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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
VIBO VALENTIA - La voce unanime, rappresentata dal popolo dell’associazionismo, lo ha ribadito ancora una volta: l’invaso dell’ Alaco, che si trova a cavallo tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia, va chiuso il prima possibile. Nella mattinata odierna, in particolare, le associazioni del territorio ma anche la gente comune è scesa in piazza a Vibo per protestare contro quello che, ormai, tutti considerano un ‘avvelenamento di massa’. Perchè di questo si tratta. L’ evento è il risultato di un intenso lavoro dei movimenti e delle associazioni che in questi anni hanno assunto come priorità del loro impegno la difesa dei beni comuni, del territorio e della salute dei cittadini.
Riceviamo e pubblichiamo:
Nei giorni scorsi, durante una seduta del Consiglio comunale a San Giorgio Morgeto (RC), è stato presentato un progetto per la “costruzione di un'infrastruttura volta a ottimizzare le fasi di adduzione e distribuzione dell'acqua potabile nel territorio comunale mediante applicazione di tecnologie di gestione remotizzata di telecontrollo e tele lettura, attività di ricerca e riparazione perdite idriche e servizi integrati post-contatore”. Il progetto prevede la sostituzione dei vecchi contatori domestici, nonché il monitoraggio della rete idrica, con la rilevazione delle perdite e degli allacci abusivi, tutto senza rischi e costi per l’amministrazione comunale grazie al meccanismo del project financing.
Una vera fortuna per San Giorgio Morgeto quindi, secondo i proponenti del progetto, ossia la catanese Compunet srl, una società operante nel campo della telematica e nel trattamento dati (ma di cui non siamo riusciti a trovare un sito internet), e la Holley Intl, divisione italiana di una multinazionale cinese con sede legale a Roma e sede operativa a Taurianova.
Un pericolo per l’acqua pubblica e per i cittadini di San Giorgio Morgeto, secondo la nostra opinione.
Il project financing prevede che un’opera, in questo caso il nuovo sistema di lettura dei consumi idrici e il monitoraggio della rete, venga progettata e realizzata da un privato, che poi trarrà i suoi profitti dalla gestione dell’opera stessa: si tratta quindi di una vera e propria privatizzazione del servizio idrico, contro la volontà popolare e contro i referendum del 2011.
Oltre alla fatturazione trimestrale ai cittadini, e la “gestione dei rapporti con l'utenza limitatamente alle attività di controllo della morosità (attacco/stacco)”, quello che ci preoccupa, e che rappresenterebbe l’ennesima mucca da mungere, è la riparazione delle perdite, che diventerebbe esclusivo appannaggio del proponente del progetto: un vero business se si considerano le condizioni medie delle reti idriche dei comuni calabresi.
Crediamo che un’amministrazione comunale come quella di San Giorgio Morgeto, che a settembre dello scorso anno aderiva all’unanimità alla nostra campagna contro le tariffe Sorical, debba prestare la stessa attenzione e dimostrare la stessa sensibilità nei confronti di questa nostra preoccupazione. Riteniamo comunque necessario informare la cittadinanza di San Giorgio Morgeto delle conseguenze che possono scaturire da un’eventuale approvazione di questo progetto: per questo, e anche per promuovere la legge di iniziativa popolare “ABC Calabria”, saremo in piazza il prossimo 17 marzo. Riteniamo allo stesso tempo fondamentale che tutti i cittadini, e i loro rappresentanti istituzionali, prestino attenzione a proposte di questo tipo, per evitare che nel silenzio si possano compiere scelte che danneggerebbero solo la popolazione.
Coordinamento calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”
FABRIZIA - Finalmente un segnale di forte partecipazione intorno alle questioni sociali. Era prevedibile, peraltro, che per una problematica così grave, come quella della potabilità dell’acqua, le persone si mobilitassero. La sala consiliare di Fabrizia domenica scorsa era piena di pubblico, profondamente proteso all’ascolto. Non si comprende perché una questione di vitale importanza, come quella della salubrità dell’acqua, si stia trascinando negligentemente e non sia stata ancora seriamente considerata come un problema da risolvere. Tutto questo nonostante i frequenti accertamenti di non potabilità e nonostante, ancora, le continue denunce pubbliche, in particolare del Comitato Civico Pro-Serre, il quale, nella stessa serata di domenica, ha organizzato una pubblica assemblea di cittadini, intervenuti numerosi nella Piazza del Monumento a Serra San Bruno.
Preoccupa fortemente i cittadini dei nostri paesi di montagna, il fatto che le sorgenti a così alta quota, che dovrebbero di per sé essere una garanzia, siano invece così vulnerabili e soggette a complicazioni probabilmente d’origine inquinante ambientale. Affermare che le sorgenti sono pericolose perché “non controllate” non aiuta a migliorare, da nessun punto di vista, le aspettative e, soprattutto, non risolve la problematica connessa all’Alaco. Però in funzione di pronto intervento, il ripristino e la realizzazione di punti controllati di distribuzione sorgiva, dovrebbero far parte di una strategia di necessità. Purtroppo capire il reale stato delle cose, non è stato concesso, stante l’usuale manierismo del dire tutto ed il contrario di tutto. Tuttavia, nella relazione del Sindaco, sono risultate palesi alcune contraddizioni, specie in materia di intenti futuri. Bene ha fatto a sottolinearlo l’Insegnante Dott.ssa Rosa Suppa, che ha chiesto chiarezza su intenzioni future e scenari attesi; purtroppo senz’altro esito che quello di verificare la chiara indisponibilità ad accettare rilievi. Anche per questo, problemi irrisolti e contraddizioni restano.
I paesi del vibonese che hanno ceduto tutte le proprie acque all’azienda a capitale misto che le gestisce, si trovano al momento sconsolati e con scarse prospettive. Non s’intravede alcuna speranza di autonomia, che potrebbe raggiungersi se si fosse saggiamente intenzionati a non prorogare la convenzione alla Sorical, comportante oltre tutto costi esorbitanti. Pretendere l’utilizzo delle proprie sorgenti e riprendere lo sfruttamento dei pozzi, sarebbe igienicamente più sicuro ed economicamente più vantaggioso. Con il risparmio di tutti i soldi che annualmente vanno erogati alla Sorical (45 mila euro è la cifra riguardante Fabrizia, come dichiarato dal Sindaco), molte opere idriche e distributive potrebbero essere realizzate nei territori nel giro di pochissimi anni. Ma l’azienda rappresenta una formidabile fonte di potere politico-economico, oltretutto allegramente gestibile non essendo soggetta a stringenti vincoli e rappresenta, al contrario, quasi una comoda zona franca.
Se risponde a verità il fatto che dal 21-22 dicembre Fabrizia non prende acqua dall’Alaco e se è vero che la situazione era ed è tranquilla, perché si è deciso di gettare panico nella popolazione? E, comunque, questo presunto paradiso, quanto durerebbe? “Fino alla fine di febbraio” perché l’autonomia, come dichiarato dal Sindaco, si esaurirebbe con questo periodo di stretto inverno.
Ma è più generale, nel territorio l’assenza d’interesse a pervenire ad autonomia di approvvigionamento idrico.
È stato affermato da più parti che le analisi successive a quelle di cui si è parlato finora (risalenti al prelievo del 6 dicembre) abbiano dato esiti negativi, consentendo di dichiarare la potabilità dell’acqua. Rimane tuttavia integro il timore che si stia pericolosamente tralasciando di valutare quei fattori chimici, prima denominati “benzene” che poi, nella precisazione successiva, vengono tecnicamente definiti “COMPOSTI AROMATICI ALOGENATI DERIVATI DA BENZENE ESPRESSI COME BENZENE”. Infatti, nella dichiarazione dell’A.R.P.A.CAL., diramata in funzione di errata corrige, non viene né smentito né confermato alcunchè riguardo alla potabilità dell’acqua, avendo specificato, in merito alle sostanze rilevate, trattarsi di componenti non previsti nel decreto legislativo n. 31/01 e quindi “senza limiti di legge”.
Certamente questa precisazione, non solo non è tranquillizzante, ma piuttosto è idonea a provocare serio allarme. I fattori inquinanti ci sono, e fa bene il Comitato civico pro-serre a ribadire che occorre unirsi – al di la del colore politico, come cittadini – per reclamare i propri diritti. La salute pubblica non si tutela voltandosi da un’altra parte o ignorando i pericoli in atto.
Da questo episodio può e deve sorgere un caso nazionale: le vecchie regole poste alla base delle indagini igienico-sanitarie, potrebbero essere delegittimate e rivoluzionate da una necessaria nuova attenzione scientifica. Qualcuno ricorderà i bei tempi in cui il D.D.T. veniva erogato generosamente dalle madri sulla testa dei bambini in età scolastica, in ogni caso di allarme pidocchi. Ebbene dopo l’uso smisurato per anni, questo pericoloso prodotto fu vietato, avendone accertato la natura cancerogena. Idem per eternit ed altri prodotti ritirati dal mercato. Le esperienze del passato ci dovrebbero aiutare a stare più in guardia nei confronti delle nuove insidie – ancora sconosciute ma reali – consigliandoci di evitare lungaggini che comprometterebbero, forse irreversibilmente, la salute e spesso anche la vita delle persone.
Maria Cirillo
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