Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Alla fine i colpi di mercato tanto attesi sono arrivati. La Serrese, infatti, ha ufficializzato due nuovi acquisti, proprio nell'ultimo giorno utile per la campagna trasferimenti: si tratta di Gianfranco Criniti e Davide Lombardo, entrambi giocatori di un certo calibro. Il primo, attaccante classe '78, catanzarese doc, ha calcato per molti anni i campi di C1, C2 e serie D, vestendo anche le maglie di Catanzaro, Montevarchi, Olbia e, nell'ultima stagione, è stato ad Acireale in Eccellenza. Lombardo, invece, è un difensore ex Taurianovese, Sambiase, Soverato e Capo Vaticano. I due nuovi arrivi non fanno altro che rinforzare ulteriormente la rosa a disposizione del tecnico Luciano Mordocco che, d'ora in avanti, può anche contare sull'apporto di Criniti e Lombardo. Entrambi potrebbero essere già disponibili per il prossimo impegno in campionato, previsto per domenica prossima, quando allo stadio "La Quercia" i biancoblu ospiteranno il ReggioMediterannea.
Riceviamo e pubblichiamo
Con non poca preoccupazione abbiamo atteso per quasi due anni, dal 17 maggio del 2012, la conclusione della fase inquisitoria dell’inchiesta “Acqua Sporca”. Oggi, nonostante le accuse reiterate, gli attacchi gratuiti, i continui e vani tentativi di delegittimazione, finalmente si sta lentamente completando quel puzzle giudiziario utile a dare la giusta rilevanza ai nostri timori sull’annosa condizione dell’invaso Alaco. Non era allarmismo, non erano strumentalizzazioni pseudo-politiche. L’emergenza fatta scattare ormai diversi anni fa dal Comitato Civico Pro Serre - riguardo al veleno che quotidianamente la Sorical e le istituzioni compiacenti fanno scorrere direttamente dai rubinetti delle nostre case - è cosa concreta e fondata. Proprio ieri la conclusione delle indagini coordinate dal Procuratore di Vibo Valentia Mario Spagnuolo ha - tra le altre cose - evidenziato come le acque del bacino Alaco non rientrino affatto tra le categorie di acque potabilizzabili, neanche se trattate con un processo “spinto”. Siamo certi che continueranno a emergere elementi ulteriori sugli “spettri” che fanno di quest’acqua - erogata a migliaia di cittadini calabresi - un liquido altamente nocivo per la salute umana.
Il Comitato Civico pro Serre, soddisfatto ma allo stesso tempo ancora più preoccupato per quanto emerso dal provvedimento di conclusione indagini, a carico di 36 persone, che conferma il sequestro dell’invaso, continuerà la sua battaglia “No Alaco”, per giungere concretamente e il prima possibile alla chiusura definitiva di questo bacino avvelenato. Con la consapevolezza che la strada sarà lunga e compatibilmente ai tempi stessi dell’iter processuale, il Comitato Civico pro Serre si costituirà parte civile – assieme a tutti i cittadini che lo vorranno – per tutelare il diritto alla salute e all’acqua del nostro comprensorio, chiedendo un giusto risarcimento per quanto subìto. Fin da subito ci attiveremo sui territori dei comuni serviti dall’Alaco per chiedere l’interruzione del pagamento delle bollette inviate ai cittadini, che da anni pagano per avere acqua potabile, e per progettare nel più breve tempo possibile l’alternativa al “sistema Alaco”, recuperando le sorgenti e i pozzi comunali presenti sul territorio e predisponendo un piano alternativo di ripubblicizzazione totale delle risorse idriche in modo da concretizzare, finalmente, la linea politica contenuta nella proposta di legge regionale di iniziativa popolare “Acqua Bene Comune Calabria - Tutela, governo e gestione pubblica del ciclo integrato dell’acqua” già sottoscritta da decine di migliaia di cittadini calabresi. La lotta continua.
Comitato Civico pro Serre
SERRA SAN BRUNO – Fanno scorribande notturne, in pieno giorno e non sono ladri d’appartamento. Potrebbe essere l’inizio di un indovinello se non fosse che la risposa è fin troppo facile e conosciuta dagli abitanti del centro storico del popoloso centro montano: sono i topi! Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere pare che ieri sono passati addirittura sulle scarpe di alcuni lavoratori. «Situazione intollerabile» fanno sapere alcuni abitanti di via Silvio Pellico dove proprio ieri un grosso ratto è stato fatto fuori dalla rabbia di qualche proprietario di case. «Abbiamo più volte denunciato la questione in periodi estivi ed ora anche d’inverno, ma non è stata mai risolta». Ora però il vaso è colmo e i cittadini serresi promettono battaglia. Diverse famiglie del centro storico sia di Terravecchia che di Spinetto lamentano l’inattività dell’amministrazione comunale che dovrebbe interessarsi del problema chiedendo l’intervento dell’Asp per la derattizzazione. Tanti i residenti del paese che rischiano di trovarsi con i ratti in casa o in negozio. La storia dei topi, delle fogne e della convivenza con i serresi è una questione annosa. Impossibile eliminare il problema senza un intervento radicale sulla fognatura e su alcuni fossi, da dove probabilmente, i grossi roditori escono in quanto trovano un terreno fertile per la loro proliferazione. Bene. Immaginate un gruppo di turisti che passeggia e incappa in un topo morto, con l’altissimo rischio di schiacciarlo. Non è un bello spettacolo, vero? Ecco, a Serra San Bruno non serve l’immaginazione, perché questo ‘’spettacolo’’, ultimamente, è andato in scena più volte. Insomma, i cittadini lamentano che in pieno centro - ormai da tempo - è possibile vedere ratti in circolazione, oltretutto a pochi metri da tanti esercizi commerciali molto frequentati. Chissà che come la fiaba dei fratelli Grimm, a soccorrere la popolazione non giunga da qualche paese sconosciuto un uomo che, al posto di trappole e disinfestatori, non porti con se un semplice piffero, con buona pace del borgomastro.
(articolo pubblicato su "Il Quotidiano della Calabria")
A Serra San Bruno Norman Douglas ci arrivò nell’anno 1911, risalendo l’Appennino calabrese da Gioiosa Jonica per una strada dell'epoca - come a dire una strada dell’inferno - pilotato dal solito “esperto” mulattiere. Che fu un viaggio massacrante lo si intende dal tono che lo scrittore usa, corrivo e gravido di disappunto: definisce, infatti, la cittadina “uno dei luoghi più bigotti d’Italia”, appella “rinomata” la cappella di Santa Maria, sfoggia una diretta conoscenza “in merito alle pretese inclinazioni al furto di terra manifestate da quell’ordine religioso”, che è quello dei certosini, e per più approfondite descrizioni del monastero rimanda a vari autori nostrani ed esteri. Lui, il celebrato autore di Old Calabria, a Serra San Bruno, a parte certe curiosità sulla vita borghese dei monaci, c’era venuto per sapere cosa succedesse alla “divina confraternita”, che (tra gli altri) ha fatto anche il voto di non mangiare carne, quando il postale non portava dalla “lontana” Soverato il quotidiano pesce.
Siamo nel 2013. O almeno così dicono. E se prendiamo per buono l’essere nel 2013 informarsi dovrebbe essere la base di partenza di ogni persona che voglia relazionarsi con il prossimo. Studiare, impegnarsi e imparare divertendosi perché non c’è niente di meglio che il “sapere” per vivere al massimo la propria persona e quello che la circonda. Essere coscienti e pensanti, pronti ad accettare il confronto sfuggendo a quel ridicolo “mistero della fede” che di misterioso ha solo la longevità, inspiegabile se ci pensi per un solo minuto.
È stata una disfatta senza redenzione. Il risultato della formazione politica capitanata da Mario Monti - che si era presentato con una lista propria al Senato e in coalizione con l’Udc e Fli alla Camera - è andato ben al di sotto delle previsioni. Un progetto politico che ha registrato percentuali misere in tutto il territorio nazionale. Ma paradossalmente, per la coalizione di centro, la vera palla al piede non si è dimostrata essere l’impopolare ex premier Mario Monti (attestatosi all’8,3%), ma piuttosto proprio i partiti che fanno capo ai due politici di lungo corso: Casini (1,8%) e Fini (0,5%).
E se il fallimento per gli ex An è anche digeribile, sembra abbastanza strano invece il calo netto che ha interessato i democristiani anche in una terra storicamente centrista come la Calabria, dove l’Udc si è fermato a poco più del 4%. Striminzito anche il dato provinciale: nel Vibonese la compagine guidata da Casini è riuscita a raccogliere soli 5.300 consensi, risentendo per tanto della perdita di un esponente del calibro di Francescantonio Stillitani. Un fallimento frutto, probabilmente, del lavoro poco oculato che i centristi hanno maldestramente operato nei vari territori. In particolar modo a Serra San Bruno - centro di fermento politico che riesce addirittura a spedire a Roma un Deputato - dove proprio alcuni degli ex alleati di Bruno Censore, a poco più di ventiquattro ore dal voto, si ritrovano sul groppone il peso di un fallimento senza precedenti.
E pensare che proprio nel cuore della recente campagna elettorale, per lanciare il partito sul territorio locale, i maggiori esponenti serresi dell’Udc avevano tenuto un convegno a Palazzo Chimirri utile a rivendicare quelle che sono le idee, i progetti e le priorità del partito. Alla convention, organizzata in pompa magna, avevano partecipato il candidato alla Camera Roberto Occhiuto ed il Consigliere regionale Ottavio Gaetano Bruni, accolto da una schiera consistente di esponenti locali del partito: gli ex Consiglieri provinciali Giuseppe Raffele e Raffaello Barillari, gli ex Consiglieri comunali Francesco Bonazza e Biagio Vavalà, il Commissario cittadino Davide Pisani ed il primo non eletto della lista ‘La Serra’ alle ultime amministrative Walter La Grotteria. Ma ad urne chiuse il dato è sconcertante: l’Udc serrese è stato in grado di raccogliere solo 168 voti alla Camera, che secondo un calcolo - a dire il vero eccessivamente semplicistico – fanno in media 28 voti raggranellati da ciascuno degli esponenti locali.
In definitiva la coalizione Montiana è riuscita a conseguire 19 seggi al senato e 47 alla camera. Il dato ha stravolto anche i piani dell’ex Presidente della Provincia di Vibo Valentia Ottavio Gaetano Bruni, che vede sfumare l’obiettivo della promozione ad Assessore Regionale, vista la mancata elezione di Michele Trematerra e Francesco Talarico.
A questo punto resta la considerazione che molti ex democristiani fuoriusciti proprio nei giorni della campagna elettorale, uno su tutti a Serra Antonio Andreacchi, l’avevano vista lunga sul fallimento di un partito schiacciato tra il voto di protesta grillino e il voto “utile” al PD. Una debacle annunciata per un partito molto attento alla distribuzione dei posti di potere e, oggi, poco presente sul territorio.
Quando i nostri nipoti studieranno Storia, sui loro libri di testo, subito dopo le guerre mondiali, il fascismo, la Resistenza ed il Sessantotto, troveranno le pagine della seconda repubblica. E scopriranno che nel Parlamento italiano, anche nel 2013, è esistito un tale Domenico (per gli amici Mimmo) Scilipoti, “uomo di rottura” con una spiccata tendenza al trasformismo, maturata negli anni, per una triste questione di poltrone e vitalizi. Tralasciando il parlare sconquassato ed i congiuntivi devastati, i toni pessimi e rivoltanti o l'antipatia che, indipendentemente dalla posizione politica (non ci azzardiamo a parlare di ideologia), suscita un siffatto personaggio retorico e vuoto, intriso di un ultranazionalismo pecoreccio, massone e xenofobo, il punto è: come ha fatto Scilipoti a risultare candidato in Calabria? Un semi-sconosciuto agopuntore di Barcellona Pozzo di Gotto?
Riceviamo e pubblichiamo:
«Che ci sia qualcuno intenzionato a mettere in atto un’autentica operazione di spoliazione è noto a tutti ormai. D’altronde, è evidentissimo che nessuno abbia elementi oggettivi per poter confutare che la provincia di Vibo Valentia ma anche quella di Crotone, sia al centro di un preoccupante progetto di smantellamento che si amplifica, vertiginosamente, con il passare delle ore. A partire dai propositi di soppressione della Provincia, l’ultimo periodo è un crescendo di azioni che rischiano di minare la tenuta sociale dei territori più marginali. Nessuno, sia chiaro, intende assurgere al ruolo di sobillatore, ma quello che sta succedendo ai danni dei vibonesi e dei crotonesi è inaccettabile.
Così come è inaccettabile la complicità di alcuni ambienti locali di quel centrodestra finora totalmente incapace di congetturare atti concreti per il rilancio del territorio. A chi, forse per logiche partitiche continua a mortificare il proprio ambito di riferimento, ricordo che è proprio in questi casi che la politica tutta, senza distinzione di appartenenza, deve dimostrare coesione attorno all’unico interesse che giustifica la nostra postazione istituzionale: i cittadini».
Parte da questa riflessione il Consigliere regionale del Partito Democratico che contesta nel merito la nuova proposta di legge del centrodestra che prevede un nuovo assetto organizzativo della sanità calabrese. In sostanza, il progetto di legge depositato dai consiglieri regionali Salerno, Chiappetta, Serra e Parente prevede la riduzione delle attuali cinque ASP che saranno soppiantate da tre grandi ASP e da altrettante grandi Aziende ospedaliere.
«Mentre da un lato la Giunta regionale dichiara di voler tutelare le autonomie provinciali, dall’altro, le Aziende sanitarie di Vibo e Crotone vengono soppresse con un semplice colpo di spugna. Nel provvedimento si dice anche: le nuove aziende subentreranno nei rapporti attivi e passivi delle vecchie aziende soppresse. Ma quali rapporti e quali aziende? Non si tiene conto della circostanza che le strutture ospedaliere dovranno essere fisicamente separate dal corpo delle aziende territoriali a cui oggi fanno riferimento e non sarà un’operazione semplice per i cittadini, per la qualità dei servizi, per i fornitori, per il personale e per tutta la macchina regionale che rischia di ingolfarsi terribilmente. Si prevede la nomina di commissari, dei quali non capisce quali siano poteri e funzioni, giustificati solo dall’esigenza di mandare via gli attuali organi apicali delle aziende. Si rischia che il 1° gennaio 2013, ci sia solo confusione e che le strutture ospedaliere e territoriali non abbiano alcun punto di riferimento, e che non sappiano più di quale azienda fanno parte. Sempre che il Governo Monti non impugni la legge avanti alla Corte Costituzionale, dato che incide fortemente sulle competenze del Commissario ad acta e sulle competenze della Commissione straordinaria che gestisce l'ASP di Vibo, sciolta per mafia».
Bruno Censore
SERRA SAN BRUNO – Sul sentiero, tra i castagni, i passi sono pesanti. Nelle gambe e nella mente c’è tutto il peso del ricordo, tutta la dolcezza della memoria, impastata però con la rabbia, con il dolore. Un fardello difficile da portarsi addosso. Eppure i familiari di Pasquale Andreacchi ci convivono da tre anni e, forse, non se ne libereranno mai. Ai passi che portano al luogo in cui Pasquale fu ritrovato, fanno eco le loro parole. Le loro lacrime fanno rumore, ma è un rumore che molti, troppi, non vogliono sentire. Perché è più facile, più comodo, più conveniente voltarsi dall’altra parte. E così agli ultimi, agli innocenti, non è concesso neanche il sollievo della memoria, la dignità del ricordo.
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