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SERRA SAN BRUNO - Un’occasione mancata. L’ennesima per i serresi che, ancora una volta, hanno preferito voltarsi dall’altra parte, preferendo l’apatia e la rassegnazione al riscatto. Quello di una comunità che ha perso il proprio figlio. Pasquale Andreacchi, dunque, è morto un'altra volta a causa dell’indifferenza di coloro i quali, al contrario, si sarebbero dovuti ribellare, esternando tutta la propria condanna, per l’atroce uccisione di un ragazzo nel pieno della maturità. Pasquale, però, non è l’unico ad essere stato dimenticato dai serresi. Perchè ieri, nel corso della prima delle due giornate in memoria delle vittime di mafia, sono state ricordate anche le figure di Gianluca Congiusta, Massimiliano Carbone e Giuseppe Russo. Vittime innocenti. Vittime sì della protervia della criminalità organizzata. Ma, soprattutto, vittime di quella politica che in questi anni ha fatto poco per cercare di arginare questo fenomeno.
L’iniziativa, organizzata dall’ associazione Incastri presieduta da Donatella Cristiano, con la collaborazione di Libera, si è aperta con una messa presso la chiesa dell’ Assunta di Spinetto celebrata dal parroco, don Ferdinando Fodaro che, nel corso della sua omelia, ha evidenziato come «per costruire un mondo miglior è necessario il contributo di tutti, a partire dai cittadini per poi arrivare alla classe politica». Al termine delle celebrazione, la giornata è proseguita con un dibattito tenutosi nei locali di palazzo Chimirri, al quale hanno preso parte, oltre a Donatella Cristiano, anche l’onorevole Bruno Censore, il giudice Romano De Grazia, il papà di Pasquale, Salvatore Andreacchi, il giornalista Angelo De Luca, l’ex sindaco Raffaele Lo Iacono, Mario Congiusta, papà della giovane vittima Gianluca ed il testimone di giustizia Rocco Mangiardi. Ad aprire l’incontro, è stato il neo parlamentare Bruno Censore: «Se si lavora e si crede veramente in ciò che si fa - ha affermato il vicepresidente della commissione regionale Antimafia - saremo sempre di più a combattere contro questo male. Famiglie come quella di Pasquale non devono essere lasciate sole dalle istituzioni. Al contrario, bisogna coinvolgere un numero sempre maggiore di cittadini affinché questi episodi diminuiscano e che si ponga dunque un freno a questa situazione». Angelo De Luca, invece, ha incentrato il suo breve intervento sul caso dell’ Alaco e sui problemi relativi alla presunta non potabilità dell’acqua, elogiando il lavoro svolto in questi mesi dall’associazione culturale ‘Il Brigante’ e dal Comitato civico Pro - Serre, oltre a rimarcare l’impegno dello stesso Censore, che si è reso promotore di una interpellanza parlamentare. Salvatore Andreacchi, dal canto suo, ha ripercorso la vicenda di Pasquale, dal giorno della scomparsa, fino al ritrovamento dei resti. Per l’ ex sindaco Lo Iacono «è necessario stare vicino a queste persone che, giorno dopo giorno, vivono tragedie del genere». Presente al dibattito anche l’avvocato Giovanna Fronte, legale della famiglia Andreacchi: «Quando si parla di Pasquale - ha evidenziato - è come se si parlasse di tutti noi, perchè purtroppo, quello che è successo nel 2009 potrebbe accadere a chiunque». Secondo Rocco Magiardi «la legalità non bisogna insegnarla, come qualcuno fa pensando di sconfiggere la ‘ndrangheta. Al contrario, bisogna praticarla con i fatti, anche con piccoli gesti». Critiche alla classe politica sono giunte dal papà di Gianluca Congiusta, Mario, mentre il giudice Romano De Grazia ha posto l’accento sulla Legge Lazzati, approvata di recente e che lo ha visto come uno dei principali promotori.
(articolo pubblicato su Il Quotidiano della Calabria)
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