Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
La storia di Bruno Zaffino, ex assessore comunale “sedotto e abbandonato” dal Pdl di Nazzareno Salerno e Bruno Rosi, è finita sul Corriere della Calabria, settimanale molto seguito in tutta la regione. In un articolo di Gaetano Mazzuca, il giornale diretto da Paolo Pollichieni rivela i contenuti salienti dell’esposto che l’ex assessore ha consegnato già da tempo in Procura, su cui i pm vibonesi hanno aperto un’indagine tuttora in corso. La motivazione che il sindaco Rosi ha scritto sul decreto di revoca di Zaffino sarebbe fasulla, solo una formula di comodo, la verità è che l’assessore doveva essere messo alla porta perché altrimenti al comune di Serra sarebbe arrivata la commissione d’accesso agli atti e si sarebbe rischiato lo scioglimento per mafia. A dirlo chiaramente è lo stesso Zaffino. Il problema, secondo quanto riferitogli direttamente dal sindaco, starebbe in una sua parentela acquisita: il figlio ha sposato la figlia di Salvatore Vallelunga, attualmente detenuto, cugino del potente boss Damiano Vallelunga ucciso a Riace nel settembre 2009. “Non è inutile chiarire – scrive Zaffino nell’esposto indirizzato alla Procura - che sia Bruno Rosi che Nazzareno Salerno ben conoscevano, e conoscono, la mia famiglia e dunque erano perfettamente informati che all'epoca uno dei miei figli era fidanzato con la figlia di tal Salvatore Vallelunga all'epoca e ancor oggi detenuto per una pena definitiva". Insomma lo sapevano tutti, quando sono andati a chiedergli di candidarsi col Pdl: lo sapeva Rosi, e lo sapeva anche Salerno che, da consigliere regionale e dominus del partito serrese, è intervenuto con tutto il suo peso per convincere Zaffino a scendere in campo sotto i vessilli berlusconiani. Poi, ad elezioni vinte, cos’è successo? Zaffino, con i suoi 224 voti, entra in giunta quasi di diritto, ma qualcuno – secondo l’ex assessore un ufficiale dei carabinieri e una fonte in prefettura – avverte il sindaco che se non caccia Zaffino dalla giunta il comune è a rischio scioglimento. Se confermato, sarebbe un grave precedente. Così arrivano le pressioni sull’imprenditore affinchè lasci l’esecutivo. Due riunioni di maggioranza, poi addirittura una rivelazione del sindaco che dice a Zaffino di avere “ordinato ad una dipendente dell’ufficio anagrafe di datare i documenti – i certificati di rito richiesti dai carabinieri, ndr – prima del 25 agosto, data nella quale mio figlio – scrive Zaffino – sposava la figlia di Salvatore Vallelunga”. Ma Zaffino non cede alle pressioni, ribadisce la sua estraneità ad ambienti criminali, e così si arriva alla revoca, a pochi mesi dalla vittoria elettorale: iniziale disinvoltura, scontro in Consiglio, dimissioni (poi rientrate) dell’opposizione, manifesti, spiegazioni che non arrivano, ombre pesanti che incombono sulla casa municipale.
Oggi Zaffino è ancora in Consiglio, non è più assessore ma fa parte del Pdl. Afferma di sostenere ancora la compagine con cui ha vinto le elezioni, ma non ci sta a fare il sedotto e abbandonato. Sapevano chi era, sapevano della parentela acquisita con Salvatore Vallelunga – “con il quale non ho mai avuto alcun tipo di rapporto o frequentazione”, aggiunge – e sapevano che avrebbe “portato” tanti voti. Ora è diventato ingombrante, è ritenuto la causa di un possibile scioglimento per mafia, ma i suoi voti sono piaciuti e sono serviti. Eccome. Questa è la sua verità, una verità clamorosa su cui indaga la magistratura. Dall’amministrazione comunale nessuna chiarezza, nessuna risposta. Per ora solo silenzio e imbarazzo. E paura della verità.
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