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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
VIBO - Sono in attesa di ricevere da mesi le spettanze arretrate e, non avendo ancora avuto certezze, i lavoratori della Provincia sono arrivati al punto di occupare questa mattina l'aula consiliare. La protesta, alla quale hanno preso parte i 379 dipendenti, si è resa necessaria dopo che, nella giornata di ieri, gli stessi lavoratori hanno incontrato, assieme ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria, il presidente della Provincia, Andrea Niglia.
Al termine della riunione di ieri i dipendenti avevano annunciato lo stato di agitazione permanente, per poi avviare questa mattina l'occupazione. Proprio durante l'incontro sarebbero emersi i nodi connessi all'impossibilità di procedere al pagamento delle spettanze arretrate, visto anche lo stato di dissesto dell'ente e il mancato trasferimento delle risorse regionali, a cui si aggiungono le incertezze sul futuro degli enti intermedi legate alla riorganizzazione post-riforma.
Il presidente Niglia avrebbe spiegato infatti ai lavoratori che, ad oggi, non ci sono coperture a sufficienza per pagare gli stipendi e che, anzi, si rimane in attesa anche degli emonumenti regressi. Dovrebbero, quanto prima, arrivare i fondi da parte della Regione che consentirebbero per il momento di procedere al pagamento delle spettanze del solo mese di ottobre. L'incertezza, però, è legata agli stipendi di novembre e dicembre, per i quali la Provincia non è in grado di dare garanzie.
Ancora Niglia ha evidenziato proprio l'assenza di certezze, comunicando ai dipendenti dell'ente intermedio di contrada Bitonto che novità in merito ai fatti potrebbero arrivare solo col nuovo anno, probabilmente verso marzo. Come se non bastasse si paventa la possibilità di dover procedere a numerosi esuberi, circa 200, da trasformarsi in mobilità. Da qui la decisione dei lavoratori di occupare l'aula consiliare. La protesta dovrebbe andare avanti fino a sabato prossimo.
Si sono incontrati nella mattina di ieri nella Sala consiliare della Provincia e lo faranno di nuovo fra quattro giorni, il prossimo lunedì. Riprende con un ritmo febbricitante l’operato dei primi cittadini del Vibonese. Al centro della discussione intavolata dalla Conferenza dei sindaci, argomenti pregnanti di difficile risoluzioni, ma riguardo ai quali pare si possa arrivare presto a qualche risvolto positivo. A volere l’incontro è stato il prefetto Giovanni Bruno, che ha presieduto i lavori della Conferenza. All’ordine del giorno i tetti di spesa per le prestazioni ospedaliere e socio sanitarie; la questione relativa ai precari Lsu ed Lpu in dotazione ai diversi enti territoriali e, in conclusione, l’emergenza randagismo.
In apertura, proprio in riferimento al primo argomento in scaletta, è stata sollevata l’esigenza di accrescere la spesa sanitaria per la nostra provincia. Il sollecito di aumento, indirizzato alla Regione, è frutto soprattutto della necessità di imporre una necessaria inversione di tendenza rispetto al fenomeno della cosiddetta migrazione sanitaria. La mobilità sanitaria passiva ha spinto, infatti, soprattutto negli ultimi tempi, un numero sempre più crescente di cittadini del Vibonese a rivolgersi al di fuori delle strutture dell’Azienda sanitaria provinciale per ricevere cure. A tal proposito le parti hanno condiviso l’esigenza di richiedere oltreché l’aumento delle risorse erogate all’Asp, anche e soprattutto il miglioramento dell’offerta della rete sanitaria provinciale.
In merito al secondo punto all’ordine del giorno, afferente all’altrettanto annosa questione che vede interessate le centinaia di Lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità, si è fatto il punto sugli aspetti burocratici sanciti dalle recenti direttive impartite dal ministero del Lavoro, secondo cui entro il prossimo 2 dicembre i Comuni dovranno inoltrare la documentazione utile per il conseguimento del contributo per la stabilizzazione di alcuni di questi lavoratori, presumibilmente sulla base dell’anzianità anagrafica. Diversi sindaci hanno espresso grosse perplessità a riguardo, rimarcando le precarie condizioni economiche dei rispettivi enti. Una situazione che, secondo molti primi cittadini, non può assolutamente garantire i corrispettivi economici a favore dei lavoratori. A tal proposito, proprio il Prefetto Giovanni Bruno, ha sospeso il punto rimandando la discussione a successivi incontri, dove si potranno acquisire dati precisi in merito alla questione, magari assunti in seguito ad un colloquio diretto tra il capo dell’Utg Vibonese ed il ministro Giuliano Poletti.
Terzo ed ultimo punto quello inerente alla necessità di realizzare un canile sanitario provinciale che possa lenire l’emergenza randagismo, utile a prestare cure e rifugio ai cani. A tal proposito si è già pensato di definire l'edificazione fisica della struttura. Zone individuate per una possibile collocazione del canile sono state quella adiacente all’aeroporto di Vibo, alcuni territori nei pressi di Zungri o, in ultima ipotesi, di Fabrizia. La necessità di agire in tempi brevi è sancita anche dal fatto che la convenzione con il canile privato siglata dall’Asp è scaduta nei giorni scorsi. Nel frattempo i cani accalappiati e da microchippare saranno trattenuti in strutture private a spese dei Comuni. La prossima conferenza dei sindaci si terrà lunedì 24 alle ore 11.
Ben 30mila lavoratori calabresi in mobilità, si riverseranno domani nelle piazze di Cosenza, Catanzaro e Reggio. «Stanchi di aspettare», operai, impiegati, operatori dei call center e dei servizi socio-sanitari, si ritroveranno quindi assieme in sit-in, che avranno luogo nelle tre maggiori città della regione.
La richiesta è chiaramente quella di una «soluzione definitiva a questa vertenza che coinvolge tutti». «Per troppi anni – si legge nella nota dei lavoratori e delle lavoratrici in deroga di Reggio Calabria – abbiamo aspettato una risposta positiva, per troppi anni i responsabili e i politici di turno ci hanno preso in giro promettendo un ricollocamento lavorativo, per troppi anni siamo andati a votare in elezioni amministrative, regionali e politiche, sperando in una soluzione. Per troppi anni –prosegue la nota – abbiamo visto colleghi sfrattati come bestie dalla loro umile ma dignitosa casa per trovare rifugio da parenti e amici, mentre i nostri familiari ci chiedevano quando ci avrebbero pagato, se ci avrebbero ridato un lavoro o come avremmo fatto per la spesa e per i libri dei bambini».
Interrogativi resi ancora più pesanti da una crisi ormai insostenibile e che avranno destinatari specifici: i politici regionali e nazionali che, fanno sapere ancora gli interessati, «dovranno discutere sulle nostre richieste, che riguardano il pagamento delle spettanze cui di solito viene sottratto quasi un quarto di Irpef e sono ferme al 2013, il proseguimento della mobilità in deroga per tutti i lavoratori in attesa di una nuova ricollocazione lavorativa e, per l'appunto – hanno concluso – un lavoro».
VIBO - Nella Sala della Biblioteca dell’Asp, a Palazzo ex Inam, si è svolta un’assemblea, promossa dalla segreteria provinciale della Cisal, a cui hanno preso parte molti degli ausiliari specializzati in organico all’Azienda sanitaria. Oggetto dell’iniziativa la richiesta di convertire il rapporto occupazionale da part-time in full-time. Da molti anni i lavoratori ausiliari, in servizio presso i presidi di Vibo Valentia, Serra San Bruno, Tropea e Soriano Calabro, portano infatti avanti la vertenza, mai realmente presa in considerazione dai vertici dell’azienda sanitaria. In più interventi, durante la riunione, i lavoratori hanno comunicato di essere pronti a porre in essere azioni eclatanti se nel prossimo futuro non si dovesse iniziare a ricercare soluzioni utili a risolvere il problema.
I lavoratori, impegnati paradossalmente quasi tutti in comparti sottodimensionati, sono infatti continuamente sottoposti a turni straordinari di lavoro e spesso costretti al mancato godimento delle ferie, cosa che, oltre ai notevoli sacrifici, potrebbe determinare anche delle disfunzioni nell’espletamento dei servizi prestati. Criticata è stata anche l’intenzione palesata di recente dai vertici aziendali di arrivare all’assunzione di nuovo personale.
Nell’ambito della discussione i rappresentanti Cisal non hanno mancato di evidenziare come la problematica interessi sia il settore pubblico che privato della sanità provinciale, pertanto l’idea promossa è stata quella del varo di una programmazione triennale che andasse a definire il fabbisogno del personale nelle diverse strutture, senza continuare a rimandare la questione, «diversamente – hanno comunicato i vertici Cisal – utilizzeremo tutti gli strumenti di legge disponibili per inchiodare di fronte alle sue precise responsabilità tutto il management».
Infine, i partecipanti all’iniziativa hanno espresso fiducia nell’operato del nuovo commissario per l’emergenza sanità in Calabria, Luciano Pezzi, che ha assicurato di recente, tra le altre cose, forte attenzione sulla rete dell’emergenza ed in merito allo sblocco del turnover.
Né la Regione, né il Governo hanno ottemperato agli impegni assunti riguardo alla copertura finanziaria di sussidi, integrazioni e assegni familiari per tutto il 2014 e per il saldo degli arretrati. Di conseguenza, anche a Serra San Bruno, sull’onda delle iniziative in corso ormai in molti Comuni della Calabria, dalla giornata di oggi i lavoratori precari Lpu ed Lsu in organico all’ente comunale, hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione e di rimanere in assemblea permanente fino alla manifestazione del prossimo giovedì 25 settembre che si effettuerà presso la sede dell’assessorato regionale al Lavoro in via Lucrezia della Valle a Catanzaro e a cui aderiranno migliaia di precari di tutta la Calabria.
Quello che fino a qualche anno addietro era il più ambito fra i call center – parrebbe per fisso orario e serietà nei pagamenti – starebbe costringendo i dipendenti a scelte poco ortodosse in ambito aziendale. Come ha fatto notare il collettivo AltraLamezia, schieratosi dalla parte dei lavoratori, l'Infocontact – con sede centrale per la Calabria a Lamezia Terme – starebbe conducendo una cattiva gestione fatta passare sotto il falso nome della crisi economica, che negli ultimi anni, molto spesso, viene adottata come giustificazione ai tagli. Migliaia i lavoratori a rischio, se si considerano oltre alle grandi sedi di Lamezia Terme e Rende quelle dislocate un po' in tutta la regione, ossia nei comuni di Marzi, Filadelfia, Maida, Marano Principato, Mileto, San Pietro a Maida, Soriano Calabro, Stefanaconi e Serra San Bruno.
«Forti di un potere conquistato con il ricatto occupazionale – si legge nella nota stampa – nascondendosi dietro una diminuzione delle commesse di cui i dirigenti e il debito da loro creato sono gli unici responsabili, hanno offerto ai lavoratori due sole alternative: l’esodo volontario con il conseguente assegno di disoccupazione o il contratto di solidarietà che prevede una diminuzione dell’orario lavorativo e la conseguente diminuzione salariale». Chi ha accettato di lasciare, stando alle improrogabili decisioni dell'azienda, non avrebbe ancora usufruito del Tfr maturato né dell'assegno di disoccupazione per la presenza di vizi inaspettati nel licenziamento. Infatti, se l'azienda avesse costretto un ignaro dipendente a licenziarsi, piuttosto che licenziarlo, lo stesso avrebbe di conseguenza perso la possibilità di usufruire dell'indennità di disoccupazione ordinaria. «Questa preoccupante situazione – fanno ancora sapere i membri del collettivo – è occasione ghiotta di sciacallaggio per politici e rappresentanti istituzionali che, per l’ennesima volta, fingono un interessamento sterile incapace di produrre, per mancanza di volontà, risultati concreti».
Ennesima giornata di mobilitazione per i precari calabresi afferenti al bacino Lsu-Lpu, ancora impegnati, su tutto il territorio regionale, in una serie di manifestazioni e presidi per rivendicare la tanto agognata stabilizzazione. La manifestazione è stata indetta dai sindacati per chiedere risposte al governo nazionale e a quello regionale anche sulle coperture finanziarie necessarie a garantire i pagamenti delle spettanze. Lo sciopero di questa mattina è stato caratterizzato dall’occupazione strategica di infrastrutture e snodi viari. I presidi sono scattati a Lamezia Terme, Roseto Capo Spulico, Reggio Calabria e Crotone.
A Cosenza lo svincolo autostradale è stato chiuso preventivamente, già dalle prime ore del mattino, dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa. Al momento non si registrano disagi, ma l’allarme resta alto. Un gruppo di oltre 200 precari, verso le 10, dalla sede Rai si è diretto verso l’uscita dell’A3 Cosenza Sud.
Bloccato il traffico sulla 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico, sempre nel Cosentino, da un corposo corteo di lavoratori Lsu-Lpu del comprensorio. Presenti sul posto le forze dell’ordine e molti sindaci, con addosso la fascia tricolore, solidali con i precari.
A Lamezia Terme, i lavoratori, circa 150 persone, stanno protestando invece all’ingresso dell’aeroporto. Anche in questo caso non si sono registrate disfunzioni e l’attività dello scalo prosegue normalmente. Qualche disagio solo nelle operazioni di imbarco.
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