Mercoledì, 02 Luglio 2014 10:27

Gerocarne, grande festa lunedì scorso per il mezzo secolo di sacerdozio di don Tommaso Idà

Scritto da Redazione
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mini tommasoidaRiceviamo e pubblichiamo

Festa grande lunedì scorso a Gerocarne, dove una chiesa gremita di fedeli ha onorato i cinquant’anni di vita sacerdotale di don Tommaso Idà, parroco dalle spiccate doti umane e spirituali che ha dedicato la sua intera missione pastorale al piccolo centro dell’Alto Mesima, dal ’64 al 2005 (prima a Ciano e poi nel comune centro). Attuale cappellano, ad Acquaro,  della casa di riposo dell’ordine di padre Idà, di cui è degno nipote, don Tommasino, come lo chiamano tutti, è rimasto nel cuore di diverse generazioni di gerocarnesi, cui ha dedicato gran parte dei suoi 75 anni di età. A conclusione della messa, presieduta dallo stesso don Idà e concelebrata dall’attuale parroco don Antonio e da diversi sacerdoti della zona pastorale di riferimento, a fargli gli auguri sono stati lo stesso don Antonio, che ha sottolineato il grande bene che ha sentito di lui da quando è a Gerocarne, la superiora dell’ordine di padre Idà, suor Bernardina Perez, che ha evidenziato i tratti di concomitanza caratteriale con l’illustre zio, ed il sindaco, Vitaliano Papillo, che, a tratti commosso, a nome della sua squadra e dei concittadini, ha definito  la celebrazione come «solenne momento eucaristico, segno della comunione e dell’affetto che ha verso voi la comunità, grata per i sacri valori e gli insegnamenti che avete sapientemente ed amorevolmente trasmesso. Oggi – ha sottolineato ancora il sindaco - è un giorno speciale anche per Gerocarne, il paese dove negli ultimi decenni ognuno ha trascorso insieme a voi i momenti fondamentali della propria esistenza cristiana,  dal battesimo al triste momento dell’estrema unzione, passando per la comunione, la cresima, il matrimonio e qualsiasi  altro rito religioso e parrocchiale, compresi importantissimi momenti sportivi a calcio (chi non ricorda la famosa “Moranese”?!), momenti di svago, riflessione e tante gite organizzate sempre con precisione certosina. Noi tutti sin da ragazzini vedevamo in voi un Sacerdote rigoroso verso cui nutrivamo rispetto e timore e,  ciononostante, eravamo consapevoli di essere al cospetto di una persona  su cui poter contare, un solido punto di riferimento cui potersi rivolgere certi di ottenere risposte tangibili e concrete». Il primo cittadino ha, poi, ricordato «l’impegno profuso per il restauro di questa Chiesa, come pure quella della Congrega, con estrema attenzione e scrupolosa precisione nella gestione economica, sempre estremamente trasparente. Per tutto questo  e per tutto ciò che ancora sarete in grado di offrire a questa comunità ed al mondo della chiesa più in generale – ha concluso l’amministratore - sento di dirvi grazie a nome di tutti i gerocarnesi, esprimendovi, al contempo, l’augurio per  una vita lunga e serena». Dopo la consegna di una targa ricordo, i presenti si sono trasferiti nei locali dell’asilo delle suore del catechismo per un breve rinfresco, il taglio della torta e gli auguri finali per un’ancora lunga vita al servizio del signore e delle anime cristiane.  

 

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    Il padre e i due figli sono adesso ai domiciliari.

    Le indagini sono iniziate il 15 ottobre 2017 quando nella frazione Sant’Angelo di Gerocarne, durante la nottata, è stato appiccato un incendio a un capannone di una persona del luogo.  Da lì sono subito scattate le indagini, che hanno consentito di raccogliere utili risultanze investigative in capo ai due giovani con precedenti di polizia. In quella circostanza fu incendiato l’intero immobile dove erano custoditi, oltre ad alcuni capi di bestiame, un trattore che era stato utilizzato il giorno stesso per lavorare all’interno di un fondo agricolo situato in contrada Cerasara a Gerocarne. Ed è stato proprio questo l’elemento che ha indirizzato le indagini: gli inquirenti, infatti, sono riusciti a ricostruire una vicenda che andava avanti già da tempo in relazione alla proprietà del fondo agricolo.

    Il fondo in questione, di proprietà di un avvocato vibonese, era da tempo oggetto di attenzioni da parte della famiglia Donato, che – secondo i carabinieri - cercava di impossessarsene con minacce e pressioni indirizzate al proprietario del fondo e a tutte le persone che si recavano all’interno per lavorarlo.

    I militari, quindi, hanno ricostruito le intimidazioni verso l’avvocato vibonese più volte minacciato di morte anche con l’utilizzo di una pistola indebitamente detenuta. Minacce, queste, che sono iniziate nel 2015 e si sono protratte sino ad oggi, indirizzate sia al legale che a tutte le persone che di volta in volta venivano individuate dal legittimo possessore del fondo per recarsi nel terreno conteso. L’atteggiamento intimidatorio adottato dai due figli e dal padre (quest’ultimo pregiudicato) era volto a far desistere, oltre al proprietario del fondo stesso, tutti i potenziali acquirenti del terreno e non in ultimo, il proprietario del capannone incendiato. Non è un caso, infatti, secondo gli inquirenti, che oggetto del danneggiamento seguito da incendio del 15 ottobre 2017 sia stato proprio il trattore utilizzato il giorno precedente per completare i lavori nel fondo agricolo dell’avvocato.

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    La vicenda trae origine, storicamente, già dai primi anni 2000 quando il terreno era già oggetto di contesa tra il legittimo proprietario e la famiglia Donato. La diatriba è culminata il 23 giugno 2010 in un tentativo di omicidio che sarebbe stato posto in essere da Giuseppe Donato (reato per il quale è stato condannato con pena definitiva) nei confronti dell’avvocato vibonese, legittimo proprietario del terreno agricolo in argomento.

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