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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Con l'operazione "Luce nel bosco" la Dda di Catanzaro ha ricostruito circa vent'anni di faide di 'ndrangheta nel territorio delle Preserre vibonesi e dell'Alto Mesima, in particolare nei comuni di Gerocarne, Soriano, Sorianello, Acquaro, Dasà, Arena, Vazzano e Pizzoni. L'epicentro di tutto sarebbe la frazione Ariola, e a capo della "società" di Gerocarne sarebbe stato Antonio Altamura (foto), 65enne già arrestato nell'operazione "Crimine", che è lo zio di Michele Altamura, ex sindaco di Gerocarne arrestato oggi con l'accusa di associazione mafiosa. La carriera politica di Altamura, secondo i magistrati catanzaresi, sarebbe stata attentamente pianificata dallo zio presunto boss, e la sua candidatura a sindaco sarebbe stata il frutto di un accordo interno alle varie famiglie appartententi al "locale" di 'ndrangheta sgominato con l'operazione di oggi. Prima assessore e poi sindaco, Altamura avrebbe fornito il suo supporto alle cosche "avvalendosi del suo ruolo istituzionale". Le 'ndrine, quindi, sarebbero così riuscite facilmente ad infiltrarsi nella gestione degli appalti pubblici del comune di Gerocarne.
Sono in corso da stamattina 30 arresti tra Calabria, Piemonte e Toscana, tutti mirati a sgominare le cosche operanti nelle Preserre vibonesi con base ad Ariola di Gerocarne. L'operazione, coordinata dalla Dda catanzarese ed eseguita dagli agenti della Squadra Mobile del capoluogo, dovrebbe fare luce su molti delitti - tra cui anche sequestri di persona - avvenuti negli ultimi vent'anni proprio nella zona delle Preserre. I 30 soggetti a cui è indirizzato il provvedimento di custodia cautelare in carcere sono accusati, tra le altre cose, di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni e alla turbativa di appalti pubblici. Tra gli arrestati, infatti, c'è anche Michele Altamura, 42 anni, ex sindaco di Gerocarne, accusato di associazione mafiosa. L'intera operazione della Dda fa luce, in sostanza, sulla faida che ha insanguinato le Preserre e l'Alto Mesima a partire dai primi anni '90 e fino a pochi anni fa.
SERRA SAN BRUNO - I carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno guidati dal capitano Esposito Vangone hanno tratto in arresto Antonio e Cosimo Francesco Caglioti, padre e figlio, di 55 e 24 anni, di Sant'Angelo di Gerocarne, con l'accusa di ricettazione e detenzione illegale di armi. In un'autorimessa di proprietà degli arrestati sono stati trovati un fucile, due passamontagna, una paletta segnaletica ed un lampeggiante in uso alla polizia. Pare che i due Caglioti siano imparentati con Fortunato Patania, ucciso nel settembre scorso nei pressi di un distributore di benzina poco distante dallo svincolo autostradale di Serre. I carabinieri, alla luce del materiale sequestrato e dei contrasti tra le cosche della zona che sembrano emergere da recenti fatti di cronaca e indagini giudiziarie, ritengono di avere scongiurato un omicidio di 'ndrangheta.
Se qualcuno nutrisse qualche dubbio circa l’amore di Pier Paolo Pasolini per il mondo contadino universalmente inteso e non soltanto per quello del Friuli, di cui pure scrisse nelle sue poesie, il rapporto che lo scrittore ebbe con la Calabria può dissipare questa incertezza. Gli anni in cui Pasolini si dedicò intensamente alla scoperta e allo studio del mondo contadino coincidono politicamente con un momento storico in cui il potere è rappresentato da una Democrazia Cristiana sempre più ipocrita e arrogante a cui si oppone un Partito Comunista sempre più puritano e falsamente progressista. In questo contesto storico, tra il finire degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘60, quando nella mente dello scrittore si andava affermando l’idea di realizzare “Il vangelo secondo Matteo”, Pasolini fece un viaggio in Calabria nella zona di Crotone, a Le Castella, dove in parte fu ambientato questo film e dove conobbe alcuni contadini, tra cui Rosario Migale, che nel film interpreterà la parte di Tommaso. Su invito di alcuni giovani ed in particolare di Andrea Frezza, noto regista vibonese, Pasolini fece un giro degli ambienti contadini dell’entroterra. Fu cosi che dopo aver partecipato ad una conferenza nell’auditorium della scuola Don Bosco si recò presso la località Ariola del comune di Gerocarne, dov’era in atto una contestazione contadina contro il potere locale. I contadini erano scesi sul sentiero di guerra contro una giunta comunale guidata dalla DC, che si era resa del tutto insensibile ai bisogni e alle istanze della comunità dell’Ariola che rivendicava strade, collegamenti con il comune principale e la tanta agognata elettricità che era solo una speranza per il mondo contadino dell’epoca. Pasolini partecipò ad una riunione dei contadini che si tenne nel posto telefonico pubblico di proprietà della famiglia Santaguida, e qui ebbe modo di ascoltare i sogni, le speranze, le utopie e soprattutto il disagio dei contadini calabresi e di prendere visone di questo mondo del sud che, ben che fosse sconosciuto ai suoi occhi, era ben conosciuto alla sua coscienza. Lo scrittore si assunse l’impegno di porgere un aiuto ai contadini dell’Ariola e fu così che, una volta ripartito, fece recapitare al comitato una somma di centomila lire che i contadini utilizzarono per costruire un ponte, punto di collegamento tra Ciano di Gerocarne e l’altopiano dell’Ariola. A proposito di questo evento il libro di Gaetano Luciano “Le vie del vento o le rivoluzioni sognate” riporta l’estratto di un articolo di Sharo Gambino del 1968, dal titolo “I marcusiani dell’Ariola”, in cui lo scrittore calabrese scriveva che i contadini dell’Ariola, come protesta formale nei confronti di uno stato che si disinteressava del loro bisogno, inviarono all’uomo nuovo della Calabria Giacomo Mancini, allora ministro dei lavori pubblici, un plico contenente i certificati elettorali, e un contadino sosteneva che “l’unica somma che è arrivata sono state le centomila lire che ci mandò quello scrittore, Pasolini, dopo che venne e vide in che modo viviamo, e con quei soldi abbiamo costruito un ponticello tra Arena e Gerocarne per superare un fossato”.
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