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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
SERRA SAN BRUNO – Sul sentiero, tra i castagni, i passi sono pesanti. Nelle gambe e nella mente c’è tutto il peso del ricordo, tutta la dolcezza della memoria, impastata però con la rabbia, con il dolore. Un fardello difficile da portarsi addosso. Eppure i familiari di Pasquale Andreacchi ci convivono da tre anni e, forse, non se ne libereranno mai. Ai passi che portano al luogo in cui Pasquale fu ritrovato, fanno eco le loro parole. Le loro lacrime fanno rumore, ma è un rumore che molti, troppi, non vogliono sentire. Perché è più facile, più comodo, più conveniente voltarsi dall’altra parte. E così agli ultimi, agli innocenti, non è concesso neanche il sollievo della memoria, la dignità del ricordo.
C’erano alcuni rappresentanti istituzionali, dei sindacati e delle forze dell’ordine, c’era anche una delegazione del gruppo scout Serra I, ma la stragrande maggioranza delle persone ha preferito starsene a casa, o magari andare a fare spese al mercato. Non c’erano gli studenti, né della scuola media né delle superiori. Un’assenza visibile, pesante. Grave se si pensa che fino a pochi giorni fa i piccoli scolari venivano mandati a fare da contorno alla passerella serrese di Scopelliti, il presidente della Regione fortemente sospettato di avere legami con la ‘ndrangheta reggina; grave se si pensa all’episodio avvenuto pochi giorni fa presso l’istituto “Einaudi”, quando qualcuno – probabilmente uno studente – ha lasciato dei proiettili di fronte all’entrata della scuola, a mo’ di intimidazione. Per Pasquale nulla: le scuole, invitate, non hanno risposto. Un corteo comunque significativo, che porta con sè un messaggio di non violenza, di richiesta di giustizia e di verità, è stato snobbato da chi dovrebbe occuparsi della formazione culturale, sociale, umana, degli adulti del futuro. E allora è inutile lamentarsi, se non si ha il coraggio di ribellarsi all’arroganza di chi uccide un innocente e rimane impunito. E’ inutile fare convegni, promuovere progetti di ogni tipo sulla “legalità”, sfoggiare sermoni buoni per ogni stagione. Bisogna sporcarsi le scarpe di fango, andare sul quel sentiero tra i castagni, lì dove è stato trovato Pasquale, per capire che lui non è stato ucciso tre anni fa, ma viene ucciso ogni giorno dall’indifferenza della gente “per bene”.
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