Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo:
Chissà cosa avrebbe scritto! Ma forse neppure nella sua facondia avrebbe trovato le parole giuste per descrivere l’immobilismo o meglio l’assenza dell’amministrazione comunale. E si, perché, forse, neppure mastro Bruno Pelaggi sarebbe riuscito a descrivere “cu nu suniettu” lo stato comatoso in cui versa l’attuale maggioranza. Il buio cosmico dal quale sembrano essere avvolti gli inquilini di palazzo Tucci, trova ulteriore conferma nell’assenza di qualunque iniziativa tesa a celebrare il centenario del più grande poeta serrese. Non fosse stato per l’associazione culturale il “Brigante” l’evento sarebbe passato nel più assoluto silenzio. Certo, l’inerzia dell’amministrazione non sorprende nessuno, tanto più che a certificarne l’immobilismo è stato lo stesso sindaco che, nel cercare di dare una motivazione plausibile per mascherare il vero motivo della revoca della delega all’assessore Bruno Zaffino, ha parlano “di necessità di rilancio dell’azione amministrativa”. Un’azione che con tutta evidenza morde il freno in ogni ambito. Non fa eccezione il settore culturale, un settore, come peraltro tutti gli altri, in cui gli impegni assunti in campagna elettorale vengono quotidianamente disattesi. Ci saremmo aspettati, infatti, che in vista del centenario della morte di Mastro Bruno Pelaggi, l’amministrazione comunale si sarebbe attivata per celebrare degnamente l’evento. Ci saremmo aspettati che, sfruttando al meglio la famosa “sinergia comune-regione”, tanto professata in campagna elettorale, quanto disattesa nella quotidianità, cogliendo l’occasione del centenario pelaggiano, l’amministrazione avesse presentato un apposito progetto, all’assessorato regionale al ramo, per valorizzare e promuovere il patrimonio letterario locale. Sicuramente, non ci aspettavamo, maggiore serietà e rispetto degli impegni assunti in campagna elettorale, da parte di una compagine amministrativa che ha fatto delle promesse da marinaio una delle caratteristiche distintive. Per quanto riguarda la cultura, infatti, il programma sottoposto agli elettori dall’attuale maggioranza, a pagina sette, evidenziava la necessità di valorizzare “argomenti e problematiche specifiche del territorio e del patrimonio culturale locale”. Un patrimonio, oggi, mortificato dall’ignavia di chi avrebbe il dovere di tutelarlo e valorizzarlo. Un patrimonio al quale appartiene a pieno titolo mastro Bruno che, con i suoi versi, ha cantato il disagio, quanto mai attuale, di una terra in cui, ancora oggi, “cu pota si la scappa a novajorca”. Una “novajorca” che si trova in tutti in quei luoghi in cui tanti serresi, oggi come ieri, sono costretti ad emigrare per cercare un’opportunità. Una situazione che non dovrebbe lasciare indifferente la politica; o meglio una politica meno parolaia ed inconcludente come quella che, nel proprio programma elettorale definiva “cultura e turismo un binomio essenziale”. Un binomio che, con tutta evidenza, ha fatto la stessa fine di un altro binomio, quello comune –regione. Peccato che a non scappare a “novajorca” siano quanti dovrebbero andarci, “currijati cuomu cani/ cu frischi, cu lignati, cu bastuni, cu pitrati cu gruossi mazzacani”'.
Mirko Tassone (consigliere comunale del gruppo "Al lavoro per il Cambiamento")
Andrà in onda stasera alle 21 su Telejonio, e domani in replica alle 14,30, uno speciale interamente dedicato al poeta serrese Mastro Bruno Pelaggi, di cui quest'anno ricorre il Centenario della morte. La trasmissione, condotta dal giornalista Bruno Vellone, vedrà la partecipazione dello studioso e scrittore Tonino Ceravolo, del giornalista Sergio Pelaia, di Salvatore Albanese (attivista dell'associazione culturale Il Brigante, sodalizio che ha organizzato una due giorni di spettacoli e dibattiti proprio il 6 gennaio, data del Centenario, in collaborazione con Il Vizzarro.it), di Salvatore Costa (attore, attivista del Brigante), e del musicista Michele Vinci, che ha eseguito un brano del suo disco con cui ha messo in musica i versi di Mastro Bruno. Nel corso del programma, oltre a discutere e ad approfondire la figura del poeta dal punto di vista personale, storico e letterario, sono state recitate alcune tra le sue più note liriche, si è discusso della disarmante attualità della poesia di protesta di Mastro Bruno e della necessità di arrivare alla pubblicazione di un'edizione critica delle sue opere attraverso un'attenta analisi delle fonti.
"A chi pensava che il Comitato civico Pro-Serre fosse andato in soffitta rispondiamo con un rinnovato e più concreto impegno. Gli attivisti del comitato stanno mettendo in cantiere nuove e più importanti iniziative, che culmineranno l’11 febbraio con uno sciopero generale, a cui tutta la cittadinanza sarà chiamata a partecipare per dare un segnale forte a quella politica che sembra essersi dimenticata di questo territorio. Serra San Bruno conta ben 2 consiglieri regionali, di cui uno di maggioranza che ricopre la carica di presidente della Commissione sanità; la provincia di Vibo Valentia a sua volta conta ben 4 consiglieri regionali ed 1 assessore, ma nonostante ciò sembra un territorio senza alcuna rappresentanza politica.
I tagli previsti dal piano di rientro sembrano voler colpire e affondare le Serre. La media dei posti letto nelle province di Reggio, Cosenza, Crotone e Catanzaro è di circa 2,8pl per 1000 abitanti mentre a Vibo questa media sfiora l’ 1,4pl per 1000 abitanti. Ciò è anomalo soprattutto se si mettono a confronto le province di Crotone e Vibo Valentia, che sono molto simili sia come estensione del territorio che come densità di popolazione. Se poi analizziamo le conseguenze del decreto 106 del Commissario ad acta Scopelliti ci accorgiamo di avere a che fare con dei conti puramente ragionieristici, che non tengono in considerazione le pessime condizioni della viabilità, soprattutto nei mesi invernali, e l’ inesistenza di servizi pubblici di trasporto. Non si è nemmeno tenuto in considerazione l’aumento della migrazione sanitaria verso le altre province della regione, a cui gli utenti saranno costretti a ricorrere per prestazioni che non sono più effettuate nel P.O. di Serra San Bruno. La migrazione verso altre strutture fa salire vertiginosamente la spesa sanitaria. Alla luce di ciò non si può che essere fortemente critici con tali scelte che porterebbero allo smantellamento di un presidio ospedaliero, quale è il “San Bruno” che ha sempre fornito ai cittadini del comprensorio prestazioni sanitarie qualificate. Il Comitato, che sembra ormai in questo comprensorio l’unica forza che tiene accesa la voce della protesta, sente il dovere di lottare per non far morire l’ospedale, perché esso rappresenta l’ultimo baluardo di civiltà ed un’eventuale chiusura segnerebbe il crollo di una cittadina che ormai versa in una situazione a dir poco critica. Al problema dell’ospedale, infatti, si affiancano problemi altrettanto gravi.
La questione rifiuti è giunta ormai ad un punto di non ritorno dopo che l’isola ecologica, situata nella strada statale verso Mongiana, è stata trasformata in una vera e propria discarica. Qui i rifiuti non vengono più differenziati, inoltre per la loro abbondanza, non possono essere neppure stipati negli appositi contenitori ma sono lasciati in maniera indistinta per terra, e così facendo il percolato si infiltra nel terreno avvelenandolo, e nei giorni di pioggia si versa direttamente nel vicino fiume. Tutto questo avviene in un silenzio assordante da parte delle istituzioni e in barba a qualsiasi norma di tutela del territorio e di salute pubblica.
Per quanto riguarda l’acqua sporca che con puntualità sgorga dai rubinetti dei cittadini serresi , sembra non siano iniziate, o per lo meno non abbiano avuto successo, le ricerche che il sindaco avrebbe dovuto “affidare ai boscaioli” della zona così come promesso nei comizi elettorali. E’ da ricordare che, in campagna elettorale, questo comitato aveva proposto un documento ai quattro candidati a sindaco, che prevedeva: la dichiarazione della non rilevanza economica del servizio idrico che avrebbe aperto le porte ad un distacco da So.ri.cal.; la richiesta di rimborso per gli aumenti illegittimi effettuati dalla stessa So.ri.cal.; infine la pubblicazione delle analisi dell’acqua che fino ad oggi sono praticamente sconosciute al popolo serrese. A non firmare quel documento allora fu proprio l’attuale sindaco di Serra San Bruno, che proprio in questi giorni ha rinunciato a tutte le azioni legali già intraprese dal comune contro Sorical in cambio di uno sconto di 30mila euro sui debiti. Il comitato invita i cittadini ad una riflessione attenta su queste problematiche, per non farsi ancora una volta sottomettere dalla rassegnazione, o dal pensare che l’unica speranza possano essere le istituzioni, e perché finalmente tutti scendano in campo a rivendicare il diritto ad un futuro più giusto nel quale la nostra cittadina abbia la dignità che per la sua storia e la sua gente merita".
Davide Schiavello (Comitato Pro-Serre)
Riceviamo e pubblichiamo:
"Politica delle Serre, intervieni! Per salvare l'Ufficio del Giudice di Pace di Serra San Bruno occorre una richiesta di accorpamento dei Comuni di Serra San Bruno, Spadola, Simbario, Brognaturo, Fabrizia, Vallelonga, San Nicola da Crissa, Nardodipace entro 60 giorni (12 marzo 2012) A nulla sono valse le iniziative dell'Avvocatura delle Serre. Entro il 12 Marzo 2012 la domanda di giustizia di ogni cittadino delle Serre, sarà cancellata da una logica proveniente dall'alto, da Roma che concepisce la gestione della giustizia una mera questione numerica. E' stato cancellato il diritto del popolo delle Serre a poter esercitare la domanda di giustizia a Serra San Bruno, in quel territorio dove una volta esisteva la Pretura. Un territorio quello delle Serre che continua ad essere violato dall'alto da quei poteri forti che cercano di coprire le falle con un taglio di giustizia che vuol dire risparmio della spesa di giustizia. Come il passo del gambero. Quella che per questo territorio desolato si presenta da sempre come una crisi permanente ora si traduce nella cancellazione dei diritti fondamentali delle popolazione delle Serre. Non abbiamo diritto più ad un Ospedale efficiente ed efficace, non abbiamo diritto più ad aver accesso alla giustizia nel nostro territorio. Ci sopprimono l'Ufficio del Giudice di Pace di Serra. Abbiamo perso la Pretura, l'Ospadale “San Bruno”, il Consultorio familiare ed ora anche il Giudice di Pace di Serra San Bruno. Questa terribile notizia ci è stata comunicata da un disegno governativo perverso, da uno schema che da tempo 60 giorni per esercitare una sorta di “riscatto” dell'Ufficio del Giudice di Pace di Serra San Bruno. Proprio come si riscatta una casa popolare. Ma ora più che mai il futuro della sete di giustizia dipende dalla politica delle Serre. Da quella politica che ci ha appassionato, che ci ha fatto sognare, che eletta democraticamente dal popolo ci rappresenta tutti indistintamente ed ascolta quello che il popolo delle Serre gli chiede. Serve ciò che chiamerei “accorpamento su richiesta” dei Comuni di Serra San Bruno, Spadola, Simbario, Brognaturo, Fabrizia, Vallelonga, San Nicola da Crissa, Nardodipace. Se la politica dei precitati Comuni non eserciterà una richiesta di mantenimento dell'Ufficio del Giudice di Pace di Serra San Bruno allora vorrà dire che avranno voluto davvero la chiusura. Non è la questione del destino dell'Ospedale “San Bruno” che i diversi orientamenti politici parlano di rilancio o di chiusura. Qui c'è poco da fare, il nostro Ufficio del Giudice di Pace è soppresso e tale soppressione diventerà definitiva se entro il 12 marzo 2012, gli enti locali precitati, anche consorziati tra loro, non richiederanno il mantenimento, facendosi integralmente carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia nelle relative sedi. In tali ipotesi dovrà essere messo a disposizione dagli enti locali anche il personale amministrativo necessario alla gestione dell’ufficio e rimarrà a carico dell’amministrazione giudiziaria unicamente la determinazione dell’organico del personale di magistratura onoraria entro i limiti della dotazione nazionale complessiva nonché la formazione del personale amministrativo. Entro i successivi dodici mesi il Ministro della giustizia, dovrà apportare con decreto ministeriale le conseguenti modifiche alle più volte menzionate tabelle. Il Ministro potrà e dovrà in tale sede, valutare esclusivamente la rispondenza delle richieste pervenute ai criteri previsti dalla normativa, ovvero se esiste la disponibilità da parte degli enti locali a farsi carico degli oneri relativi all’istituzione ed al funzionamento dei nuovi uffici. Si dice che la reazione di ogni individuo ad alzarsi si verifica quando si raggiunge il fondo e nel caso del Giudice di Pace di Serra San Bruno questo fondo è stato toccato. Allora serve l'intervento della politica delle Serre per evitare di veder cancellato una delle poche tracce di democrazia di questo martoriato territorio".
Avv. Vincenzo Albanese
SERRA SAN BRUNO – E sono due. Seconda vittoria consecutiva per il Serra che si sbarazza meritatamente del Kroton, terza forza del campionato, e ottiene tre punti fondamentali in chiave salvezza. Nonostante il divario in classifica, i bianco blu del presidente Pisani dominano per sessanta minuti, colpendo addirittura per ben sei volte il legno, chiudendo la prima frazione sul 3 a 0, grazie alle reti di De Caria Gregorio, Ciconte Bruno (foto) e Zaffino. Nella ripresa, il Kroton si porta subito in avanti e accorcia le distanze con Scerbo. Risponde subito Ciconte per il Serra. Due gol di Tricoli, però, portano il Kroton ad una sola rete di svantaggio dai padroni di casa, ma sempre il solito Ciconte riporta i vibonesi avanti di due marcature. Inutile la rete di Martino a tempo quasi scaduto. Il risultato, quindi, sarebbe potuto essere ben più largo. Prestazione superlativa del capitano Albano, che ha dimostrato il suo valore e, assieme agli altri compagni, ha trascinato il Serra alla vittoria.
SERRA C/5: Carrera, Ciconte A., Ciconte B., Ciconte D., Albano, De Caria G., De Caria F., Tino, Zaffino, Franzè, Capone G., Carchidi. All.: Pisani
KROTON: Diplacido, Russo, Sciannimanico, Macrillò, Cimino, Scerbo, Carnè, Tricoli, Muscò, Martino, Vasapollo, Carlomagno. All.: De Santis
MARCATORI: Ciconte B. (3 – S), De Caria G., Zaffino, Tricoli (2 – K), Scerbo, Martino
VIBO VALENTIA - Si è scagliato contro l’antimafia delle parole, contro chi pratica “la legalità malleabile”, ma ha anche avuto parole di speranza nei confronti dei tanti giovani raccolti nell’auditorium della scuola di Polizia per la quinta assemblea provinciale dell’associazione antimafia Libera. E lui, don Luigi Ciotti, come sempre non si è affidato alla banalità della retorica di cui spesso si abusa sul tema: “Meno convegni, per piacere”, meno esibizioni vuote e autoassoluzioni gratuite, dunque, e più fatti concreti per sconfiggere il cancro delle mafie. “Il problema non è la 'ndrangheta, il problema siamo noi”. E’ stato inequivocabile don Ciotti, affiancato da don Peppino Fiorillo e dall’avv. Giovanna Fronte, di Libera Vibo. “Siamo noi – ha aggiunto – perché non è possibile che quanti sono legati a doppio mandato a crimini e illegalità riescano a tenere in ostaggio un Paese intero. È 150 anni che parliamo di mafia, tutti parlano di contrasto alla mafie che invece continuano a essere presenti e onnipresenti innestandosi finanche nelle associazioni antimafia, nelle istituzioni e nelle cooperative». Parole dure come pietre, mirate ad intaccare il professionismo dell’antimafia che non contrasta con i fatti l’azione dilagante delle organizzazioni criminali. “Il cambiamento – ha affermato ancora il fondatore di Libera – ha bisogno della nostra trasparenza innanzitutto. Dobbiamo comprendere che il problema è anche di democrazia, che è fondata su due doni, giustizia e dignità umana, e che però non riuscirà mai a stare in piedi senza la terza stampella: quella della corresponsabilità”. Serve assumersi la responsabilità di agire in prima persona, per sconfiggere quella “malattia mortale che è la rassegnazione”, evitando individualismi e personalismi perché nella lotta alle mafie “non si agisce da navigatori solitari, non è l'io che vince ma il noi”. Al tempo stesso, però, don Ciotti ha inviato i ragazzi presenti, tra cui gli studenti dell’istituto “Einaudi” di Serra (foto), a saper guardare le cose con occhio vigile e critico a “saper distinguere sempre per non confondere”, per non generalizzare. “La speranza qui si chiama opportunità e lavoro. Per questo – ha detto – la speranza o è di tutti o non è tale”. E il prete antimafia ne ha anche per la Chiesa, che deve scuotersi di fronte a questi fenomeni: “Non possiamo stare sui massimi sistemi, meno baci alla Madonna e ai santi e ci sia da fare sporcandosi le mani per creare più giustizia”.
L’incontro di ieri, moderato dal giornalista Pietro Comito, ha visto anche la testimonianza di Matteo Luzza, in rappresentanza delle famiglie vittime della mafia e di Barbara Vinci che, per la prima volta, ha avuto la possibilità di ricordare il padre Bruno Vinci, ucciso il 14 aprile del 1989 a Serra San Bruno all'età di 36 anni. Presenti in sala anche Nicola Addesi e Domenico Augurusa, i cui padri sono rimasti vittima della strage dell'Epifania a Sant'Onofrio. Prima del dibattito con gli studenti, sono intervenuti mons. Fiorillo e l'avv. Fronte, il prefetto Luisa Latella, il procuratore Mario Spagnuolo, il questore Giuseppe Cucchiara – che ha stigmatizzato i manifesti contro l’associazione di don Ciotti con su scritto "Calabria libera senza Libera" affissi e subito rimossi in mattinata – e i comandanti provinciali di Carabinieri, Capitaneria di Porto, Guardia di finanza, Corpo Forestale, il presidente della Provincia Francesco De Nisi, il sindaco Nicola D'Agostino, il direttore della Scuola di Polizia Salvatore Barilaro, Franco Garufi (Cgil), Giovanni Pileggi (Talità Kum), Luciano Gagliardi (Compresi gli ultimi), Gianni Speranza, sindaco di Lamezia Terme, Mario Romano (Giovani imprenditori) e Francesco Bartone, sindaco di Soriano.
E’ stato infine annunciato che il prossimo 21 marzo Libera celebrerà la giornata della memoria a Serra San Bruno, "centro del Vibonese – ha detto Matteo Luzza, parente di una vittima di mafia – dove per un pelo, a seguito dell'assassinio di Damiano Vallelunga, boss dei Viperari, non è stato proclamato il lutto cittadino. Luogo dove mentre oltre 5mila persone deponevano fiori per l'uomo di 'ndrangheta assassinato, un ragazzo di 18 anni (Pasquale Andreacchi) era scomparso nel silenzio quasi assoluto. E a Serra quest'anno noi vogliamo ricordare un uomo di pace e non di mafia, portando i fiori sulla tomba di Bruno Vinci".
E' stato pubblicato stamattina, sul sito del Ministero della Giustizia, lo schema di decreto legislativo che prevede la soppressione di 674 uffici del Giudice di Pace in Italia, e tra questi c'è anche quello di Serra San Bruno. Già da tempo era stata paventata la soppressione e si erano mobilitati diversi addetti ai lavori, avvocati soprattutto, per valutare le possibili azioni mirate a contrastare un provvedimento che di certo produrrebbe ulteriori disagi ai cittadini delle Serre, che già assistono impotenti alla spoliazioni di servizio essenziali venuti a mancare sul territorio. Per evitare la chiusura dell'ufficio in questione sarebbe necessario che i comuni interessati si accollassero le spese del mantenimento del servizio, o singolaremente o in consorzio, ma ciò dovrebbe avvenire entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto definitivo dopo il passaggio in Parlamento. Sulla paventata soppressione sono intervenuti subito i consiglieri regionali Nazzareno Salerno (Pdl) e Bruno Censore (Pd) e il consigliere comunale serrese Rosanna Federico (Pd).
“La notizia della soppressione di 674 Uffici del Giudice di Pace in Italia e, di riflesso, della chiusura di un considerevole numero di Uffici anche in Calabria - ha dichiarato Salerno - desta preoccupazione, soprattutto perché i provvedimenti che possono prendere gli enti locali per evitare la concretizzazione di questo scenario non sono affatto facili da realizzare, specie in un momento in cui le disponibilità finanziarie sono estremamente limitate. Che si andasse verso questa direzione era noto e l’ulteriore conferma arrivata testimonia che le esigenze di razionalizzazione sono talmente stringenti da non poter essere sempre sopportate. Nel caso di Serra San Bruno - prosegue l'esponente del Pdl - e degli altri paesi che si vengono a trovare in situazioni simili il pericolo si riversa su più fronti visto che i centri montani, già costretti a convivere con disagi determinati dalla posizione geografica e dalle carenze infrastrutturali, vengono ancora una volta sottoposti alla cancellazione dei servizi e a privazioni non secondarie. È evidente che le conseguenze sono rilevanti pure sul piano economico e sociale. Già nei mesi passati, le categorie interessate, unitamente ad alcuni Comuni, si erano mosse per individuare le vie percorribili. In quell’occasione – vale a dire durante l’incontro tenutosi presso la sede degli Uffici del Giudice di Pace all’interno della Comunità montana delle Serre - avevo colto il rischio a cui si andava incontro e, riferendo le informazioni che avevo acquisito grazie all’impegno di alcuni parlamentari del Pdl, avevo auspicato una convinta sinergia per prendere le necessarie contromisure. Considerata l’emergenza e la ristrettezza dei tempi, è indispensabile - è la conclusione del presidente della Commissione Sanità - uno straordinario senso di responsabilità di tutti i Comuni interessati anche se accollarsi tutti i costi non rappresenta un’impresa agevole. Ma adesso è essenziale garantire la persistenza e la continuità degli Uffici affrontando a viso aperto un problema terribilmente reale”.
Censore dal canto suo ha fatto sapere che lunedì in Consiglio regionale presenterà un ordine del giorno per impegnare la Giunta regionale ad intervenire presso il Governo e il Ministero della Giustizia per scongiurare la cancellazione di numerosi uffici del Giudice di Pace. L'esponente del Pd si dice contrario all’ipotesi di cancellazione annunciata dal ridimensionamento di tutti gli uffici giudiziari delle sezioni distaccate e previsto dal precedente Governo Berlusconi e portato avanti dall’attuale, che cagionerebbe, solo nella provincia di Vibo Valentia, la soppressione di sei uffici: Nicotera, Arena, Mileto, Pizzo, Serra San Bruno e Soriano Calabro. "La revisione della geografia giudiziaria che, anche in Calabria, comporterà la chiusura di numerosissimi uffici di Giudice di pace si va ad aggiungere ad una lunga serie di altre spoliazioni di uffici e servizi pubblici che continuano a depauperare i territori periferici e più deboli. Per quanto mi riguarda - ha commentato Censore - sono fermamente contrario alla chiusura anche del più piccolo presidio di Giustizia presente sul territorio, per questo auspico che, lunedì prossimo, l’intero Consiglio regionale faccia suo l’ordine del giorno per manifestare contrarietà nei confronti di un provvedimento che risponde soltanto a logiche ragionieristiche e che comporterebbe l’ulteriore allontanamento della giustizia nei confronti del cittadino calabrese».
"In un momento in cui ci si lamenta circa i tempi della giustizia italiana - ha dichiarato il consigliere comunale Rosanna Federico - è stato pubblicato sul sito del Ministero della Giustizia lo schema di decreto legislativo recante la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che dispone, all’art. 1, la riduzione degli uffici dei Giudici di Pace. Come già accaduto in tema di sanità, ancora una volta, il nostro territorio si vede costretto a difendersi contro un piano di tagli lineari ed indiscriminati portato avanti dai recenti governi nazionali e regionali che, senza tener conto delle peculiarità di ogni zona, hanno operato e continuano ad operare in maniera ragionieristica e sommaria. Appare infatti, tra gli uffici da sopprimere, anche quello del Giudice di Pace di Serra San Bruno che per anni ha svolto con efficienza e serietà le proprie funzioni rispondendo in tempi rapidi alla domanda di giustizia da parte dei cittadini. Il previsto accorpamento all’Ufficio di Vibo Valentia, oltre a creare disagi ai dipendenti e agli operatori del settore, determinerebbe soprattutto per i cittadini un notevole aggravio dei tempi e dei costi per ricevere giustizia. Questa volta però non ci si può nascondere dietro ostacoli insormontabili derivanti da scelte e decisioni altrui da subire passivamente. Il decreto, infatti, dà la possibilità ai comuni, singoli o consorziati, entro un termine di 60 giorni dalla pubblicazione, di richiedere il mantenimento degli Uffici competenti per i rispettivi territori mettendo chiaramente nelle mani delle singole amministrazioni il potere di salvaguardare i servizi essenziali per le proprie comunità. Si ritiene doveroso, quindi, anche a seguito degli impegni assunti in occasione di un incontro tenutosi sul tema, che il Sindaco di Serra San Bruno, coinvolgendo eventualmente i Sindaci dei Comuni interessati, intraprenda, immediatamente e senza indugio, tutte quelle iniziative che si rendono necessarie, per poter mantenere l’Ufficio di giustizia territoriale e difendere, con esso, i diritti fondamentali della sua comunità che non può accettare di vedersi gradualmente spogliare di servizi ed uffici indispensabili per la sua stessa sopravvivenza".
Gli ospedali di montagna calabresi, com'è noto, sono stati riconvertiti per effetto del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, e ad oggi sono stati ridimensionati dai decreti licenziati dal commissario ad acta Scopelliti. Intanto, in attesa della conclusione della fase di riconversione, prevista per il 31 marzo 2012, questi ospedali (Serra San Bruno, Acri, Soveria Mannelli e San Giovanni in Fiore) sono stati ridotti a solo 20 posti letto di medicina, il che sta provocando tantissimi disagi per le popolazioni montane che si sono viste chiudere nel giro di pochi mesi molti reparti. Diversi sono stati anche i movimenti di protesta, culminati con la manifestazione svoltasi il 2 dicembre di fronte alla sede del Consiglio regionale su iniziativa del Co.mo.cal., sodalizio che riunisce i comitati civici dei quattro paesi sede di ospedali di montagna. Molto attivi, anche in quella occasione, sono stati i sindaci del Reventino, che di recente si sono recati a Roma ad incontrare Leoluca Orlando, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori e i disavanzi in campo sanitario, al quale hanno posto la questione degli ospedali di montagna calabresi e, in particolare, del nosocomio di Soveria. A Serra San Bruno invece la politica, a cominciare dal sindaco Bruno Rosi, dorme e non fa nulla - fatta eccezione per qualche intervento osannatorio e trionfalistico sulla stampa - mentre gli unici ad alzare la voce per chiedere che venga rispettato il diritto alla salute dei serresi sono stati, finora, gli attivisti del Comitato civico Pro-Serre, che pare stiano preparando una nuova clamorosa protesta per le prossime settimane.
Di seguito la nota diffusa dai sindaci di Soveria Mannelli, Decollatura, Conflenti e Tiriolo: "Su istanza del sindaco di Soveria Mannelli, Giuseppe Pascuzzi, supportato dalla rete dei 24 sindaci di Bianchi, Carlopoli, Cicala, Colosimi, Conflenti, Decollatura, Falerna, Gimigliano, Gizzeria, Martirano, Martirano Lombardo, Miglierina, Motta Santa Lucia, Nocera Terinese, Panettieri, Pedivigliano, Platania, Taverna, Tiriolo, San Pietro Apostolo, Serrastretta, Scigliano, Sorbo San Basile, la delegazione formata dai sindaci di Soveria Mannelli, di Decollatura, Anna maria Cardamone, di Conflenti, Giovanni Paola e di Tiriolo, Giuseppe Lucente, con i consiglieri regionali Domenico Talarico e Giuseppe Giordano, è stata ricevuta dal Presidente della Commissione di Inchiesta sugli errori e disavanzi in campo sanitario regionale, on.le Leoluca Orlando, presso l'ufficio di Presidenza a Palazzo San Mucato, sede di alcune commissioni della Camera dei Deputati a Roma, alla presenza di alcuni esponenti della deputazione calabrese che compongono la Commissione. I sindaci, nel profondo rispetto delle competenze della Regione Calabria e segnatamente del Commissario ad acta per il rientro dal deficit sanitario, così come di quelle in capo alla medesima Commissione, hanno sollevato un problema di coerenza del procedimento di attuazione del piano di rientro adottato con delibera commissariale nr.18 del 22/10/2010, rispetto alle indicazioni fornite dalla stessa Commissione, nel documento approvato il 14/07/2011, con il quale si indirizzava il Commissario, fermo l'obiettivo del rientro dal disavanzo, verso la tutela del diritto alla salute costituzionalmente garantito, unitamente ai LEA, soprattutto per le aree disagiate interne e di zona montana e pre montana. Tra le diverse istanze, che muovono tutte nell'alveo dello stesso piano di rientro, sono state formulate quelle di verificare quale debba essere il modello di spedalità più consono a quello di montagna, se il GENERALE, il DISTRETTUALE o il CAPT; se vi sia una effettiva necessità di un così drastico ridimensionamento del Presidio di Soveria Mannelli a fronte della tenuta dei conti e del bilancio positivo registrato invece con la struttura a pieno regime di operatività; se vi sia coerenza ed opportunità nelle scelte effettuate rispetto ad una struttura che è stata recentemente destinataria di importanti e costosi interventi di adeguamento strutturale che hanno interessato interi reparti e le sale operatorie; se vi sia o meno una oggettiva ed intrinseca criticità nella scelta commissariale di aver proceduto alla riconversione ed alla chiusura di reparti, funzioni e servizi, senza farla precedere dal propedeutico ed imprescindibile adeguamento della rete territoriale e dell'emergenza; se, in una interlocuzione con il Tavolo Massicci, possa essere definito se il rientro dal disavanzo della Regione Calabria possa essere ragionevolmente conseguito senza comprimere eccessivamente un'offerta sanitaria di qualità nel rispetto dei LEA da garantire alle zone interne, svantaggiate montane, e quindi salvaguardando l'Ospedale Civile di montagna di Soveria Mannelli. In accoglimento delle istanze si è convenuto di attivare ufficialmente l'Ufficio di Presidenza con il plenum dei componenti della Commissione per predisporre un documento che richiami il Commissario ad acta sulle questioni sollevate, sollecitando finanche il ripristino della funzionalità ospedaliera del Presidio di Soveria Mannelli, al fine di verificarne, in un arco di tempo da definirsi, l'efficenza sia sul piano dell'offerta sanitaria che su quello della tenuta dei conti, nella prospettiva più complessiva del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale. Non ha molto senso assumere, infatti, che la chiusura dell'importante Presidio sarebbe stata decisa dagli stessi cittadini che si sarebbero rivolti altrove per essere curati, quando in realtà l'ospedale é stato privato da qualche anno della sua piena operatività, costringendo gli utenti a dirigersi verso altri presidi ben più lontani accollandosi i relativi rischi".
SERRA SAN BRUNO – Adriano Tassone è il nuovo assessore che va ad integrare l’esecutivo comunale in seguito alla revoca di Bruno Zaffino. Il neo assessore manterrà le deleghe agli affari generali e alle politiche sociali che già deteneva da consigliere comunale, ma non è escluso che nei prossimi giorni, o già da domani, gli possano essere assegnate ulteriori deleghe. Adriano Tassone è considerato un fedelissimo del primo cittadino, non a caso di una sua possibile investitura ad assessore comunale si era parlato non appena si era diffusa la notizia del’estromissione di Bruno Zaffino, che era motivata, almeno ufficialmente, con la necessità di dare «maggior incisività all’azione politico amministrativa e considerato che ricorrono i motivi di opportunità relativi all’attuazione del programma politico-amministrativo e che impongono la necessità di rimodulare la Giunta Comunale al fine di dare maggiore impulso all’attuazione dello stesso programma e raggiungere gli obiettivi prefissati». Adriano Tassone, ex Forza Italia, ha seguito Rosi nell’avventura pidiellina, candidandosi nelle fila della lista di partito che ha avuto la meglio sulle altre compagini che si sono contese la guida di palazzo Tucci nella tornata elettorale dello scorso maggio. Dopo 20 giorni di attesa, dunque, dovrebbe chiudersi la questione del rilancio dell’attività amministrativa della giunta comunale. Rimossa, quindi, con la revoca di Zaffino, quella che evidentemente era l'unica causa della scarsa incisività dell'amministrazione, per il nuovo esecutivo serrese ora non ci sono più attenuanti ed è tempo di dare seguito alle tante promesse che il Pdl aveva fatto in campagna elettorale.
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