Martedì, 26 Luglio 2016 16:00

Una botte nuova, piena di vino vecchio

Scritto da Salvatore Albanese
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C’era il pubblico delle grandi occasioni nella sala convegni del  501 Hotel, ieri a Vibo, per la celebrazione del secondo congresso provinciale del Partito democratico.

E nonostante le voci (di corridoio) – diffusesi nelle ore precedenti  rispetto ad un potenziale rinvio dei lavori – tutto, dall’inizio alla fine, si è svolto secondo copione. Un copione scritto democraticamente da un’unica mano e da chissà quanti mesi, con un candidato scelto democraticamente da un’unica mano e da chissà quanti mesi. La magia dell’attesa elezione del nuovo segretario provinciale sta tutta là, racchiusa in un istante fugace, cristallizzata nel brivido effimero di un’acclamazione espressa attraverso un applauso collettivo. La fotografia di una mera ratifica alla quale fa da didascalia la demagogia di routine che ribalta in toto la cruda realtà dei fatti: «Un partito che è di tutti» e dove «i veri protagonisti saranno gli iscritti», perché «loro, e solo loro, ne rappresenteranno la forza». «Basta con gli individualismi. Il partito siete voi, gli iscritti, i circoli del territorio. Oggi ritorniamo a fare la vera politica», è la ciliegina su una torta preconfezionata, stipata in frigo da tempo, fatta servire ai presenti dal (pre)eletto Enzo Insardà.

A garanzia, la partecipazione del responsabile nazionale del partito, Donato Riserbato, la cui presenza dovrebbe bastare già da sola a rendere bene l’idea di un tesseramento «svolto in piena regola», spiega il padrone di casa, il deputato Bruno Censore. Insomma, se non credete a me, chiedete a mia moglie. Poi l’accorato appello alla minoranza, anzi alle minoranze del partito, che disertano in protesta, ed è qui che i toni – adesso che ormai il dado è tratto – si fanno distensivi: «Oggi non si consuma uno strappo, né una forzatura. Miriamo alla ricomposizione del partito attraverso l’aiuto dei gruppi dirigenti, riconoscendo le minoranze perché tale è la democrazia, ma democrazia significa anche riconoscere la maggioranza» spiega il segretario uscente, Michele Mirabello.

Alla fine l’oggetto del congresso pare essere non tanto il nuovo eletto, Insardà, ma quelli che al congresso non ci sono andati e che, anzi, fino alla fine avevano provato a fermare i piani di Censore e ottenere – con una contro forzatura – lo slittamento, l’ennesimo, del voto, o meglio dell’acclamazione. Ecco palesarsi allora, se la prova del nove fosse ritenuta necessaria, il volto compiuto di un partito che vorrebbe apparire nuovo e invece si tiene in pancia tutti i germi degli ultimi decenni, che vorrebbe intercettare il consenso moderato ma al suo interno è sempre più un campo di battaglia, che vorrebbe essere il «partito di tutti» ma finisce per trovare fondamento unico nel senso personalistico della leadership, che vorrebbe apparire democratico ma invece rappresenta il simbolo più eloquente dell’anti democrazia. Uno spazio in cui vige la legge del più forte, punto e basta. Dove le prove muscolari, le decisioni unidirezionali, si camuffano sotto le mentite spoglie del dialogo attraente, di una speranza che non fa paura, che ci tiene a realizzare la sua vocazione maggioritaria, riconoscendo però il giusto spazio agli “altri”. Quegli altri che si affannano a rimanere nel partito che a Vibo è di Censore perché pensano ancora che quella sia casa loro, anche se, nella migliore delle ipotesi, potrebbero accontentarsi di soggiornare in veranda: «Abbiamo ritenuto – ha spiegato proprio Riserbato – opportuno per il bene del partito concludere un processo inclusivo di partecipazione agli organismi. Oggi dunque facciamo il segretario ma tra una settimana ci rivediamo per definire gli organismi».

Allora, da una parte ci sta il padrone assoluto, che ogni qualvolta da Roma cala qualche emissario del partito nazionale, finge di mostrarsi padre indulgente pronto a perdonare i figli capricciosi, e dall’altra, appunto, la prole incontentabile e bizzosa dei De Nisi, dei Callipo e dei vari ed eventuali ex alleati che promettono di sbattere la porta in faccia e scappare via (per andare dove poi?), ma in realtà continuano a sperare, un giorno o l’altro, di poter sovvertire il potere, di avere l’occasione giusta per riscrivere le gerarchie di un partito governato da un autocrate che ognuno di loro sogna di emulare, per iniziare finalmente a manovrare il compromesso, piuttosto che continuare a subirlo. Un nuovo congresso, una nuova era, un nuovo segretario per quello che pare essere però sempre lo stesso partito.

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    «La verità fa male, lo so. Ma che il consigliere comunale a Vibo Giuseppe Cutrullà, in pieno delirio, anziché chiedere le dimissioni del sindaco Costa - con il quale evidentemente continua ad avere un accordo o un inciucio - insiste nel chiedere le mie dimissioni, dimostra di non avere argomenti per rispondere alle considerazioni politiche mosse dal sottoscritto al gruppo consiliare del Pd vibonese».

    Non si è fatta attendere la controreplica di Giuseppe Pellegrino, dirigente regionale del Pd nonché commissario del Parco delle Serre, nei confronti del consigliere comunale a Vibo, Giuseppe Cutrullà che, in una precedente uscita, aveva chiesto le dimissioni dello stesso Pellegrino da numero uno dell’ente di via Rosellina.

    «Cutrullà - prosegue Pellegrino – cita la mia candidatura contro la lista del Pd a Filadelfia, ma non dice che tre mesi dopo mi sono candidato con lui nella lista del Partito democratico. Forse ancora non ha metabolizzato il fatto che io, pur non avendo voti ponderati della città capoluogo e senza padrini o padroni, abbia ottenuto più consensi dei suoi. In merito alle gravi affermazioni che continua a fare sul mio ruolo da commissario del Parco su ipotetiche pressioni fatte ad amministratori, abbia l'accortezza di recarsi alle autorità competenti e denunciarmi altrimenti provvederò io a farlo per difendere la mia persona e l'istituzione che ho l'onore di rappresentare. Sulla possibilità di esprimere giudizi politici, pur ricoprendo un incarico istituzionale, lo inviterei a leggere il testo unico sugli enti locali e qualche rivista sugli enti pubblici. Voglio ricordare al consigliere Cutrullà, ultimo esemplare di voltagabbana offerto al mercatino vibonese, che il sottoscritto è dirigente regionale del Pd e che l'essere commissario di un ente non mi fa perdere l'identità politica come forse lui vorrebbe».

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    Riceviamo e pubblichiamo:

    Da settimane il commissario Pellegrino, che da anni scrive sotto dettatura del potente di turno, in modo sconclusionato e confuso continua a inondare le redazioni dei giornali con comunicati stampa che hanno ad oggetto critiche al gruppo consiliare del Pd della città di Vibo.

    Lo stesso continua a riportare fatti che nulla hanno a che fare con la realtà ma sono il frutto di sue allucinazioni politiche e del suo essere visionario. Ricordo al commissario del Parco delle Serre, come già fatto precedentemente, che un dirigente di un qualsiasi ente pubblico, in ragione del suo ruolo, dovrebbe astenersi dal prendere una qualsiasi posizione politica. L’etica e la morale gli imporrebbero infatti di rimanere imparziale. Non è quindi concepibile né comprensibile che il commissario continui da settimane a fare pesanti dichiarazioni a mezzo stampa e pertanto lo stesso dovrebbe essere rimosso dall’incarico proprio perché sta contravvenendo all’imparzialità del suo ruolo. Lo stesso Pellegrino, in occasione delle elezioni provinciali, è stato responsabile di ingerenze politiche all’ indirizzo degli amministratori dei Comuni ricadenti nel Parco delle Serre. Dimentica tra l’altro Pellegrino che nelle scorse elezioni comunali di Filadelfia si è pubblicamente speso contro la lista del Pd presente in quella tornata. Appare strano come Pellegrino richiami articoli dello statuto del Pd quando egli stesso ai sensi dello statuto non potrebbe figurare tra gli scritti del Pd per essersi, appunto, candidato contro il Pd. Ma si sa, Pellegrino è un personaggio che da anni si distingue all’interno del partito per la ricerca di candidature e riconoscimenti politici a tutti i livelli. Certo questo suo ondivago modo di fare gli ha consentito negli anni di ottenere diverse poltrone. Invito il Pellegrino alle dimissioni dalla sua ultima poltrona conquistata, allora sì sarà più credibile nelle sue sconclusionate uscite a mezzo stampa, diversamente continuerà ad essere considerato un yes man a comando del potente di turno. 

    Giuseppe Cutrullà

    Consigliere comunale del Partito democratico – Vibo Valentia

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    Riceviamo e pubblichiamo:

    I consiglieri comunali sedicenti Pd della città di Vibo Valentia, dopo aver celebrato ieri mattina il Festival del pretesto e dell'ipocrisia, prima ancora di scendere dalle scale di via Argentaria hanno incassato l'ennesima figura barbina.

    Mentre in effetti Russo e compagni affastellavano argomenti e ricercavano giustificazioni per definire un inciucio politicamente inqualificabile, il consigliere Stefano Luciano li scavalcava a sinistra sul tema che di più mette a nudo le incoerenze e le timidezze del gruppo: la sfiducia a Costa.

    Dalle chiacchiere ai fatti, già oggi in sede di approvazione del DUP abbiamo verificato quanto regge il patto di potere sancito - officiante Vito Pitaro, con Mangialavori e il centrodestra - sulle elezioni provinciali di Vibo. Gli eroici tutori dell'ortodossia democratica in salsa vibonese hanno fatto ancora una volta da stampella a Costa e dimostrato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quali erano i contorni del baratto politico stipulato in sfregio al Pd di tutto il territorio vibonese.

    Repentinamente chi, per qualche giorno, quando il proprio voto valeva 8, ha fatto il leone, è tornato a farsi pecorella in consiglio comunale quando è tornato valere 1, esattamente come accade da 3 anni. Del resto, la clamorosa incoerenza del gruppo dei "lanciatori di segnali" e cacciatori di incarichi in astinenza, oltre che nella totale infondatezza dell'assunto secondo cui per rafforzare il partito a Vibo bisogna votare Forza Italia, sta nella faccia tosta di presentarsi in federazione sedendo allo stesso tavolo con un consigliere che appena sei mesi fa si è candidato alle politiche in altra coalizione e che è già automaticamente decaduto dell'anagrafe degli iscritti.

    Peraltro il segretario di Federazione, diversamente da quanto ritenuto dalla banda degli onesti, mi risulta abbia già avviato la procedura presso la commissione di garanzia per la violazione dell'art. 4 del codice etico per come conclamata e dagli stessi ieri pubblicamente certificata.

    Pino Pellegrino

    Dirigente del Partito democratico

    Commissario del Parco naturale regionale delle Serre

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