare e ineducata per un Dirigente Scolastico, forse non conoscendo l'etimologia di ignorare, che urlando mi dice "ora te l'insegno io il diritto", sono laureato in Scienza Politiche, e cominciando a leggere il decreto cambia colorito e diventa un agnellino ammettendo lo sbaglio ed eliminando tutte le materie che non dovevo fare. Subito dopo il Preside comincia a parlare di titoli di studio, di ragazzi che frequentano per 5 anni e di privatisti a cui sembra facile venire da fuori e prendersi un diploma e che in passato in quella scuola, è capitato (parole sue), i diplomi sono stati anche regalati ma ora non più. Forse questa è l’offesa più grave che potesse rivolgere, non a me, a tutta la scuola dato che quasi tutti i docenti di Sala,Cucina e Ricevimento si sono diplomati in questo istituto.
Ma ancora non è finita perché ricevo nei giorni successivi un'altra telefonata per ricordarmi che manca ancora il versamento da 150 euro e che senza di quello non potrò essere ammesso all'esame. Ritorno nuovamente e chiedo una circolare in cui è riportata questa deliberazione e mi rispondono di guardare sul sito della scuola. Mi collego cerco e trovo l'unica circolare dove giustamente sono riportati i documenti e i versamenti obbligatori e non quelli VOLONTARI. Faccio leggere al Preside che comincia ad arrampicarsi sugli specchi e dice che non potevano scriverlo perché il consiglio d'istituto lo ha deliberato successivamente. Chiedo, a voce, un qualcosa di scritto dove mi si indichi l'obbligatorietà di questo versamento ma nessuna risposta non potendo darla.
Stranamente riesco a fare i pre-esami e non ricevo più nessuna telefonata fino al giorno precedente la prima prova di maturità: se non pago non faccio l'esame mi dicono.
Nuovamente chiedo qualcosa di scritto in cui si parli dell'obbligatorietà di questo contributo e faccio presente che so benissimo che non possono farne dato che anche dalla circolare del ministero, del 7 marzo 2013, si parla di richieste illegittime se rese obbligatorie ma per tutta risposta ho solamente un ultimatum: o paghi o non farai l'esame.
Mi presento la mattina della prima prova senza aver pagato questo contributo e per tutta risposta mi si impedisce di fare l'esame. Non viene messo nulla a verbale. Non mi viene data nessuna comunicazione scritta. Mi si dice che se voglio sapere il perché di questo versamento devo fare assolutamente una richiesta scritta, per avere un atto pubblico che dovrebbe essere affisso in bacheca per legge, al Preside. Vengo richiamato dalla commissione che mi dice di rientrare solo assicurandogli che qualcuno nella mattinata o al massimo il mattino seguente avrebbe pagato questo versamento ma al mio diniego vengo messo alla porta non prima di aver sentito l'ennesima idiozia: il contributo è facoltativo perché viene data possibilità alla scuola di decidere se farlo o no (!!!!!).
Rendendomi conto di trovarmi di fronte a un muro vado via e mi reco al provveditorato dove incontro il massimo dirigente provinciale che dice di non sapere nulla per quanto riguarda versamenti e chiama il Preside; non conosco la conversazione ma subito dopo quella chiamata il Provveditore praticamente stringe le spalle.
Ho insegnato e mi hanno insegnato, a scuola e in famiglia, che bisogna seguire la strada della legalità, e stranamente me lo insegnò parte di quella commissione d'esame che mi ha impedito un diritto, e far sempre presente a chi di dovere le cose che non vanno. Avrei potuto pagare il versamento e fare l'esame come hanno fatto tutti ma non credo che adeguarmi alle ingiustizie faccia parte del vivere civile. Ebbene l'istituto alberghiero ha qualche serio problema di comunicazione, di applicazione dei decreti, del riuscire a capire ciò che si legge e ciò che gli si viene spiegato.
Qualcuno potrà chiedermi qualche prova?
Essendo, l'alberghiero, video sorvegliato, e la mattina della prima prova il tutto è accaduto sotto l'occhio vigile del grande fratello, la prova di parte di ciò che dico è sicuramente registrata nel server; escludendo naturalmente i testimoni.
Questa è la scuola del futuro? Dirigenti Scolastici di questo tipo dovrebbero essere la guida di istituti del genere? Certa gente è guida solo sulla carta.
Una scuola che una volta insegnava a non farsi sfruttare e a pretendere ciò che spetta. Era un'altra scuola ed era un altro Preside.
 
A voi la risposta.
 
Naturalmente questa lettera è stata inviata alle relative caselle di posta certificata a:

USR Calabria
Provveditore agli studi di Vibo Valentia
Ministro della Pubblica Istruzione
Comando Regionale della Guardia di Finanza
Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia
Preside de l' I.P.S.S.A.R.A. di Vibo Valentia

Nicola Iozzo
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mini scontriusb1Volevano fare irruzione nella sede del Consiglio regionale quando, ad un certo punto, avrebbero subito la violenta reazione da parte delle forze dell’ordine. Brutta avventura stamani per i lavoratori Lsu ed Lpu, impegnati in una manifestazione di protesta proprio davanti a palazzo Campanella. Un dirigente sindacale Usb è stato, addirittura colto da malore. 

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mini municipio_serra
Riceviamo e pubblichiamo
 
 
Rimango basito ogniqualvolta penso a come anche un solo serrese abbia potuto dare fiducia alla maggioranza di centrodestra che guida il nostro comune. Una maggioranza che si caratterizza attraverso un’ immobilismo disarmante. Un po’ poco per chi affermava, solo due anni fa, di avere la bacchetta magica e di poter nel giro di poco tempo risolvere tutti i problemi della nostra cittadina. Mi riferisco alla possibilità di incentivare l’imprenditoria facilitando l’accesso al credito dei giovani facendo in modo che il comune potesse fare da garante nei confronti delle banche, mi riferisco alla possibilità di consegnare alle giovani coppie in difficoltà le case che facevano parte del progetto “Paese Albergo”, ai 100 posti di lavoro al Parco e alla raccolta differenziata con codice a barre che avrebbe dovuto far raggiungere le percentuali auspicate dal governo nazionale nel giro di poco tempo…
Ci ritroviamo purtroppo di fronte a una realtà diversa, per l’imprenditoria non è stato mosso un dito e le giovani coppie attendono ancora invano l’uscita del bando per l’assegnazione delle case albergo; dei 100 posti di lavoro neanche l’ombra,  tranne che per una manciata di contratti mensili per amici e parenti della maggioranza e la raccolta differenziata è rimasta orfana delle buste con colorazione diversa per ogni materiale riciclabile e dei codici a barre dopo neanche un mese dalla messa in atto. Le strade sono di nuovo piene di rifiuti abbandonati da chi, con senso civico pari a zero, certifica in tal modo il fallimento di un progetto tanto sbandierato nel dopo elezioni del 2011, così come tanto trascurato e mal gestito dopo qualche mese.
Un’amministrazione che si rispetti dovrebbe essere caratterizzata dal dialogo, anche con toni forti, e dalla dialettica. Negli ultimi due anni i serresi hanno dovuto assistere invece, a teatrini che niente hanno a che vedere con la politica e con chi afferma di farne parte: abbandoni dell’aula da parte della maggioranza per far mancare il numero legale (in genere questa possibilità è vista come manna dal cielo dalla minoranza che da sola non ha i numeri per invalidare una votazione) e richieste di sospensioni, ben tre nell’ultimo consiglio comunale, per attaccarsi al telefono e chiedere consigli su come proseguire la seduta. Una maggioranza muta e impalpabile se non fosse per il capogruppo in consiglio e qualche sporadica uscita poco felice del sindaco. Dall’altro lato una opposizione che in alcune occasioni ha dovuto dimenticare di essere tale e mantenere il numero legale per votare provvedimenti considerati positivi per tutta la cittadinanza, una opposizione che in ogni consiglio si ritrova a doversi astenere o addirittura a dover abbandonare l’aula durante le votazioni in quanto la maggior parte dei punti all’ordine del giorno individuati dalla maggioranza non seguono l’iter imposto dal Testo Unico ma vengono portati in consiglio e discussi come se fossero argomenti da bar.
Il ruolo di trascinatore che Serra San Bruno ha sempre avuto verso tutto il comprensorio sembra sia venuto meno e per ciò si deve ringraziare chi con voglia di rivalsa è riuscito ad avere la maggioranza senza pensare che una volta arrivato a Palazzo Tucci avrebbe dovuto governare e non divulgare slogan buoni finché si è in campagna elettorale ma di impossibile attuazione quando si ha l’onore e soprattutto l’onere di gestire la cosa pubblica…
Auspico che, con grande senso di responsabilità, l’attuale maggioranza decida di fare un passo indietro in modo da ridare ai cittadini la possibilità di scegliere nuovamente quale possa essere il meglio per la nostra cittadina, questa volta con qualche certezza in più e qualche politicante della domenica, con famiglia numerosa a seguito, in meno.   
 
Michele Grenci

Coordinatore movimento politico 'Al lavoro per il cambiamento'
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mini alaco schiumaRiceviamo e pubblichiamo: La nostra terra calabrese è da sempre terra di prodigi, di meraviglie e di veri e propri miracoli, ma nel caso dell’acqua di rubinetto della provincia di Vibo si verifica quotidianamente, da molti anni un evento che l’intera cittadinanza contempla sempre più attonita. La totalità della popolazione che vive nei paesi serviti dall’Alaco, evita infatti accuratamente e da lungo tempo, di bere l’acqua del rubinetto, includendo nel termine “popolazione” anche i certificatori della potabilità, che dovrebbero farlo almeno allo scopo di essere considerati minimamente credibili. Nessuno, quindi, beve l’acqua “potabile”

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mini cgil_filcamsRiceviamo e pubblichiamo:

La costanza, l’impegno e l’amore per il proprio lavoro, accompagnato dalla disponibilità dei lavoratori, che non ricevono il salario da alcuni mesi per mantenere in vita una struttura recettiva importante e ben inserita nel circuito turistico regionale e Nazionale, merita tutta la nostra comprensione e sostegno.

La FILCAMS CGIL ha avviato un confronto di merito con il titolare dell’agriturismo Fondo dei Baroni situato a Serra San Bruno che ha causa del mancato pagamento d’alcune fatture da parte del Comune di Serra San Bruno, ha portato il titolare a subire una crisi finanziaria rilevante che a messo a dura prova la tenuta occupazionale e il mantenimento della struttura stessa.
La responsabilità della crisi finanziaria in cui e caduto l’agriturismo è dovuta alle inadempienze dell’Amministrazione comunale di Serra San Bruno e d’Iscapi ( Istituto Calabrese di Politiche Internazionali, soggetto attuatore e coordinatore del Progetto Pitagora Mundus per conto della Regione Calabria) per via di un progetto d’integrazione scolastica tra la nostra regione e l’Egitto che ha “scaricato” i costi del soggiorno di un gruppo di studenti Egiziani a Serra San Bruno sulla struttura ricettiva, senza pagare, se non in minima parte i servizi prestati.
Certamente è da valutare positivamente il progetto che ha visto a Serra San Bruno oltre trenta studenti Egiziani che hanno trovato accoglienza e sostegno da parte degli operatori dell’agriturismo, ma da una vicenda che doveva dare maggiore slancio e attività produttiva si è trasformata in una mera storia di cattiva gestione e soprattutto ha scaricato i costi sull’impresa e sui lavoratori. L’impresa ha dovuto fare fronte alle spese economiche correnti e che con il passare dei mesi l’hanno messa in ginocchio costringendola a procedere all’invio delle lettere di licenziamento dei dipendenti.
A nulla sono serviti gli impegni sottoscritti  dal Sindaco e da Iscapi in sede Comunale, gli impegni assunti si sono rilevati inconsistenti e privi di copertura finanziaria, intanto i lavoratori e l’impresa vivono momenti drammatici con il rischio di mettere in serio pericolo la struttura e con la drammatica conseguenza di  procedere ai licenziamenti dei lavoratori e la chiusura dell’attività.
Su invito di Fortunato Petrolo della Segreteria regionale FILCAMS Calabria, si è tenuto venerdì, nella sede della CGIL di Vibo Valentia un primo incontro con la Dirigenza dell’agriturismo Fondo dei Baroni di Serra San Bruno tra Domenico De Paola, i lavoratori e il segretario Fortunato Petrolo. Le parti dopo un confronto serrato hanno condiviso preliminarmente la possibilità di ritirare le lettere di licenziamento dei lavoratori, di predisporre un articolato piano di rientro delle spettanze economiche vantate dai lavoratori, il tutto per evitare i licenziamenti di tutti i dipendenti e la chiusura della struttura. Nei prossimi giorni c’incontreremo per sottoscrivere un possibile accordo. Confidiamo anche nella responsabilità degli Enti interessati Comune di Serra San Bruno, Iscapi che nel breve periodo possono onorare il proprio debito nei nostri confronti.

Fortunato Petrolo

Segreteria Regionale CGIL FILCAMS Calabria

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Domenica, 19 Maggio 2013 14:28

Lamezia, 36 condanne per il clan Giampà

mini tribunale136 richieste e 36 condanne, con risarcimento alle parti civili, incluso il comune di Lamezia. Il giudice per le udienze preliminari di Catanzaro, Giovanna Mastroianni, ha confermato l’impianto accusatorio a carico degli imputati nel processo nato dall’operazione "Medusa" del 26 giugno 2012. Condotta dalla Dda catanzarese, l'inchiesta ha portato all’individuazione di esponenti di spicco e gregari del clan Giampà di Lamezia. Con accuse che vanno dall’associazione mafiosa all’estorsione, passando per i reati di estorsione, usura, danneggiamento, detenzione abusiva di armi e favoreggiamento. La condanna più alta, 13 anni e 8 mesi, è stata comminata ad Aldo Notarianni, ritenuto la figura apicale della cosca. 12 anni al capo del gruppo criminale, Francesco Giampà, detto "il professore". Sei anni e otto mesi al figlio Giuseppe Giampà, diventato collaboratore di giustizia, e cinque alla moglie, Pasqualina Bonaddio. Per gli altri imputati coinvolti le pene variano dai dieci anni all’anno e otto mesi di reclusione.

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Sabato, 18 Maggio 2013 13:30

Arrivaru l'artisti

mini cariatiL’aria a festa: era quello che ci voleva. Sì, occorreva distrarsi dopo mesi passati a patire freddo, incomprensioni e solite discussioni chiusi al caldo di una stufa a pellet sempre accesa. E a ricordarci di quanto il letargo fosse ormai agli sgoccioli ci avevano pensato quei "bravi ragazzi" vestiti da testa di capra. Sì, bisognava uscire fuori, ritornare per le strade e mostrare il volto vero del “Brigante”. Sì, ne avevamo bisogno. Avevamo bisogno di incontrare la nostra Calabria, oggi più che mai, oggi più di ieri. Per lunghi tratti della nostra avventura ci siamo sentiti invincibili, domi. Appagati. Invece abbiamo scoperto per l’ennesima volta che è davvero il silenzio a fare paura. Silenzio nonostante le nostre grida, per l’Alaco innanzitutto, divenuto ormai la nostra ragione di vita. Silenzio. Come quel silenzio che non ti dà pace tanto ti isola dal mondo e dalle verità. Sì, avevamo bisogno di andare via per qualche giorno. Sì, dovevamo raggiungere quei compagni conosciuti e sconosciuti allo stesso momento. Perchè lo sapevamo che c'erano.

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mini acqua pubblicaRENDE - Il dibattito (e le battaglie) sullo sfruttamento dei beni comuni fa oramai parte della quotidianità: fondamentalmente perché la politica non riesce e non vuole recepire l’urlo dei cittadini che si battono per i loro diritti fondamentali condannando gli intricati sotterfugi che da vent’anni a questa parte esistono tra amministratori locali, banche e multinazionali. Ieri, a partire dalle ore 18, nei locali del Museo del Presente a Rende (CS), si è tenuto un dibattito sulla proposta di legge regionale di iniziativa popolare per l’acqua pubblica, disegno per il quale è stata avviata la raccolta firme e che dovrebbe applicare la volontà dei cittadini largamente espressa in occasione del Referendum del 12-13 giugno 2011. Al tavolo dei relatori erano presenti Gennaro Montuoro, rappresentante del Coordinamento Calabrese Acqua Bene Comune, Daniele Pisano, giovane amministratore del comune di Serra Pedace, il consigliere regionale Mimmo Talarico (Italia dei valori) e il prof. Alberto Lucarelli, ordinario di Diritto Pubblico all’Università di Sorbona e già assessore al comune di Napoli.

Il primo ad esprimere il proprio sostegno nei confronti dell’iniziativa è stato proprio il giovane Pisano, il quale ha chiosato sull'indifferenza che la Sorical (della quale la multinazionale Veolia rappresentava la parte privata) in questi anni ha mostrato nei confronti dei cittadini a favore dei soli profitti che con l’acqua poteva ottenere. Infatti, con lo sfruttamento del bene per eccellenza, dal 1994 ad oggi non è mai stato avviato, da parte del gestore privato, un investimento al fine di ripristinare la vecchia rete idrica per offrire così un servizio migliore ai cittadini. Unico scopo: distribuire acqua ed incassare profitti.

Il giovane attivista Gennaro Montuoro ha introdotto una breve parentesi, offrendo un nuovo paradossale sguardo al mondo della nostra "cara" politica: «Mentre qui stiamo discutendo su come far valere il risultato referendario, nei palazzi della Regione, per mano di Gentile, si sta pensando a come rinnovare la fiducia a Sorical». Montuoro ha inoltre sostenuto che il raggiungimento degli obbiettivi referendari è necessario, prima di tutto, per condannare le politiche neoliberiste che sfruttando i beni di prima necessità (beni comuni appunto), giocano coi diritti fondamentali e colpiscono le fasce sociali deboli. Lo stesso Montuoro non ha mancato di ricordare la battaglia dei movimenti spontanei nati in tutta la Regione e soprattutto la situazione in cui versano tutti i comuni serviti dall’invaso dell’Alaco. In ultimo, l’attivista del coordinamento calabrese Acqua Bene Comune ha evidenziato i punti salienti della proposta di legge: 1- Captazione e adduzione delle acque gestita da aziende speciali di diritto pubblico; 2- Autorità di ambito, a sostituzione delle vecchie Ato, intesi come ambiti di bacino idrografico; 3- Presenza fattiva e partecipazione dei rappresentanti di tutte le realtà sociali che in questi anni si sono battute per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Le amministrazioni locali che comunque intendessero svincolarsi da una gestione privata del servizio idrico, avrebbero accesso ad un fondo speciale al fine di raggiungere una situazione di indipendenza. Il messaggio che Montuoro lancia alla politica è quello di sostenere fortemente i comitati territoriali, di adottare al più presto il disegno di legge con deliberazioni di Consiglio, di modo che un’azione congiunta, magari delle grandi amministrazioni (come quella cosentina ad esempio già vittoriosa del ricorso al Tar contro Sorical per l’interruzione del servizio idrico), possa essere da monito per le piccole amministrazioni.

Il consigliere regionale Mimmo Talarico ha preso come esempio le città di Parigi, Napoli e Palermo che hanno detto no al «progressivo saccheggio dei beni comuni sfruttati per fare business». Lo stesso ha criticato le irrazionali scelte dei colleghi politici alla Regione, che prima si fanno promotori della loro terra con campagne di comunicazione turistica e poi, invece di prevedere dei piani energetici razionali, incentivano la smisurata creazione di centrali a biomasse (come il caso di Panettieri e Serra San Bruno). Talarico ha infine invitato i tanti presenti amministratori locali a deliberare sulla proposta di legge regionale sull’esempio dei comuni di Mendicino, Cellara, Colosimi Spezzano Piccolo, ecc.

In ultimo, il prof. Alberto Lucarelli, che da anni segue le attività dei comitati calabresi, ha espresso il suo dispiacere nei confronti di una politica che continua a disapplicare la volontà referendaria. Chiosando poi sulla malattia delle multinazionali, lo stesso ha sostenuto come le stesse, nello sfruttare i beni comuni, mirino solo ed esclusivamente a «fare affari in maniera veloce». Come? Abbattendo gli investimenti (infatti, mai è stato eseguito un intervento a favore dei cittadini) ed aumentando le tariffe dei servizi. In questo senso i profitti aumentano in maniera esponenziale. Con la gestione privata, a livello nazionale l’abbattimento degli investimenti è stato del 60%. Tutto questo nasce dal tradizionale connubio tra politica, multinazionale e malavita. «I profitti delle multinazionali - ha detto ancora Lucarelli - non vengono utilizzati per finanziare interventi locali e in più vengono delocalizzati e spesi quindi altrove».

Sottolineando la mancanza di una legge nazionale, Lucarelli porta come esempio quello napoletano, dove è stata bypassata questa carenza facendo riferimento direttamente a Diritto Europeo. Analizzando la proposta di legge calabrese, Lucarelli ha invitato i promotori a ragionare bene sull’organo di controllo della gestione e sul tema delle concessioni, per evitare che anche in Calabria si verifichino situazioni come quelle avvenute in Campania, con gli Ato 3 finiti nelle mani del clan dei casalesi.

Si aspetta adesso di verificare quale sarà, in merito alla proposta di legge regionale, la scelta dei politici locali, soprattutto di quelli che ancora oggi non vedono oltre i giochi di potere e continuano a consentire che si avvelenino circa 400mila persone restando legati all’invaso dell’Alaco gestito da Sorical.

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