mini 0La metropoli di vecchia concezione, simbolo della rivoluzione industriale, il luogo della produzione e del commercio, densamente abitata, diventa sempre più il simbolo del fallimento della concezione di modernità. Oggi questo concetto ha cambiato significato: prima era la cementificazione del territorio con i suoi grandi insediamenti, adesso ha significato e funzioni diverse, che si trovano nella qualità della vita che la città può offrire attraverso i suoi servizi e il connubio tra città e campagna sempre più ricercato, attraverso i parchi urbani, gli spazi verdi di quartiere, parchi fluviali, orti urbani etc.

I parchi urbani sono delle aree verdi presenti all'interno del tessuto urbano. Svolgono diverse funzioni, sono progettati utilizzando specie autoctone, facendo un notevole impiego del prato e di alcune specie arbustive ed arboree. Il verde dei parchi, se razionalmente pianificato, può assumere anche un ruolo di sostituzione del sistema agricolo e forestale, diventando un elemento di mitigazione del clima urbano: può consentire l'insediamento e la migrazione della fauna. Assume un ruolo di fondamentale importanza per il giusto equilibrio tra costruito e natura, garantendo la presenza di veri e propri "polmoni" verdi all'interno del tessuto urbano. Nella pianificazione del territorio bisogna dare grande importanza anche alle aree verdi, si tratta di piccoli spazi inseriti nel tessuto urbano che servono i singoli quartieri come luoghi d'incontro, e rappresentano una risorsa fondamentale per la sostenibilità e la qualità della vita in città. Oltre alle note funzioni estetiche e ricreative, possono avere anche funzioni didattiche, contribuiscono a mitigare l’inquinamento delle varie matrici ambientali, migliorano il microclima delle città, mantengono la biodiversità, contribuiscono al benessere dei cittadini e alla qualità estetica dei paesaggi urbani.

Il verde urbano, non può essere considerato come semplice elemento decorativo, in quanto può contribuire a garantire all'interno delle città un'elevata qualità abitativa con diverse funzioni: ecologico-ambientale, protettiva, sociale e ricreativa, culturale e didattica, estetico-architettonica.

E’ però necessaria una valutazione attenta di alcune delle sue caratteristiche al fine di migliorare la sua funzione e di favorire le modalità della sua gestione, oltre che per consentire una razionale pianificazione degli interventi di estensione delle aree verdi. Per questo sarebbe auspicabile che nel maggior numero possibile di Comuni (e non solo in quelli di maggiori dimensioni) al piano urbanistico comunale fosse affiancato funzionalmente anche il piano del verde urbano, un documento progettuale oggi poco utilizzato, la cui assenza produce un rilevante spreco di denaro pubblico e rende di fatto meno fruibile il verde per i cittadini. Oggi di fronte agli attuali squilibri ambientali della città contemporanea sta prendendo corpo l' idea di una "green city", ovvero di una rinaturalizzazione della città attraverso l'integrazione del verde con l'ambiente costruito: orti urbani, aree boschive, habitat per la fauna, specchi d' acqua o zone umide.

Il verde urbano deve essere progettato. Non solo, deve essere progettato in maniera responsabile, perché deve rimanere tale per anni, deve richiedere la minor manutenzione possibile, portare molti benefici al cittadino, deve poter essere vissuto dal cittadino, deve contribuire a migliorare il microclima, l’aria, la vivibilità della città. Particolare attenzione va data ai materiali e le tecniche che si utilizzano per la realizzazione della pavimentazione, ai colori utilizzati nell'area giochi destinata ai bambini, alle sedute, ai contenitori per la raccolta differenziata. Il benessere dei cittadini può essere perseguito non solo attraverso l’erogazione attiva di servizi sempre più efficaci, ma anche attraverso la realizzazione di aree verdi, di nature e tipologie differenti che consentano alle persone di rigenerarsi e di vivere il proprio tempo in maniera indipendente e serena. Non è solo parchi e aiuole, ma anche orti sociali, itinerari naturalistici, percorsi lungo il fiume, alberi isolati, boschi urbani.

Il verde è parte integrante della progettazione sia del singolo manufatto che di quella del territorio a grande scala, ci permette di trovare il giusto equilibrio tra passato e futuro, tra costruito e spazio vuoto, tra i cattivi odori dello smog e quelli piacevoli delle essenze vegetali, garantendoci il giusto equilibrio tra città e natura.

Arch. Raimondo De Raffele

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Giovedì, 13 Giugno 2013 11:21

Paese che vai, fucilate che trovi

 

mini fabrizia_2Marcare il proprio territorio, è abitudine e usanza e degli uomini e degli animali. Il gatto maschio, ad esempio, delimita il proprio territorio con degli spruzzi di urina, sulle superfici verticali in particolar modo. Un altro modo usato dal gatto per delimitare il territorio è lasciare il segno delle unghie su muri ed alberi. Così facendo diffonde un odore particolare secreto dalle ghiandole situate alla base dei cuscinetti plantari, oltre a mettere in bella mostra la “potenza” dei suoi graffi. Cosa che succede anche nei cani, anche in quelli sofisticati e quasi irreali cani da show, resistono istinti e comportamenti ancestrali e selvaggi. Il più comune, anzi, quotidiano è la delimitazione del territorio. Alzare la zampa e fare pipì. Ogni palo, cespuglio o muretto è buono.

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Riceviamo e pubblichiamo
 
 
Rimango basito ogniqualvolta penso a come anche un solo serrese abbia potuto dare fiducia alla maggioranza di centrodestra che guida il nostro comune. Una maggioranza che si caratterizza attraverso un’ immobilismo disarmante. Un po’ poco per chi affermava, solo due anni fa, di avere la bacchetta magica e di poter nel giro di poco tempo risolvere tutti i problemi della nostra cittadina. Mi riferisco alla possibilità di incentivare l’imprenditoria facilitando l’accesso al credito dei giovani facendo in modo che il comune potesse fare da garante nei confronti delle banche, mi riferisco alla possibilità di consegnare alle giovani coppie in difficoltà le case che facevano parte del progetto “Paese Albergo”, ai 100 posti di lavoro al Parco e alla raccolta differenziata con codice a barre che avrebbe dovuto far raggiungere le percentuali auspicate dal governo nazionale nel giro di poco tempo…
Ci ritroviamo purtroppo di fronte a una realtà diversa, per l’imprenditoria non è stato mosso un dito e le giovani coppie attendono ancora invano l’uscita del bando per l’assegnazione delle case albergo; dei 100 posti di lavoro neanche l’ombra,  tranne che per una manciata di contratti mensili per amici e parenti della maggioranza e la raccolta differenziata è rimasta orfana delle buste con colorazione diversa per ogni materiale riciclabile e dei codici a barre dopo neanche un mese dalla messa in atto. Le strade sono di nuovo piene di rifiuti abbandonati da chi, con senso civico pari a zero, certifica in tal modo il fallimento di un progetto tanto sbandierato nel dopo elezioni del 2011, così come tanto trascurato e mal gestito dopo qualche mese.
Un’amministrazione che si rispetti dovrebbe essere caratterizzata dal dialogo, anche con toni forti, e dalla dialettica. Negli ultimi due anni i serresi hanno dovuto assistere invece, a teatrini che niente hanno a che vedere con la politica e con chi afferma di farne parte: abbandoni dell’aula da parte della maggioranza per far mancare il numero legale (in genere questa possibilità è vista come manna dal cielo dalla minoranza che da sola non ha i numeri per invalidare una votazione) e richieste di sospensioni, ben tre nell’ultimo consiglio comunale, per attaccarsi al telefono e chiedere consigli su come proseguire la seduta. Una maggioranza muta e impalpabile se non fosse per il capogruppo in consiglio e qualche sporadica uscita poco felice del sindaco. Dall’altro lato una opposizione che in alcune occasioni ha dovuto dimenticare di essere tale e mantenere il numero legale per votare provvedimenti considerati positivi per tutta la cittadinanza, una opposizione che in ogni consiglio si ritrova a doversi astenere o addirittura a dover abbandonare l’aula durante le votazioni in quanto la maggior parte dei punti all’ordine del giorno individuati dalla maggioranza non seguono l’iter imposto dal Testo Unico ma vengono portati in consiglio e discussi come se fossero argomenti da bar.
Il ruolo di trascinatore che Serra San Bruno ha sempre avuto verso tutto il comprensorio sembra sia venuto meno e per ciò si deve ringraziare chi con voglia di rivalsa è riuscito ad avere la maggioranza senza pensare che una volta arrivato a Palazzo Tucci avrebbe dovuto governare e non divulgare slogan buoni finché si è in campagna elettorale ma di impossibile attuazione quando si ha l’onore e soprattutto l’onere di gestire la cosa pubblica…
Auspico che, con grande senso di responsabilità, l’attuale maggioranza decida di fare un passo indietro in modo da ridare ai cittadini la possibilità di scegliere nuovamente quale possa essere il meglio per la nostra cittadina, questa volta con qualche certezza in più e qualche politicante della domenica, con famiglia numerosa a seguito, in meno.   
 
Michele Grenci

Coordinatore movimento politico 'Al lavoro per il cambiamento'
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mini municipio serraRiceviamo e pubblichiamo:

E’ senza dubbio singolare il comportamento dell’amministrazione Rosi in merito alla gestione degli LPU utilizzati finora dal Comune di Serra San Bruno. Ed ancora più particolare è l’atteggiamento del neo Assessore Regionale al Lavoro Nazzareno Salerno che, a Catanzaro e a Roma afferma di tenere in massima considerazione il futuro lavorativo degli Lsu e degli Lpu calabresi ma poi nel suo Comune, dove sicuramente ha la possibilità di indirizzare alcune scelte, non induce alla ragionevolezza chi, incoscientemente, si adopera per mandare a casa 58 lavoratori che da tanti anni rappresentano lo strumento con cui la collettività di Serra ha potuto godere di servizi primari a costi vicino alla zero.

Solo qualche settimana fa, replicando ad una nota attribuita ad alcuni Lpu in cui si sostenevano le azioni di Rosi, ma che noi abbiamo sempre pensato fosse frutto di una “penna amica” del Sindaco, dicevamo appunto che i lavoratori dovrebbero stare sempre dalla stessa parte perché la ruota gira ed il potente potrebbe secondo i suoi umori prendersela con chiunque. La verità è, a nostro parere, che gli Lpu di Serra, che da sempre si sono adattati ai voleri ed ai bisogni degli amministratori di turno, non hanno conquistato la consapevolezza che la politica va e viene e che nessuno, ad iniziare da Rosi può inopinatamente decidere della vita lavorativa e del sostentamento economico di 58 famiglie quando, addirittura, le risorse necessarie non sono nemmeno erogate dall’ente che li utilizza.

Non ne ha assolutamente il diritto ed i lavoratori lo devono ben capire, prima loro, e poi farglielo capire all’attuale Sindaco a cui è stato consegnato un paese nobile come Serra San Bruno che a nostro parere meriterebbe ben altre attenzioni e ben altri argomenti da trattare, primo fra tutti un piano di sviluppo dell’occupazione e dell’area, ogni anno che passa sempre più emarginata e periferica, a dispetto del fatto che lì vivono o da lì provengono diversi uomini di potere, per citarne solo alcuni, Censore, Salerno, Calvetta. E comunque la responsabilità di quello che si sta preparando per gli Lpu di Serra non può essere solo opera del Sindaco, bisogna capire cosa c’è dietro, ad iniziare dalla richiesta di trasferimento in massa di alcuni di loro al Parco delle Serre, ente che attualmente, da lottizzazione politica, pare essere nelle disponibilità di Salerno, dominus di Rosi.

Qual è la strategia che anima tutto ciò? Quale epurazione si ha in mente?

Qualunque cosa questi signori pensino, deve essere assolutamente sventata, e l’unico modo per ottenere ciò è la coesione di tutti i lavoratori interessati, la loro lotta per la conquista di dignità e lavoro, una forte opposizione alle trame di chi, forte del consenso conseguito alle elezioni, ritiene forse di essere stato investito del potere di vita e di morte sui suoi concittadini. Così anziché utilizzare quella preziosa fiducia assegnatagli per portare serenità nella città e tra la gente, si diletta ad instillare preoccupazioni su preoccupazioni.

Certamente ci aspettiamo un intervento forte di tutte le opposizioni ma anche dei consiglieri di maggioranza che abbiano voglia e capacità di indurre il Sindaco a ragionare. Noi intanto, per quello che ci compete, abbiamo inoltrato una richiesta d’incontro all’Amministrazione, con l’intento di discutere di tutto ciò, alla presenza delle altre OO.SS e dei lavoratori perchè sia fatta chiarezza sulle posizioni di ognuno.

Quale azienda, se avesse la possibilità di utilizzare gratis diecine e diecine di lavoratori, magari formandoli per i servizi che più sono utili ed investendo su di loro magari per un ricambio quando i veterani andranno in pensione, li rifiuterebbe? Credo nessuno, a meno che non abbia tutte le rotelle al proprio posto. Oppure a fare paura è proprio l’eventualità che qualcuno reclami una stabilizzazione che riempirebbe gli organici per i prossimi 15 anni e quindi impedirebbe le solite pratiche clientelari?

Luciano Prestia
Segretario Provinciale UIL Vibo Valentia

 

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mini rosiRiceviamo e pubblichiamo:

Amministrare con competenza e trasparenza oggi non è un compito molto semplice, soprattutto quando viene affidato dal volere di un popolo che in maniera democratica e libera sceglie una coalizione che ritiene più consona per il bene di un paese o città'. Questo avviene precisamente nelle amministrative del 2011, quando la coalizione del Pdl vince con un netto distacco sulle altre liste civiche che competevano per il palazzo comunale di Serra San Bruno. Tantissima gente aveva riposto fiducia, credendo alle tante promesse "peccaminose" che i grandi politici territoriali fecero. Ne voglio ricordare qualcuna:
- ospedale del futuro, con apertura di nuovi reparti e potenziamento di quelli già esistenti;
- 100 posti di lavoro da offrire ai giovani del territorio per abbattere la disoccupazione giovanile;
- creazione di un turismo ecclesiastico che avrebbe portato un flusso crescente di turisti beneficiando in  termini economici/ finanziari per il territorio.
Mi chiedo come sia possibile che passati due anni tutte queste promesse non siano state attuate e non solo la disoccupazione giovanile nel nostro paese sia galoppante, assistendo ad una quasi desertificazione lavorativa in tutto gli ambiti. L' Ospedale San Bruno rischia addirittura il completo ridimensionamento dei reparti che fino a poco tempo fa erano attivi, dimenticandosi completamente della salute della gente e dei tanti posti di lavoro che vengono occupati nel presidio ospedaliero,creando difficoltà  lavorative alle professionalità mediche e tecnico-infermieristiche. Voglio ricordare che capacità politica vuol dire snellezza non solo in campagna elettorale, promettendo e presentando programmi politici stratosferici, ma vuol dire essere capaci di assumersi le proprie responsabilità e attuare ciò che sia benefico e migliorativo per il paese. Assistiamo ad un degrado che tocca quasi tutti i settori; si pensi che da molto tempo l'amministrazione comunale non è stata in grado di fornire le buste per la raccolta differenziata,costringendo la gente a comprare i sacchetti per poi farci pagare la tarsu comprensiva di buste non forniteci. E come per magia..ultima pubblicità' negativa, dopo l' arrivo della commissione d' accesso inviata  dal prefetto per vigilare sull' attività' amministrativa svoltasi in questi due anni,il sindaco per eludere ciò  che è stato frutto di un lavoro intenso e qualificato dei commissari, s' indigna e addirittura ci ridicolizza d'innanzi ai giornalisti con una conferenza stampa al dir poco scioccante, dove si dice pronto all'automutilazione. Mi chiedo come mai il sindaco e l'amministrazione comunale invece di allestire simpatici "teatrini viventi" in piazza municipio con tendoni da campeggio e varie scenografie per autodiferndersi, non protesti per tutelare la posizione dei lavoratori LSU ed LPU del suo comune, che rischiano il proprio posto di lavoro,invece di punire i suoi lavoratori  per il solo fatto di non essere appartenenti alla sua area politica? Beh che dire...Come dice Dante Alighieri :" ai posteri l ardua sentenza".

Valeria Giancotti
Coordinatore cittadino AD

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mini municipio serraRiceviamo e pubblichiamo:

Irresponsabili! Dopo l’annuncio di non voler rinnovare i progetti relativi ai lavoratori Lsu-Lpu, nessun altro aggettivo può qualificare meglio sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza. La peggiore amministrazione della storia serrese, con quest’ultimo passo, si accinge a varare quello che rappresenta un autentico capolavoro di insensibilità. Un’insensibilità, aggravata dalla volontà di scaricare la responsabilità di ciò che non funziona sulle spalle di 58 padri e madri di famiglia che corrono il serio rischio di ritrovarsi in mezzo alla strada. Il compito della politica, o meglio della buona politica, dovrebbe essere, tra gli altri, quello di creare condizioni favorevoli allo sviluppo economico, di costruire opportunità occupazionali, di accorciare le distanze sociali attraverso un benessere il più possibile diffuso. Al contrario, a Serra, l’amministrazione lavora per far lievitare il disagio e per impoverire le famiglie e l’intera comunità. Non sfugge a nessuno, infatti, che, qualora lo scellerato progetto dovesse andare in porto, il danno arrecato all’economia locale sarebbe di proporzioni incalcolabili. Anziché studiare misure, per invertire la rotta di un paese in declino, con un’economia in ginocchio, con molte famiglie afflitte dalla disperazione e dalla povertà, il sindaco e la sua giunta non trovano altro di meglio che scaraventare nella disperazione 58 famiglie . Come se non bastasse, quello che corrisponde ad un sostanziale licenziamento dei lavoratori, rischia, anche, di depauperare il Comune che si troverebbe nella condizione di non poter erogare molti servizi, allo stato svolti da lavoratori Lsu-Lpu. Nei giorni scorsi, al fine approfondire la vicenda (prima di presentare la richiesta di convocazione di un consiglio comunale straordinario) mi sono recato dal sindaco, il quale nel confermare la volontà di non rinnovare i progetti, ha ventilato l’ipotesi di affidare all’esterno alcuni servizi. Un disegno folle ed economicamente insostenibile (l’ultimo rendiconto è stato chiuso con un disavanzo di 187 mila euro), che nel mettere a rischio la sopravvivenza del Comune, rende ancor più precaria l’esistenza di chi già rappresenta il paradigma della precarietà. Non è un caso, che ben 19 lavoratori, in ansia per il loro futuro, abbiano presentato domanda di trasferimento, dopo aver compilato un modellino distribuito “informalmente” presso il gabinetto del sindaco. Viene, quindi, da chiedersi che fine abbia fatto quella società mista che, in campagna elettorale, l’attuale sindaco aveva promesso, per stabilizzare gli Lsu-Lpu? Con tutta evidenza, si tratta dell’ennesima bufala, che va ad aggiungersi alle tante altre, propinate per accaparrarsi qualche preferenza. Lascia, inoltre, basiti il conformismo dell’intera maggioranza nelle quale non si ode nessuna voce critica. Al contrario, qualcuno difende il provvedimento motivandolo con la scarsa produttività dei lavoratori. Se il criterio di valutazione, basato sull’efficienza e sui risultati raggiunti, si applicasse a tutti, la prima a dover andare a casa dovrebbe essere l’attuale maggioranza. Tanto più che i lavoratori, a differenza del sindaco e della sua giunta, almeno, non fanno danni.

Mirko Tassone
Consigliere comunale 'Al Lavoro per il Cambiamento'

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mini fabriziaRiceviamo e pubblichiamo:

Il trasformismo dei politici esperti e presuntuosi, all’occasione spacciato per ovvia e quasi dovuta formalità, non ha mai limite. La legalità violata, anche dopo i ritocchini propinati con una presunta “completa definitiva istruttoria”, non è per nulla ristabilita. Il Sindaco che insiste nel fare il responsabile gestionale, mostra nuovamente di voler fare a forza le cose secondo le sue leggi. La graduatoria approvata l'altro ieri, tamponata con inutili ed ipocriti accomodamenti formali, sarebbe divenuta perfetta e “definitiva”, nonostante definitiva fosse stata dichiarata la precedente della determina n. 61 del 17 maggio. Ma definitiva rispetto a che cosa? Non si può pensare che una definitività procedurale sia un qualcosa che si possa inventare a seconda delle necessità del superbo sindaco fabriziese, sol perché è conscio del fatto che coloro che potrebbero richiedere l’azione di giustizia, non hanno la forza civica per farlo, ritenendo più opportuno attendere vanamente il favoritismo personale. D’altro canto lui è spudoratamente tranquillo sulla rischiosità delle denunce democratiche pubbliche: presume che la scarsa diffusione e le coperture che cerca di crearsi, lo rendano intoccabile. Tuttavia non si può escludere che possa iniziare a rendersi conto che prima o poi dovrà fare i conti con l’esito delle sue operazioni politiche.

La serietà dei contenuti sui quali è improntato questo discorso avrebbe già potuto essere idoneo a provocare la rivolta civica degli interessati e delle loro famiglie. Invece passa in sordina, prevalendo il primitivo senso di utilità attendista, ma anche di rassegnazione all’impotenza. Nonostante ciò, crediamo giusto riprendere il discorso dell’illegalità per precisarlo in sintesi a partire dalla redazione del bando, che potrebbe già di per sé apparire come fonte di diversi abusi in termini di trasparenza.

Cominciamo dal criterio “reddito”, che poi viene anche detto “ISEE”. Non si sa quale dei due sia stato preso in considerazione: la conclusione è che si è dovuto operare una scelta arbitraria e non democraticamente chiara.

Inoltre, quello che doveva essere il criterio più semplice, e cioè,“essere iscritti presso le sedi circoscrizionali …”, manca anch’esso di certezza. Occorre considerare che per il possesso dello stato di disoccupazione è semplicemente prevista un’auto dichiarazione che l’interessato deve rendere, non una “iscrizione” come è stato richiesto nell’avviso. Ma pur accogliendo l’impropria definizione dello status dell’avente diritto, si deve osservare che neppure è stato specificato se la fantomatica iscrizione doveva preesistere o poteva anche essere acquisita nell’occasione, trattandosi di pura e semplice disponibilità all’occupazione da parte di un disoccupato.

Solo dubbi, ovviamente provvidenziali al perfetto oscurantismo politico, a spregio della trasparenza.

Passiamo al più importante criterio, gravemente compromesso da un’interpretazione personale: quello del requisito riguardante l’essere “braccianti agricoli disoccupati”. Pare di leggere chiaramente nei risultati statuiti con le delibere, che il Sindaco non abbia tenuto conto del significato legale della qualificazione richiesta. Risulta chiaro da alcune esclusioni contenute nella famosa determina di maggio. Con essa sono stati “approvati” degli elenchi che in realtà dovevano funzionare da graduatoria definitiva con contestuale atto di avviamento. In quell’atto vi erano elencati diversi aventi diritto scartati con la dicitura “avviato”. Dopo ben quattro mesi dal bando, i lavoratori indotti in errore anche dalle stesse dicerie interne, non credendo più all’attuazione del progetto hanno giustamente accettato qualche giornata di lavoro per sostenersi. Chi è responsabile tecnicamente e politicamente dell’azione amministrativa, non può valersi di un’infelice ambiguità terminologica oltre il limite della legittimità. Non può far finta di ignorare che lo stato di disoccupazione, per legge della Repubblica, si perde solo al superamento del limite di reddito annualmente previsto e non certo per l’accettazione di un breve lavoro a tempo determinato e, per di più – come nel caso della categoria dei braccianti agricoli – con chiamata il più delle volte giornaliera. Tra l’altro, bisognerebbe domandarsi il perché, stando alla regola che il Comune si è data con il bando pubblico, la graduatoria (provvisoria nda) doveva essere stilata entro sette giorni dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande; ciò non è avvenuto e comunque non è certo l’unica pecca. Non si può capire e giustificare che le inefficienze del Comune le debbano pagare i poveri cittadini in cerca di qualche opportunità anche precaria.

Sarebbe stato auspicabile un riparo all’ingiustizia, ma questa curiosa ed atipica occasione di una speciale “approvazione” definitiva non è servita neppure a questo. Il Sindaco con la determina n. 73 del 3 giugno, non si è minimamente speso a riparare ai marchiani errori, preoccupandosi invece di tenere buoni tutti con l’autorità. Infatti, non solo non ha preso in considerazione le giuste proteste di alcuni interessati perseverando nella negazione dei diritti, ma vi ha pure associato l’anomalia di approvare una graduatoria (arbitrariamente denominata definitiva) assolutamente “monca”. Infatti questa determina – incomprensibilmente – invece di riportare una graduatoria di 158 persone, più un escluso per istanza fuori termine, ha fatto sua, incondizionatamente e definitivamente, una graduatoria che “gradua” soltanto 75 persone. Questo procedimento è “speciale” anche in questo senso. Il concetto di definitività viene prima strumentalizzato come iter decisionale fuori da qualsiasi logica conosciuta nell’attuale fase democratica, per poi sfociare in un atto che vuole imporsi come definitivo, ma che di definitivo non ha nulla non avendo subito alcun efficace controllo spettante agli interessati aventi l’inviolabile diritto di proporre i legittimi reclami nei termini e modalità che dovevano essere chiari per tutti allo stesso modo.

Con queste premesse, non ci si meravigli più di tanto della mancanza di quel controllo democratico di competenza delle opposizioni elettive, che a Fabrizia sono del tutto utopistiche. Ma la pura rassegnazione non fa ancora parte del tutto del bagaglio di civiltà del paese. Qualche civica indignazione trova il coraggio della pubblica critica denunciando un sacrosanto dissenso contro le illegittimità a profusione. Non si può per sempre rimanere civilmente inerti nei confronti di quella che si sta pericolosamente delineando come una vera e propria antidemocrazia, fuori contesto storico, stonata anche per un piccolo paese abituato a molto, ma non a tutto.

Maria Cirillo

 

 

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mini sharo_003SERRA SAN BRUNO - Quando a Sharo Gambino chiesero di lasciare la sua terra lui non aspettò nemmeno la fine della frase per rispondere seccamente “no, grazie”. Andarsene dove? E poi soprattutto andarsene per cosa? Per vivere economicamente meglio, per dare più pane e più soldi ai figli, per ricoprire posizioni eccellenti, per annusare l’aria dei salotti buoni, forse per praticare la politica, magari per farla? “No, grazie”, Sharo Gambino resta qui. Dov’è nato e dove l’odore della legna in fumo dai comignoli del paese è come l’oppio delle migliori ispirazioni baudelairiane.

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Venerdì, 31 Maggio 2013 12:55

Morire di 'amore'

mini Fabiana LuzziRiceviamo e pubblichiamo:

Si può uccidere in nome dell’amore? Che amore è quello che induce ad uccidere? Non è sicuramente una storia d’amore, l’assassinio della giovanissima Fabiana, che, in quella che potremo definire una classifica dell’orrore, rientra sicuramente in una posizione apicale. E nessuna motivazione, mai, può giustificare tale ferocia. Nessun comportamento o atteggiamento può motivare, alimentare o avallare questa barbarie, nessuno mai deve sentirsi autorizzato ad ergersi a carnefice.

E ancora più agghiacciante e sconvolgente in questo caso è la giovane età dei “protagonisti”. Giovani, acerbi. Vittima e carnefice. Lei lo ha rifiutato. Lui ha infierito. Un rifiuto è come un’onta inconcepibile e un’imperdonabile ribellione. Tale da indurre a sopprimere chi ha “osato”!

Non me la sento di parlare delle modalità perché, da mamma e donna, fa troppo male. Vorrei invece soffermarmi sul fenomeno e su quello che sull’argomento, si sta dicendo, da più parti, in questi giorni. Si assumono posizioni diverse, di condanna, di denuncia, ma anche di critica.

Alcuni articoli scritti sui giornali nazionali in questi ultimi giorni sono stati molto forti, pesanti, nei confronti di quella che è stata definita una Calabria che non dà scelta. Non credo sia così esteso il fenomeno.

Però c’è, esiste. E non dobbiamo girarci dall’altra parte, perché ci sentiamo offesi, e mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Purtroppo, ancora in alcuni ambienti, ci sono ragazze che subiscono molte limitazioni e ci sono ancora altri ambienti che educano per, abitudini ancestrali, i ragazzi a considerarle oggetto, loro proprietà, quindi destinatarie di maltrattamenti ed angherie al primo rifiuto o alla prima pseudo “ribellione”!

Ci sono veramente quei mostri di cui parlano? Certo, anche io considero mostro chi picchia la propria donna, chi le vieta di fare anche le cose più banali ma che potrebbero, stante la loro mentalità, intaccare l’”onore”, chi usa la violenza per dominare la persona, per natura più debole e che ha come unica pecca quella di non riuscire a ribellarsi.

Non credo che le donne calabresi siano compiacenti, sono solo delle vittime e quindi non potrebbero esserlo!

Mi sento e sono una donna fortunata. La mia famiglia d’origine mi ha dato la possibilità di crescere e maturare in un ambiente intellettualmente aperto e di scegliere il tipo di vita che ritenevo più giusto. Ho formato una famiglia con un uomo che insieme a me ha condiviso alla pari scelte e percorsi. Abbiamo, insieme, educato i nostri figli al rispetto verso gli altri, donne e uomini, contro ogni forma di razzismo, violenza, discriminazione, dando loro quei principi necessari per crescere da persone libere ed intellettualmente oneste.

Ma non credo di essere l’unica. Molte amiche e donne che conosco, donne forti e determinate, hanno potuto scegliere come vivere la loro vita, rendendosi protagoniste e non spettatrici del proprio sociale. Purtroppo per altre, e sono diverse, lo riconosco, non è stato e non è ancora così. Non so se si tratta di posizione geografica. Sicuramente si tratta di mentalità e di mancanza di rispetto verso le persone! Anche la mancanza di cultura rende prigionieri. Bisogna sempre associare al concetto di cultura, la parola libertà, e la cultura aiuta ad essere liberi.

Non mi è mai piaciuto generalizzare, credo sia un errore farlo ma è pur vero che sono tanti i casi di ragazze che non sono libere, per dirla con una metafora, di aprire le ali e volare perché queste vengono tarpate da una mentalità chiusa, gretta, retrograda. Non possono scegliere, perché se lo fanno, la libertà di scelta equivale ad essere una poco di buono.

Il rispetto umano è uno dei valori principali che si dovrebbe insegnare ai propri figli. Bisogna educarli fin da piccoli, e, da genitori mettersi in discussione, non essere sempre permissivi e sempre pronti a giustificarli quasi per un voler assolvere la propria inadeguatezza. Si, perché molto spesso i genitori hanno sostenuto con forza i propri figli violenti e sminuito episodi di bullismo e violenza gratuita facendo anche ricadere le colpe sulle vittime. Questi comportamenti inevitabilmente porteranno i ragazzi ad essere sempre più violenti con gli altri, e a pagarne il fio saranno sicuramente anche le loro sorelle, le loro future compagne e figlie; quando non le stesse madri. Non dimentichiamoci che un cattivo rapporto instaurato oggi si ripercuoterà inevitabilmente nei loro comportamenti futuri e potrà avere conseguenze disastrose.

Ma non bisogna mai rassegnarsi. Dobbiamo invece continuare a denunciare laddove esistono disuguaglianze e far emergere, invece le potenzialità che una donna “libera” potrebbe sviluppare, anche l’elenco delle donne vittime di amori “malati” si allunga sempre di più. Ogni giorno questo capitolo si fa sempre più copioso arricchendosi di dolenti quanto agghiaccianti novità.

Ritengo però strano anche il comportamento di donne vittime di violenza che però si rifiutano di essere salvate e ritornano, perdonandolo, con il loro carnefice. Si perché avviene anche questo. E’ successo di recente a Nettuno, dove una ragazza con il setto nasale rotto sostiene di essere caduta e non picchiata, come accertato dal padre, dal proprio ragazzo violento rifiutandosi di sporgere denuncia; o l’altra di Caserta che pur avendo la milza spappolata dai calci del fidanzato lo perdona e dice di amarlo ancora. Come si può continuare a fare violenza su sé stessi? Come possono tradurre in amore questi comportamenti aberranti e barbari per non dire malati? Credono che perdonando possano redimerli? Invece servono comportamenti forti, azioni provocatorie che si spera servano da esempio ad altre future vittime. E ben vengano quelle fatte dell’avvocato della ragazza di Caserta che si è rifiutata di difenderla e ha rimesso il mandato e del padre della ragazza di Nettuno che ha denunciato, di sua iniziativa e contro la volontà della figlia, il bruto che l’aveva picchiata.

Io non mi riterrò offesa dagli articoli “denigratori” finché una sola donna, nella mia terra non avrà libertà di scelta e di autodeterminazione, e fin quando la donna non sarà considerata una persona, esattamente alla stessa stregua degli uomini.

E non dimentichiamo, la violenza verso le donne va condannata. Sempre, al sud come al nord.

Merilia Ciconte
Presidente Commissione Pari Opportunità Soriano Calabro (VV)

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Giovedì, 30 Maggio 2013 17:59

Donne, ma anche uomini: la Calabria vale

mini foto_di_Andrea_CannizzaroLa tragedia mediatica successiva alla cronaca che riporta l’ennesimo caso di violenza in Italia mi ha profondamente colpito. Quando ho letto del clamore post assassinio di Fabiana Luzzi il mio corpo si è contratto perché non si è mai abituati ad un certo tipo di sorprese. Sono calabrese, esattamente di Bagnara Calabra. E so meglio di molti altri quanto vale agli occhi dell’italiano nell’era di SB la mia regione: zero.

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