mini homeVIBO VALENTIA - L'hanno chiamata “Trasparenza acqua”. Un'operazione di chiarezza, mirata a rassicurare i cittadini allertati dai soliti ambientalisti «allarmisti» che erano scesi in piazza, a Vibo Valentia, a manifestare contro il “sistema Alaco” e la gestione delle risorse idriche calabrese. Insomma, doveva essere un modo per mettere definitivamente fine – attraverso lo strumento comunicativo più democratico e accessibile che esiste oggi, il web – a voci e sospetti sulla salubrità del liquido che fuoriesce dai rubinetti di decine di migliaia di cittadini vibonesi.

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Riceviamo e pubblichiamo
 
 
Avevo visto tempo fa un servizio alle iene sui contributi scolastici per gli esami di maturità che diventavano obbligatori con la minaccia di non essere ammessi fisicamente agli esami e avevo pensato, essendomi iscritto per prendere un altro diploma, che a Vibo non potesse succedere. Mai pensiero più errato.
Istituto Alberghiero di Vibo Valentia; questa era stata la mia scelta, avevo già il diploma di "ricevimento", preso nel 2000, e per avere altri sbocchi lavorativi e altri punti nella"classifica" per l'insegnamento volevo puntare a quello "ristorativo".
Tutto comincia a febbraio quando ricevo la lettera della scuola con i documenti da consegnare e con un punto finale con la scritta generica versamenti. Mi reco in segreteria e spiego che la documentazione relativa al mio precedente diploma era già in loro possesso, ho dovuto spiegare questa cosa in segreteria almeno 5 volte perché ogni volta lo dimenticavano, e consegno nel tempo: certificato medico, certificato lavorativo, certificato di Laurea e chiedo i programmi per le materie da portare al pre-esame, queste ultime dovrò andare a prenderle con le mie mani da professore a professore per poi consegnare un semplice foglio con su scritto che mi rifacevo ai programmi ministeriali.
Tutto a posto? Nemmeno per sogno. Da fine aprile in poi cominceranno i problemi.
Ricevo, una mattina, una telefonata dalla segreteria perché mancano dei documenti, il diploma, e un versamento da 150 euro pena esclusione dai pre-esami. Con mia sorpresa mi reco a scuola e spiego che hanno tutto già nella cartella compresa la fotocopia dell’unico versamento obbligatorio.
Passa qualche altro giorno e finalmente il consiglio di classe si riunisce per assegnarmi la sezione con cui fare l'esame, siamo a maggio e queste cose si dovrebbero fissare almeno due mesi prima, e decidono le materie da sostenere al pre-esame.
Quali materie hanno deciso? In barba a qualsiasi legge hanno optato per tutte le materie degli ultimi 3 anni nonostante avessi già sostenuto la maggior parte delle materie comuni e che per legge non andavano sostenute nuovamente. Saputo ciò mi reco in segreteria e faccio presente il loro errore ma dicendomi che non potevano fare nulla, e che la legge era chiara, mi mandano dal preside, Carlo Pugliese, a cui cerco di spiegare le mie motivazioni, a voce non avendo con me il decreto ministeriale, ma niente da fare e sento rivolgermi che "la legge non ammette ignoranza" e che in più la documentazione relativa alla formazione lavorativa non andava bene dato che si trattava di un auto-dichiarazione personale, la legge consente di presentare questa dichiarazione ma a quanto pare all'alberghiero hanno leggi di altri paesi, e che per lui non aveva valore dandomi un altro foglio da far compilare e timbrare dall'azienda.
Torno a casa, rileggo nuovamente il decreto e il giorno successivo mi presento di nuovo in segreteria, quel giorno era presente un'addetta gentilissima nell'ufficio, facendo presente decreto, articolo e comma a cui fare riferimento. Capito l'errore mi accompagnano dal Preside che imperterrito continua a non voler sentire ragioni e riportandogli la sua frase "la legge non ammette ignoranza" si altera in maniera non dignitosa, volgare e ineducata per un Dirigente Scolastico, forse non conoscendo l'etimologia di ignorare, che urlando mi dice "ora te l'insegno io il diritto", sono laureato in Scienza Politiche, e cominciando a leggere il decreto cambia colorito e diventa un agnellino ammettendo lo sbaglio ed eliminando tutte le materie che non dovevo fare. Subito dopo il Preside comincia a parlare di titoli di studio, di ragazzi che frequentano per 5 anni e di privatisti a cui sembra facile venire da fuori e prendersi un diploma e che in passato in quella scuola, è capitato (parole sue), i diplomi sono stati anche regalati ma ora non più. Forse questa è l’offesa più grave che potesse rivolgere, non a me, a tutta la scuola dato che quasi tutti i docenti di Sala,Cucina e Ricevimento si sono diplomati in questo istituto.
Ma ancora non è finita perché ricevo nei giorni successivi un'altra telefonata per ricordarmi che manca ancora il versamento da 150 euro e che senza di quello non potrò essere ammesso all'esame. Ritorno nuovamente e chiedo una circolare in cui è riportata questa deliberazione e mi rispondono di guardare sul sito della scuola. Mi collego cerco e trovo l'unica circolare dove giustamente sono riportati i documenti e i versamenti obbligatori e non quelli VOLONTARI. Faccio leggere al Preside che comincia ad arrampicarsi sugli specchi e dice che non potevano scriverlo perché il consiglio d'istituto lo ha deliberato successivamente. Chiedo, a voce, un qualcosa di scritto dove mi si indichi l'obbligatorietà di questo versamento ma nessuna risposta non potendo darla.
Stranamente riesco a fare i pre-esami e non ricevo più nessuna telefonata fino al giorno precedente la prima prova di maturità: se non pago non faccio l'esame mi dicono.
Nuovamente chiedo qualcosa di scritto in cui si parli dell'obbligatorietà di questo contributo e faccio presente che so benissimo che non possono farne dato che anche dalla circolare del ministero, del 7 marzo 2013, si parla di richieste illegittime se rese obbligatorie ma per tutta risposta ho solamente un ultimatum: o paghi o non farai l'esame.
Mi presento la mattina della prima prova senza aver pagato questo contributo e per tutta risposta mi si impedisce di fare l'esame. Non viene messo nulla a verbale. Non mi viene data nessuna comunicazione scritta. Mi si dice che se voglio sapere il perché di questo versamento devo fare assolutamente una richiesta scritta, per avere un atto pubblico che dovrebbe essere affisso in bacheca per legge, al Preside. Vengo richiamato dalla commissione che mi dice di rientrare solo assicurandogli che qualcuno nella mattinata o al massimo il mattino seguente avrebbe pagato questo versamento ma al mio diniego vengo messo alla porta non prima di aver sentito l'ennesima idiozia: il contributo è facoltativo perché viene data possibilità alla scuola di decidere se farlo o no (!!!!!).
Rendendomi conto di trovarmi di fronte a un muro vado via e mi reco al provveditorato dove incontro il massimo dirigente provinciale che dice di non sapere nulla per quanto riguarda versamenti e chiama il Preside; non conosco la conversazione ma subito dopo quella chiamata il Provveditore praticamente stringe le spalle.
Ho insegnato e mi hanno insegnato, a scuola e in famiglia, che bisogna seguire la strada della legalità, e stranamente me lo insegnò parte di quella commissione d'esame che mi ha impedito un diritto, e far sempre presente a chi di dovere le cose che non vanno. Avrei potuto pagare il versamento e fare l'esame come hanno fatto tutti ma non credo che adeguarmi alle ingiustizie faccia parte del vivere civile. Ebbene l'istituto alberghiero ha qualche serio problema di comunicazione, di applicazione dei decreti, del riuscire a capire ciò che si legge e ciò che gli si viene spiegato.
Qualcuno potrà chiedermi qualche prova?
Essendo, l'alberghiero, video sorvegliato, e la mattina della prima prova il tutto è accaduto sotto l'occhio vigile del grande fratello, la prova di parte di ciò che dico è sicuramente registrata nel server; escludendo naturalmente i testimoni.
Questa è la scuola del futuro? Dirigenti Scolastici di questo tipo dovrebbero essere la guida di istituti del genere? Certa gente è guida solo sulla carta.
Una scuola che una volta insegnava a non farsi sfruttare e a pretendere ciò che spetta. Era un'altra scuola ed era un altro Preside.
 
A voi la risposta.
 
Naturalmente questa lettera è stata inviata alle relative caselle di posta certificata a:

USR Calabria
Provveditore agli studi di Vibo Valentia
Ministro della Pubblica Istruzione
Comando Regionale della Guardia di Finanza
Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia
Preside de l' I.P.S.S.A.R.A. di Vibo Valentia

Nicola Iozzo
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mini fotoRiceviamo e pubblichiamo:

“L’acqua è un bene prezioso, una vita senz’acqua è come un deserto”. Il concetto è travolgente nella sua semplicità. E’ una frase che accompagna uno fra molti bellissimi disegni di bambini di 6-8 anni che ritroviamo esposto in una galleria d’arte molto particolare. E’ quella a cui hanno dato vita 16 artisti chiamati ad esprimere con la loro creatività e la loro arte il concetto di acqua come fonte di vita irrinunciabile, come diritto inalienabile di ciascuno, come bene comune da tutelare e da difendere e per cui è necessario lottare. 

L’evento è inserito nel programma dei festeggiamenti che, a Lamezia come in tutte le principali città di Italia, ricordano il secondo anniversario della straordinaria vittoria referendaria con la quale 26 milioni di italiani scelsero per l'acqua pubblica e la difesa dei servizi pubblici locali e che ha rappresentato il momento conclusivo del percorso verso la ripubblicizzazione del servizio idrico avviato dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.

L’evento è organizzato dal Comitato Lamentino Acqua Pubblica in prima fila come sempre nella battaglia locale per i beni comuni, come testimoniato dal banchetto, posizionato all’ingresso del parco, per la raccolta firme della proposta di legge regionale presentata dal Comitato Bruno Arcuri, che ad un mese esatto dalla fine della campagna ha già superato le 8000 firme e si avvia a chiudere la raccolta tentando di raddoppiare il numero di firme necessarie previste per legge.

Anche il contesto scelto dagli organizzatori è molto particolare e pieno di significati, se vogliamo, simbolici. Siamo in un quartiere popolare nel cuore della Nicastro vecchia. Un cocciuto prato verde circondato da case, alcune molto belle e antiche, sta nuovamente riempiendo gli spazi fino a qualche mese fa invasi dalla spazzatura e dalle erbacce. E’ uno spazio occupato e autogestito che il un Collettivo LSOA Ex Palestra (dal nome con cui gli abitanti ormai decenni fa hanno battezzato il parco) ha restituito alla comunità. Proprio come l’acqua il parco, che l’incuria e spesso il disinteresse e la miopia di chi amministra, avevano fatto diventare un non-luogo, adesso è tornato ad essere un bene di tutti.

Comitato Lametino Acqua Pubblica

 

 

 

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mini acqua_pubblica
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Apprendiamo dalla stampa che la Commissione Ambiente regionale il prossimo lunedì 17 giugno avvierà l’esame di due progetti di legge di iniziativa della Giunta, riguardanti il riordino del servizio di gestione rifiuti urbani e la riorganizzazione del servizio idrico integrato regionale. Entrambi i progetti di legge riguardano temi di enorme valenza e impatto sulla vita quotidiana dei calabresi, per i quali sono state date risposte istituzionali fallimentari negli ultimi 10-15 anni, con il Commissariamento da un lato e con l’affidamento alla società mista Sorical dall’altro (e con la multinazionale Veolia come comune denominatore). Si sono create situazioni talmente insostenibili da spingere i cittadini ad intraprendere percorsi di partecipazione che hanno condotto alla mobilitazione e alla proposta di articolate soluzioni alternative. Non a caso proprio in questi giorni sono in corso ben due campagne di raccolta firme per leggi d’iniziativa popolare. Per quanto riguarda i rifiuti, è dal mese di aprile che anche in Calabria è in atto la campagna nazionale per la legge Rifiuti Zero, un naturale sbocco per le innumerevoli iniziative di resistenza sul territorio, sostenute da cittadini stanchi di vedere la loro terra deturpata da politiche di smaltimento che prevedono sostanzialmente buche ed inceneritori. Per quanto riguarda il servizio idrico, dopo un percorso culminato con un referendum che ha visto quasi 800mila calabresi dichiarare di non volere che la loro acqua sia trattata come una merce, è quasi giunta al termine la campagna per la proposta di legge regionale “Acqua Bene Comune Calabria”. Nel mese di luglio saranno consegnate oltre 10mila firme a sostegno della proposta, cui si aggiungono le adesioni di almeno una dozzina di consigli comunali, piccoli e grandi.
Al Consiglio Regionale, ed alla Commissione Ambiente nello specifico, non è concesso di trascurare la grande partecipazione che sta caratterizzando il percorso delle due leggi d’iniziativa popolare, che è segno, nonostante tutto, di vitalità democratica e di volontà di contribuire responsabilmente alla salvaguardia dei nostri beni comuni. Per questo motivo chiediamo che la Commissione Ambiente calendarizzi al più presto un’audizione anche dei comitati promotori delle due leggi, tenendo presente in particolare per il servizio idrico che la proposta di legge regionale d’iniziativa popolare sarà ufficialmente consegnata entro pochissime settimane.
 
 
Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”
Coordinamento Calabrese Campagna Legge Rifiuti Zero
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Sabato, 15 Giugno 2013 10:04

A Lamezia 'Arti per l'acqua pubblica'

mini arti_per_lacqua_16.06.2013
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Il Comitato Lametino Acqua Pubblica, a conclusione della raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela, il governo e la gestione pubblica del ciclo integrato dell’acqua lanciata dal Coord. Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” lo scorso 14 gennaio, promuove Arti per L’acqua, una giornata di festa, di arte e di musica, il 16 giugno alle ore 18:00 c/o gli spazi del L.S.O.A. Ex Palestra di vico Belvedere II. Sedici artisti italiani e stranieri; Laura Vicario, Niko Citriniti, Maurizio Carnevali, Simona Ponzù Donato, Antonio Cardamone, Concetta Villella, Laura Fazzari, Gennaro Montuoro, Francesca Pulici, Antonello Migliaccio, Giovanni Orlando Muraca, Diego Rutar, Rosella Cerra e Ciccio Svelo, Federica Zizzari in arte Kika-kikosmika, Madeleine O’ Neill, Fabio Butera. Gli artisti sono stati chiamati ad esporre le proprie opere sul tema dell’acqua intesa come elemento e come bene comune, fuori dal mercato. Nell’arco della manifestazione si terrà un laboratorio d’ arte per bambini e tanta live music a cura di NEWCASTROSOUND, VELENO CREW (CZ), MAD FREQUENCY. La giornata si inserisce negli eventi che a livello nazionale e regionale sono organizzati per festeggiare il secondo anniversario della vittoria referendaria con la quale 26 milioni di italiani scelsero per l'acqua pubblica e la difesa dei servizi pubblici locali e che ha rappresentato il momento conclusivo del percorso verso la ripubblicizzazione del servizio idrico avviato dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua. Anche in Calabria circa 800 mila cittadini scelsero l'Acqua Bene Comune facendo raggiungere il quorum in una regione dove per circa un ventennio la Sorical ha attuato politiche di colonizzazione territoriale gestendo per il proprio tornaconto le nostre risorse idriche e lasciando ai cittadini circa 400 milioni di euro di debiti. Da allora, nonostante tribunali e Corte Costituzionale continuino a dare ragione ai comitati, nonostante la campagna di “Obbedienza Civile” abbia portato migliaia di cittadini ad autoridursi la bolletta rispettando il voto di due anni fa, la politica nazionale è stata sorda alle richieste dei cittadini. Si sono succeduti tre governi e nessuno di questi ha messo all'ordine del giorno un programma di ripubblicizzazione del servizio idrico come gli italiani hanno chiesto con forza il 12 e il 13 giugno del 2011.
L’evento sarà allora un importante momento di confronto per fare una sintesi ed un resoconto da un lato sulla raccolta firme della proposta di legge regionale che, ad un mese esatto dalla fine della campagna ha già superato le 8000 firme e si avvia a chiudere la raccolta tentando di raddoppiare il numero di firme necessarie previste per legge (5 mila firme), dall’altro a focalizzare l’attenzione sullo stato delle principali vertenze aperte in città tra le quali in primis il mancato processo di ripubblicizzazione della Lamezia Multiservizi S.p.A. e sull’assenza nell’agenda politica della Giunta Speranza del tema della ripubblicizzazione del Sistema Idrico cittadino. Il messaggio che si intende lanciare è che la mobilitazione del Comitato Lametino Acqua Pubblica non si è mai fermata, ma anzi si rilancia con forza la lotta per chiedere la ripubblicizzazione del servizio idrico e la piena attuazione dei referendum, per l'acqua bene comune e per una Lamezia Multiservizi che esca dalle logiche del mercato e diventi un bene collettivo della comunità lametina.
 
SI SCRIVE ACQUA, SI LEGGE DEMOCRAZIA!
Comitato Lametino Acqua pubblica
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mini alaco schiumaRiceviamo e pubblichiamo: La nostra terra calabrese è da sempre terra di prodigi, di meraviglie e di veri e propri miracoli, ma nel caso dell’acqua di rubinetto della provincia di Vibo si verifica quotidianamente, da molti anni un evento che l’intera cittadinanza contempla sempre più attonita. La totalità della popolazione che vive nei paesi serviti dall’Alaco, evita infatti accuratamente e da lungo tempo, di bere l’acqua del rubinetto, includendo nel termine “popolazione” anche i certificatori della potabilità, che dovrebbero farlo almeno allo scopo di essere considerati minimamente credibili. Nessuno, quindi, beve l’acqua “potabile”

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mini acqua pubblicaRENDE - Il dibattito (e le battaglie) sullo sfruttamento dei beni comuni fa oramai parte della quotidianità: fondamentalmente perché la politica non riesce e non vuole recepire l’urlo dei cittadini che si battono per i loro diritti fondamentali condannando gli intricati sotterfugi che da vent’anni a questa parte esistono tra amministratori locali, banche e multinazionali. Ieri, a partire dalle ore 18, nei locali del Museo del Presente a Rende (CS), si è tenuto un dibattito sulla proposta di legge regionale di iniziativa popolare per l’acqua pubblica, disegno per il quale è stata avviata la raccolta firme e che dovrebbe applicare la volontà dei cittadini largamente espressa in occasione del Referendum del 12-13 giugno 2011. Al tavolo dei relatori erano presenti Gennaro Montuoro, rappresentante del Coordinamento Calabrese Acqua Bene Comune, Daniele Pisano, giovane amministratore del comune di Serra Pedace, il consigliere regionale Mimmo Talarico (Italia dei valori) e il prof. Alberto Lucarelli, ordinario di Diritto Pubblico all’Università di Sorbona e già assessore al comune di Napoli.

Il primo ad esprimere il proprio sostegno nei confronti dell’iniziativa è stato proprio il giovane Pisano, il quale ha chiosato sull'indifferenza che la Sorical (della quale la multinazionale Veolia rappresentava la parte privata) in questi anni ha mostrato nei confronti dei cittadini a favore dei soli profitti che con l’acqua poteva ottenere. Infatti, con lo sfruttamento del bene per eccellenza, dal 1994 ad oggi non è mai stato avviato, da parte del gestore privato, un investimento al fine di ripristinare la vecchia rete idrica per offrire così un servizio migliore ai cittadini. Unico scopo: distribuire acqua ed incassare profitti.

Il giovane attivista Gennaro Montuoro ha introdotto una breve parentesi, offrendo un nuovo paradossale sguardo al mondo della nostra "cara" politica: «Mentre qui stiamo discutendo su come far valere il risultato referendario, nei palazzi della Regione, per mano di Gentile, si sta pensando a come rinnovare la fiducia a Sorical». Montuoro ha inoltre sostenuto che il raggiungimento degli obbiettivi referendari è necessario, prima di tutto, per condannare le politiche neoliberiste che sfruttando i beni di prima necessità (beni comuni appunto), giocano coi diritti fondamentali e colpiscono le fasce sociali deboli. Lo stesso Montuoro non ha mancato di ricordare la battaglia dei movimenti spontanei nati in tutta la Regione e soprattutto la situazione in cui versano tutti i comuni serviti dall’invaso dell’Alaco. In ultimo, l’attivista del coordinamento calabrese Acqua Bene Comune ha evidenziato i punti salienti della proposta di legge: 1- Captazione e adduzione delle acque gestita da aziende speciali di diritto pubblico; 2- Autorità di ambito, a sostituzione delle vecchie Ato, intesi come ambiti di bacino idrografico; 3- Presenza fattiva e partecipazione dei rappresentanti di tutte le realtà sociali che in questi anni si sono battute per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Le amministrazioni locali che comunque intendessero svincolarsi da una gestione privata del servizio idrico, avrebbero accesso ad un fondo speciale al fine di raggiungere una situazione di indipendenza. Il messaggio che Montuoro lancia alla politica è quello di sostenere fortemente i comitati territoriali, di adottare al più presto il disegno di legge con deliberazioni di Consiglio, di modo che un’azione congiunta, magari delle grandi amministrazioni (come quella cosentina ad esempio già vittoriosa del ricorso al Tar contro Sorical per l’interruzione del servizio idrico), possa essere da monito per le piccole amministrazioni.

Il consigliere regionale Mimmo Talarico ha preso come esempio le città di Parigi, Napoli e Palermo che hanno detto no al «progressivo saccheggio dei beni comuni sfruttati per fare business». Lo stesso ha criticato le irrazionali scelte dei colleghi politici alla Regione, che prima si fanno promotori della loro terra con campagne di comunicazione turistica e poi, invece di prevedere dei piani energetici razionali, incentivano la smisurata creazione di centrali a biomasse (come il caso di Panettieri e Serra San Bruno). Talarico ha infine invitato i tanti presenti amministratori locali a deliberare sulla proposta di legge regionale sull’esempio dei comuni di Mendicino, Cellara, Colosimi Spezzano Piccolo, ecc.

In ultimo, il prof. Alberto Lucarelli, che da anni segue le attività dei comitati calabresi, ha espresso il suo dispiacere nei confronti di una politica che continua a disapplicare la volontà referendaria. Chiosando poi sulla malattia delle multinazionali, lo stesso ha sostenuto come le stesse, nello sfruttare i beni comuni, mirino solo ed esclusivamente a «fare affari in maniera veloce». Come? Abbattendo gli investimenti (infatti, mai è stato eseguito un intervento a favore dei cittadini) ed aumentando le tariffe dei servizi. In questo senso i profitti aumentano in maniera esponenziale. Con la gestione privata, a livello nazionale l’abbattimento degli investimenti è stato del 60%. Tutto questo nasce dal tradizionale connubio tra politica, multinazionale e malavita. «I profitti delle multinazionali - ha detto ancora Lucarelli - non vengono utilizzati per finanziare interventi locali e in più vengono delocalizzati e spesi quindi altrove».

Sottolineando la mancanza di una legge nazionale, Lucarelli porta come esempio quello napoletano, dove è stata bypassata questa carenza facendo riferimento direttamente a Diritto Europeo. Analizzando la proposta di legge calabrese, Lucarelli ha invitato i promotori a ragionare bene sull’organo di controllo della gestione e sul tema delle concessioni, per evitare che anche in Calabria si verifichino situazioni come quelle avvenute in Campania, con gli Ato 3 finiti nelle mani del clan dei casalesi.

Si aspetta adesso di verificare quale sarà, in merito alla proposta di legge regionale, la scelta dei politici locali, soprattutto di quelli che ancora oggi non vedono oltre i giochi di potere e continuano a consentire che si avvelenino circa 400mila persone restando legati all’invaso dell’Alaco gestito da Sorical.

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mini municipio_serraEra il novembre 1983 quando Francesco Mancuso, storico "capobastone" dell'omonima famiglia morto nel 1997, risultava essere, direttamente dal covo dorato della sua latitanza in quel paese roccaforte di una delle famiglie ‘ndranghetiste più organizzate e sanguinarie di sempre, il primo degli eletti in quella famosa tornata elettorale. Negli anni ’80 non esisteva ancora la legge sullo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose. Limbadi fece scuola con la firma “storica” di Sandro Pertini che ne decretò lo scioglimento, dando il via alla costruzione di una legge ad hoc varata poi 8 anni più tardi, a seguito della strage di Taurianova quando, nel bel mezzo di una faida, quattro persone affiliate alla ‘ndrangheta vennero ammazzate in pieno centro con a seguito il macabro gesto del tiro al piattello con la testa di uno dei quattro.
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mini acqua_pubblicaIn occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua del 22 marzo, anche a Lamezia, il Comitato Lametino Acqua Pubblica organizza un week end di mobilitazione a partire dalla partecipazione alla manifestazione NO ALACO di sabato 23 marzo che si terrà a Vibo e dal banchetto di domenica 24 marzo  per la campagna di raccolta firme per la Legge Regionale di Iniziativa Popolare per l’acqua pubblica (vedi www.abccalabria.org) e per l'ICE, (Iniziativa dei Cittadini Europei con la quale si propone alla Commissione Europea di legiferare sul diritto all'Acqua Pubblica).

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mini consiglio_regionaleFABRIZIA - La famosa Legge Regionale, ormai di lungo corso, che risale al gennaio 2001 per la stabilizzazione dei lavoratori LSU-LPU non è mai stata attuata, questo è un dato più che assodato. Quel che non si comprende bene riguarda essenzialmente la vera causa, visto che i fondi annualmente vengono alfine reperiti. Almeno finora è stato così. Sembra tuttavia potersi ravvisare una motivazione che si coniuga bene con quella mentalità politico-assistenzialistica di continua dipendenza dal potere. Però, adesso, pare che sia stata eccessivamente tirata la corda, al punto di toccare il fondo della criticità. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’ennesimo rinvio dell’obbligo di stabilizzazione dei precari, con faciloneria riproposto attraverso l’articolo 55 della L.R. n. 47 del 2011. L’impegno preso nel lontano anno 2001, con la legge regionale n. 4, non è mai stato portato avanti seriamente. A parte qualche sporadico tentativo di monetizzazione per la fuoriuscita, di cui si sono avvalsi solo pochi non interessati alla stabilizzazione, non vi è stato molto altro. L’obbligo di riservare i posti nei concorsi pubblici e la possibilità di assumere per i posti soggetti a normali selezioni dei disoccupati, non hanno ricevuto la meritata attenzione.

Fabrizia, con il suo rilevante numero di precari LSU ed LPU, soffre fortemente questo disagio e l’incertezza sul futuro. A parte l’unica azione di stabilizzazione compiuta nel 2007, allorché il Comune colse l’opportunità di partecipare al bando incentivata dal doppio contributo, statale e regionale, si è dovuti assistere ad un pesante trascinarsi dell’incertezza annuale o, più spesso, trimestrale. È superfluo ma opportuno  rammentare che i perenni blocchi di legge sulle assunzioni, hanno indotto gli enti a sopperire alle carenze con gli LSU-LPU, spesso anche per servizi essenziali. Il risvolto economico di necessità ha congelato in parte le giuste rimostranze per il riconoscimento formale di questo importante bacino di lavoro pubblico, sotto gli occhi di tutti nella sua effettività sociale.

Lasciarli nell’incertezza del futuro è una crudeltà a cui deve porsi riparo. Così come pare abbastanza dura la condizione di incertezza finanziaria per l’altro importante bacino occupazionale rappresentato dagli operai  agro-forestali, da qualche tempo tornati in un critico limbo di incertezze per il pagamento delle spettanze. Il quadro delle miserie politiche e gestionali della nostra Regione appare nero su molti versanti.

 Il competente Dipartimento regionale assicura che si sta preparando una norma transitoria per risolvere il problema, una escamotage per finanziare il debito e per proseguire “sotto altra forma”. Nondimeno, allo stato dei fatti, come efficacemente afferma Sergio Pelaia nell’articolo di mercoledì, la sorte di tutte queste persone - già precari e senza diritti da oltre 15 anni - ad oggi è ancora più incerta.

La complicazione della mancata stabilizzazione condiziona la possibilità di finanziare adeguatamente anche i normali interventi in favore dei disoccupati. Infatti, i fondi regionali annualmente stanziati per l’occupazione vanno stornati nell’unico calderone del ripiano (parziale, perché insufficienti) dei debiti che si accumulano per questi lavoratori precari, comunque lasciati nell’incertezza perenne. Dopo tanti anni, se non altro moralmente, dovrebbero essere considerati creditori di una maggiore considerazione politico-normativa nei confronti di questa Regione scialacquona e priva di onesta attenzione nei loro confronti. È utile rammentare che il legislatore nazionale, con il d.l. n. 78 del 2009, per convenire ad una responsabile conclusione del precariato, avrebbe inteso consentire alla Regione, nel triennio 2010-2012, la stabilizzazione “nelle amministrazioni pubbliche, mediante la previsione di una riserva di posti in concorsi banditi per assunzioni a tempo indeterminato”. Non, invece, l’esatto contrario, come azzardato con la norma cancellata dalla sentenza, che azzardava la proroga al 2014 del termine finale di stabilizzazione dei precari.

Nella maggior parte delle politiche di bilancio regionale possiamo rilevare, come cittadini calabresi, una continua rincorsa per sfuggire completamente alle responsabilità politiche e sociali, specie nei confronti dei meno fortunati. Ma le alchimie operate sono risultate parecchio inefficaci. Sarebbe opportuno ammettere onestamente che la strategia di indebitamento della Regione Calabria deve essere rivista sia in legalità che in efficacia degli interventi. La recente sentenza n. 18/2013 è il termometro del metodo sbagliato. Sono troppi i settori in cui la Regione ha splafonato: dalla sanità, alle assunzioni di dirigenti senza copertura finanziaria; dagli incentivi all’Aeroporto reggino, allo striplamento della Stazione Unica Appaltante  mediante  l’incremento da una a tre delle «sezioni tecniche» con la previsione di un dirigente «equiparato a quello di servizio della Giunta regionale» per ogni Sezione; e via di seguito. Inoltre sta continuando nell’indebitamento disponendo incarichi extranorma molto probabilmente di favore. Il tutto rimunerato con le tasse dei cittadini ed anche a spese dai lavoratori precari che non possono raggiungere la sospirata tranquillità. Ma anche da tutti i calabresi disoccupati che un’occasione di lavoro, anche part-time ed a sollievo momentaneo delle enormi difficoltà, la gradirebbero come una boccata d’ossigeno per non soccombere alla miseria.

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