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Riceviamo e pubblichiamo
«Pur invitata, non andrò al Premio Tropea, ormai strumento per esaltare scrittori vicini al palazzo o politici compensati illegittimamente come Santo Gioffrè, nominato fuori legge a dirigere l'Asp di Reggio Calabria».
Lo dichiara la deputata M5s Dalila Nesci, che aggiunge: «La manifestazione è scaduta nel tempo, con una progressiva, evidente calabresizzazione. Le stesse logiche della Calabria peggiore, degli accordi e dell'opportunismo, hanno nel tempo inquinato il Premio, che si caratterizzava per l'apertura culturale, il rilievo nazionale e la capacità di coniugare cura organizzativa, profondità di contenuti e bellezza del territorio».
«Il Premio Tropea, successivamente assorbito dal Festival di Tropea, aveva rappresentato – sottolinea la parlamentare tropeana del Movimento 5 stelle – un riferimento forte per la Calabria, nel tempo devastata dall'ignoranza. Innovativo, aveva dimostrato le potenzialità crescenti della regione italiana più complessa, troppo spesso bloccata da rapporti di forza e dinamiche di potere tipiche dell'antropologia mafiosa, entrate prepotentemente anche nell'industria e nell'offerta culturale».
«Il Premio Tropea, che alla città e alla Calabria aveva portato luce positiva e speranze di riscatto, è quindi finito – incalza la parlamentare M5s – in una triste apparenza, nell'autoreferenzialità, diventando simbolo del ridicolo del potere, cieco e sordo». «Mi auguro – conclude Nesci – che la città di Tropea sappia insorgere, per restituire dignità al suo Premio, anche con una reazione degli intellettuali della Calabria e del resto d'Italia».
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