Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
SORIANO CALABRO - Già in precedenza, nel 2010 e nel 2012, l’attuale sindaco di Soriano Calabro, Francesco Bartone, aveva subito due diversi atti incendiari a danno della propria autovettura. Domenica scorsa, il primo cittadino è finito ancora nel mirino dei vandali che hanno pensato di intimidirlo danneggiando nuovamente la sua auto, questa volta però con l’ausilio di un punteruolo o di un altro oggetto atto a vandalizzare il cofano e la fiancata destra della sua Mercedes classe A.
La carrozzeria dell’autovettura, parcheggiata di fronte all’abitazione di Bartone, è stata dunque considerevolmente danneggiata da uno o più soggetti rimasti al momento ignoti, ma su cui stanno indagando da lunedì mattina scorso - allertati dallo stesso sindaco sorianese - gli uomini della locale Stazione dei carabinieri, diretti dal maresciallo Barbaro Sciacca. Il sindaco, infatti, ha sporto tempestivamente denuncia già nella mattinata successiva al misfatto, ma ha ritenuto di rendere noti i dettagli dell’increscioso atto compiuto a danno della sua automobile, soltanto nella giornata di ieri.
Al culmine di un ricco calendario di eventi, promosso per i festeggiamenti in onore del patrono San Rocco, sabato prossimo, a partire dalle ore 21.00, ritorna in Piazza Vittorio Veneto, a Simbario, il consueto appuntamento estivo con i ragazzi del Laboratorio Teatrale della parrocchia T.N.S.G.C., impegnati, questa volta, nella rappresentazione di “Non ti pago”, commedia brillante in tre atti, liberamente ispirata all’omonimo capolavoro di Eduardo De Filippo, ma riadattata in vernacolo simbariano.
Protagonisti dell’avvincente trama Ferdinando Quagliuolo (interpretato da Nicola Ciconte) – proprietario di un banco lotto – ed il suo dipendente, Mario Bertolini (Basilio Roti). Punto nodale dell’intreccio la dipendenza patologica di entrambi per il gioco del lotto e la relazione amorosa tra lo stesso Bertolini e Stella (Valentina Ierace), figlia di Quagliuolo. Rapporto affettivo tenuto chiaramente all’insaputa di quest’ultimo. A turbare le vite dei protagonisti una cospicua e contesa vincita al lotto, che finirà per creare non poco scompiglio fra i personaggi di una commedia impegnativa, ma allo stesso tempo dal ritmo coinvolgente ed entusiasmante, capace di mantenere alta l’attenzione del pubblico per tutta la durata dei tre atti.
Il Laboratorio Teatrale della Parrocchia T. N. S. G. C., anche per quest’anno, mantiene, dunque, lo zoccolo duro del team che ha portato in scena le commedie delle estati precedenti. Oltre agli attori già citati, si avvicenderanno sul palco Gina Tassone, alle prese col personaggio di cummari Francisca; Giovanni Parise nelle vesti di Micuzzeriu; Monica Fraietta che interpreterà Margherita; Paolo Timpano nel ruolo di Lorenzo Strumillo; Raffaele Timpano in Don Raffaele Console; Chiara Roti nei panni di Donna Carmela; Vincenzo Battaglia nei panni di Luigi Frungillo ed Enza Figliuzzi in Vittoria Frungillo. Ma la vera novità di quest’anno è che anche la regista Pina Tassone esibirà al pubblico le sue doti da attrice, interpretando il ruolo di cummari Cuncetta. Prezioso anche il lavoro svolto dietro le quinte dall’aiuto regista Angela Casini, mentre si farà di certo sentire l’assenza di Jole Corsaro, distante quest’anno dalla scena, ma comunque sempre vicina all’affiatato gruppo.
Confidando nella clemenza delle condizioni climatiche, l’appuntamento è, quindi, fissato per sabato 9 agosto dalle 21.00, in Piazza Vittorio Veneto a Simbario. L’evento è compreso in un fitto calendario di spettacoli ed attività di intrattenimento, che avrà inizio giovedì 7, a partire dalle ore 21.30 con il “Simbario’s Talents”, esibizione musicale di giovani talenti simbariani; mentre venerdì 8 agosto dalle ore 21.30 sarà la volta della “Sagra paesana” con piatti tipici a base di patate; per chiudere domenica 10 con i “Parafonè” in concerto.
Nello Ruello, primo storico testimone di giustizia e fotografo di Vibo Valentia, solo pochi giorni fa aveva presentato un esposto alla Procura Vibonese per chiedere dovuti chiarimenti in merito al mancato ripristino della sua scorta e per accertare eventuali responsabilità omissive in relazione alla vicenda. Lo scorso 23 luglio, infatti, il Tar del Lazio aveva provveduto a revocare la decisione - presa in precedenza dall’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale del ministero dell’Interno - grazie alla quale la tutela a Ruello, considerato evidentemente ormai fuori pericolo, era stata tramutata in «semplice vigilanza generica radiocollegata con sosta» vicino l’abitazione e l’esercizio commerciale. Ma, ciò nonostante, il ripristino del servizio di scorta non era ancora stato concretamente attuato.
Nella serata di ieri, però, i vertici locali della Guardia di finanza hanno finalmente comunicato al fotografo Vibonese la notizia del ripristino del servizio e della sospensione della revoca in via cautelare. Il provvedimento sarebbe dunque conseguente all’accoglimento, da parte dello stesso Tribunale amministrativo regionale del Lazio, dell’istanza presentata dal legale di Ruello, l’avvocato Giovanna Fronte.
Nello Ruello, che è anche vicepresidente dell'associazione antimafia "Riferimenti", è sotto protezione per aver denunciato e fatto condannare in via definitiva, per usura ed estorsione, diversi esponenti di primo piano del clan Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, alcuni dei quali oggi sono a piede libero.
Riceviamo e pubblichiamo
Festa grande lunedì scorso a Gerocarne, dove una chiesa gremita di fedeli ha onorato i cinquant’anni di vita sacerdotale di don Tommaso Idà, parroco dalle spiccate doti umane e spirituali che ha dedicato la sua intera missione pastorale al piccolo centro dell’Alto Mesima, dal ’64 al 2005 (prima a Ciano e poi nel comune centro). Attuale cappellano, ad Acquaro, della casa di riposo dell’ordine di padre Idà, di cui è degno nipote, don Tommasino, come lo chiamano tutti, è rimasto nel cuore di diverse generazioni di gerocarnesi, cui ha dedicato gran parte dei suoi 75 anni di età. A conclusione della messa, presieduta dallo stesso don Idà e concelebrata dall’attuale parroco don Antonio e da diversi sacerdoti della zona pastorale di riferimento, a fargli gli auguri sono stati lo stesso don Antonio, che ha sottolineato il grande bene che ha sentito di lui da quando è a Gerocarne, la superiora dell’ordine di padre Idà, suor Bernardina Perez, che ha evidenziato i tratti di concomitanza caratteriale con l’illustre zio, ed il sindaco, Vitaliano Papillo, che, a tratti commosso, a nome della sua squadra e dei concittadini, ha definito la celebrazione come «solenne momento eucaristico, segno della comunione e dell’affetto che ha verso voi la comunità, grata per i sacri valori e gli insegnamenti che avete sapientemente ed amorevolmente trasmesso. Oggi – ha sottolineato ancora il sindaco - è un giorno speciale anche per Gerocarne, il paese dove negli ultimi decenni ognuno ha trascorso insieme a voi i momenti fondamentali della propria esistenza cristiana, dal battesimo al triste momento dell’estrema unzione, passando per la comunione, la cresima, il matrimonio e qualsiasi altro rito religioso e parrocchiale, compresi importantissimi momenti sportivi a calcio (chi non ricorda la famosa “Moranese”?!), momenti di svago, riflessione e tante gite organizzate sempre con precisione certosina. Noi tutti sin da ragazzini vedevamo in voi un Sacerdote rigoroso verso cui nutrivamo rispetto e timore e, ciononostante, eravamo consapevoli di essere al cospetto di una persona su cui poter contare, un solido punto di riferimento cui potersi rivolgere certi di ottenere risposte tangibili e concrete». Il primo cittadino ha, poi, ricordato «l’impegno profuso per il restauro di questa Chiesa, come pure quella della Congrega, con estrema attenzione e scrupolosa precisione nella gestione economica, sempre estremamente trasparente. Per tutto questo e per tutto ciò che ancora sarete in grado di offrire a questa comunità ed al mondo della chiesa più in generale – ha concluso l’amministratore - sento di dirvi grazie a nome di tutti i gerocarnesi, esprimendovi, al contempo, l’augurio per una vita lunga e serena». Dopo la consegna di una targa ricordo, i presenti si sono trasferiti nei locali dell’asilo delle suore del catechismo per un breve rinfresco, il taglio della torta e gli auguri finali per un’ancora lunga vita al servizio del signore e delle anime cristiane.
SERRA - Un campanello d’allarme lanciato solo quattro giorni fa dalla nostra testata giornalistica che ha, adesso, fortunatamente, registrato il giusto riscontro. C’è stato bisogno di una motosega sufficientemente affilata, nella tarda mattinata di ieri, per abbattere il grosso castagno che ormai da qualche tempo stava mettendo a rischio l’incolumità del Dormitorio di San Bruno.
Bruno da Colonia, Santo e fondatore dei Certosini, giunse in terra calabra nel 1090. Arrivato nell’alta valle del fiume Ancinale si imbatté in una radura nel bosco, una “buona fontana” e una grotta. Proprio in quel punto sorse l’eremo di Santa Maria del Bosco. Di fronte allo stesso sorge invece il Dormitorio di San Bruno, ricostruzione del luogo dove il Santo trovava ricovero. Tutt’attorno alla struttura sacra si estende un lembo del maestoso bosco di Santa Maria con migliaia di alberi secolari. E proprio uno di questi, nell’indifferenza di tutti, sta mettendo ora a repentaglio l’incolumità del Dormitorio.
Prima dell’introduzione del calendario gregoriano, nel giorno della natività di San Giovanni Battista, si celebrava l’arrivo della stagione estiva. La notte del solstizio d’estate (23 e 24 giugno) è la più corta dell’anno e ci introduce di conseguenza al giorno più lungo in termini di luce.
Oltre alla celebrazione di San Giovanni, nella concezione pagana, questa notte viene ricordata anche come la notte del raduno delle streghe intorno all’albero di noci, pianta prediletta per compiere sortilegi. Persino i contadini in passato facevano crescere il noce lontano dalle altre piante pensando che lo stesso avesse una natura quasi velenosa.
Lo strano connubio tra sacro e profano è un mistero per la tradizione ma rappresenta anche il disvelamento di un’antitesi che in passato si traduceva con l’unione di due opposte polarità, ossia quella che in età precristiana si credeva fosse lo sposalizio tra il Sole e la Luna.
A livello astrale, il Sole, che rappresenta il fuoco divino, entra nella costellazione del Cancro, simbolo dell’Acqua, dominato dalla Luna. Non a caso, alcuni degli attributi iconografici del Battista sono il Fuoco e l’Acqua.
Il 24 giugno appunto, giorno in cui si festeggia uno dei più importanti santi della cristianità, i serresi si avviano nella campagna circostante alla ricerca dei malli di noci utili alla preparazione del Nocino di San Giovanni. Questa singolare bevanda, diffusa un po’ su tutto lo Stivale, nella fase preliminare si prepara con le noci non ancora mature, che conservate nell’alcool proprio nel giorno di San Giovanni, vengono lasciate maturare per diversi mesi prima che il Nocino sia pronto per essere gustato. Durante il solstizio d’estate, la guazza presente sulle piante si pensava avesse un potere particolare tanto da preservare dalle malattie. Infatti, in Campania, il Nocino preparato con i malli raccolti durante la notte di San Giovanni viene chiamato “a merecina” (la medicina).
Gli abitanti di Serra San Bruno sono particolarmente legati a questo giorno anche per motivi storici. Il 24 giugno del 1084, San Bruno, alle porte di Grenoble, fondava la Grande Chartreuse, casa madre dell’ordine dei certosini. Nel periodo che va dalla fondazione della Certosa francese fino all’arrivo a Serra, Brunone di Colonia viene chiamato a Roma da Papa Urbano II (suo allievo) del quale diviene guida spirituale. Quando Urbano II è costretto a riparare nel meridione d’Italia a causa dell’invasione dei territori pontifici da parte di Enrico IV, a Brunone di Colonia viene offerta la possibilità di diventare arcivescovo. Lo stesso, non completamente nelle corde del sistema ecclesiastico, rifiuta di indossare la mitra per dedicarsi alla vita eremitica e contemplativa. Così, nel 1091, giunto nei territori della Torre (attuale Serra San Bruno) Brunone dimostra la sua profonda devozione nei confronti del Battista menando vita eremitica come lo stesso fece nel deserto. La data di fondazione della Grande Chartreuse e la vita eremitica di Brunone giustificano dunque il protettorato di San Giovanni nei confronti dell’Ordine Certosino.
La chiesa matrice di Serra (ossia madre di tutte le chiese) è stata la prima eretta dalla popolazione, durante la nascita del centro urbano, che di una costruzione in legno fece il proprio luogo di culto. Ma in realtà, la prima vera chiesa sorta in muratura nella cittadina fu quella di San Giovanni, (divenuta chiesa dell’Assunta in Terravecchia con la nascita dell’omonima Confraternita). Nella stessa, il visitatore non mancherà di imbattersi nelle bellissima tela dedicata al Battista e conservata proprio a sinistra dello splendido altare maggiore e nella statua lignea di manifattura serrese che oggi viene esposta all’adorazione dei fedeli.
Durante questa festività, parenti e amici concordavano il cosiddetto “San Gianni”, ossia l’accordo orale durante il quale avveniva la scelta del padrino e della madrina per i propri figli. Questa forma di unione deriva appunto dal Battesimo che il Battista officiò nei confronti di Gesù nel fiume Giordano. In particolare le donne, per il “San Gianni”, donavano alla prescelta un vaso pieno di fiori e una stoffa dalla quale la futura madrina ne avrebbe ricavato una camicia o altro, abito che sarebbe divenuto simbolo dell’unione delle due famiglie.
Fino al non lontano 1965, era tradizione per il seggio priorale della chiesa dell’Assunta portare in processione per le vie del paese il cosiddetto “piecuriedhu” (agnello), statua lignea anch’essa di manifattura serrese. I confratelli dell’Assunta, con a capo il priore e al seguito degli zampognari, portavano in processione “lu piecuriedhu” nelle case dei serresi in segno di benedizione. Una sorta di prelazione era riservata alle promesse spose, che prima di ogni altro ricevevano l’Agnus Dei. A benedizione avvenuta “allu piecuredhu” veniva lasciata un’offerta. Le famiglie più abbienti ma non solo, davano in dono dei monili piuttosto preziosi, che col tempo vennero applicati alla statua e ancora oggi la decorano seppure molti sono andati perduti.
Nel 1965, durante il mandato del priore pro-tempore Luciano Cordiano, la tradizionale processione “di lu piecuriedhu” viene dallo stesso abolita perché ritenuto di matrice pagana l’atto di adorazione di un animale. In realtà, i fedeli col rito processionale dell’agnello ligneo, non partecipavano affatto ad un rito paganeggiante, tutt’altro, dato che l’Agnello di Dio non è altro che la rappresentazione più prossima a Gesù nonché il principale riconoscimento iconografico del Battista che predisse l’arrivo del Messia.Secondo i fedeli, l’abolizione della processione “di lu piecuriedhu” da parte del priore pro-tempore, deriverebbe da un fattore prettamente sociale. Il priore Cordiano, proveniente da una delle famiglie più abbienti della cittadina, si sarebbe rifiutato di portare in processione l’effige sacra, provando vergogna a partecipare all’atto caritatevole dei fedeli.
Se la seconda ipotesi abbia una matrice di verità non lo sapremo mai… ma, in fondo, come si dice, “Vox populi vox Dei!”.
Foto di Bruno Tripodi, pubblicazione Assumpta est
"Non potevo mettere a rischio il lavoro dei miei 380 dipendenti per la pallavolo". Con queste parole, il presidente Pippo Callipo giustifica la decisione di ripartire dalla categoria A2 con la sua Tonno Callipo. Durante la conferenza stampa alla presenza del sindaco di Vibo Nicola D'Agostino, il presidente Callipo ha dichiarato di voler continuare a restare nel Volley, ripartendo dall'A2 perché l'impegno economico per giocare il campionato di A1 sarebbe stato impossibile affrontarlo da solo. Per quanto riguarda invece la fondazione di una squadra femminile, lo stesso Callipo ha sostenuto: "Noi abbiamo cercato e avrei voluto dar vita ad una squadra femminile. Avevamo provato ad acquisire il titolo di Scandicci, ma per una serie di ragioni non è stato possibile. Ci siamo rivolti anche a Forlì, ma hanno tergiversato." Nonostante il passo indietro, la tifoseria giallorossa ha accolto con entusiasmo la decisione del presidente Callipo, che anche quest'anno terrà alto il nome di Vibo Valentia e provincia nel mondo del Volley.
La casa editrice Thoth di Capo Vaticano, presenterà la sua ultima pubblicazione domenica a Bivona a partire dalle ore 18:00, presso la sede della fondazione “Federica Monteleone per la vita”. L’ultimo libro edito Thoth si intitola “Inversione” e reca la firma del giovane e noto autore Raffaele Florio (classe 1991).
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