Sabato, 20 Aprile 2013 09:48

Bruno Rosi: 'Se ci sciolgono per mafia mi taglio un dito'

Scritto da Redazione
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mini giunta_rosiSERRA SAN BRUNO - Lo ha detto davvero. Tra lo stupore dei presenti, ieri, nel corso della sua "protesta", il sindaco Bruno Rosi ha annunciato: "Se dovesse arrivare il decreto di scioglimento del Comune senza una motivazione plausibile, sono disposto anche ad arrivare a gesti estremi: convocherò una nuova conferenza stampa e mi taglierò un dito in diretta". Una dichiarazione senza precedenti, quella del primo cittadino, una sorta di minaccia, surreale e grottesca, causata evidentemente dall’ormai imminente commissariamento dell'ente. E' l'ultima trovata, la mossa della disperazione, il tentativo di fare gol da centrocampo quando ormai il tempo è scaduto: "In questi mesi abbiamo subito continui attacchi, anche a mezzo stampa. È evidente che ci siano pressioni anche dall’esterno per far sciogliere il nostro Comune". È un sindaco che sfida tutti, innanzitutto il senso del ridicolo.

Un sindaco che, pur di salvare la propria poltrona, è disposto anche a tagliarsi un dito. Peccato, però, che quando si è trattato di lottare contro la chiusura dell’ospedale o ancora contro la vergogna del "sistema Alaco", il primo cittadino non abbia mai, letteralmente, mosso un dito. Le priorità, oggi, sono altre. Almeno così sembra.

Durante la protesta - che, a quanto pare, si sarebbe concretizzata con lo sciopero della fame del primo cittadino, ma uno sciopero privato, casalingo... - lo stesso Rosi ha convocato una conferenza stampa presso la sala giunta del municipio serrese. "Leggendo i giornali abbiamo appurato che sarebbe imminente lo scioglimento del consiglio per presunte infiltrazioni della criminalità organizzata. Serra è un paese ricco di storia e cultura. È stato visitato da ben due Pontefici. Non può essere paragonata ad altre realtà che hanno avuto, poi, conseguenze analoghe. Non è possibile subire lo scioglimento del consiglio. Questo, noi, non lo consentiremo". Insomma chi dovrebbe rappresentare un'istituzione, si oppone al lavoro di altre istituzioni che rappresentano il governo centrale come, in questo caso, la Prefettura. L’invio della commissione d’accesso, disposta dal prefetto di Vibo Valentia, Michele Di Bari, si è concretizzato dopo il coinvolgimento dell’ ex assessore comunale, Bruno Zaffino nell’operazione ‘Saggezza’, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Zaffino, in particolare, era stato tratto in arresto con l’accusa di violenza privata aggravata dal metodo mafioso, e poi è stato scarcerato il 26 febbraio scorso. Ma non c'è solo il caso Zaffino, a quanto pare, ad aver determinato la richiesta di scioglimento che la Prefettura ha inviato al Viminale, e che Rosi non riesce a digerire. Nonostante secondo il sindaco in questi due anni di attività amministrativa non ci sia stato alcun condizionamento mafioso, evidentemente la Commissione d'accesso nel suo lavoro d'indagine avrà riscontrato atti e condotte tali da determinare la richiesta di scioglimento. Tra l'altro è lo stesso sindaco, con la sua protesta grottesca, a confermare indirettamente che il Prefetto avrebbe già chiesto al ministro dell’ Interno, Anna Maria Cancellieri, il commissariamento del comune. Lo scioglimento, dunque, potrebbe essere ormai dietro l’angolo, e difficilmente la sceneggiata napoletana del sindaco riuscirà a distogliere gli organi preposti dello Stato dalle loro determinazioni.  Le conseguenze del commissariamento le subiranno ovviamente i cittadini, mentre la politica si autoassolve e non si assume le responsabilità delle proprie azioni, mobilitandosi solo per tentare di salvare se stessa. 

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