Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
“Una follia rischiosa” la definisce Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico. “Il Ponte peggiorerebbe un equilibrio idrogeologico già gravato di pesi”. Un investimento ingente per un’opera assurda. Con i piloni su Messina e Reggio, territori da mettere in sicurezza, sotto continuo pericolo di distruzione anche nel caso in cui si verificasse un terremoto di magnitudo debole. Il tutto per l’insana mania di rincorrere traguardi spropositati. Viziati dal rapporto distorto fra la natura ed un uomo sempre più schiavo della propria “grandezza”. Poco incline ad arrestare il costante sfregio ambientale.
Che il Ponte fosse inutile sembrava un concetto ormai assimilato. Ci illudevamo definitivo. Poi come un fulmine a ciel sereno contrariamente a quanto riferito due mesi fa, il governo Monti fa marcia indietro: prorogati i termini per l’approvazione del Ponte sullo Stretto. Altri 2 anni solo per completare il progetto.
Così come uno scheletro maldestramente occultato nell’armadio, il Ponte ritorna.Riceviamo e pubblichiamo:
FABRIZIA - Sabato scorso si è tenuta a Fabrizia una seduta straordinaria del Consiglio Comunale per discutere della precaria e pericolosa situazione in cui versa la viabilità provinciale, definita efficacemente dai rappresentanti istituzionali come un colabrodo; tanto che il Prefetto, recentemente in visita a Nardodipace, ha sentito il dovere di offrire il proprio impegno nel sostenere le ragioni di queste comunità per la messa in sicurezza delle strade. Abbastanza dimenticate. Una precisa stigmatizzazione è stata rivolta al Presidente della Provincia che, a parere del Sindaco Minniti, si è occupato troppo della zona di Filadelfia, abbandonando quella delle serre.
A parere dei cittadini, parecchio indignati ed abbastanza scettici sul probabile ascolto di queste voci della periferia, l’abbandono è evidente. Eppure, questo angolo di Provincia, per quanto periferico, è di notevole interesse paesaggistico, ma anche economico, grazie ai numerosi beni naturali di grande pregio quale la magnifica acqua, ed i lussureggianti boschi di cui è ricco il comprensorio.
L’attualità dell’argomento fa sorgere il dovere di precisare che la perifericità non deve essere un handicap ma, semmai, una riserva di valore. Comunque, le persone, a qualunque paese appartengano, sono cittadini, senza distinzione di serie o di altitudine, con i loro diritti inderogabili. Purtroppo bisogna constatare che siamo governati da una classe dirigente politica poco stimata e di scadente serie, anzi fuori serie minima che, ci si augura, irriproducibile. Qualsiasi altra nazione tiene alto l'onore del paese e, chi sbaglia, se ne va a casa (altrimenti ce lo mandano); in Italia al massimo si rimedia con una sanatoria, economica, politica, contabile e, persino, giudiziaria. Tuttavia, non volevo prenderla troppo alla larga e, quindi, rivolgo un diretto appello a questi politici o, almeno, a quelli con cui abbiamo a che fare. Quando vi si chiede qualcosa, non lanciate subito la patata agli altri, e non vi nascondete dietro scuse banali, ma fate prima voi qualcosa che è nelle vostre disponibilità. Iniziate con l'essere sinceri con i cittadini, a partire dalle occasioni di campagna elettorale. Se non avete la possibilità di fare nulla, perché non vi dimettete? Siete solo un peso per l'erario e per i cittadini che devono rimpinguarlo.
Tanto per citare brevemente qualche criticità, al di là dell'attuale pessima gestione manutentiva delle povere e disastrate strade (qualcuna addirittura degna di essere dismessa), volevo accennare provocatoriamente al fatto che nessun tentativo di sviluppo è stato mai seriamente intrapreso in merito alla famosa questione trasporti della nostra zona. Vi ricordate della ferrovia che, prima che subentraste voi, politici di lungo corso, famosi per le belle idee spendaccione nell'inutile ed avare nelle cose utili e serie, arrivava fino a Chiaravalle Centrale? Ancora, conoscete la ferrovia della costa ionica reggina, risalente ai famosi tempi migliori, quelli della realizzazione delle strade regie? Bene, entrambe le infrastrutture hanno fatto la loro bella figura, finché è durata. La ferrovia chiaravallese è sparita e quella della locrese è ridotta alla miseria. Pare anch'essa di probabile dismissione. Alla fine, poco male. E' vero che potevamo usufruirne con maggior comodità, ma, a parte che i pochi chilometri per raggiungerla scoraggiano anche i più temerari, vi è che viene la tristezza a pensare che in questa bellissima zona, potenzialmente espansiva, la ferrovia sia ridotta a quel solo precario trenino, a proposito del quale, i Fabriziesi che lo utilizzano affermano che per giungere alle stazioni centrali ci si mette mezza giornata!
Non voglio annoiare i lettori, ma sento il dovere prima umano e poi civico di puntualizzare un'altra importantissima questione. Vitale, oserei dire. L'acqua. Cosa sta succedendo a questa preziosa fonte di vita? Punto primo, l'hanno consegnata in mani private poco oneste. Secondo, ma di primaria importanza per la salute pubblica, l'HANNO LASCIATA ALLO SBARAGLIO E AD UN TERRIBILE INQUINAMENTO INVASIVO e, a distanza di 4 mesi dal sequestro dell'Alaco, nessuno ha messo la mano sulla coscienza per salvaguardare la salute delle persone. Anche in questo caso è d'obbligo lanciare un chiaro monito: andatevene a casa. E mi fermo qui.
Chi deve intendere intenda. La protesta deve essere contro di voi politici, da attuare seriamente, innanzitutto con lo strumento elettorale e poi richiamandovi alle precipue e personali responsabilità contabili e forse anche giudiziarie, per gli sprechi e per le distorsioni dei bilanci, manovrati e rivoltati a vostro piacimento, per strappare il consenso elettorale e non per i bisogni veri delle persone che hanno il diritto di usufruire dei servizi e delle innovazioni e non di sole celebrazioni.
Maria Cirillo
Maria Cirillo
Riceviamo e pubblichiamo:
Con tutta evidenza, troppo impegnata a far assumere i propri parenti al Parco regionale delle Serre, l’amministrazione comunale non riesce ad affrontare neppure il più elementare dei problemi. Tra le innumerevoli vicissitudini che la nostra cittadina sta vivendo, viene, ad esempio, da chiedersi, possibile che, tra sindaco ed assessori, nessuno si sia accorto delle decine di cani randagi che vagano indisturbate per il paese? Dal cimitero a Santa Maria, passando per le strade del centro storico, non si fa che assistere a mute di cani sempre più numerose. Sono decine le segnalazioni, quotidianamente, prodotte da privati cittadini stanchi di non ricevere risposte da un’amministrazione latitante.Di seguito l'appello del comitato promotore della manifestazione antimafia "Un giorno che non c'è", che si svolgerà mercoledì 29 febbraio a Lamezia Terme.
In Calabria la ’ndrangheta la senti, la tocchi, l'odori, ti passa davanti ogni giorno, al bar, al supermercato, nelle buche delle strade, nei saluti rispettosi...Qui la 'ndrangheta non ha bisogno di teoremi per farsi spiegare. C'è. Lamezia Terme soffre del fenomeno dell’illegalità diffusa.
La neve sa essere poetica, quasi romantica. La si incontra nelle fiabe e sulle cartoline turistiche. Sogno erotico per i fotoamatori, redenzione per gli studenti oziosi. Amabile alla vista ma nemica del comfort. La regina fragile della stagione rigida ci ha costretto a tempi più lenti, al metter mano ad una pala, incatenare gli pneumatici, ad indossare piumini impermeabili e doposci ridicoli. La coltre bianca ci ha invaso dappertutto e non in maniera indolore. Strade impercorribili, contrade isolate per ore, anziani prigionieri in casa, abitazioni senza luce, telefono ed acqua. Una nevicata d’altri tempi che ha impiegato poco a mettere in luce la scarsa organizzazione di fronte ad un evento di certo nefasto, ma ampiamente prevedibile: l’allerta della Protezione Civile era arrivata con un anticipo di ben 13 giorni. Ad emergenza, per fortuna, ormai lontana, bisogna tirare le somme. Per forza. La prima incognita è il sale. Il migliore degli antigelo per i manti stradali. Durante l’autunno, in genere, le amministrazioni, specie in montagna, se ne riforniscono fino a farne traboccare i magazzini. A Serra o hanno dimenticato di comprarlo o qualcuno si è condito un’insalata di almeno 10 quintali: per le strade cittadine di sale non se ne è visto neanche un chicco. Quando nevica risulta scontato l’aiuto ai cittadini in situazione di disagio perché ammalati, anziani o disabili. Qualcuno ha brillantemente pensato di creare tre punti di fornitura acqua minerale nel paese. Peccato che non sia stata smistata al meglio: i ventenni, giovani ed aitanti, giunti più velocemente sul posto, si sono caricati intere pedane d'acqua nel cofano delle jeep, mentre i vecchietti arrivati in ritardo a piedi in piazza hanno ricevuto picche. Si sarebbe dovuto tutelare le necessità dei cittadini disagiati piuttosto che alimentare la politica del “chi prima arriva meglio alloggia”.
È stato un evento eccezionale che ha inevitabilmente messo a dura prova chi governa la città. Ma c’è una domanda che vale la pena porsi: se ci si trova in una situazione di emergenza perché non elaborare un piano di gestione dell’emergenza? E se il piano è stato elaborato perché non renderlo noto ai cittadini? In genere i piani per l’emergenza neve, preventivamente, consigliano di dividere la planimetria del territorio comunale in 3 aree per individuare quelle che saranno le zone prioritarie (zona rossa) e quelle meno critiche (gialla e verde) su cui intervenire. Attenzione, le zone rosse sono le arterie principali, snodi fondamentali per la viabilità cittadina, viali con più alta densità di abitanti o interessati dal trasporto pubblico (118 e vigili del fuoco) e non l’uscio di casa delle fidanzate degli assessori. Il piano doveva essere affiancato da una tabella con riferimenti orari precisi e reso consultabile dalla cittadinanza magari in un'apposita sezione del sito web del nostro comune, che sarebbe stato un portale perfetto per mantenersi sempre aggiornati sul decorso dell’emergenza e per capire come e dove si stava intervenendo. Sarebbe stato opportuno impiantare un centralino telefonico a disposizione dei cittadini in modo da risparmiare i pellegrinaggi al municipio per chiedere la grazia di un sacco di sale o alla ricerca di un fantomatico ufficio reclami. Altro SOS che i serresi hanno seguito con il fiato in gola: la macchina del sindaco (foto). Rimasta irrimossa da giorni, parcheggiata nel cuore del paese sotto uno strato impietoso di neve, alla mercé di grandine e fiocchi. Disagio reale o operazione di immagine? Un feticcio in vetrina come se qualcuno avesse qualcosa da farsi perdonare.
Anche se non nevica più, il ghiaccio e la neve ancora insistono per le strade, si spera per poco. In una nota stampa il sindaco ed il vicesindaco hanno addossato colpe, che in realtà sono solo loro, prima alla Comunità montana, poi ai paesi vicini ed infine alla Provincia. Per fortuna ancora nessuno ha parlato degli Ufo.
Fragile ed abbandonato. Non ci sono altre parole per descrivere l’intero territorio delle Serre. A darne incontrovertibilmente prova, le nevicate dei giorni scorsi. A poco valgono le parole degli apprendisti funamboli che cercano di giustificare le innumerevoli vicissitudini e difficoltà, con la scusa dell’evento eccezionale. Di eccezionale c’è solo la consueta impreparazione a fronteggiare qualunque evento problematico. E’ vero, ottanta centimetri di neve non cadono tutti i giorni, ma è altrettanto vero che ottanta centimetri di neve non possono giustificare comuni isolati, strade bloccate, ospedale irraggiungibile, interruzione dell’erogazione di acqua ed energia elettrica, etc. Una situazione inammissibile, per la quale non ci possono essere attenuanti e giustificazioni, tanto più che l’allerta meteo era stata lanciata da giorni. Le immagini delle nevicate abbattutesi su gran parte del Paese che quotidianamente scorrevano sui notiziari, avrebbero dovuto indurre gli organi preposti ad attivare adeguati piani d’intervento che, purtroppo, nessuno ha visto. A ciò si aggiunga, che in una zona montana la neve non dovrebbe cogliere tutti di sorpresa come se si fosse alle Maldive. Le immani difficoltà, poi, più che dalla nevicata sono da addebitare all’impreparazione ed all’inadeguatezza dei mezzi a disposizione di molti enti. La Provincia, ad esempio, che ha la competenza sulla gran parte delle strade del circondario, ha brillato per assenza; a tal punto che gli automezzi, con a bordo i generatori di corrente destinati a riattivare gli impianti di potabilizzazione dell’Alaco, sono arrivati a destinazione con grande ritardo perché nessuno aveva provveduto a spalare la neve sul tratto di provinciale che conduce all’invaso. A ciò si aggiunga che, in sordina, negli anni passati, con il passaggio delle competenze stradali alla provincia, è stato, praticamente, smantellato il centro compartimentale Anas di Serra San Bruno nel quale stazionavano permanentemente molti mezzi necessari ad affrontare anche situazioni di emergenza. Smantellato il centro Anas, sul territorio non è rimasto praticamente nulla. Nel riflettere sulle cose che mancano, come ad esempio, una postazione di protezione civile dotata di uomini e mezzi, viene da pensare alla superficialità ed all’approssimazione di molti sindaci ed amministratori comunali, troppo attenti a gestire il presente per pensare anche al futuro. Un fatto per il quale risulta emblematico il caso del mezzo polivalente rimasto chiuso in un garage della Comunità montana delle Serre per il rifiuto dei comuni a spendere mille euro all’anno, ovvero meno di tre euro al giorno. Risultato, un veicolo che sarebbe potuto risultare utile all’intero territorio, producendo anche un risparmio sugli interventi che dovranno essere pagare ai privati, è rimasto inutilizzato in un garage. Infine, non si può non constatare come sull’intero territorio l’unico intervento, talvolta caotico, si sia manifestato ex post. In altri termini, quel che in generale è mancato e manca è la programmazione della gestione delle emergenze, anche attraverso l’acquisizione di protocolli standard, da impiegare in caso di necessità. Come da copione, invece, tutto si è svolto, ancora una volta, in maniera confusionaria, a volte addirittura schizofrenica, con la conseguenza che il risultato raggiunto, il più delle volte, non è stato proporzionale agli sforzi profusi. Passata la buriana, rimane un interrogativo inquietante: se anziché una ”semplice” nevicata sul territorio si fosse abbattuto un evento calamitoso ben più grave, come, ad esempio, un terremoto? Bè, sarebbe il caso di pensarci!
SERRA SAN BRUNO - Passati i giorni in cui la neve non ha dato tregua alle popolazioni montane, ora le Serre si ritrovano strette nella morsa del gelo. Stamattina lo scenario che si è presentato ai serresi era pressochè uniforme: la neve ormai gelata accumulata ai bordi delle strade che, una volta liberate, sono diventate delle piste di ghiaccio pericolosissime per passanti e automobilisti. Le temperature in nottata hanno toccato quota -7, il che con la neve di questi giorni ha creato non pochi disagi ai cittadini della zona. I pullman che portano a Serra gli alunni delle scuole superiori provenienti da Nardodipace, Fabrizia e Mongiana, oggi non sono partiti proprio a causa del gelo che ha ricoperto le strade di montagna. A Serra stamattina sono crollati diversi pezzi di cornicione di un palazzo sito in via Aldo Moro, che hanno ceduto perchè stanotte si è ghiacciata l'acqua che dalle grondaie, fatiscenti, si riversa sulla facciata esterna del palazzo. Sul posto sono intervenuti i vigili urbani e i Vigili del fuoco che hanno provveduto a rimeuovere la parte di cornicione ancora pericolante. Nel centro storico invece una donna, pensionata del luogo, è caduta provocandosi un trauma al braccio, forse una frattura, ed è stata soccorsa dal personale del 118 (foto).
SERRA SAN BRUNO - Con un'ordinanza il sindaco Bruno Rosi ha previsto la "chiusura delle scuole di ogni ordine e grado di questo Comune per il giorno 13 febbraio 2012" a causa "del persistere delle nevicate che per la rilevante massa nevosa ostruiscono le strade e costituiscono un pericolo per tutti i cittadini". Qui si può leggere la suddetta ordinanza.
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