mini rosarno_lavoratoriRosarno atto secondo. Qualunque cosa succeda all’epilogo, la trama di questo film è già delineata nei suoi elementi essenziali, a definirlo come un remake dell’antecedente capitolo intitolato “La rivolta di Rosarno”. Cambia l’epilogo, però, ché a dispetto degli allarmi, dannosi e irresponsabili, urlati da diversi politici e ripresi con sensazionalismo dalla stampa, nessun fantasma di nuova rivolta s’aggira per i campi della piana. A rendere più drammatica la storia invece, questa volta, un morto, anzi due… a farci capire come la violenza evidente esplosa in strada nel 2010 da entrambe le “parti” sia stata solo manifestazione occasionale di una violenza più profonda e feroce, quotidiana, strutturale.

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mini Soriano_Calabro_generaleIera sera ignoti, intorno alle 20, hanno dato alle fiamme l'autovettura del sindaco di Soriano, Francesco Bartone, 59 anni, architetto. Il fatto è avvenuto nei pressi dell'abitazione della madre del primo cittadino. L' automobile - una Smart - era parcheggiata in via Quasimodo, nelle vicinanze dell' ufficio Postale del paese. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco e i carabinieri della locale stazione agli ordini del maresciallo, Barbaro Sciacca. L' intimidazione ai danni del sindaco Bartone potrebbe derivare dalla scelta del Comune di Soriano di costituirsi parte civile nel maxi processo "Luce nei boschi", che vede alla sbarra i clan delle Preserre facenti capo al "locale di Ariola".

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mini autosaloneRiceviamo e pubblichiamo:

In merito al comunicato diffuso dalla Polizia Stradale in data 7.12.2012 agli organi di stampa, i sottoscritti Avvocati Paolo Naso e Raffaella Zaccaro, in qualità di difensori di fiducia del Sig. Ottavio Mantello nato a Cardinale (CZ) il 22.11.1955 ed ivi residente al Viale Sant’Agnese, 14 precisano che:

1) Il loro assistito è incensurato ed alla data odierna non è stato raggiunto da qualsivoglia avviso di garanzia;

2) In merito alla vicenda di cui al comunicato è parte lesa

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mini noprovinceAlla fine Vibo e Crotone sono salve. L'eccesso di emendamenti e i tempi stretti imposti dalla crisi di Governo determinata dall’atto di “infedeltà” a Monti, da parte del sempre più ringiovanito e rampante Berlusconi, hanno mandato in fumo il tanto chiacchierato riordino delle Province. Ne hanno preso atto in una riunione notturna, iniziata ieri sera alle 20.30, il ministro per la Pubblica Amministrazione,  Filippo Patroni Griffi, e quello per i Rapporti col Parlamento, Piero Giarda. Si tratta quindi di un’emblematica marcia indietro volta alla conservazione dello status quo obsoleto e dolente dell'organizzazione statale, che mantiene così in vita le Province

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mini precari_4Si sono dati appuntamento alla stazione ferroviaria di Villa San Giovanni i precari calabresi che hanno aderito allo sciopero generale organizzato per oggi dall'Unione sindacale di base. In riva allo Stretto si stanno radunando diverse centinaia di precari costretti a scendere nuovamente in piazza per chiedere certezze su un futuro lavorativo costellato ormai solo di dubbi e promesse non mantenute dalla politica. "Mai come in questi giorni – si legge in una nota dell'Usb –  c’è una grande rabbia ed una grande determinazione da parte dei lavoratori, decisi a porre fine a soprusi che si trascinano da oltre dieci anni, per cui gli Lsu-Lpu, stanchi di essere considerati lavoratori senza diritti.

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mini atlantedellemafieRicotta calda con pane raffermo, aragoste e capocollo. Combinazioni forse insolite ma che raccontano molto di quel mondo fatto di valori arcaici tipici del mondo contadino e di feticci del lusso su cui la ndrangheta costruisce la propria immagine. Non esiste certo un codice alimentare mafioso che preveda determinati cibi o ne proibisca altri ma all’interno di quelle che sono le abitudini alimentari dei capibastone emergono chiaramente i due aspetti che caratterizzano le mafie oggi: il rispetto della tradizione (che si evince anche dalla sopravvivenza dei riti di affiliazione) e l’aspetto internazionale che le mafie sono riuscite a conquistare.

Quello che però conta di più non è tanto quello che si mangia ma l’aspetto conviviale. Cene e banchetti sono momenti fondamentali per stringere alleanze, studiare strategie. I matrimoni, così come accadeva nelle famiglie nobiliari di un tempo, possono diventare occasioni consolidare rapporti tra clan, così come i battesimi e le cresime forniscono l’occasione per creare parentele “spirituali” che si trasformano a loro volta in nuovi patti, in nuove alleanze. Tutto a tavola. E’ la tavola il vero foglio bianco su cui si scrivono i contratti delle mafie.

A parlarci di questi aspetti e a raccontarcene i risvolti non solo antropologici ma anche storici e culinari è Gianfranco Manfredi, giornalista esperto in eno-gastronomia, nel primo volume del documentatissimo “Atlante delle mafie” edito da Rubbettino e lanciato in questi giorni in libreria.

L’atlante curato da Enzo Ciconte, Francesco Forgione e Isaia Sales è suddiviso in tre volumi la cui pubblicazione verrà completata nell’arco di tre anni. Il primo volume tocca già argomenti di grande interesse e attualità: dalla storia della Camorra, al rapporto tra mafie e Chiesa, dai giudici antimafia allo scandalo calciopoli.

Il volume

A cosa è dovuto il successo plurisecolare delle mafie italiane? E come mai viene definita “mafia” ogni violenza privata che ha successo nel mondo? L’Atlante delle mafie prova a rispondere a queste due domande. Partendo dalla messa in discussione dal paradigma interpretativo dell’esclusività della Sicilia nella produzione di ciò che comunemente si intende per mafia. Se un fenomeno, nato in Sicilia nell’Ottocento, ha avuto una così lunga durata, affrancandosi dalle condizioni storiche e territoriali che ne resero possibile la sua originaria espansione e proiettandosi così agevolmente nella contemporaneità (divenendo addirittura un modello vincente per tutte le violenze private del globo) non è utile continuare a descriverlo solo come un originale prodotto siciliano. Il modello mafioso, infatti, si è dimostrato riproducibile nel tempo e in altri luoghi, non più specifico solo della Sicilia e del Mezzogiorno d’Italia. Con il termine mafia si deve intendere oggi un marchio di successo della violenza privata nell’economia globalizzata. Con questa ottica, l’Atlante delle mafie passa in rassegna le “qualità” criminali che differenziano nettamente i fenomeni mafiosi dalla criminalità comune e da quella organizzata. Esse vengono sintetizzate in cinque caratteristiche: culturali, politiche, economiche, ideologiche e ordinamentali. Secondo i curatori, si può ritenere mafia la “violenza di relazioni”, cioè una violenza in grado di stabilire contatti, rapporti, e cointeressenze con coloro che detengono il potere ufficiale, sia politico, economico e religioso, che formalmente dovrebbero reprimerla e tenerla a distanza. Perciò viene contestato ampiamente il luogo comune delle mafie come antistato, come antisistema. È stato proprio questo luogo comune a tenere per anni in ombra il vero motivo del successo delle mafie. Mentre alcune forme di violenza e di contestazione armata del potere costituito si sono manifestate contro le leggi e contro la visione unitaria dello Stato (il brigantaggio nell’Ottocento, le rivendicazioni etniche-territoriali e il terrorismo politico nel Novecento) e perciò alla fine sono state sconfitte, le mafie hanno usato una violenza non di contrapposizione, non di scontro frontale, ma di integrazione, interna cioè alla politica e al potere ufficiale. Dunque, per mafia si deve intendere una violenza di relazione e di integrazione. In questa loro caratteristica consiste la ragione del loro perdurante successo.

Antonio Cavallaro

Ufficio Stampa RUBBETTINO EDITORE

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Mercoledì, 05 Dicembre 2012 17:40

Il Canzonato/2

mini petrarca2

di Francesco Tiron Petrarca

III

Venne il giorno che al sol si riversaro

per la fiele dell’Umil Mentore i rai,

quand’altro fu preso pei suoi già noti guai

che i nostr’occhi a lui gli si legaro.

Tempo non gli parea ormai da far riparo

contra’ colpi della Società d’Onor: e di Saggezza assai

secur, ma con sospetto; onde i suoi di guai

nel Comune con dolor s’incominciaro.

Trovonsi ’l suo Mentor del tutto disarmato,

et aperta la via per gli occhi al disonore,

che di legnate furon fatti uscio e varco:

perché a suo parer, non gli fu onore

ferirlo di saetta in quello Stato

non più armato a mostrar il suo di arco.

IV

Quel ch’infinita "Provvidenza" e parte

mostrò nel suo infame magistero,

che creò questo e quell’altro mostro nero,

come il feroce Salatino "in arte",

vegnendo così la Commission a ’lluminar le carte

ch’avean di molt’anni già celato il vero,

tentò di toglier Ulucci dalla rete, et non fiero

del regno degli indagati fece lor parte.

Di sé, nascendo a Serra non fe’ grazia

al Giuda, tonto sovr’ogni stato

di cui l’humiltate esaltar sempre gli piacque;

che ora il picciol borgo dov’è lui nato,

tal che natura e luogo non ringrazia

onde cattiva sorte al mondo nacque.

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arenaARENA - E' un segnale molto concreto e niente affatto simbolico quello mandato dalla giunta comunale arenese guidata da Antonino Schinella. Il giovane sindaco ha voluto farsi promotore di un atto che finora non ha molti precedenti nei piccoli comuni delle Serre. L'amministrazione comunale si costituirà parte civile nel processo "Luce nei boschi", scaturito dall'operazione, condotta dalla Dda di Catanzaro, che ha fatto luce su anni di traffici illeciti, di faide e di delitti riconducibili alla cosca di 'ndrangheta che aveva la sua roccaforte ad Ariola, frazione di Gerocarne, ed era attiva nel territorio dell'Alto Mesima e delle Preserre.

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mini municipio_serra

Riceviamo e pubblichiamo

'Un uomo è tale più per le cose per tace, che per quelle che dice'. Il sindaco e la sua maggioranza si sono, forse, ispirati all’aforisma di Camus per nascondere ai cittadini i retroscena del caso più inquietante e clamoroso della storia politica cittadina. L’ormai famigerato “caso Zaffino”, tiene banco, da oltre un anno, senza che cittadini e consiglieri di minoranza abbiano la possibilità di conoscere la verità. Sindaco ed assessori continuano a tacere.

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mini consiglio_com_30_nov_2012SERRA SAN BRUNO - Il sole timido che filtra dalle finestre di sala Chimirri non può bastare a riscaldare gli animi fragili di una maggioranza agonizzante, ormai giunta agli ultimi affanni di un cammino tutt’altro che glorioso. Un’amministrazione in balia della tempesta che fra qualche mese potrebbe non esistere più. Sarà probabilmente sostituita da tre commissari prefettizi freddi ed ordinari: una sorta di punizione multipla in un tempo già da carestia. Aspettiamoci il peggio. 

Al I punto si discute assai confusamente della sostituzione dell’ex consigliere Bruno Zaffino. La maggioranza si affretta a sciogliere il nodo. Ma Lo Iacono affonda

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