mini Scalfaro_Oscar_Luigi_4Questa notte a Roma è morto a 93 anni Oscar Luigi Scalfaro, nono presidente della Repubblica Italiana, inquilino del Quirinale dal 1992 al '97. Scalfaro è stato un padre costituente, parlamentare per tutta la storia della Repubblica, e ha ricoperto (come Pertini e De Nicola) tutte le tre più alte cariche dello Stato. "Un esempio di coerenza e integrità", ha subito commentato il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nato nel 1928 a Novara, mantenne sempre un legame forte con la nostra regione poichè la sua famiglia era di origine calabrese, di Catanzaro. Pochi sanno, però, che era legato e aveva frequentato per diverso tempo la zona delle Serre. La moglie infatti, Maria Inzitari, era di Arena, e qui il futuro capo dello Stato si recava spesso negli anni giovanili a corteggiare la futura sposa, che morì tragicamente di parto dando alla luce la sua unica figlia, Marianna. Gli anziani del luogo ancora ricordano la piccola Marianna accompagnata proprio dal padre presso l'abitazione delle zie, sorelle di Maria Inzitari, che erano maestre di telaio e abitavano, nei primi anni '40, vicino la piazza centrale del paese. 

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mini mautausenPer la ricorrenza della “giornata della memoria”, nell’Aula magna dell’Istituto d’Istruzione superiore “Luigi Einaudi” di Serra San Bruno, è stato presentato il film-documentario “Mio padre nel lager”, diretto da Enzo Carone, con immagini a colori di straordinario valore sui lager nazisti girate dagli americani a 5 giorni dalla liberazione, tratto dal libro “1943-1945, Mio padre nel lager”, scritto da Antonio Pugliese, che ricostruisce la terribile e indescrivibile esperienza di Giuseppe Pugliese (padre dell’autore), sopravvissuto allo sterminio nazista e originario di Drapia. La testimonianza è integrata da un documento inedito di grandissimo valore storico oltre che umano, scritto da un giornalista russo, Costantino Simonov, ufficiale dell’esercito russo e corrispondente della testata “Stella Rossa”. Erano presenti alla proiezione, oltre al Dirigente scolastico Tonino Ceravolo, l’autore del libro, il prof. Antonio Pugliese (Università degli Studi di Messina) e il regista Enzo Carone.

Dal settembre 1943 (quando viene firmato l’armistizio con gli alleati) all’aprile 1945: un tempo infinito, un viaggio nell’inferno dei lager nazisti. A raccontarlo Giuseppe Pugliese, sopravvissuto a quella terribile prova, a oltre sessant’anni, che il figlio Antonio (Università degli Studi di Messina) ha raccolto in un libro “1943-1945, Mio padre nel lager” (Armando Siciliano Editore) con prefazione di Saverio Di Bella (docente di Storia Moderna, Università di Messina). Dopo essersi arruolato volontariamente il 5 ottobre 1941 nell’arma dei Carabinieri, mandato poi in Grecia, il protagonista, il 24 agosto, insieme ai suoi compagni, riceve l’ordine di rientrare in Italia. Ma il viaggio di ritorno (dopo l’armistizio, 8 settembre) subisce una drammatica deviazione, e si ritrova, insieme ad altri 200 carabinieri, in Germania a Strauberg, famosa città per le fabbriche di munizioni e aerei da caccia. A rendere ancora più infernale questo racconto, un documento inedito dattiloscritto in versione originale di un giornalista russo, Costantino Simonov, della testata “Stella Rossa”, che Pugliese ha incontrato quando la guerra era conclusa, nel campo di Luckenwalde.    

“Il campo dello sterminio” di Costantino Simonov è una testimonianza che fa rabbrividire per il resoconto dettagliato della fabbrica della morte organizzata dai nazisti con spietatezza inaudita. Simonov così esordisce: “Ciò che mi accingo a scrivere è troppo enorme e terribile perché mente umana possa abbracciarlo per intero”. Insieme al documento del giornalista russo il Pugliese ha custodito, sempre in versione originale, un supplemento all’Ordine del giorno fatto dal Comando italiano nell’agosto del ’45, avuto prima di rientrare in Italia, effettuato dal generale Magliaro, sulla base del racconto di due italiani sopravvissuti al massacro che i tedeschi hanno compiuto a Treubrientzen, che avvenne la sera del 21 aprile in esecuzione degli ordini del fuhrer.

Nicola Rombolà

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Martedì, 10 Gennaio 2012 17:28

In ricordo di Padre Modesto

mini padre_Modesto_dueIl 15 gennaio 2004,  dopo alcuni mesi di sofferenze fisiche, nella Casa Santa Rita di Mesoraca, si è spento Padre Modesto Calabretta  francescano dell’Ordine dei Minori. Se ne è andato pian piano ed in silenzio così come aveva vissuto per poco meno di un  secolo sempre al servizio della Chiesa e soprattutto degli umili e degli ammalati e dovunque  in ogni contrada della Calabria.

Padre Modesto, al secolo Bruno, Calabretta, era nato il 26 novembre 1919 a Serra San Bruno (VV), nel “deserto” della contemplazione scelto nel 1091 da Brunone di Colonia per fondare la sua prima Certosa in Italia. Nel 1932 era entrato nel Collegio Serafico di Pietrafitta (CS) e nel 1935 aveva intrapreso il noviziato nel convento del SS. Ecce Homo di Mesoraca. Compiuti gli studi liceali tra Cosenza e Reggio C., aveva frequentato il Corso di Teologia a Tropea e qui nel 1946, per l’imposizione delle mani di Mons. Felice Cribellati era stato ordinato sacerdote. Negli anni successivi aveva operato come vicerettore, rettore e quindi padre spirituale dei seminaristi nei vari Collegi della Calabria. Per 25 anni era stato Superiore a Bisognano (CS) dove ha restaurato l’antico convento e propagato il culto del Beato Umile della stessa città. La tappa precedente del suo cammino di apostolato era stata Cutro dove vi era rimasto per otto anni  amato e stimato e anche qui aveva rinverdito la fede verso il Crocifisso e fatto restaurare il chiostro e buona parte dell’intero complesso conventuale. Ma soprattutto era stato sempre in mezzo alla gente e agli ammalati che visitava con continuità portando la parola di Cristo e conforto alle famiglie. Sempre a Cutro, dopo gli anni di Bisignano, era stato di nuovo destinato e P. Modesto nonostante la sua avanzata età aveva accettato con francescana obbedienza. Qui, nella città del Crocifisso, il 6 ottobre 1996 aveva celebrato il suo giubileo sacerdotale. In quella circostanza, l’allora Arcivescovo di Crotone Mons. Giuseppe Agostino nel ricordare le tappe significative della missione pastorale di P. Calabretta, si era soffermato sull’importanza del nome “Modesto” assunto al momento di diventare frate francescano. E parafrasando il titolo provocatorio di un film francese “Dio ha bisogno degli uomini”, Mons. Agostino aveva voluto sottolineare come la Chiesa e la Comunità civile abbiano bisogno di uomini buoni e soprattutto di preti buoni e “P. Modesto è sicuramente un prete buono”. Durante questi anni, assieme all’opera di predicatore, aveva operato come visitatore apostolico delle Clarisse di Rossano nominato dalla Santa Sede. Negli ultimi anni era stato nominato vice postulatore della causa di canonizzazione del Beato Umile di Bisignano. Questa è stata la sua ultima grande opera tanto inseguita e portata avanti assieme all’altro vice postulatore Don Luigi Falcone, sacerdote bisignanese e bibliotecario generale della Pontificia Università Lateranense e al Postulatore Generale di tutte le Cause per i Santi francescani P. Luca De Rosa di Napoli.

Questo sogno per P. Modesto si era realizzato il 19 maggio 2002 quando Papa Giovanni Paolo II ha celebrato la santificazione del Beato Umile, un altro Santo per la Calabria, il Santo dei nostri tempi. Quel giorno in Piazza San Pietro P. Modesto era là assieme alla “sua” amata gente di Bisignano.

Un altro desiderio aveva il frate serrese: dare il via al processo di canonizzazione di Fra’ Antonio da Saracena, ma il buon Dio ha deciso diversamente per lui. Poco prima di lasciare questa terra, per desiderio dell’Emerito Arcivescovo Giuseppe Agostino, domenica 13 luglio 2003, nel corso di un solenne pontificale presieduto dal Cardinale Josè Saraiva Martins, Prefetto della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi, il nostro “Modesto” era stato insignito della “Croce Pro Ecclesia et Pontifice” per “i meriti acquisiti nel suo ministero svolto per lunghi anni nella Chiesa di Calabria ed in particolare di Bisignano, ma soprattutto, perché, grazie alle sue fatiche, ai suoi pianti, ma anche alla sua tenacia, oggi possiamo onorarci di avere un nuovo Santo calabrese.”

La Comunità francescana di Sant’Umile e tutta la città di Bisignano, con in testa il Sindaco, non hanno dimenticato e riconoscenti lo hanno voluto loro “figlio” per sempre, così come,del resto, P. Modesto aveva sempre desiderato. La sua umilissima esistenza, ora, trova eterno riposo assieme ai “suoi” bisignanesi  che, nel giorno delle esequie lo hanno letteralmente pianto. E il P. Maurizio Dodaro, suo superiore, nel dare l’ultimo saluto, ha ringraziato Iddio “per averci dato questo modesto frate che ha tanto dato e al quale da oggi possiamo rivolgerci come il nuovo santo di Bisignano dopo sant’Umile”. Ed ancora, nell’ambito delle celebrazioni religiose per il Santo di Bisignano, l’Amministrazione comunale gli ha intestato la riqualificata piazza antistante il Santuario. Oggi sulla tomba risalta un messaggio anonimo. “A Padre modesto – Padre amabile, Padre ammirabile, te ne sei andato in silenzio lasciando un vuoto incolmabile. Con te se ne va un grande sacerdote, un uomo piccolo nel corpo, ma grande nell’animo e sinceramente rimpianto. Modesto di nome e di fatto, esempio perfetto di umiltà e civiltà, volto pulito, senza macchia, specchio di santità. Grazie per essere esistito, grazie per le benedizioni sulle nostre case, le nostre famiglie, le nostre vite; grazie per il bene immenso e generoso; hai vissuto per il prossimo e sempre nostro nel Signore. Addio, umile fraticello, sei bello nella luce di Dio poiché luce sei stato sulla terra ed in cielo per l’eternità. Parlerò di te e non mi dimenticherò finché avrò vita.”

Son passati pochi anni dalla scomparsa dell’umile “modesto” frate di Serra San Bruno e son tanti e da ogni regione a chiederne la beatificazione. Gli uomini di buona volontà propongono il loro progetto ma solo il buon Dio sa provvedere!

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mini arresti_9_gen_2012SERRA SAN BRUNO - I carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno guidati dal capitano Esposito Vangone hanno tratto in arresto Antonio e Cosimo Francesco Caglioti, padre e figlio, di 55 e 24 anni, di Sant'Angelo di Gerocarne, con l'accusa di ricettazione e detenzione illegale di armi. In un'autorimessa di proprietà degli arrestati sono stati trovati un fucile, due passamontagna, una paletta segnaletica ed un lampeggiante in uso alla polizia. Pare che i due Caglioti siano imparentati con Fortunato Patania, ucciso nel settembre scorso nei pressi di un distributore di benzina poco distante dallo svincolo autostradale di Serre. I carabinieri, alla luce del materiale sequestrato e dei contrasti tra le cosche della zona che sembrano emergere da recenti fatti di cronaca e indagini giudiziarie, ritengono di avere scongiurato un omicidio di 'ndrangheta.

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Domenica, 04 Dicembre 2011 19:20

Birra Morelli

Dal Vangelo di Ulucci Ali'

Il Nazzareno vagava da quaranta giorni nel deserto sanitario. Il Padre suo, Don Peppe, l'Altissimo, lo aveva messo alla prova. Tre volte il Diavolo, nelle Pilanniche sembianze gli era apparso. La prima volta gli venne offerta la direzioni dei lavori di una rotonda a Cosenza, e lui, sebbene fosse tentato dal farlo resistette, ricacciando nei meandri del suo cervello la vocazione edile. Poi gli apparve la seconda volta, nelle sembianze di Pietro, che lo smalediceva per aver fatto fallire il primo tentativo di differenziata, poi gli apparvero i Briganti. E lui si toccò i coglioni.

"Nazzareno quand'era figghjiolu si tuccava lu micciarolu, la Madonna 'nci lu dicia micciarolu non fa pi tia". Al chè, abbagliato dal sole e mezzo rincoglionito esclamò:"Rasmahllahc", che in antica lingua mesopotamica significa: "Quà si fa una figura di merda, bisogna temporeggiare... rispolveriamo quel fondo di 14 milioni di euro, che tanto non spenderemo mai, che già mille anni prima, ai tempi di Rubens Curia dovevano essere imminenti...e quando qualcuno dirà, a cosa serve 'ntuonicare una struttura che stiamo palesemente chiudendo...diremo che cominciamo con i muri, per poi riempirlo di contenuti. Se hanno creduto ai cento posti al parco..."

Don Peppe dal suo nascondiglio bunker nelle Piana di Gioia Tauro, ascoltò questa profonda riflessione del figlioccio suo. Il cielo si fece nero e nel deserto sanitario una luce squarciò il cielo. E il Nazzreno disse: "Padre mio!" Pensando all'Altissimo, ma non si trattava di un lampo che alle cinque della mattina squarcia il cielo. Erano le sirene della DDA che scortavano Don Peppino ad Opera, con l'altro suo figlioccio. Il Nazzareno fuggi' via, e fuggi', fuggi', fino ad arrivare ad un oasi. Si ricompose, entrò. Alberto Sordi, in versione un Americano a Roma lo accolse. Era il censore della sinistra travestito.

"Le porto una birra?"

"Si, fresca per cortesia"

"Serviamo solo birra Morelli...al fresco" disse l'americano.

Il Nazzareno ancor si fugge. Il Feroce Salatino si dissociò. Umile fece una napoli e due buon giochi. Vinse tre birre, due pacchi di cacao e uno di bigbabol, senza nessuno poblema. Ammenni.

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 nella foto il censore di sinistra mentre ordina la birra Morelli (servita al fresco)

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