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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
SERRA SAN BRUNO - Intorno alle due della notte scorsa, ignoti hanno dato alle fiamme l'autovettura - una Fiat Panda vecchio modello - di proprietà di G.S., 61enne postino del luogo. La macchina era parcheggiata sul centralissimo corso Umberto I, nel cuore del rione "Spinetto". Secondo una prima ricostruzione, pare che i malviventi abbiano agito forzando la portiera anteriore del mezzo dal lato del conducente. All'interno l'autovettura è andata completamente distrutta. Gli inquirenti hanno prontamente avviato le indagini per cercare di individuare i responsabili.
Si tratta del secondo caso di incendio, nel giro di pochi giorni, a danno di autovetture parcheggiate nella stessa zona. Circa una decina di giorni fa, infatti, si registrò un altro precedente analogo, con le fiamme che, anche in quel caso, divamparono direttamente dall'interno di un'autovettura in sosta in una via adiacente allo stesso Corso Umberto I, sempre in zona "Spinetto". Anche quella volta il proprietario dell'automobile era un postino, ma in tal caso in pensione da diverso tempo.
L’operazione denominata “auto da sogno”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, ha portato alla luce un sistema illegale di riciclaggio finalizzato alla vendita in Germania di auto rubate in diverse regioni d’Italia: Molise, Abruzzo e Lazio. Ma le basi operative del sistema, agivano in Calabria, tra Vibo Valentia e Lamezia Terme. In pratica, le indagini, avviate nel 2012 e coordinate dal pm Alessandro Pesce, hanno permesso di far emergere un rilevante traffico di autovetture di dubbia provenienza effettuato direttamente nell’attività di Daniele Pirozzi, 32enne, residente a Vibo e titolare di una concessionaria. Proprio ai locali dell’azienda di Pirozzi, arrivavano veicoli di lusso e suv procacciati da Battista Lillo Odoardi, 41enne, di Lamezia Terme.
Infatti, i veicoli - due berline di grossa cilindrata e cinque suv del valore complessivo di 250mila euro - in seguito ai rilevamenti effettuati dagli inquirenti, sono risultati provento di furti commessi in tutta Italia. Le autovetture venivano riciclate attraverso il cosiddetto metodo del “tarocco”, ossia con sostituzione delle targhe originali e del numero di telaio identificativo con altri elementi distintivi di fantasia o appartenenti a vetture realmente esistenti e circolanti all’estero. I riferimenti dei veicoli venivano quindi riportati su una carta di circolazione falsata per ogni rispettivo autoveicolo. Se ne ottenevano delle auto clonate, da immettere sul mercato tedesco attraverso una vera e propria rete europea del riciclaggio.
Di conseguenza Pirozzi e Odoardi sono al momento accusati dei reati di riciclaggio, falso ideologico e materiale in concorso. Contestualmente i due, su esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Vibo, sono stati arrestati e posti ai domiciliari dagli uomini della Polizia stradale di Vibo Valentia al comando del vicequestore Pasquale Ciocca. Altre tre persone, rispettivamente di Vibo, Nicotera e Ionadi, sono state denunciate e sono attualmente indagate a piede libero per favoreggiamento.
Per come si è sviluppato il rogo è quasi certa l'origine dolosa del gesto. Sull'accaduto, però, stanno indagando i carabinieri della locale Compagnia, guidati dal capitano Stefano Esposito Vangone. Nella tarda serata di ieri, intorno alle 23 e 30, in pieno centro storico a Serra San Bruno, in prossimità di piazza Scaramozzino, sono state date alle fiamme tre autovetture: una Peugeot 307 - che ha subito i danni maggiori - di proprietà di D.P., operario; un fuoristrada Toyota di proprietà di G.A., operaio ed una Fiat Punto di proprietà di A.C., lavoratore di pubblica utilità.
La Guardia di finanza, nell’ambito di operazioni di controllo effettuate sul territorio provinciale, proprio a Vibo Valentia, ha scoperto ieri l’esistenza di un deposito abusivo di autovetture. Una rimessa non autorizzata gestita da un imprenditore del luogo, proprietario dello stesso terreno sul quale giacevano le carcasse dei veicoli. L’area è risultata essere illegittimamente adibita a rimessa, tanto che la stessa non disponeva delle dovute cautele previste per i depositi regolari, soprattutto in funzione della tutela ecologico-ambientale. L’uomo infatti avrebbe effettuato l’attività di raccolta di rifiuti speciali - come ad esempio olii esausti o batterie obsolete - e di deposito di autovetture in un terreno privo di qualsiasi dispositivo di salvaguardia ambientale, nel quale le Fiamme gialle avrebbero rinvenuto ben venti autovetture che dallo stesso deposito abusivo venivano poi spacciate verso altri soggetti in grado di recuperarne le parti ancora utilizzabili. La posizione dell’uomo si sarebbe complicata soprattutto perché nel successivo accertamento condotto sulle vetture presenti in deposito, la stessa Guardia di finanza, ha rilevato che una delle automobili risulta essere addirittura rubata. Da ciò la segnalazione dell’imprenditore all’Autorità giudiziaria competente per ricettazione di auto rubata oltreché per reati contro l’ambiente. L’intera area abusiva e tutto il materiale stoccato al suo interno è stato sottoposto a sequestro.
Il Tribunale del Riesame ha rigettato il ricorso dei coniugi sorianesi Giovanni Battista Tassone e Teresa Mancuso contro il provvedimento con cui il Gip, il 3 maggio scorso, ha sequestrato i loro beni per un valore di 4,5 milioni di euro. I congiugi Tassone-Mancuso sono coinvolti nell'operazione antiusura "Business cars". Tassone è stato arrestato il 3 novembre 2011 insieme ad altre 10 persone accusate di far parte di due distinte organizzazioni di 'cravattari', operanti una nel reggino e l'altra nel vibonese. Il Riesame ha quindi rigettato il ricorso della coppia e ha confermato il provvedimento che ha portato al sequestro di 4,5 milioni di euro beni (2 appartamenti, 7 magazzini commerciali, un terreno, un supermercato e un ingrosso alimentari, tutti a Soriano) che non erano giustificati rispetto alla loro capacità reddituale.
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