mini Carabinieri-sorianelloI Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando Provinciale di Vibo Valentia hanno tratto in arresto nella mattinata odierna tre persone per il tentato ed il successivo omicidio di Francesco Scrugli, capo della ‘società’ di Piscopio, coinvolta nella faida con i Patania, sostenuti dalla cosca Mancuso di Limbadi. Tra coloro i quali sono finiti in manette, ci sono anche il capo dell’ala militare dei Mancuso e due incensurati che avrebbero fornito supporto logistico agli autori materiali dell’omicidio. Quello tra i Patania ed i Piscopisani è ormai una guerra che, da circa 30 anni, insanguina i due paesi alle porte di Vibo. La faida, iniziata alla fine degli anni Ottanta, è riesplosa crudelmente lo scorso anno.

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vito gallèSERRA SAN BRUNO - Sono stati disposti gli arresti domiciliari per Vito Gallè, inizialmente ritenuto responsabile del duplice omicidio di Angelo Cravè, 42 anni e Giuseppe Campese, 35, avvenuto nel popoloso centro montano la mattina del 18 febbraio 2008. La Corte di Cassazione, in particolare, il 10 gennaio scorso ha  annullato, con rinvio alla Corte d'assise d'appello di Catanzaro, la sentenza di condanna a 18 anni di carcere inflitta in appello il 29 giugno 2009. Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere, i giudici della Cassazione avrebbero individuato tutta una serie di illogicità sia nella sentenza della Corte d’ Assise che in quella emessa dalla Corte d’ Assise d’ Appello. I giudici, dunque,  hanno accolto il ricorso presentato dagli avvocati difensori di Gallè, Giancarlo Pittelli e Maurizio Albanese, che puntavano a mettere in luce la mancanza di motivazione nell'attribuzione di credibilità all'unico testimone oculare del fatto. Gli avvocati hanno inoltre rilevato la contraddittorietà tra la sentenza di condanna della Corte d'assise d'appello e la sentenza con cui il Gip di Vibo Valentia aveva condannato il padre di Vito Gallè, Salvatore Rocco, a 20 anni, poi ridotti a 12 in appello. Non solo: la Cassazione ha ritenuto contradditoria l'attribuzione della responsabilità del duplice omicidio sia al padre che al figlio, ed ha annullato la sentenza anche in merito al mancato riconoscimento da parte dei giudici della Corte d'assise d'appello della provocazione come attenuante del fatto di sangue, scaturito da controversie legate ad una servitù di passaggio e preceduto da "violente prevaricazioni e da gravi minacce - hanno eccepito i difensori - subite per lungo tempo dalla famiglia Gallè". Tutto da rifare, dunque, con la Cassazione che ha deciso di rinviare il processo alla Corte d’ Appello.

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mini Giuseppe_Demasi_morto_nel_rogo_della_ThyssenkruppIl nome di Giuseppe Demasi, di origine fabriziese, il 30 dicembre 2007 è stato definitivamente aggiunto alla lista delle vittime letali causate dal lavoro. La falce impietosa, in questo caso, è stata la fabbrica torinese Thyssenkrupp, dove Giuseppe svolgeva con impegno un lavoro che, a sua insaputa, presto lo avrebbe brutalmente strappato dalla vita e all'affetto dei suoi cari.  Solo per pochi giorni Giuseppe è riuscito a sopravvivere alla tragedia del 6 dicembre: da lì a poco era destinato a chiudere il cerchio della strage umana perpetrata da un errato modello di capitalismo egoista e noncurante, lasciando nella disperazione più nera le persone che lo amavano e spezzando il cuore di una madre che ancora non sa e non riesce a farsi una ragione per quell’ingiusta fine.

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mini carabinieriNella tarda serata di ieri i carabinieri di Vibo Valentia hanno rintracciato e fermato a Nicotera Pantaleone Mancuso, 52 anni, pluripregiudicato, sorvegliato speciale ed esponente di spicco dell'omonima cosca di Limbadi, gravemente indiziato dei delitti di omicidio e tentato omicidio aggravati dalle modalità mafiose. L'operazione è stata condotta dai militari del Nucleo investigativo di Vibo Valentia in collaborazione con quelli della compagnia di Tropea e dello Squadrone eliportato "Cacciatori". L'uomo, sottoposto a fermo su provvedimento della Dda di Catanzaro, secondo gli inquirenti sarebbe uno dei protagonisti della faida di 'ndrangheta che ha visto contrapposti i "Patania" di Stefanaconi e il clan emergente dei "Piscopisani" dell'omonima frazione di Vibo Valentia.

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mini omicidioA pochi giorni dal duplice omicidio di Vallefiorita, un altro morto ammazzato fa tornare la paura nel Soveratese. Francesco Chiodo, imprenditore 44enne, è stato freddato ieri sera a Montauro, mentre si trovava all'ingresso della sua cava. Chiodo, raggiunto da diversi colpi di fucile, era stato coinvolto nell'indagine "Showdown", scattata nel 2011 contro i presunti affiliati delle cosche Sia-Procopio-Tripodi. Prima avvisato orale di pubblica sicurezza, poi arrestato, l'imprenditore ucciso era ritenuto dagli inquirenti vicino al boss Vittorio Sia, o meglio in un rapporto "di subordinazione" rispetto al capoclan, con cui avrebbe avuto rapporti in relazione alla fornitura di materiale edile e a lavori di movimento terra nel Soveratese.

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mini iniziativa_pasqualeQuale dolore più grande per un genitore scoprire che il proprio figlio è stato ucciso in un modo così barbaro. Lo sanno bene Salvatore e Maria Rosa. Lo sanno bene perchè, ormai, è da più di tre anni che Pasquale non c'è più. E la sua mancanza si sente. Si sente nel quotidiano. Si avverte ogni qualvolta Salvatore e Maria Rosa entrano in casa e non vedono quel ragazzo buono alto due metri. Si avverte nella vita di tutti i giorni, insomma. Loro, però, hanno una forza nel reagire quasi inusuale. Nonostante siano perfettamente consapevoli del fatto che l'assassino di Pasquale è libero. Un omicidio impunito. Salvatore e Maria Rosa, però, non intendono mollare.

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mini Patania-Fortunato

Era ricercato per l'omicidio di Francesco Scrugli, avvenuto a Vibo il 21 marzo scorso. I Carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia, guidati dal tenente colonnello Daniele Scardecchia, hanno tratto in arresto Saverio Patania, 42enne latitante dal 2011, coinvolto nella faida di 'ndrangheta tra il clan di Stefanaconi ed il ''locale'' emergente di Piscopio. Saverio è il figlio di Fortunato Patania (foto), il cui omicidio, avvenuto il 18 settembre del 2011, avrebbe scatenato la faida. 

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mini Gall-Campese-CravProcesso da rifare per Vito Gallè (foto, a sinistra), 47 anni, che era stato ritenuto responsabile del duplice omicidio di Angelo Cravè (a destra), 42 anni, e Giuseppe Campese (al centro), 35, avvenuto a Serra San Bruno la mattina del 18 febbraio 2008. La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato, con rinvio alla Corte d'assise d'appello di Catanzaro, la sentenza di condanna a 18 anni di carcere inflitta in appello il 29 giugno 2009.

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mini giustizia

Il Pm Marisa Manzini ha avanzato nella mattinata di ieri al Gup distrettuale, Gabriella Reillo, una richiesta di rinvio a giudizio per i 43 imputati fermati nell’ambito dell’operazione antimafia "Luce dei boschi", a cui vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, tentato omicidio e detenzione di armi.
 
 L'inchiesta, scattata nel gennaio 2012, in seguito all’intervento della Dda e della Squadra Mobile di Catanzaro , mira a far luce sulle dinamiche criminali sviluppatesi negli ultimi 20 anni per mano del gruppo mafioso capeggiato dalle "famiglie" Altamura, Loielo, Emanuele, Gallace e Maiolo, con base nella "locale" di Ariola, frazione del comune di Gerocarne. 
 
Solo 16 dei 43 imputati hanno richiesto il rito abbreviato. Nel processo si erano già costituiti parte civile i Comuni di Gerocarne, Arena, Acquaro, Dasa', Pizzoni, Vazzano, Sorianello, Soriano, nonché Confindustria.
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Martedì, 27 Novembre 2012 12:45

'Calibro 12': i nomi degli arrestati

mini Soriano_Calabro_generaleSono Giovanni Emanuele, 24 anni, e Giacinto de Marco, 23, entrambi di Soriano, gli arrestati nell'ambito dell'operazione "Calibro 12" condotta stamattina all'alba dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia. Emanuele, scampato a un tentato omicidio l'1 aprile scorso, è accusato di aver condotto una trattativa con De Marco per la vendita di cinque fucili di vario tipo. Le indagini coordinate dalla Procura vibonese, dopo mesi di attività sul territorio, e in particolare dopo l'escalation di violenza culminata con l'omicidio del 19enne Filippo Ceravolo, innocente, hanno portato anche ad una serie di perquisizioni mirate a scovare le armi della cruenta faida di 'ndrangheta in atto tra Soriano, Gerocarne e Sorianello.

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