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Il contenzioso tra il Comune di Serra San Bruno e la società “Calabria Ecologica Sas” – l’azienda che gestisce il canile di San Gregorio d’Ippona, nel quale sono stati ospitati per anni anche alcuni cani accalappiati sul territorio di Serra – ha conosciuto, nella mattinata odierna, un epilogo tragicomico.
Alla base della diatriba, le numerose fatture, arretrate e mai saldate, accumulate nel tempo dall'amministrazione guidata dal sindaco Rosi, in favore della suddetta società di Gregorio Coscarella & C, che ha dunque per anni prestato il servizio di ricovero, mantenimento e assistenza dei cani accalappiati a Serra San Bruno, ma senza ricevere un euro.
Il titolare della stessa azienda, più volte, a partire dallo scadere della convenzione siglata tra le due parti, aveva avvertito che senza l’avvenuto pagamento del debito, si sarebbe visto costretto a restituire i cani nella disponibilità del legittimo proprietario (nel caso specifico il Comune). Cosa che si è puntualmente registrata oggi.
Un gesto simbolico ma eclatante attraverso il quale, il titolare dell’azienda Gregorio Coscarella & C. ha voluto dunque reclamare rispetto al mancato pagamento di un lauto debito, che l’amministrazione comunale non ha mai inteso saldare. Lo stesso gestore del canile di San Gregorio, è quindi arrivato questa mattina a Serra con un mezzo aziendale, sul quale aveva caricato 4 dei 5 cani accalappiati negli anni scorsi sul territorio serrese, per poi comunicare al sindaco la volontà di liberare gli animali proprio in prossimità del locale Municipio.
Il sindaco Rosi, però, non essendo in sede – ci ha spiegato il proprietario del canile – sarebbe stato contattato dalla segretaria del Comune, alla quale il primo cittadino avrebbe riferito di dire agli operatori della "Calabria Ecologica Sas" di portare i cani a Santa Maria del Bosco, dove ha sede il santuario regionale, senza però lasciarli liberi. Una decisione distante dal buonsenso visto che, piuttosto, il primo cittadino avrebbe potuto tentare di lenire il dissidio, in maniera da risolvere bonariamente la questione, autorizzando magari gli uffici comunali competenti, con un atto ufficiale, al pagamento del debito regresso e al rinnovo della convenzione. Gli operatori del canile, dunque, sbalorditi dalla proposta del sindaco, non hanno potuto fare altro che seguire il “consiglio”, decidendo quindi di recarsi nell’area indicata dallo stesso primo cittadino, e liberare i 4 randagi, non prima di averli legati per il guinzaglio con delle corde ancorate alle casette in legno date in affidamento ai commercianti per il periodo estivo.
L’amministrazione, inoltre, ha dunque informalmente comunicato di non voler siglare il rinnovo del contratto afferente al servizio (obbligatorio per legge). L’ultimo sollecito da parte della “Calabria Ecologica Sas” nei confronti del Comune era stato inoltrato il 12 gennaio scorso. Ma rispetto a tale richiesta di soluzione degli arretrati, era arrivata immediata la risposta da parte del sindaco Rosi, che si sarebbe detto pronto a «provvedere al ritiro dei propri cani ricoverati presso la struttura». Cosa che però, puntualmente, non si era realizzata. Da qui la paradossale “restituzione” odierna dei 4 randagi che vanno ad aggiungersi al numero, già nutrito, di cani in libertà sul territorio comunale.
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