Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
La sanità regionale affossa sempre più. Ora, come già era nell’aria da tempo, a chiudere battenti potrebbe essere il Popolo oncologico della Fondazione Campanella di Catanzaro, unico centro oncologico di eccellenza nell’intera regione. Il provvedimento, che porterà contestualmente anche al licenziamento irreversibile dei 180 dipendenti occupati nella struttura, è stato reso noto qualche ora fa dai vertici amministrativi e sanitari dello stesso Polo.
Il management della fondazione Campanella è stato, infatti, costretto ad avviare la procedura che porterà, a partire dal prossimo giovedì 17 luglio, alla soppressione di tutte le attività di ricovero ed ambulatoriali, svolte fino ad ora nella struttura di Germaneto. Secondo quanto comunicato dagli stessi dirigenti del Campanella, «non vi sono più le condizioni per garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari».
La decisione è stata ufficializzata anche tramite una lettera indirizzata all’attenzione del Governo, dove testualmente viene indicato come il Centro oncologico – di proprietà della Regione Calabria e dell’Università Magna Græcia di Catanzaro – sia stato trasformato nel tempo «in una clinica privata e ridotto in una situazione economica disastrosa, costretto a chiedere in prestito farmaci alle altre strutture sanitarie per non interrompere le cure dei propri pazienti».
Nella stessa missiva sottoscritta direttamente dal Direttore generale Mario Martina e dal Presidente Paolo Falzea, viene sottolineato, inoltre, come l’imminente soppressione riguardi il fallimento di un «progetto culturale» imprescindibile per la rete sanitaria ed universitaria calabrese e non solo. Un dramma che «sta facendo affondare la Fondazione in un mare di debiti costringendola a chiudere i battenti» con circa, al momento, 500 pazienti «che sono in cura presso il Centro costretti a trovare un'altra struttura». Tutto ciò, viene fatto notare, «mentre nella vicina Crotone sta avviando la sua attività un Centro oncologico veramente privato».
Già lo scorso 19 maggio tutti i soggetti istituzionali interessati alla questione erano stati informati della condizione a dir poco complicata in cui verteva il presidio. In seguito il consiglio regionale ed il presidente dalla giunta regionale facente funzioni, Antonella Stasi, avevano dichiarato l’intenzione di avviare tutte le procedure utili a perseguire una giusta risoluzione del problema, tanto che la paventata soppressione era stato prolungata proprio fino alla scadenza del 17 luglio prossimo. Ma, a soli sei giorni di distanza, come rimarcato dalla lettera presentata oggi, «non si sa se e quando saranno trasferite le risorse necessarie per poter acquistare farmaci, dispostivi medici e pagare gli stipendi ai dipendenti». «Per la gestione di tutte le attività – si aggiunge nella nota – da parte della Fondazione sono necessari circa 30 milioni all'anno; ne sono stati previsti solo 10 milioni. Solo per la gestione delle attività non oncologiche un'apposita commissione paritetica Università - Regione ha stabilito il costo in circa 26 milioni all'anno».
«Sarà sempre la Regione – continua la nota – nei prossimi anni a pagare comunque i debiti accumulati dopo aver distrutto una struttura ove sono presenti eccellenti competenze che non possono essere sminuite nella loro professionalità da miopie di vario genere. Quotidianamente siamo costretti a ricorrere allo scambio al prestito di farmaci con altri ospedali della Regione; le case farmaceutiche si rifiutano di fornire i farmaci e dispositivi medici che comunque devono essere pagati in anticipo dopo estenuanti trattative». Nel comunicato è evidenziato inoltre che «già dal 14 luglio non sarà possibile effettuare presso la Fondazione le Pet. Nei prossimi giorni si darà corso ad ulteriori iniziative giudiziarie nella speranza che sia ancora la volta la magistratura ad intervenire per ripristinare il diritto alla salute dei cittadini calabresi».
Doccia fredda, anzi gelata, per i tanti appassionati di calcio e, soprattutto, per le società sportive di Serra San Bruno. Ormai giunti alle porte della stagione calcistica 2014/2015, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato qualche giorno fa il parere negativo espresso dal Fiduciario della FGIC Calabria, impegnato a valutare le condizioni di agibilità e sicurezza dell’impianto sportivo comunale “La Quercia”, storico ed unico campo sportivo cittadino, divenuto purtroppo nel tempo vittima dell’incuria e dell'indolenza degli enti locali competenti.
SERRA SAN BRUNO - Si è divisa non poco l’amministrazione comunale sulla questione rifiuti e più in generale sulle condizioni di degrado che da mesi interessano la cittadina. Proprio nelle ultime settimane, infatti, si è creato un vero e proprio strappo in maggioranza fra due fronti palesemente separati e distinti. Da una parte il primo cittadino Bruno Rosi, additato dalla quasi totalità dei componenti della stessa giunta comunale come responsabile unico di un fallimento arrivato ad interessare ogni comparto dell’attività amministrativa; dall’altra il fronte dei “salerniani”, ancorati alle direttive del dominus politico del centrodestra locale, che eppure da ormai oltre un anno deserta le sedute del Consiglio comunale.
GEROCARNE - Gli agenti del Corpo Forestale della stazione di Soriano Calabro hanno denunciato due persone per il reato di taglio e furto di diverse piante di alto fusto di leccio all'interno di un'area protetta, ricadente nel Parco delle Serre, in località Morano: si tratta di A.F., 26enne proprietario di una ditta boschiva ed un operario 21enne, V.R., entrambi di Gerocarne. I due venivano intercettati dalla pattuglia della Forestale mentre percorrevano a bordo di un camion carico di tronchi una strada sterrata. Al momento del fermo, il titolare della ditta ha ammesso che il materiale legnoso proveniva da un taglio di bosco privato regolarmente autorizzato.
Dagli accertamenti effettuati nell’area indicata inizialmente da A.F.., gli agenti operanti riscontravano, invece, che non vi era corrispondenza tra le ceppaie presenti, che mostravano segni di taglio non recente, con il materiale legnoso a bordo del camion, dal quale, invece, si palesava il recente abbattimento.
Di conseguenza, ormai alle strette, il titolare della ditta boschiva ammetteva quindi la propria responsabilità sull’accaduto e conduceva i Forestali nella zona esatta dove era stata perpetrato il taglio.
Gli agenti, dopo aver effettuato gli accertamenti del caso, hanno posto sotto sequestro il camion e tutto il materiale legnoso e deferivano a piede libero i responsabili presso la competente autorità giudiziaria. Questi ultimi dovranno rispondere del taglio, del danneggiamento e del furto delle piante, nonché della violazione alla normativa sulle aree protette ed alla normativa sul vincolo paesaggistico.
È stato necessario l’intervento dei Vigili del fuoco per sedare l’incendio di un consistente cumulo di rifiuti ammassato in uno slargo adiacente a via Giacomo Matteotti, nel cuore del centro abitato di Serra San Bruno. Le fiamme, divampate poco dopo le 22 di ieri sera, hanno interessato diverse buste di immondizia accumulate in fondo alla piazza, adibita a parcheggio comunale, sita a pochi metri di distanza dallo storico quartiere “Zaccanu” dove, tra le altre cose, c’è anche l’edificio che fu l’abitazione del celebre “poeta scalpellino” mastro Bruno Pelaggi.
Nonostante la religiosità ostentata la domenica in chiesa dal popolo calabrese e la “completa” sottomissione alle parole di Papa Bergoglio (dimostrata giusto quindici giorni addietro durante la visita pontificia a Cassano Jonio), sembrerebbe che il rispetto delle cattive convenzioni (non) sociali abbia il sopravvento su tutto. Il singolare gesto di Papa Francesco, che dalla piana di Sibari ha tentato di tracciare un futuro migliore per il popolo di Calabria scomunicando i mafiosi, non ha avuto seguito.
Come tutti oramai sanno, la processione della Madonna delle Grazie ad Oppido Mamertina (2 luglio scorso) è stata teatro di un vile atto che ha allarmato il campanello della cronaca nazionale. Durante il consueto corteo in occasione della festa religiosa, i fedeli al seguito della statua e coloro che la portavano in processione, hanno fatto una sosta sotto la casa del presunto boss Giuseppe Mazzagatti (82 anni, agli arresti domiciliari), in segno di omaggio. Nei giorni trascorsi, sulla scorta delle parole di Papa Bergoglio, tutti hanno cercato a loro modo di denunciare il fatto. Il risultato, in termini di sensibilizzazione è stato alquanto deludente.
Ieri, la figlia di Mazzagatti, con uno sproloquio tra il sacro e il profano, ripresa da Il Fatto Quotidiano, ha smentito tutto, sostenendo che durante la processione non c'è stato nulla di anomalo, che la 'ndrangheta non esiste e che i suoi familiari – ingiustamente detenuti – sono stati condannati «come Giuda ha condannato il Signore». I detenuti del carcere di Larino, in provincia di Campobasso, hanno disertato la messa domenicale per protesta contro la scomunica lanciata dal Papa, quasi come per dire «siamo tutti mafiosi e dunque, colti dalla scomunica, non vale la pena andare a messa». Due giorni fa, durante la celebrazione della messa a Oppido Mamertina, il giornalista Lucio Musolino de Il Fatto Quotidiano è stato allontanato dalla chiesa dopo che il parroco dall'altare aveva intimato i presenti a prenderlo a schiaffi. Gli stessi non hanno mancato di eseguire l'ordine di don Benedetto Rustico quasi aggredendo il giornalista. Nemmeno in veste di fedele, dunque, qualcuno si è risparmiato nell’ostentare comportamenti malavitosi. Certo la gente non ha fatto e non sta facendo la sua parte, ma dal canto suo, la Chiesa dopo la prima uscita sul proscenio, sembra sparire nel nulla. Le parole di Monsignor Milito, che all’occasione cerca di rassicurare tutti promettendo «chiarezza su quanto avvenuto», non convincono per nulla.
Come ha ricordato ieri in un editoriale il direttore del Corriere della Calabria, Paolo Pollichieni, quando scoppiò il caso di don Memè Ascone, storico parroco di Rosarno che non ha esitato a deporre in Tribunale in difesa di quei boss mafiosi che Papa Francesco ha inteso, invece, scomunicare, monsignor Milito fece visita al sacerdote e gli diede solidarietà. Davanti ai giudici, nel luglio dello scorso anno, il prete si era accomodato per dire: «Penso che Rosarno sia stata messa in una cattiva luce. È stata chiusa la sede scout per mafia, e siamo passati per razzisti, per cattivi contro i negri, c'è stata una serie di cose che hanno buttato fango su Rosarno e sui rosarnesi, e molti stanno pagando innocentemente penso». Tra gli innocenti, don Memè poneva Francesco Pesce, Domenico Varrà e Franco Rao, tutti imputati nel processo “All Inside” e arrestati nel maggio dell’anno scorso. A suo dire la colpa è dello Stato che non dà il lavoro, mentre i mafiosi sarebbero da elogiare perché il lavoro lo danno. D’altronde la Calabria è così assuefatta a commistioni anche molto più gravi di quelle palesatesi lo scorso 2 luglio a Oppido Mamertina, che, forse, se non fosse stata così recente la scomunica del Papa, l’evento sarebbe passato quasi inosservato.
SERRA SAN BRUNO - Una manifestazione organizzata con lo scopo di tenere alto il nome delle vittime innocenti di mafia, criminalità e terrorismo. È stato questo il fine ultimo del “Memorial day”, evento che viene organizzato ogni anno a livello nazionale dal Sap (Sindacato autonomo di Polizia), tenutosi ieri nella cittadina della Certosa e organizzata dall'ispettore Giovanni Catanzaro, componente della segreteria regionale e responsabile organizzativo del Sap Vibo Valentia. La manifestazione, che ha visto coinvolti oltre trenta appassionati di ciclismo, ha preso il via ieri mattina dalla centralissima piazza San Giovanni, dove i ciclisti sono partiti, percorrendo circa 34 chilometri e facendo tappa anche nei comuni di Mongiana e Fabrizia, per poi fare ritorno a Serra. “Quest'anno – ha detto Catanzaro nel suo discorso introduttivo – abbiamo scelto il ciclismo quale attività sportiva per celebrare il “Memorial day”. Nelle passate edizioni, invece, i partecipanti si sono cimentati nelle attività del nuoto e del calcio. Abbiamo deciso di sponsorizzare questo genere di iniziative, perchè siamo fortemente convinti del fatto che attraverso lo sport i giovani rimangono lontani da quelli che sono gli ambienti della criminalità organizzata”. Al termine dell'iniziativa, patrocinata dal Parco delle Serre e dal Comune di Serra San Bruno, è stata consegnata una targa a Salvatore Andreacchi e Maria Rosa Miraglia, in ricordo di Pasquale, il giovane ucciso barbaramente cinque anni fa. Ai ciclisti che hanno preso parte all'evento, invece, è stata consegnata una medaglia.
Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Associazione "Il Vizzarro”
via chiesa addolorata, n° 8
89822 - Serra San Bruno