Era latitante dal 15 dicembre dello scorso anno, quando era riuscito a sfuggire all'arresto ordinato dalla Dda di Catanzaro nell'ambito dell'operazione "Showdown". Giuseppe Santo Procopio, 27 anni, è stato catturato stamattina dai carabinieri di Catanzaro. L'operazione in cui è coinvolto aveva già portato in carcere diversi presunti affiliati del cartello Sia-Procopio-Tripodi (Soverato, Davoli), accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, sequestro di persona, occultamento di cadavere, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Il clan, attivo nel Soveratese con l'appoggio dei Vallelunga di Serra San Bruno, è contrapposto ai Gallace-Ruga-Leuzzi (Guardavalle, Monasterace, Stignano) nella feroce guerra di 'ndrangheta (la seconda "faida dei boschi") che tra il 2010 e il 2011 ha insanguinato il triangolo di territorio compreso tra le Serre, Soverato e il basso Jonio catanzarese.
Santo Procopio, residente ad Isca ma originario di Elce della Vecchia (frazione montana di Guardavalle), aveva già avuto problemi con la giustizia e, in passato, figurava nei rapporti delle forze dell'ordine come uomo vicino a Damiano Vallelunga, boss delle Serre ucciso a Riace nel settembre 2009. Procopio è miracolosamente sfuggito a due agguati: il primo tesogli ad Elce della Vecchia, in contrada Nivera, il 27 gennaio 2010, quando fu raggiunto da diversi colpi di fucile; il secondo, nel giugno dello stesso anno, quando rimase ferito nell'imboscata in cui fu ucciso Salvatore Vallelunga, fratello di Damiano. Procopio è stato individuato in un casolare, nella zona montana di Badolato, dove si trovava insieme ad alcuni familiari, denunciati per favoreggiamento.