Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo
Come annunciato da una stampa sempre più asservita, il governo Monti ha varato il decreto legge che concretizza la cosiddetta “spending review”- leggi “dimagrimento forzato delle amministrazioni pubbliche in nome, naturalmente , del risanamento del debito pubblico”. 27 miliardi di euro di tagli da qui al 2014 tra Ministeri, Enti locali, Regioni e Sanità, riduzione di dirigenti (20%) e lavoratori(10%) attraverso lo strumento della mobilità obbligatoria. Si tratta della ciliegina sulla torta, dopo l’approvazione del “Fiscal Compact” e la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio imposta dall’Unione Europea ai paesi membri. L’obiettivo è chiaro e rivendicato ideologicamente dal Governo dei Professori: approfittare della crisi per regolare definitivamente i conti con il movimento dei lavoratori. Dopo aver “sistemato” i lavoratori delle aziende private con la demolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, dopo aver massacrato tutto il mondo del lavoro dipendente e precarizzato con la “controriforma” delle pensioni varata nel dicembre scorso, oggi è il turno del lavoro pubblico.
Colpire il lavoro pubblico significa massacrare quel surrogato indecoroso di stato sociale esistente in questo paese. Massacrare lo stato sociale significa colpire due volte tutto il lavoro dipendente. Quindi quanto sta accadendo non riguarda solo il “pubblico” contro cui negli anni scorsi è stata condotta una vergognosa campagna di denigrazione e criminalizzazione - lavativi, fannulloni, parassiti - addirittura messi sullo stesso piano di quella casta politico economica che è così pronta a scattare quando si tratta di conservare i propri privilegi, quelli si veri e significativi.
Con l’aggressione all’articolo 18 scompaiono le tutele dai licenziamenti arbitrari e con essi si demoliscono gli ammortizzatori sociali e si precarizza ancora di più il lavoro dipendente.
Con la micidiale combinazione di “spending review” e mobilità obbligatoria nel Pubblico impiego si demoliscono garanzie per chi lavora e prestazioni sociali per tutti e tutte.
I padroni e il governo riescono a procedere con la pratica complicità di Cgil Cisl e, Uil e Ugl - oltreché ovviamente dell’intero schieramento politico parlamentare - che emettono qualche belato di protesta per salvarsi la faccia – e magari un po’ di consenso costruito clientelarmente - nei confronti della propria base sindacale ma si guardano bene dal chiamare seriamente i lavoratori alla lotta, dura, immediata e prolungata per bloccare questo decreto ed impedire che diventi legge dello Stato. D’altra parte sull’articolo 18 e prima ancora sulle pensioni abbiamo assistito allo stesso film.
Anzi con il governo Cgil Cisl ,Uil e Ugl ci hanno pure firmato un “Protocollo” per applicare le modifiche dell’articolo 18 ai lavoratori pubblici…
Bisogna dire basta, bisogna mobilitarsi.
E’ un compito che ricade su tutto il sindacalismo conflittuale, su tutti i delegati e le delegate Rsu che vogliano rispondere positivamente alla frustrazione e alla rabbia che monta tra i lavoratori r e le lavoratrici.
Bisogna unire ciò che i padroni vogliono dividere. I lavoratori privati con quelli pubblici, i precari con quelli a tempo indeterminato, i giovani e le donne con gli anziani e gli esodati, i migranti con gli autoctoni.
Si, i tanti lavoratori migranti, perché quel che abbiamo visto a Basiano, provincia di Milano qualche settimana fa – il massacro dei migranti in sciopero contro le false cooperative di veri negrieri - non riguarda soltanto loro ma allude al futuri di tutti noi.
Per far passare la politica lacrime e sangue dei governi e delle borghesie europee se non saranno sufficienti sindacati complici, giornali asserviti, partiti corrotti, entreranno in campo loro, quelli vestiti di blu e di nero che hanno il compito di disciplinare con la violenza quelli che non vogliono piegare la testa a nessuna Troika.
Quelli della Diaz, per capirci, di Bolzaneto, della repressione in Val di Susa e in tanti altri luoghi…Che oggi saranno utilizzati non solo contro “terribili” no global o black block o come volete chiamarli, ma direttamente contro quelli che vivono del proprio lavoro – o della propria precarietà- ed a cui viene imposto di pagare una crisi di cui non hanno alcuna responsabilità.
Si chiamano “politiche austeritarie” e si praticano in tutta Europa.
Sta a noi dire basta e fare come in Grecia: si sciopera, si lotta , si occupa, si manifesta. E non si chiede il permesso a nessuno per poterlo fare.
O vincono loro questa partita e siamo tutti ributtati indietro di cinquanta anni. In un mondo peggiore, più diseguale, autoritario, invivibile. O vinciamo noi, e possiamo ricominciare a sperare in un mondo migliore e più giusto e a pensare ed agire per costruire le alternative possibili.
per il Coord. Regionale Sinistra Critica
Gennaro MONTUORO
Giovanni PETA
Un consiglio comunale e provinciale congiunto sulla vertenza Italcementi. È quanto propone il presidente della Provincia di Vibo Valentia, Francesco De Nisi, che oggi ha partecipato alla manifestazione di protesta indetta dai lavoratori dello stabilimento di Vibo Marina, che ha chiuso i battenti venerdì scorso. «Occorre mantenere alta l’attenzione, coinvolgendo tutti i rappresentanti istituzionali e della società civile presenti sul territorio - spiega De Nisi -. Su questa vicenda serve un impegno corale, una sinergia che vada al di là di ogni steccato ideologico e divisione politica. In quest’ottica, un’assemblea consiliare congiunta, aperta alla partecipazione dei cittadini e dei lavoratori coinvolti, può servire per focalizzare con precisione i termini della questione e offrire una sintesi che favorisca la ricerca di possibili soluzioni. Inoltre, in questo modo, ognuno può assumersi le proprie responsabilità dinnanzi a un problema che ora dopo ora assume proporzioni rovinose per la già asfittica situazione occupazionale». Ottantadue sono i dipendenti dello stabilimento vibonese dell’Italcementi messi in mobilità, ma molti di più sono i lavoratori impegnati nelle ditte che orbitano intorno alla cementeria per la fornitura di manutenzione e servizi; un indotto che è stato quantificato in circa 400 posti di lavoro, oggi a rischio quanto quelli dei dipendenti interni.
Riceviamo e pubblichiamo:
Quanto avevo recentemente annunciato è avvenuto. Cinquanta operai idraulico-forestali sono stati “prestati” a quella “res” che ancora si insiste col chiamare Parco regionale delle Serre. Il consigliere regionale Nazzareno Salerno, incapace di fare cose concrete per il nostro territorio, soprattutto in materia specifica di sanità, in quanto presidente di commissione regionale, preferisce giocare al gioco delle tre carte con i padri di famiglia che lavorano nell’A.Fo.R.. È necessario ricordare come la figura controversa di Nazzareno Salerno, nella sua qualità Sindaco del comune di Serra San Bruno, avrebbe potuto fare, e, irresponsabilmente, non ha voluto fare, ovvero, quando la Regione Calabria ha finanziato la realizzazione di opere idraulico forestali attraverso il Fondo Sollievo Disoccupazione dando la possibilità ai Comuni che hanno presentato i progetti di avviare al lavoro circa trecento lavoratori disoccupati. All’epoca hanno aderito al progetto i soli comuni di Fabrizia, Nardodipace, Longobucco e San Giovanni in Fiore. Tali lavoratori assunti dalla società SCARL con contratto tempo determinato, furono successivamente trasferiti all’AFOR con contratto a tempo indeterminato. Tornando ai 50 operai che Salerno ha voluto a tutti i costi per farli lavorare nel Parco e, che già lavoravano, specificatamente ,nella forestazione regionale(A.Fo.R), ci chiediamo: cosa potrebbero fare di diverso o in più di quello che precedentemente già facevano per l’amministrazione regionale stessa? La risposta è: “nulla”; giacché continueranno a fare ciò che facevano prima: con lo stesso profilo salariale, con le stesse mansioni, ma, con un “padrone” diverso. Ovvero, i lavoratori sono stati esposti alla mercé di un soldo politico più specifico. A questo punto ci chiediamo: cosa ha promesso loro per fargli accettare il trasferimento? Non vogliamo accettare l’idea che siano state fatte loro delle promesse impossibili, ovvero, che i più fedeli saranno fatti sedere su una comoda poltrona dell’ente Parco. Ma, i più “cattivi” lo pensano già. Tutto ciò, naturalmente, non tenendo conto che: sottraendo personale all’A.Fo.R. l’ente s’indebolisce e, quando sarà messo in liquidazione varrà ancor meno di quanto vale oggi. In parole spicciole: autolesionismo bello e buono. Bene hanno fatto i sindacati a sollevare il problema. Oggi più che mai bisogna tutelare il lavoro e questo trasferimento non tutela assolutamente niente, anzi, tutt’altro! I livelli di disoccupazione stanno raggiungendo limiti molto pericolosi per la tenuta sociale della Nazione. La cronaca è piena di esempi che ci devono indurre a riflettere molto attentamente. Mentre la BCE consiglia vivamente al Governo italiano la soppressione di tutte le province, i nostri politici si preoccupano di tenere in vita carrozzoni politici già defunti. Le Comunità Montane calabresi somigliano alla Torre di Pisa che sembra venir giù senza mai cadere, mentre, i parchi aiutano la Calabria a diventare sempre più povera e disabitata. Si parla a sproposito di filiere, di produzione, di lavoro, di sviluppo sostenibile, ma il risultato è incontrovertibile: la povertà e la disoccupazione imperano. La Calabria rimane la regione più povera di tutta l’Europa. E la colpa di chi è? Se non di queste persone incapaci di dare risposte concrete, giuste e, soprattutto, al momento giusto, le quali, furbescamente, tengono conto solo delle loro esigenze elettorali. È doveroso, inoltre, precisare che (non fosse altro che per una forma di rispetto) consigliere Salerno nella frenesia di ringraziare il Governatore, (non si sa bene di che!) ha confuso i gli operai Idraulico-Forestali con i Forestali che, nella fattispecie, sono gli agenti del Corpo Forestale dello Stato a cui tanto dobbiamo sia per la tutela ambientale, sia per la tutela della nostra salute. Acquæ docet.
Francesco Pastore (M.s. Fiamma Tricolore)
MONGIANA - «Le ragioni dello sciopero dei forestali calabresi stanno tutte nell’incoerenza tra il contenuto del piano per la forestazione è la sua effettiva realizzazione». Di interventi strutturali, di messa in sicurezza del territorio, di come avviare progetti di forestazione biogenetici e coinvolgere i forestali calabresi nel sistema di protezione civile per valorizzare le zone interne e montane con particolare riferimento al dissesto idrogeologico, si è parlato nel corso dell’assemblea dei lavoratori forestali, avvenuta nel paese delle Reali Ferriere, che anticipa la prossima astensione collettiva dal lavoro. Per queste e tantissime altre ragioni il settore forestale calabrese effettuerà lo sciopero generale il 27 aprile con una grande manifestazione a Catanzaro. All’incontro con la folta platea di lavoratori c’erano le sigle sindacali maggiormente rappresentative, Cgil, Cisl e Uil, ad indicare che quando l’interesse è comune l’unità sindacale, se cercata, viene sempre raggiunta. Ad introdurre gli interventi è stato P. Barbalaco, segretario provinciale Uila-Uil che ha spiegato, insieme a B. Lafortuna, segr. prov. Fai-Cisl di Vibo Valentia, le ragioni dello sciopero. «Dall’ultimo incontro con Scopelliti e Trematerra – ha detto Bruno Costa, segretario regionale della Flai-Cgil – avevamo riscontrato delle aperture, per questo avevamo revocato lo sciopero, ma a sei mesi da quell’incontro le cose non son o mutate. Il settore si è degradato e per la prima volta c’è stata la cassa integrazione». Smorzando le polemiche sul ruolo sindacale della Cgil ha sottolineato come «noi siano anche il sindacato della proposta, non soltanto quello della protesta. Il nostro obbiettivo, attraverso lo sciopero – ha proseguito il sindacalista – è costruire un tavolo di confronto per risolvere i problemi dei lavoratori forestali e per questo è necessario un interlocutore politico serio». Secondo il segretario provinciale Cgil di Vibo Valentia Luigi De Nardo «l’unità sindacale è fondamentale e lo sciopero generale del 27 aprile è un segnale importante». De Nardo ha voluto ribadire che il sindacato non è storia passata del 20° secolo ma «deve guardare al futuro perché non corso del 21° secolo si presenteranno nuove battaglie, per questo non può andare in sordina». Per Franco Mamone della Fai-Cisl «non è uno sciopero politico, si è reso necessario perché cosi non possiamo più andare avanti» e dopo le critiche all’assessore regionale alla forestazione Trematerra «la nostra è anche una questione sociale». Di uno sciopero che avviene in un contesto difficile ha parlato il segretario gen. Flai-Cgil di Vibo Valentia Battista Platì che ha ribadito come per la sopravvivenza del comparto forestale è necessario che si torni «alle origini, bisogna fare forestazione e renderla produttiva attraverso la protezione idrogeologica delle zone interne, da questo sciopero abbiamo grandi aspettative». A conclusione, il segretario regionale Fai-Cisl Pino Gualtieri ha sottolineato come la legge calabrese sulla forestazione è stata una legge che ha fatto da apripista per le altre regioni d’Italia alla quale si sono rifatte. «Noi ci aspettiamo e vogliamo – ha detto – programmazione, progettazione e piani attuativi, questo è quello di cui vogliamo parlare».
Riceviamo e pubblichiamo: Diversi mesi orsono attivammo un confronto con l’Amministrazione Comunale di Serra San Bruno perché,con una manifestazione d’interessi illegittima e quindi pilotabile nella sua concretizzazione aveva inteso riorganizzare il personale Lsu ed Lpu utilizzato in quell’ente, premiando chi si era messo a loro disposizione in campagna elettorale e penalizzando chi invece aveva inteso esercitare le sue prerogative costituzionali in piena libertà.
Quel confronto si è esaurito con un nulla di fatto al Comune e perciò ci sarà a breve un seguito in Prefettura perché è lì che denunceremo gli ulteriori soprusi messi in atto.
Il risentimento,accompagnato da spirito di vendetta che si respira oggi al comune di Serra nei confronti della Uil per aver osato puntare l’indice contro il mediocre operato di questa amministrazione è esageratamente alto ed ha addirittura indotto il sindaco di centrodestra “sponsorizzato” dal Consigliere Regionale Salerno a cercare la sponda della Cgil “sponsorizzata” dal Consigliere Regionale Censore, nel tentativo di impedire che l’Organizzazione guidata da Luciano Prestia mettesse piede nel comune.
Il mandato a tutti i lavoratori che dovranno votare per l’elezione delle Rsu che si terranno a giorni è “votate chi volete ma non i candidati della Uil, a loro ed al Segretario Prestia taglieremo le gambe”. Affermazione testuale per cui a giorni presenteremo formale denuncia all’Arma dei Carabinieri indicando naturalmente chi l’ha profferita e chiedendo cosa volesse effettivamente dire.
Naturalmente la Uil non si lascia intimidire ed a breve chiederemo anche al Prefetto che venga istituita una Commissione per verificare se esistano interferenze che hanno determinato agevolazioni varie; promozioni di favore; utilizzo di lavoratori senza titoli affiancanti responsabili di settore soltanto perché congiunti; trasferimenti immotivati da altri enti; corresponsione di livelli retributivi illegittimi.
Se in tutto ciò dalla Prefettura saranno riscontrate irregolarità chiederemo che venga ripristinata la legalità oltre che adoperarsi per favorire un clima più sereno.
La Uil non ha nulla contro i Sindaco e la sua Amministrazione,vorrebbe soltanto che venissero rispettati i lavoratori, siano essi dipendenti comunali, lsu o lpu, così come vorrebbe che venisse attuato il programma elettorale lì dove venivano indicati concreti aiuti alle famiglie più bisognose, così come vorrebbe che si consentisse di riavviare al lavoro i sei dipendenti dell’Eurocoop, senza stipendio da novembre scorso, attraverso la ripresa del servizio della raccolta differenziata.
In una recente assemblea popolare sulle prospettive di sviluppo del territorio serrese avevo auspicato che, i due consiglieri regionali di Serra, rarità all’interno di un medesimo comune, sebbene da banchi opposti trovassero convergenza per favorire un processo di cambiamento e di rilancio del comprensorio,sotto gli occhi di tutti fermo a venti anni fa.
Alla luce delle ultime vicende possiamo dire che la convergenza c’è stata, ma per un obiettivo molto più piccolo,”tagliare le gambe alla Uil”, un sindacato evidentemente scomodo perché non acquistabile.
Il Segretario Provinciale UIL Vibo Valentia
Luciano Prestia
Il segretario provinciale della Uil, Luciano Prestia, affronta la questione dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità in servizio al comune di Serra San Bruno e attacca duramente l'amministrazione guidata da Bruno Rosi. In particolare, Prestia punta il dito contro la gestione del personale precario, che avverrebbe senza osservare criteri di regolarità e trasparenza e sarebbe invece soggetta a dinamiche riguardanti le simpatie politiche degli stessi lavoratori. Di seguito la nota diramata alla stampa da Prestia.
Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per quanto sta accadendo da qualche mese a Serra S. Bruno, cioè da quando si è insediata la nuova amministrazione, in merito alla riorganizzazione del personale LSU/LPU utilizzato presso l'ente comunale. Preoccupazioni che ci accompagnano già dal mese di Giugno 2011, quando il nuovo esecutivo ha avviato la procedura per adeguare l'utilizzazione dei 57 dipendenti LSU/LPU e già da allora si sono riscontrate forti irregolarità, a partire dalla mancanza di concertazione con le organizzazioni sindacali così come previsto dalle normative vigenti, affinché tutto si attui nella piena trasparenza e senza sospetti di favoritismi.
Infatti, i titoli di studio e le esperienze dei lavoratori che sono i criteri oggettivi su cui normalmente si basano le scelte di pianificazione del personale, solo a Serra San Bruno avevano un peso minore rispetto al colloquio con la commissione in cui possono trovare spazio le simpatie o le antipatie. Ma è proprio quello che tanti lavoratori ci raccontano a margine delle riunioni che si tengono a Serra San Bruno, avvisandoci di avanzamenti o demansionamenti in base alla vicinanza politica ed alle amicizie personali. Noi, invece pensiamo che le prerogative del governo cittadino non possono lasciare spazio alle vendette elettorali contro quei dipendenti che non hanno parteggiato per la compagine vincente e alla premiazione a favore di chi l'ha sostenuta.
Per questo la UIL è intervenuta immediatamente chiedendo l'annullamento di quel bando e che i lavoratori non fossero adibiti a nuovi incarichi mediante una procedura palesemente irregolare, richieste su cui il sindaco, comprendendo l’errore, aveva dato tutta la sua disponibilità. Quello che non potevamo immaginare, per un comune montano, è che il primo cittadino fosse così legato alle tradizioni marinare, comprese le famose promesse da non mantenere. Abbiamo risolto la cosa con una convocazione del sindaco in Prefettura in cui abbiamo denunciato i sistemi di “premiazione” del consenso elettorale, ed il sindaco si convinse che bisognava aprire una tavolo “serio” di contrattazione. Sebbene ad un primo incontro abbiamo potuto constatare un clima costruttivo che partiva proprio dalla spinta della UIL ad iniziare dai bisogni dei cittadini e da quando di buono era contenuto nel programma elettorale, a cominciare dalle politiche in favore dei cittadini più in difficoltà, al successivo incontro il vicesindaco ha imposto al sindaco di cambiare linea con una clamorosa svolta a U. Anzi, ci è stato chiaramente detto che in fondo gli impegni elettorali non sono vincolanti e che al sindacato non deve importare né quando e né come si realizzano le promesse con cui si è ricevuto il consenso.
Anziché dedicarsi a delineare una riorganizzazione complessiva dei 57 LSU/LPU con progetti di largo respiro, nei meandri del palazzo comunale le migliori menti si sono concentrate sui 15 lavoratori della differenziata prevedendo solo per loro una integrazione oraria e salariale. Rimandare tutti gli altri dipendenti a tempi migliori, utilizzandoli gratis per anni ed anni, sta provocando di fatto una spaccatura tra i lavoratori che, visto l’alto numero di famiglie coinvolte, costituisce una problematica rilevante all’interno della comunità serrese che l’attuale amministrazione ci pare non abbia nè la capacità né la voglia di risolvere.
Luciano Prestia
Ancora un atto intimidatorio in Calabria. Questa volta ad esserne fata oggetto è la ditta "Ecologia Oggi" di Cosenza, operante nel settore dei rifiuti. Gli operai della ditta, sotto minaccia armata, sono stati costretti ad assistere all'incendio di un autocompattatore. Il grave gesto è stato duramente condannato dal sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, che in una nota esprime solidarietà alla ditta: “Evidentemente il lavoro onesto e trasparente di chi opera per offrire servizi alla comunità infastidisce qualcuno che tenta di affermare i propri loschi interessi con la violenza”. “Mi auguro che le forze dell’ordine facciano presto luce su quanto accaduto. L’amministrazione è vicina ai lavoratori e alla proprietà di questa azienda attenta a svolgere al meglio il compito di pulizia della città, reso spesso ulteriormente gravoso dalla chiusura improvvisa delle stazioni di stoccaggio. Solo pochi giorni fa – aggiunge Occhiuto – avevo pubblicamente elogiato il servizio di Ecologia oggi perché nell’immediatezza del Capodanno di piazza con la presenza di migliaia di persone, così come anche in occasione delle altre numerose iniziative all’aperto organizzate dal Comune, riesce sempre a dare la massima efficienza. Invito pertanto il presidente e tutti i lavoratori di Ecologia oggi a non abbattersi e, anzi, a proseguire l’attività con lo stesso impegno. La logica di chi crede di intimidire con la prepotenza non deve averla vinta”.
Solidarietà espressa anche dal Consorzio Valle Crati, che attraverso una nota che porta la firma del presidente Maximiliano Granata dichiara: “Esprimo la mia solidarietà e vicinanza alla Società Ecologia Oggi e ai suoi dipendenti per il vile atto intimidatorio subito. Ci auguriamo che la Procura della Repubblica e le forze di polizia facciano luce in tempi rapidi su quanto accaduto”. “Il Consorzio Valle Crati in sinergia con il Sindaco della città di Cosenza Arch. Mario Occhiuto e in raccordo con la società aggiudicatrice dell’appalto, stanno intraprendendo un percorso di lavoro per rendere efficiente il servizio della raccolta dei rifiuti, controllando la regolarità del servizio effettuato”. “Si sta puntando sulla differenziata – prosegue la nota - che sarà esteso a breve in tutta la città, onde poter diminuire i costi del servizio. Questi atti vili saranno da stimolo per fare meglio, per questo condanniamo con fermezza, chi agisce contro i lavoratori padri di famiglia che esercitano il lavoro notturno con grandi sacrifici, garantendo un servizio pubblico essenziale e correndo seri rischi nell’esercizio della loro attività lavorativa”.
Da un lato la Regione, con l'assessore al Bilancio Giacomo Mancini (foto), annuncia di aver liquidato i pagamenti di Lsu e Lpu, esprimendo soddisfazione per aver garantito un sereno Natale anche ai precari calabresi, dall'altro due importanti organizzazioni sindacali, la Cisl e la Uil, attaccano spiegando che "non è possibile lavarsi la coscienza sbloccando le somme relative al solo mese di ottobre 2011". Di seguito la nota diffusa dalla segreterie regionali dei sindacati in questione. "Non possiamo che esprimere profondo rammarico per la retrocessione nell’agenda del Governo calabrese della problematica dei circa 5000 lavoratori LSU e LPU in attesa di risposte concrete circa il loro futuro. Infatti, dopo l’incontro del 2 novembre con il Presidente Scopelliti e gli Assessori Mancini e Stillitani, ci era sembrato giunto il momento in cui una sinergia si sarebbe potuta esprimere nel sostegno alla vertenza di tanti calabresi, con la politica che finalmente condivideva il percorso tracciato dalle organizzazioni sindacali per lo svuotamento di un così ampio bacino di precariato. Ma registriamo che quegli impegni non sono più tra le priorità dell’esecutivo regionale, forse più attento al riposizionamento dovuto al cambio della guardia del governo nazionale o con lo sguardo egoisticamente proteso sulle vicende catanzaresi. Nel frattempo, le vite di 5000 famiglie calabresi tornano nell’ombra, né può servire a lavarsi la coscienza lo sblocco dei fondi necessari al pagamento dei sussidi del Lavoratori di Pubblica Utilità relativi al solo mese di ottobre 2011 e le integrazioni salariali per i soggetti impegnati in Lavori Socialmente Utili e di Pubblica Utilità relativi al solo mese di settembre 2011, anziché l’erogazione di tutte le quattro mensilità arretrate secondo le garanzie fornite il 2 Novembre dall’Assessore Mancini. Inoltre, lo sforzo apprezzabile dell’Assessorato al Lavoro di retribuire in tempi celeri, seppure di un’unica mensilità, gli LSU e LPU rischia di essere frustrato dalla lentezza della burocrazia del Bilancio che coinvolgerà a sua volta anche le amministrazioni comunali, mancando così l’obiettivo di assicurare anche un minimo di serenità almeno nel periodo delle festività natalizie. Sottolineammo, dunque, la necessità di rivedere le modalità con cui si dialoga tra le rappresentanze dei lavoratori e il versante istituzionale: occorre potersi fidare delle parole e delle tempistiche degli impegni assunti ai tavoli di negoziato da parte di autorevoli membri della giunta regionale. In questo ritrovato contesto deve diventare prioritaria per tutti la ripresa immediata della trattazione della problematica complessiva degli LSU/LPU riattivando il tavolo governativo, ora che si è chiarito il nuovo quadro politico, per realizzare il disegno di una possibile e quanto mai auspicabile stabilizzazione di 5000 precari".
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