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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Domenico Lombardo, di anni 47, insegnante di violino del Liceo musicale "Vito Capialbi" di Vibo Valentia, nella mattinata di oggi, intorno alle ore 11.30, è stato colpito da diversi colpi di arma da fuoco che gli hanno procurato ferite gravi alla testa, al collo e al torace. A sparare, con una pistola calibro 7.65, è stata Caterina Cananzi, di 50 anni, prontamente fermata dagli agenti della squadra mobile vibonese. Il malcapitato insegnante, che versa in condizioni gravi, si trova ora all’ospedale "Jazzolino" in prognosi riservata, ma comunque fuori pericolo di vita.
SORIANO CALABRO – Disco verde del consiglio comunale sull'intitolazione di un campo da tennis a Filippo Ceravolo, il giovane ucciso per errore due anni fa sulla strada che collega Pizzoni a Soriano. Accolta, dunque, la richiesta della minoranza, che inizialmente aveva avanzato la proposta di intitolare il campo di calcetto, poi modificata in quanto questo era già intitolato ad una ragazza morta anni fa. "Ci sembra legittimo – avevano dichiarato i componenti dell'opposizione prima della seduta - intitolare un' area frequentata da giovani nel nome di Filippo Ceravolo, affinché questo servi a ricordarlo per come lo conoscevamo tutti, un giovane amante dello sport". Oltre a questo, il consiglio ha dato il via libera anche ad un altro punto, per ricordare la figura di Filippo, ovverosia l'istituzione di una borsa di studio di un valore di 500 euro, le cui modalità verranno concordate nei prossimi giorni con la preside dell'istituto comprensivo. Nonostante tutto, però, non sono mancate le polemiche: prima ancora venisse dichiarata chiusa la seduta, il papà di Filippo, Martino Ceravolo, ha chiesto di intervenire, ma il presidente del Consiglio, Vincenzo Bellissimo, ha replicato dicendo di “aspettare la fine del consiglio, perchè questo prevede la procedura”. Gli animi, quindi, si sono surriscaldati, tanto che è stato necessario l'intervento delle forze dell'ordine. Il sindaco Francesco Bartone ha, dunque, preso la parola, criticando la minoranza, rea a suo dire di “strumentalizzare il tutto e di cavalcare l'onda del disagio”. Critiche, queste, che la minoranza ha subito respinto. Al termine della seduta, Martino Ceravolo è riuscito, comunque, a fare il suo intervento, scagliandosi contro amministrazione e mondo dell'associazionismo, “colpevoli di aver lasciato da sola la mia famiglia nell'organizzazione della fiaccolata che si sarebbe dovuta tenere il 25 ottobre prossimo. Ed, invece – ha proseguito il papà di Filippo – ho deciso che non ci sarà nessuna fiaccolata, soltanto una messa per il secondo anniversario dall'omicidio di mio figlio”.
Omicidio che, come in molti ricorderanno, è avvenuto la sera del 25 ottobre 2012, quando il giovane si trovava in auto in compagnia di Domenico Tassone. Filippo aveva deciso di recarsi a Pizzoni per trovare la ragazza e, al ritorno, aveva chiesto un passaggio proprio a Tassone, vero obiettivo dei sicari. Per una tragica fatalità, il destino ha voluto che a morire fosse proprio Filippo.
FABRIZIA - Alessandro Greco non ce la faceva a restare con le mani in mano nell’attesa del tanto ambito posto di lavoro. Date le difficoltà di realizzarsi nel suo paese (Fabrizia), col coraggio e la determinazione degli emigrati di un tempo, qualche anno fa, ha sistemato la sua valigia e si è trasferito in Svizzera, a Sinarch, per cercare di vivere una vita dignitosa. Purtroppo però, a causa di un incidente, il giovane che aveva compiuto da poco 25 anni, ha perso la vita proprio sul posto di lavoro.
L'Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia dovrà risarcire i genitori di una ragazza di 16 anni che al momento del parto, a causa di presunte negligenze mediche e responsabilita' organizzative, aveva subito gravi danni al cervello rimanendo cerebrolesa. La somma che l'Asp dovrà pagare è di 1 milione 250mila euro. La sentenza di condanna a carico dell'Azienda sanitaria e' stata emessa dal Tribunale di Vibo Valentia in composizione monocratica (giudice Salvatore Bloise). I genitori hanno rinunciato all'azione penale decidendo di citare l'Azienda sanitaria in sede civile per il risarcimento dei danni. La causa che ne e' derivata si e' chiusa adesso, a distanza di 16 anni dai fatti, con la sentenza emessa dal giudice Bloise. Ai genitori della ragazza l'assicurazione dell'ospedale aveva gia' liquidato 530 mila euro.
Sua moglie lo aveva lasciato, e lui, il figlio del boss, tentò di sequestrarla recandosi a casa della ragazza con altre tre persone, armati di kalashnikov, pistola e fucile. Ma la ragazza si salvò pewrchè si era rifugiata altrove. L'episodio sarebbe avvenuto nel 2006, e il protagonista, in negativo, sarebbe Francesco Pesce, figlio di Salvatore, ritenuto il boss dell'omonima cosca di Rosarno. Il racconto del tentato sequestro emerge dai verbali della nuove dichiarazioni della pentita Giuseppina Pesce (foto), sorella proprio di Francesco, depositati dal pm Alessandra Cerreti nel processo alla cosca Pesce in corso a Palmi. Sulla base delle nuove affermazioni della pentita sono state formulate agli imputati nuovi capi di imputazione. Giuseppina Pesce, infatti, ha parlato anche di una rapina compiuta dalla cosca capeggiata dal padre Salvatore in una gioielleria di Rosarno nel febbraio del 2005. Il pm Cerreti ha contestato nuove accuse anche ad un altro imputato del processo, Domenico Varra', impiegato del Comune di Rosarno. Secondo il pm, tra l'altro, Varra' avrebbe fornito ai Pesce moduli prestampati del Comune di Rosarno che sarebbero stati falsificati per certificare rapporti di parentela inesistenti per consentire l'autorizzazione ai colloqui in carcere.
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