Mercoledì, 13 Maggio 2015 12:38

Una rete viaria da terzo mondo: quella denuncia inascoltata di 300 imprenditori serresi

Scritto da Salvatore Albanese
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Sarà stata forse tristemente relegata al fondo di un cassetto. Abbandonata tra le scartoffie inutili. Archiviata in fretta come avviene in genere solo per quelle missive improprie, prive di nesso logico o di potenziali conseguenti soluzioni. Ma in realtà di sensato in quell’esposto c’era tanto, anzi tutto.

C’era principalmente la rabbia e l’impotenza di chi con il sacrificio e il sudore della propria fronte negli anni è riuscito a costruirsi un lavoro, ha erogato servizi e distribuito prodotti, ha cercato di garantire principalmente una quotidianità dignitosa a se stesso e alla propria famiglia, ma anche di rimettere in moto un ciclo economico virtuoso che, purtroppo, in questo territorio è vissuto sempre più come un’utopia. E se la crisi dei nostri tempi batte forte in ogni angolo del mondo, ecco che nell’entroterra dell’ultima regione d’Italia, l’assenza delle istituzioni, di ogni livello e grado, ci impiega poco a regalare quel colpo mortale che rischia di stendere tutti al tappeto.

Sono tante nelle Serre le attività commerciali che in questi ultimi mesi si sono dovute rassegnare al peggio. Hanno abbassato la saracinesca per sempre, costrette a fare i conti con giornate a perdere che rendono proibitiva la possibilità di continuare ad esercitare. Anche e soprattutto perché c’è un territorio arroccato su stesso. Isolato dal resto del mondo. Incastonato come un diamante tra il deserto, con mille potenzialità ed un futuro paradossalmente sempre più precario, soprattutto perché raggiungerlo è una sfida contro se stessi, una sfida che sempre più spesso rischia di mettere a repentaglio l’incolumità di chi viaggia a bordo di un mezzo, affannato nel tentativo di raggiungere il nostro territorio. Perché tutto attorno la rete viaria è da terzo mondo: strade interrotte, dislivelli, buche, frane e smottamenti, deviazioni, tornanti e saliscendi che neanche al luna park, la carreggiata stradale inghiottita dalla vegetazione e ridotta a metà dell’estensione ordinaria.

Si erano uniti in una voce unica nell’agosto del 2013 gli imprenditori di Serra San Bruno, pronti a mettere nero su bianco tutta la loro indignazione legata al pessimo stato di manutenzione della rete viaria, e su iniziativa di Pasquale Colonnese, Fiorindo Franco e Fernando Staltari, avevano stilato una petizione, indirizzata poi, contestualmente, alla Prefettura e alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia. Avevano avviato un porta a porta, anzi un saracinesca a saracinesca, per spiegare ai colleghi commercianti la natura della loro iniziativa, e tutti avevano risposto presente: quasi 300 imprenditori, pronti a sottoscrivere il documento che da li a poco sarebbe stato spedito alle autorità competenti.

«Noi sottoscrittori imprenditori, commercianti, artigiani e operatori turistici del Comune di Serra San Bruno, ci rivolgiamo a Sua Eccellenza il Prefetto per segnalare la grave ed insostenibile situazione di dissesto della rete viaria provinciale ed in particolare delle due vie di collegamento che uniscono Serra San Bruno ed i paesi limitrofi alla rete autostradale». Iniziava così la denuncia in cui veniva esposto, in maniera puntuale e precisa, la dura ma fedele lettura della sempre più precaria condizione in cui verteva la rete viaria attorno alla cittadina. Una situazione divenuta ormai insostenibile ed in cui, chiunque, «per raggiungere altre aree della regione (per cause personali, motivi di salute o ragioni commerciali) è obbligato a percorrere 40 chilometri di strada completamente dissestata, rischiando la proprio incolumità ed il buono stato di conservazione degli autoveicoli». Gli imprenditori avevano dunque focalizzato la propria presa di posizione rispetto alla «mancanza di una via d’accesso sicura ed agevole da percorrere, che rende assai difficoltoso, se non addirittura impossibile, ai potenziali turisti ed avventori, l’accesso a tutto il comprensorio delle Serre, con un’inevitabile ripercussione sulle condizioni di vita sociali ed economiche di tutta la popolazione.

La denuncia, oltreché su tutto il resto della rete viaria, si era concentrata in particolare sulle condizioni delle ex Strade statali 182 e 110, che avrebbero dovuto fungere da arterie principali per la viabilità interna. Ma a distanza di ormai quasi due anni dalla data di presentazione dell’esposto, nulla è cambiato. Anzi la condizione della rete stradale è nettamente peggiorata, tanto che diverse arterie sono state addirittura completamente precluse al traffico veicolare con apposita ordinanza di chiusura emessa dalla Provincia di Vibo Valentia, altre strade vertono invece in condizioni al limite, dove di rado si tenta di porre in atto cure palliative che durano il tempo di una pioggia.

Un’indignazione rimasta, quindi, totalmente inascoltata quella dei 300 imprenditori di Serra San Bruno, anche in seguito alla convocazione dei tre soggetti promotori dell’iniziativa per la notifica dell’esposto presso la locale Stazione dei Carabinieri. Una denuncia che, adesso che le cose sono ulteriormente peggiorate, dovrebbe legittimamente riprendere corpo e muoversi sulle gambe di ogni singolo cittadino, chiamato a farla sua in un’azione di denuncia congiunta ed in una lotta forte. Sarebbe questa l’unica strada attraverso cui chiedere finalmente di consegnare un futuro dignitoso a tutto il territorio delle Serre.

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