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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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A gennaio la prima sezione penale della Corte di Cassazione aveva annullato, con rinvio alla Corte d'assise d'appello di Catanzaro, la sentenza di condanna a 18 anni di carcere per Vito Gallè (a sinistra), inflitta in appello il 29 giugno 2009, in quanto ritenuto responsabile del duplice omicidio di Angelo Cravè (a destra), 42 anni, e Giuseppe Campese (al centro), 35, avvenuto a Serra San Bruno la mattina del 18 febbraio 2008. A scatenare l'accaduto furono alcuni dissapori legati ad una servitù di passaggio, tra le due proprietà confinanti. Lo scorso mese di marzo furono anche concessi i domiciliari per il 47enne. La Corte d'Assise d'Appello, però, si è espressa sulla vicenda, condannando Vito Gallè a 19 anni di reclusione.
Acquaro - È uno spettacolo indecoroso quello che appare agli occhi dei cittadini acquaresi che, quotidianamente, si recano al cimitero per fare visita ai propri cari. Incuria e degrado prevalgono da diversi anni. Come si può notare dalle immagini, una volta riesumate le salme, il tutto viene lasciato lì, nel più totale abbandono. In alcuni loculi, addirittura, ci sono tutt'oggi i resti di bare e di materiali usati, appunto, per la riesumazione. Una situazione questa che purtroppo vige da tempo, ma la politica si dimostra latitante anche di fronte a questo genere di problemi. Pubblichiamo alcune foto scattate e inviate da un lettore della zona
Peggio che uccidere un uomo, è ucciderne anche il ricordo. Farlo svanire nel nulla, cancellarne la memoria, privarlo anche di una degna sepoltura e tenerlo sospeso, come in un limbo eterno, in uno spazio e in un tempo che non è né della vita né della morte. Un destino tremendo, che in Calabria è toccato a molti, tanto da diventare metodo, pratica consolidata, privilegiata da chi vuole annientare una persona non solo fisicamente, da chi vuole cacciare il “nemico” in un inesorabile oblio. È la famigerata lupara bianca, l'arma più temibile della 'ndrangheta, che uccide, inghiotte e non lascia tracce dietro di sé, solo dubbi atroci, domande disperate che non troveranno mai risposta. E tanto dolore. Le vittime non si contano più, come non si contano le madri che cercano con cocciutaggine una verità che solo in alcuni, rari casi sono riuscite a far venir fuori. Di contro, invece, questa barbara pratica criminale si sta materializzando anche in territori che, finora, ne erano rimasti immuni. Perché la lupara bianca “conviene”
SERRA SAN BRUNO - Hanno utilizzato del liquido infiammabile per tentare di dare alle fiamme il fuoristrada, un Toyota di proprietà di L.G., del luogo, parcheggiato in via Filangieri, nel centro storico del paese della Certosa. L' incendio, però, è stato prontamente sventato da alcuni passanti ed i danni sono stati fortunatamente limitati. Il fatto è accaduto stanotte, intorno alle 2. Sul posto, sono intervenuti i carabinieri della locale Compagnia, agli ordini del maresciallo Giuseppe Grillo, ai quali ovviamente spetterà il compito di fare luce sull'accaduto. L'ultimo episodio si è verificato lo scorso mese di luglio, quando ad andare completamente distrutta è stata una Fiat Punto, parcheggiata in via Antonio Gramsci. I danni all'epoca hanno interessato anche le abitazioni situate nelle vicinanze.
SERRA SAN BRUNO- Ad essere colpito stavolta da atti di vandalismo è stato il campo di calcio “la Quercia”. Infatti non appena finita la stagione calcistica, con la risalita in seconda categoria di una delle due squadre locali e la permanenza nella prima categoria dell'altra, alcuni vandali si sono da subito messi in azione rompendo la catena che chiudeva un ingresso secondario, facendo così irruzione nel campo e negli spogliatoi, dove si sono dedicati allo sfondamento di porte, rompimento di vetri, sradicamento di piastrelle, ribaltamento di panchine e scaffali, insomma un vero e proprio raid vandalico che ha colpito tutto quanto si sono trovati difronte. Fatto aggravato ancora di più se si pensa che per tutta la stagione calcistica non solo non si sono verificati mai tali atti, ma l'impianto era gestito in maniera impeccabile dalle società. Non è la prima volta comunque che si registrano questi riprovevoli accadimenti nella cittadina della certosa, infatti ad essere oggetto di forme di vandalismo sono stati dapprima la piscina comunale, poi la palestra interscolastica(più volte), l'anfiteatro e l'ex ristorante kursaal (di proprietà della Regione Calabria). Un grave atto questo che va a colpire ancora una volta chi vuole mediante attività sportiva svolgere anche attività sociale e pone seri dubbi sulla cultura della legalità e del rispetto della cosa pubblica, che devono essere presenti in una comunità come quella serrese, ma che purtroppo per varie cause sono in alcuni casi assenti.
(articolo pubblicato su Calabria Ora)
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