Martedì, 26 Febbraio 2013 14:18

Preunitari postelettorali, unitevi!

Scritto da Francesco Barreca
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mini italy_1815Conciosiacosachè questa meravigliosa e inenarrabile tornata elettorale ci riconsegna uno stato pressoché ingovernabile e gli stessi figuri di sempre a sedersi in parlamento (meglio sarebbe stata, forse, un’aula sorda e vuota –ma non grigia: meglio sul verde), vorrei modestamente ventilare la possibilità di un ritorno alla felicissima condizione preunitaria, magari con qualche piccola correzione.

Pensateci. Sarebbe d’altra parte impresa affatto facile e remunerativa, che ci permetterebbe non solo d’alleviare con un fiero pasto quella fame campanilistica che da sempre ci affligge, ma ci farebbe anche guadagnare d’un sol colpo la fama, il prestigio e l’affidabilità che l’Europa e i Mercati così insistentemente ci chiedono.

Orbene, ecco come faremo.

La Lombardia, il Trentino, l’Alto Adige e il Veneto li ridaremo tosto all’Austria, così che le genti oggi nordiche provino il brivido d’essere del Sud, e contestualmente ripristineremo la Serenissima Repubblica di Venezia, ponendo il Corno Ducale sul capo di Sua Serenità Mr. Ingvar IKEA Kamprad (capace di soluzioni ingegnose ed economiche per spazi ridotti). Il Friuli e la Venezia Giulia se li sugga pure la Slovenia, o la Croazia, o la Repubblica di Eurostaete: chi se ne frega.

Emanuele Filiberto di Savoia potrà entrare trionfalmente a Torino per riprendere possesso del Regno di Sardegna e, in onore del suo omonimo avo il Testa di Ferro, essere amabilmente apprezzato dai suoi sudditi come il Testa di Cazzo.

Sul trono del glorioso Ducato di Parma e Piacenza instaureremo il grande Faustino Asprilla, e faremo sì che Sting si trasferisca a Palazzo Pitti per servire da Signore di Firenze e Granduca di Toscana.

Item, riuniremo il Lazio, le Marche, l’Umbria, la Romagna e parte dell’Emilia per ridarle al Papa, così che possa Egli trastullarsi con uno Stato della Chiesa nuovo di zecca.

Infine il Sud. Sarebbe fin troppo facile restaurare il Regno delle Due Sicilie, ma in maniera ancor più radicale suggerisco di donare la Sicilia alla Corona di Spagna e il Regno di Napoli alla Francia, tornando così all’età d’oro di Alfonso il Benigno e di Roberto il Saggio.

Pensateci. Anzi, pensiamoci. Ché l’unico modo di salvare l’Italia –più che mai una cagna magra calpesta e derisa– sembra essere oggimai quello di smembrarla.

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